Ma! In che mondo viviamo
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Informazioni sul libro

Trattasi di un libro di attualità che prende in esame i fatti accaduti dal 2000al 2016. Gli anni trascorsi sono densi di temi nefasti e avvincenti. Il libro ci accompagna in un mondo globalizzato e complesso, nel quale i giovani e meno giovani devono usare tutto il loro coraggio e la loro cultura per emergere.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831602495

L’Italia del 2010

«Nell’anno 2010 ci fu il picco della crisi e per farmi un’idea avevo chiesto in giro a soggetti di varia estrazione sociale come giudicavano il nostro modo di comportarci e se fossero soddisfatti del nostro progresso raggiunto. Gli uomini con i capelli bianchi senza nessuna remora replicavano che il Paese è irriconoscibile e invivibile, gli stipendi e le pensioni son diminuiti, i poveri sono raddoppiati assieme ai barboni accampati sulle panchine delle stazioni e dimostrano il degrado delle città. La delinquenza dilaga per le strade e non si è sicuri nemmeno nel proprio alloggio. Altri, scolarizzati, paragonarono il tempo di oggi a quello corrispondente del 1929, fase storica negativa in cui l’Europa fu messa in ginocchio dalla crisi originata dalla Prima Guerra mondiale che aveva fatto crollare intere nazioni con le relative strutture industriali. Vi fu, in seguito, la caduta a picco della borsa di Wall Street che diede il colpo definitivo e agevolò l’ascesa di Hitler: all’esordio ci fu un debole recupero, poi la congiuntura ripristinò la sofferenza tra la cittadinanza con l’avvento della Seconda Guerra mondiale. Gli uomini forti di quell’epoca miravano a occupare i territori con le guerre piuttosto che aiutare la popolazione con risorse adeguate. A distanza di settant’anni dalla fine dell’ultima guerra la qualità della vita è migliorata, favorita da un intervallo di pace lungo, mai esistito prima. Il prezzo pagato per star meglio fu caricato sui giovani del futuro. Attualmente scopriamo che esiste un 10% di persone ricche, un 48% di classe media indigente e un altro 42% che vive alle soglie della povertà. Chi esercita una professione riesce faticosamente a mandare avanti una casa, chi lo stipendio l’ha perso sprofonda nella povertà assoluta. La classe media, orgoglio di quell’epoca, è stata distrutta dalle difficoltà congiunturali e dalla cattiva amministrazione: spreco di denaro pubblico, lavori iniziati e mai ultimati, mancato pagamento delle imposte, manager con stipendi d’oro e per ultimo, un deficit enorme. La collettività oberata dalle tasse, dai costi dei servizi di prima necessità fu costretta a ridurre i consumi per giungere a fine mese. Diminuendo le spese si limitano gli investimenti e di conseguenza si riduce la richiesta di beni. Noi viviamo in una società sui generis. In piena campagna elettorale i candidati si apprestano a fornire ricette per far crescere il reddito pro capite, ma una volta occupato il potere fanno di tutto tranne gli interessi degli elettori. Assistiamo impotenti al declino, colpevoli di non aver lottato abbastanza per costruire un argine alla malavita organizzata e scoprire chi si sottrae all’obbligo fiscale. Per rendersi conto di come campa la parte povera della comunità, bisogna recarsi presso la Caritas e le associazioni di volontariato e assistere alle richieste di sussidi da parte di soggetti caduti in miseria. Una volta godevano di una certa agiatezza con l’impiego continuo e riuscivano ad attuare e completare i loro programmi. Rimasti privi dello stipendio, non per loro colpa, hanno perso anche la dignità. Infatti, si nascondevano il viso con un foglio di giornale per non farsi riconoscere quando si recavano alla mensa dei poveri, dimessi e timidi. Vero! Bisogna difendere i diritti degli operai a ogni costo! Ma bisogna aiutare anche quei giovani disagiati che sprecano gli anni vigorosi e belli della loro gioventù e svolgono spesso lavori saltuari e mal retribuiti. Le storie di soggetti caduti in miseria sono numerose, ma bisogna parlarne per attivare le dovute correzioni e mettere in moto quei meccanismi necessari per aiutare chi il mestiere è stato costretto a lasciarlo.
Due storie vere vi voglio raccontare, poiché rispecchiano i nostri tempi.
