L'utopia dell'assoluto
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L'utopia dell'assoluto

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L'utopia dell'assoluto

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Si tratta di un opera di saggistica, di filosofia classica, di genere cristiano, che tende a dimostrare come la Ragione umana ci sia stata data da Dio per giungere a conoscerlo.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831612326
CAPITOLO QUARTO
B. ATTIVITA’ RAZIONALE PRATICA
- Parte Seconda :
Conformismo nelle scelte etiche, oppure rigetto dei costumi e conseguentemente coraggio di esprimere il proprio diritto alla libertà?
  1. L’origine e la giustificazione della vita morale
L’attività gnoseologica e conoscitiva, raggiunge, nella sua pienezza e quindi nella sua fase finale di acquisizione la cosiddetta sintesi razionale, durante un processo diretto, necessariamente lento, di assimilazione dei dati informativi, che caratterizza così profondamente l’inizio della conoscenza. La Ragione, sarà così appagata spontaneamente verso una seconda fase più costruttiva, la quale consisterebbe principalmente nella formulazione autonoma di leggi e norme morali, ossia di codici di comportamento, attraverso cui la libera facoltà individuale si regola e si autogestisce, per raggiungere appieno i suoi obiettivi e cioè:
“il costante e progressivo sviluppo verso successive mete di perfezionamento”
che risulterebbe, in ultima analisi, la legge più generale, impressa in maniera indelebile nella natura umana e quindi parte essenziale della sua stessa forma esistenziale.


L’Angolo della poesia:

Aquiloni
Lo spettacolo degli aquiloni è eccezionale e completamente astratto. Sguardi che li seguono nel continuo loro ondeggiare, sospinti dal vento incostante, nelle giornate di tempo variabile, in cui sbuffa il vento. Bambini disperati, perché non riescono a tenerli vicino e spesso sfuggono alle mani anche più sicure, ma noi voliamo lontano con gli aquiloni, cercando mondi misteriosi e strane foreste incantate, abitacolo di fate, ma anche di streghe e di spiriti maligni, che emanano uno strano odore di stantio e di vecchio, forse di antico.
Remissive bandane
accompagnano i corni
dell’arcobaleno compassato,
in un giorno destinato a volare.
Lontano nascono i sogni
e la primavera dissipa le ansie
del malinteso trascorrere di ore
nella pineta incantata,
ove discende un fiume di miele
e i sopravissuti cercano invano,
annaspando sugli increduli rami,
un piacere dissipato
e le vecchie streghe
lasciano effluvii incostanti,
sulla nave carica di orsi mangiatori.
Infausti segnali lasciano scivolare
verso l’alto aquiloni galleggianti,
mentre mesti sguardi
li seguono, gesticolando,
dei bambini rassegnati,
che non sanno più
come giocare.

A. IL LEGISLATORE SUPREMO:

Ma questo non è tutto. Infatti, quando noi, consapevolmente o meno, riconosciamo l’esistenza di questa legge generale, non siamo in grado di comprenderne appieno l’origine ed il significato. Da questa seguono tutto uno stuolo di altre leggi collegate alla prima.
Queste leggi universali, non sono comunque imputabili a noi stessi, per cui ci rendiamo subito conto di alcuni problemi:
Il primo, è che siamo delle «realtà ultime», relative, nella scala dei valori, in quanto delimitate dalla concatenazione fenomenica, che ci contiene come un involucro, una sorta di sistema chiuso: il nostro mondo, nel quale, essendo inseriti, dobbiamo necessariamente operare e dal quale non possiamo evadere, pena la nostra decadenza esistenziale o morte fisica; inoltre, le leggi morali, connaturate nella nostra stessa essenza, dal momento che hanno un evidente valore spirituale assoluto, non sono imputabili all’uomo in quanto tale, sono certamente imputabili ad un Legislatore Supremo, il quale non abbia i nostri stessi limiti temporali e spaziali e che quindi sia come aldilà ed anzi al di fuori del nostro ambito morale e di conseguenza di questa realtà, essendo, in definitiva, Egli stesso, la Realtà Ultima dell’Universo intero, alla quale dobbiamo fare riferimento anche noi ed al quale in definitiva dobbiamo ubbidienza ed assoluto rispetto.Così, la nostra attività razionale pratica, ci costringe, per un altro verso, a riconoscere l’esistenza di un Legislatore Supremo, che noi chiamiamo Dio, come la vera Sorgente Ispiratrice, in maniera perenne, della nostra stessa vita morale.
In sostanza, la nostra vita morale postula l’esistenza di Dio, come d’altronde afferma anche E. Kant, ma la nostra Ragion pratica non ci precisa nessuna particolare informazione su di Lui e sulla sua esistenza, non essendo in grado di approfondire ulteriormente il problema e comunque rimandando tutt’al più questo compito alla sfera razionale pura, per il limite intrinseco stesso della Ragione umana, di fornirci ulteriori lumi, essendo in grado di intuirne solo la presenza e l’invadenza esistenziale.

