Critica Massonica n. 0
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Rivista internazionale di storia e cultura massonica - International Journal of Masonic History and Culture - Revue Internationale de l'histoire et de la culture maçonnique - Revista international de la historia y la cultura masónica - Revista international da história e da cultura maçônicas -Internationale Zeitschrift für freimaurerische Geschichte und Kultur. Con articoli in sei lingue

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831601443
Categoria
Sociology
Francesco Angioni
Sulla mito-storia della Massoneria1
La continuità storica tra corporazioni romane, medioevali e logge massoniche, fantasia o realtà?
L’immaginario collettivo massonico si fonda su due avvincenti illustrazioni dell’origine delle logge massoniche: la prima consiste in una sorta di millenarismo che assegna una frattura o iato tra cultura religiosa e cultura laica, la cosiddetta “secolarizzazione” che spiegherebbe la nascita delle logge massoniche come polluzione della secolarizzazione della società europea insulare e continentale; la seconda è che le stesse logge siano il prodotto conseguente alle Universitas2 (corporazioni o gilde) medievali che a loro volta sarebbero una diretta continuazione storica dei Collegia (corporazioni di mestiere) romani. Una tesi che le attuali ricerche storiografiche ha abbandonato per rilevare una netta discontinuità tra le corporazioni romane, quelle medioevali e le logge della Massoneria “moderna”.
Ci sono due livelli d’interpretazione della somiglianza tra i tre distinti fenomeni delle corporazioni romane, quelle medioevali e le logge massoniche. Un livello interpretativo sarebbe che tutti e tre hanno le comuni caratteristiche di religiosità e occultismo, dunque di spiritualismo sia in senso general-generico sia esoterico-iniziatico, l’altro livello interpretativo che giustificherebbe il primo è una sorta di continuità storica tra i tre fenomeni, come se fossero intrecciati da lineari relazioni di causa-effetto. L’attribuzione del generico termine di spiritualità o spiritualismo non consente una disamina delle dinamiche di tale caratteristica e pertanto non può qui essere presa in esame. Diverso è il caso dei caratteri mistico-religiosi e magico-esoterici attribuiti a corporazioni e logge. E di questo si parlerà in seguito.
A questa fascia di interpretazioni si aggiunge una tesi di più ampia dimensione che il cosiddetto fenomeno socioculturale della “secolarizzazione”. C’è subito da dire che tale denominazione ha suscitato e suscita ancora molte discussioni in ambito storicistico, assegnando difformi definizioni e metodologie d’analisi. La tesi da parte di certi Autori in ambito massonico è che l’affermarsi e svilupparsi delle logge moderne dal XVII secolo in poi sarebbe l’effetto di un lento processo di secolarizzazione che differenzierebbe il Medioevo inteso come un’epoca d’alta spiritualità dal periodo post-rinascimentale caratterizzato da sempre più elevati livelli di secolarizzazione. La complessa problematica della secolarizzazione, volendo adottare questa nominalizzazione, esposta in questi termini semplicistici crea perplessità, infatti si ripropone una vetusta logica storiografica per cui eventi successivi sono legati ai precedenti con modalità lineare e causalistica. Questa logica fu alla base di certe analisi d’importanti esponenti dell’Illuminismo che riprendevano le ancora più antiche modalità d’analisi storiografica; tuttavia già allora furono sottoposte a serrata critica da coevi studiosi che negavano la linearità causalistica dei fenomeni storici evidenziandone un diverso procedere. Ciò che maggiormente colpisce è che accettando la tesi delle logge massoniche come risultato della secolarizzazione si verrebbero a incrinare i presupposti legami di spiritualità tra le corporazioni di diverse epoche e le logge. A queste problematiche il presente saggio cerca di dare delle risposte critiche.
Innanzitutto si deve osservare che le tesi sopra accennate si basano sull’idea della continuità storico-culturale dei caratteri iniziatici ed esoterici dei Collegia romani, delle Universitates medioevali e delle logge massoniche moderne. Con questa idea si assegna un crisma esclusivo, esoterico-iniziatico, alle logge per poi assegnare lo stesso crisma ad altri fenomeni storico-sociali precedenti, in altre parole si tratta di un’evidente inferenza di un accadimento presente su accadimenti precedenti e cioè si capovolgono le relazioni causa-effetto. Appare evidente l’adesione acritica di tanti “massonologi” al paradossale cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc [con questo o dopo di questo, dunque a causa di questo].