Una riguarda un insegnante sposato, con due figli e la moglie casalinga. Vivevano discretamente con uno stipendio di circa 1800 euro. La moglie risparmiava sulla spesa, l’appartamento era di proprietà del marito e non pagando l’affitto riuscivano a tirare avanti. Poi, un insieme di norme trasformarono radicalmente l’apparato in vigore e l’insegnante si trovò di colpo in un contesto lavorativo precario, non essendo di ruolo. Le supplenze diminuirono e i lavori alternativi e le lezioni private agli studenti scomparvero. Iniziarono i litigi, preludio alla separazione e al divorzio, senza prevedere le conseguenze che sarebbero comparse in futuro. Solo attenti e sensibili alle incomprensioni quotidiane. La situazione cambiò velocemente, l’insegnante fu costretto dalle leggi ordinarie ad abbandonare l’alloggio e corrispondere un contributo alla ex moglie per allevare, educare i figli e garantire loro lo stesso tenore di vita. Lo stipendio si ridusse a circa 800 euro. Con questa somma mensile si può alloggiare solo in macchina, non pagare i servizi pubblici e mangiare alla mensa gratuita della Caritas. Doloroso a cinquant’anni campare in questo degrado. Prima di recarsi di fronte al giudice per la separazione bisogna valutare i pro e i contro e non essere troppo impulsivi. Ricordarsi: “distruggere una famiglia basta un attimo, viverne le cause è pesante e doloroso”. Avere in mente, inoltre, che se al divorzio può accedere chiunque non tutti sono nelle condizioni di potersene servire.
L’altra riguarda la storia di un figlio di artigiani. Con rinunce da parte sua e sacrifici dei genitori è riuscito a laurearsi con la certezza di occupare un’adeguata collocazione. Invece, conseguito il titolo di studio si accorge di possedere un pezzo di carta di poco valore. Nella pubblica amministrazione non riesce a entrare perché i concorsi sono stati aboliti. Nel settore privato non c’è spazio per chi è privo di esperienza. Per non morir di stenti è costretto a esercitare il mestiere di cameriere in un pub. Entra alle venti ed esce alle tre del mattino con un misero stipendio di 600 euro, senza un regolare contratto e senza versamenti di contributi. Se osa lamentarsi viene licenziato e sostituito con un altro con meno pretese. Ciò che lo affligge è di non poter rivelare al padre la prestazione che svolge per non deludere le sue aspettative. Fargli intendere che i risparmi spesi per la cultura non sono serviti a niente. Le rinunzie fatte: il viaggio a Roma per ammirare le bellezze del Colosseo costruito nel 70 dopo Cristo dall’imperatore Vespasiano e inaugurato nell’80 dal suo successore o la Fontana di Trevi, la più ammirata e famosa, senza dimenticare la Basilica di San Pietro, in cui gli artisti di valore e affermati del Rinascimento misero a frutto il loro ingegno abbellendola con affreschi che dire incantevoli è poco. La Cappella Sistina ne è un esempio. Sempre sognata e mai potuto ammirarla; il privarsi di quei piccoli piaceri offerti dalla società, come andare al cinema o festeggiare il compleanno in un ristorante, non sono stati sufficienti a migliorare le condizioni sociali. Il motivo che ci fa indignare maggiormente è appurare che le ingiustizie, le malversazioni e il sottrarsi ai doveri sociali sono elementi che sottraggono risorse e riducono l’efficienza delle prestazioni: come l’assistenza sanitaria, i servizi scolastici e la sicurezza pubblica. Il degrado è costante e se non viene fermato subito saremo costretti a risiedere in un’Italia povera e neanche più bella. Quindi, dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per progredire, in modo che ognuno possa coabitare decorosamente: gli studenti messi in un giusto contesto al fine di occupare il loro ruolo al termine degli studi, per realizzare un nucleo familiare; le scuole proseguano a educare i nostri figli con diligenza e costanza; gli ammalati vengano ricoverati in ospedali di eccellenza; il territorio sia tenuto sotto controllo per evitare calamità, respirare aria pulita fondamentale per la nostra salute e la delinquenza venga sconfitta definitivamente. Questo è il paese a cui dobbiamo tendere per poi trasmetterlo alle generazioni che verranno!»
Alla fine scaturì un applauso di approvazione per la dovizia di particolari riferiti, riassumendo in poche parole le precarietà di una parte sconosciuta della comunità di oggi.
Chiesero a Roberto quale ruolo copriva e che mansioni svolgeva e lui non poté esimersi dal raccontare con una certa soddisfazione i cambiamenti messi in pratica per permettere alla ditta di affermarsi sul mercato concorrenziale. Furono contenti di apprendere che aveva trovato un buon collocamento. E siccome il suo stipendio aveva subito un piccolo aumento offrì il dolce e il vino bianco.