- Il concetto di bene e di male

Tutto ciò, implica anche una distinzione formale tra ciò che noi definiamo «bene» e ciò che definiamo «male», da un punto di vista strettamente etico.
Ora, sforzarci di seguire quella legge più generale, scritta in fondo alla nostra coscienza, è il bene vero ed autentico, un bene che dobbiamo sforzarci di perseguire, essendo in ultima analisi l’unico e vero scopo della nostra esistenza. Ciò, ha anche a che vedere col concetto di “libero arbitrio”. Infatti, la libera facoltà di scegliere ciò che è bene e ciò che è male, non è come si potrebbe pensare, la vera libertà.
La vera libertà e quindi l’uso concreto del libero arbitrio, sono alla fine del nostro processo perfettivo, non all’inizio o a monte del medesimo.
Per cui, il “male” è effettivamente un qualcosa che s’infrappone alla realizzazione di questo nostro fine ultimo, un intrico imprevedibile di reazioni perverse, scatenato in seguito ad una nostra mal calcolata azione morale.
Il libero arbitrio, così, non si configura come la facoltà di scegliere e di decidere, bensì:
- la possibilità di pervenire direttamente a concretare le nostre decisioni prese a monte, senza gli ostacoli frapposti da una nostra precedente errata condotta, cioè il male.
Di particolare interesse, ciò che dice La Sacra Bibbia (Ed.La Nuova Riveduta) in:
Proverbi 14:8 La saggezza dell'uomo accorto sta nel discernere la propria strada;…”
Quando si vuole agire, bisognerebbe prima di tutto analizzare a fondo tutte le possibili conseguenze delle nostre azioni e dei nostri atti.
Una legge fisica molto generale scoperta da Isacco Newton è, come già accennato altre volte:
“Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.
Ora, questa legge fisica ha un riscontro e si ripercuote anche sulla nostra sfera morale. Ciò che facciamo è paragonabile ad un’azione “boomerang”. C’è un ritorno dalle nostre azioni, perciò la nostra vita dipende strettamente da come ci comportiamo..
Si osservi cosa dice lo scrittore dissidente Aleksandr Solzenicyn, quasi a conclusione di un discorso, tenuto il 13 dicembre 2000 a Mosca e riportato dal quotidiano LA STAMPA il giorno 17 febbraio 2001:
“L’autolimitazione volontaria è la posizione più difficile che esista: sia per il singolo, sia per un partito, per lo Stato, per un’azienda o una società. Si è persa la vera concezione di libertà e dimenticando che la sua applicazione suprema è la disponibilità lungimirante a porre un freno a se stessi in ogni forma di espansione e di guadagno: solo questo impedirà che in futuro esplodano nuovi conflitti.”
Ora, è anche vero che sottrarsi alla legge generale, di cui parlavamo dianzi, determinerebbe delle reazioni ambientali, fisiche e spirituali, come delle sanzioni a nostro carico, di portata veramente incalcolabile, non sempre facilmente individuabili, scatenando così pure dei mali di portata incalcolabile: la decadenza dei valori dello spirito, contemplata appunto dal nostro libero arbitrio, ed in ultima analisi, l’insuccesso definitivo della nostra missione esistenziale, il ricorrente riflusso della precarietà e della fugacità materiale, in seno al dinamismo del processo evolutivo generale. Perché, si tenga ben presente che se qualcosa di noi rimane dopo la nostra breve esistenza fisica, non può essere che nell’ambito dello spirito e per lo spirito, al di fuori del quale noi risultiamo solo un fragile ed incostante fenomeno biochimico, destinato a finire, destinato alle altre finalità intermedie della materia e quindi alla trasformazione, che noi possiamo, in altre parole, definire “morte fisica”.
Aleksander Solzenicyn, nel suo discorso sopraccennato, conclude:
“Inoltre, ho sempre creduto che le possibilità dello spirito siano superiori alle circostanze dell’esistenza e le possano vincere.”
Non siamo più, quindi, in caso negativo del nostro ambito morale, le “realtà ultime”, ma ricadiamo nello status di “realtà primarie od oggettive”, rimanendo solo nella materia in continua trasformazione, parte di un mondo che muore allo spirito, che è perciò nostalgia dello spirito, nel ciclo del più rigido determinismo del sistema fisico di energie, non potendo trovare più la capacità di esprimerci come portavoce ed esponenti rappresentativi del suo mondo assoluto ed eterno di essere.
Ecco, alfine, come un utilizzo errato delle nostre attitudini spirituali, provoca ferite laceranti in tutto il sistema di vita universale, rilevabili anche a livello ecologico, come squilibrio a breve ed a lungo termine di tutte le risorse naturali, sacrificate a finalità diverse da quelle prefissate da un programma razionale, ma universale. Ciò, anzi, è la vera fonte dell’involuzione universale, del degrado, del caos e del disordine morale e materiale, che si osserva ora facilmente intorno a noi.Tutto ciò spiegherebbe anche il problema del bene e del male nel mondo, in quant...

Indice dei contenuti

  1. INTRODUZIONE
  2. VOCE
  3. CAPITOLO PRIMO
  4. CAPITOLO SECONDO
  5. CAPITOLO TERZO
  6. CAPITOLO QUARTO
  7. CAPITOLO QUINTO
  8. CAPITOLO SESTO