Mito-storia della massoneria
In ambito massonico la mito-storia ha un particolare fascino e tra le tante mitologie sulle origini della massoneria moderna la più celebrata è quella della sua diretta derivazione dalle corporazioni medioevali. La tesi è lineare: si afferma che esistendo in epoca romana le corporazioni di mestiere a queste seguirono in continuità storica quelle medievali e da queste nel XVII e XVIII secolo le logge massoniche. L’ipotesi segue una logica di “causazione necessaria” appunto sul principio lineare di causa-effetto (le corporazioni romane hanno causato alla fine le logge massoniche, nello stesso senso che le logge massoniche sono la necessaria conseguenza delle corporazioni romane); un intendere la storia come un continuum, uno svolgimento senza interruzioni dei processi socioculturali ove ogni evento è effetto dei precedenti e causa dei successivi, senza rotture e ritorni, legando nel caso in esame Collegia a Universitates e a Logge. Ovviamente nella logica deterministica del cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc, un fatto che è comparso assieme a un altro o successivo deve essere necessariamente legato causalmente al precedente; tale costrutto logico rigidamente razionalista prende in esame solo i fattori scelti e non tutti quelli che possono contribuire a escludere il legame causale.
La massoneria moderna nei secoli XIX e XX ha modificato il carattere esoterico in occultista privilegiando gli aspetti misterici, segreti, magici e iniziatici degli esoterismi e assegnando ad essi un carattere esclusivamente spiritualista a differenza degli esoterismi antichi che erano oltre la valenza spiritualista o per meglio dire teologale anche un modo di accedere ai misteri della natura e del cosmo; una cifra dichiarativa che natura e cosmo sono regolate da leggi metafisiche ma anche fisiche, per cui si ebbero esoterismi empirici e spiritualisti, dove in questi secondi la ricerca empirica era la base di una ricerca metafisica e spirituale. In questo quadro speculativo della massoneria neomoderna si è sviluppata la tesi di assegnare alle corporazioni romane e medievali degli intimi scopi e principi sacrali e religiosi di carattere iniziatico ed esoterico, cosa che giustificherebbe gli aspetti pure iniziatici ed esoterici delle logge massoniche. Dalla precedente logica della causazione di eventi si adotta l’antistorica logica del post hoc, ergo ante hoc, ciò che viene dopo giustifica ciò che era prima, eliminando la linea temporale per cui paradossalmente il presente causa il passato.
Senza entrare nel merito di una puntuale critica di questo pseudo-metodo storiografico, la tesi della continuità tra le associazioni di mestiere romane, quelle medioevali e le logge massoniche necessita di un maggior approfondimento delle caratteristiche dei primi due fenomeni che giustificherebbero il terzo, facendo attenzione alla semantica utilizzata nelle diverse epoche per i tre fenomeni. Il modo di procedere, tipico di una certa mito-storiografia massonica, è una metodologia antica e usata all’inizio del 1700 da James Anderson quando scrisse la parte “storica” delle Constitutions of Free Masons del 1723, poi ampliata nell’edizione del 1738. Già alla fine del XVIII secolo il giovane Herder, storicista e massone, dimostrò l’infondatezza del metodo storiografico causalistico e dell’idea della storia come progresso lineare di eventi.
La questione è che i fautori della continuità storica e operativa tra le corporazioni romane, quelle medioevali e le logge massoniche del Seicento e Settecento non possono dimostrarla con documenti accertati, giacché essi non esistono, ma solo fideisticamente dichiararla.
La secolarizzazione
Sempre nella mito-storia massonica appare un terzo procedere, più corretto metodologicamente ma che tuttora in ambito storiografico suscita controversie per certe indeterminatezze delle definizioni utilizzate3. Qualcuno avanza la tesi che le logge massoniche inglesi nacquero come prodotto conseguente alla “secolarizzazione” della cultura europea, distinguendosi dalle corporazioni muratorie che invece erano intima parte di una cultura religiosa, non secolarizzata. La secolarizzazione, in estrema sintesi, è un processo nel quale una società o cultura perde i suoi connotati di religiosità o confessionali con la conseguenza della separazione delle istituzioni sociali e statali da quelle religiose influenzando i processi culturali di popoli e nazioni. In altre parole, un lento svolgimento di eventi per cui a una religiosità all’inizio pervadente le istituzioni civili e la cultura di una società si sovrappongono forme di laicità che separano il mondo religioso da quello profano. Un tale processo è oggetto di molte discussioni tra gli storici che ancora non hanno chiarito definitivamente il concetto di “secolarizzazione”, ma anche per il fatto che si è assegnata la definizione di secolarizzazione a un insieme di eventi di grande complessità che gli storici da soli, senza l’apporto di altre discipline umanistiche e sociali, difficilmente riescono a risolvere se non in singoli aspetti. Il termine secolarizzazione dunque sembra più il titolo di un modello interpretativo di particolari fenomeni piuttosto che una teoria capace di spiegare lo svolgersi di un processo storico-culturale durato più di mille anni per l’intero mondo occidentale4.