Il lunedì mattina si presentò ben vestito e in orario di entrata. Esaminò i fascicoli accatastati sulla sua scrivania per evadere le pratiche urgenti e poi aspettò nuove disposizioni. Intanto registrò le fatture ed emise le ordinazioni di pagamento per le merci acquistate. Il responsabile quella mattina si doveva recare in una zona vicino a Milano per vagliare un’azienda agricola e compilare un preventivo per accaparrarsi l’appalto per la costruzione di un impianto misto: termico e solare. Dato l’interesse che rivestiva l’operazione, un progetto di medie dimensioni, cercò collaborazione nel nuovo arrivato. Pur mancando di esperienza per esprimere giudizi su installazioni così complicate accettò ben volentieri di accompagnarlo per acquisire competenze e rinsaldare le aspettative che poneva in lui. Il viaggio fu piacevole e distensivo. Sull’autostrada c’era poco traffico, gli autoarticolati chiusi nelle rimesse, la flessione economica rallentava l’andatura e le automobili di grossa cilindrata ne approfittavano per correre e superare il limite di velocità. Durante il tragitto si affrontarono diversi argomenti da quello politico ai fatti quotidiani. Mario sembrava accettare i cambiamenti proposti da Renzi, ma non approvava completamente il metodo usato per debellare l’evasione fiscale e l’immoralità dilagante che danneggiavano gli imprenditori onesti. Il potere esecutivo comunicava che avrebbe emesso un provvedimento per introdurre pene severe per chi commetteva reati verso la Pubblica Amministrazione. Ascoltava e concordava col cenno del capo. Non replicava perché non era preparato sui dibattiti politici. Perciò non voleva contraddire il suo superiore su temi che non lo riguardavano. La sua mente era focalizzata sull’espansione dei pannelli solari.
Udirono un rumore di rotaie, spuntò il Freccia rossa che viaggiava alla massima velocità.
Treni di lusso che hanno una capacità di 574 sedili disposti su dieci carrozze. Il comfort è di alto livello e i prezzi contenuti a seconda della classe che si sceglie. Una delle poche opere costruite con vera responsabilità e professionalità. Non ci sono stati scandali rumorosi. Giunti a destinazione vagliarono la posizione della fattoria e ascoltarono le esigenze del padrone. Si fecero dare alcuni dati tecnici necessari per redigere un progetto. Poi si appartarono e insieme prepararono un preventivo in grado di soddisfare le aspettative del committente. Nel podere si allevavano cento mucche da latte. Una volta ne gestivano duecento, poi, con le nuove direttive delle quote latte emanate dall’Unione, furono costretti a ridurle per rimanere nei parametri stabiliti. Collaboravano nella tenuta a conduzione familiare pochi emigrati assunti con contratto stagionale e gli alimenti di qualità di cui si vantavano erano: la toma stagionata e fresca, vari tipi di ricotta, lo yogurt e i gelati preparati con ingredienti genuini, senza conservanti e di diversi gusti. D’estate l’azienda agricola si trasformava nel paradiso dei bambini che scorrazzavano in mezzo ai prati e dei genitori attenti a richiamarli all’ordine se oltrepassavano i limiti mentre gustavano un buon gelato accompagnati dagli insetti attratti dall’odore dello zucchero. Formulato il progetto gli spiegarono che per costruire un buon impianto bisognava coprire con pannelli solari sia il tetto per riscaldare le stalle dove dormivano le mucche, sia il caseggiato. In mancanza del sole si potevano servire della struttura geotermica all’uopo costruita, constatato che il comprensorio era situato in un’area predisposta per lo sfruttamento delle sorgenti sotterranee di calore. Il tutto veniva a costare circa 200 mila euro con la possibilità di ottenere un rimborso fiscale. Il proprietario del terreno fece una smorfia di dissenso facendo intendere di non avere la possibilità di far fronte a quella spesa. Il progetto lo trovava abbastanza oneroso. Le trattative si fermarono, ci fu una pausa di silenzio e per un attimo sembrava che tutto fosse finito. Il titolare venne spiazzato e non osava fare nuove proposte. Intervenne prontamente Roberto per continuare il discorso interrotto spiegando alla controparte che con due strutture si riscaldavano due locali: sia quello abitativo che quello destinato agli animali senza far uso del bombolone del gas scomodo e pericoloso. Avrebbe potuto risparmiare un pochino riducendo i metri di copertura, ma per pochi soldi non conveniva. I pannelli ridotti non sarebbero stati sufficienti per produrre energia. Il proprietario abbozzò una specie di sorriso. Intuì che bisognava chiudere il contratto e chiese al suo titolare di concedere un piccolo sconto. Ci ragionò sopra e firmarono il preventivo a 190 mila euro. Soddisfatte entrambe le parti bevvero e assaggiarono le specialità casearie. Fecero ritorno appagati di aver vinto l’appalto. In una riunione venne messa in risalto l’assegnazione della nuova commessa che si sarebbe costruita nel milanese in una fase di rallentamento produttivo. Esultarono contenti, sicuri di continuare a svolgere le loro mansioni senza ricorrere a licenziamenti e applaudirono con grande soddisfazione per la nuova commessa acquisita.