A ben vedere il termine “secolarizzazione” può essere fuorviante o almeno è da usare quando circoscritto alla condizione in cui la nazione e lo Stato passano dalla condizione “confessionale” a quella “aconfessionale”. La questione è più complessa, nel senso che i processi strutturali della società non abbandonano la “religiosità” ma è la “sacralità” che si ritira dal suo onnicomprensivo valore, valore che dava significato a ogni forma di organizzazione sociale. Invece che di secolarizzazione si dovrebbe parlare di crisi del sistema di religiosità totalizzante, quello che Hans Blumenberg definisce «assolutismo teologico»5, sistema che socialmente permeò i secoli dal Medioevo alla Riforma e che si concluse formalmente con la Rivoluzione Francese, per cui si potrebbe dire che il XVIII e specialmente il XIX secolo furono piuttosto i secoli della “grande secolarizzazione”. In conclusione si ripresenta la logica del post hoc, ergo ante hoc per cui una secolarizzazione iniziata in un certo secolo viene accreditata ai secoli precedenti.
Secolarizzazione e laicizzazione
I processi di secolarizzazione infatti non significano l’abdicazione delle forme istituzionali religiose (chiese, culti, precetti e dogmi, fedi), queste rimangono ben presenti combattendo con ogni mezzo ogni manifestazione socioculturale contraria. Sull’altra parte della barricata ci sono i processi produttivi che è difficile ricondurre a schemi di secolarizzazione, essendo tali per loro natura. La logica della massoneria moderna come conseguenza (sic) della secolarizzazione parte dal preconcetto che i processi produttivi medioevali in era di assolutismo teologico fossero intrisi di spiritualismo senza considerare che se un’istituzione religiosa può secolarizzarsi è difficile il processo inverso, che un’istituzione secolare si “spiritualizzi” perdendo i suoi connotati secolari6. Questa considerazione sulla spiritualizzazione delle corporazioni sia romane che medievali avanzata da una certa pubblicistica massonica probabilmente deriva da una superficiale lettura di specifici aspetti culturali del Medioevo, quando l’unico ceto acculturato, i clerici con in testa Tommaso d’Aquino, riprendevano il “disprezzo per la concretezza” di cifra platonica7 legando economia e moralità8. A rigore, il carattere di religiosità e di fratellanza di mestiere più marcato di quello economico9 apparteneva piuttosto alle corporazioni greche d’era classica10.
In posizione più mediata Max Weber colloca i processi di secolarizzazione del mondo occidentale dentro un’ineluttabile totalizzante «razionalizzazione», un «destino dell’Occidente» predestinato e di antiche radici, in un ampio percorso storico-religioso di «disincantamento del mondo» che respinge «tutti i metodi magico-sacrali di ricerca della salvezza»11. La “razionalizzazione” werberiana potrebbe corrispondere al processo di organizzazione logico-razionale della società istituzionale e i “metodi magico-sacrali” alla sacralità totalizzante delle società primitive, mentre il “disincantamento” è appunto l’abbandono del senso del sacro verso il senso religioso istituzionalizzato o, volendo, la perdita dell’incanto aristotelico davanti al cosmo con la ricerca delle leggi che lo regolamentano. Più concretamente il ragionamento di Weber è da intendere in un processo di laicizzazione piuttosto che di secol...

Indice dei contenuti

  1. cover
  2. Frontespizio
  3. Indice
  4. ARTICOLI
  5. PIERRE-YVES BEAUREPAIRE Théorie de la conspiration
  6. FRANCESCO ANGIONI Sulla mito-storia della Massoneria
  7. HELGE JORDHEIM Functions of Secrecy – Herder and the Masonic Elements of Enlightenment Thought
  8. ANDREAS ÖNNERFORS “Men are not to be essentially distinguished…”: cosmopolitan foundations of freemasonry
  9. ROGER DACHEZ Le « non-événement » de 1717…
  10. ANTISTÈNES ORISTOI Lessing, tolleranza e altri valori
  11. ANDREW PRESCOTT The study of freemasonry as a new academic discipline
  12. RECENSIONI Pierre-Yves Beaurepaire Dictionnaire de la franc-maçonerie (Recensione a cura di Francesco Angioni)
  13. Berman, Ric The Foundations of Modern Freemasonry: The Grand Architects – Political Change and the Scientific Enlightenment, 1714–1740 (Recensione a cura di Róbert Péter)