Subito dopo la figlia si recò nel suo ufficio e si complimentò per l’appoggio fornito a suo padre per concludere l’affare. Appagato dalle lusinghe di aver dato il suo piccolo contributo, sorrise e per apparire modesto si giustificò dicendo che quando abitava in famiglia aiutava suo padre a contrattare e a condurre un negozio di elettrodomestici. Incuriosita ne approfittò e con garbo chiese l’età e la salute dei suoi genitori allo scopo di conoscerli meglio. Uno squillo del telefono la distrasse e salutandolo si ritirò nel suo ufficio per rispondere.
Ormai Roberto si destreggiava nella fabbrica con maggior disinvoltura e distribuiva consigli per ottimizzare la pianificazione risparmiando e riducendo i costi. Mario si dimostrava soddisfatto del suo impegno e gli affidava di volta in volta nuovi incarichi che compiva con entusiasmo e buona volontà. Con Alessia si vedevano di sfuggita, bastavano pochi istanti e furtivi sguardi per intendere che iniziava a maturare un sentimento affettivo. Nessuno dei due lo voleva manifestare apertamente. Ma dentro di loro cominciava a spuntare il seme della passione. Ognuno voleva conservare il proprio orgoglio e nessuno osava prendere iniziative. I tempi non erano ancora maturi.
Le innovazioni introdotte nella ditta, pur avendo suscitato un interesse iniziale, non raggiunsero le aspettative programmate, ma si rilevava un certo incremento. Le tegole solari riducevano l’impatto ambientale, ma il costo era percepito ancora troppo alto e la domanda era ferma; non fu risolutivo costruire l’impianto a Milano per allontanare la congiuntura. Colpa della contrazione ancora vigente. L’Enersol riusciva a barcamenarsi, ma fu costretta a licenziare alcuni tecnici, con rammarico, per non chiudere i battenti. Ci fu una grande delusione tra gli addetti e il titolare cercò di confortarli dicendo che qualora i presupposti lo avessero permesso sarebbero stati riassunti. Gli operai non furono convinti e se ne andarono, sbattendo la porta, arrabbiati e furiosi. Quell’episodio fu doloroso per tutti. Roberto privo di soluzioni alternative fu obbligato ad accettare il provvedimento della Direzione. Nella fabbrica serpeggiava aria di precarietà. Ognuno temeva per il proprio posto. Furono ridotte le assenze per malattia, i sorrisi e le battute tra i colleghi sparirono, i tempi morti vennero ridotti. Molti di loro avevano i figli in età scolare con la moglie tornata nel ruolo della casalinga. Per loro, il licenziamento sarebbe stato un grosso ostacolo, una disgrazia. Altri avevano appena comprato abitazione con un mutuo da pagare. Tutte situazioni uguali ad altri lavoratori. Provò a infondere un po’ di illusione, spiegando che la contingenza non poteva durare a lungo. Presto l’attività avrebbe subito un’accelerazione e le aspettative erano riposte in una guida governativa solida, valida per attuare quelle riforme invocate a gran voce dall’opinione pubblica.
Roberto spesso accompagnava il padrone a elaborare preventivi allo scopo di incrementare le vendite per ricavare utili opportuni per pagare salari e stipendi. Il potere in carica aiutava le aziende del settore rinnovando gli incentivi per il 2015. Le fattorie approfittarono e sfruttarono l’occasione favorevole offerta dagli aiuti governativi per dotarsi di queste strutture fotovoltaiche per produrre energia a bassi costi. Le visite nel milanese avvenivano con una certa frequenza.
In una fredda giornata d’inverno con una nebbia che avvolgeva il paesaggio rendendolo grigio e tetro, il titolare rientrava da una circoscrizione facente parte dell’area metropolitana di Torino. Si era recato per controllare alcuni pannelli fotovoltaici difettosi. Solo, meditando sull’errore commesso nell’installazione dell’impianto, non si accorse che alcuni loschi individui lo tallonavano con una macchina nera. Per arrivare alla sua villetta percorreva di solito una stradina lunga circa tre chilometri, poco illuminata e piuttosto isolata. C’erano solo tre fabbricati distanziati l’uno dall’altro. La luna nascosta dalla nebbia non riusciva a illuminare la zona, che rimaneva avvolta dall’oscurità. La macchina dietro, con una mossa azzardata, lo superò e si piazzò di traverso bloccando la via di fuga. Scesero due uomini vestiti di nero con un passamontagna in testa. Alti, con spalle robuste e armati, difficile identificarli. Si spaventò, si rese conto del pericolo che correva e inserì subito la retromarcia per sfuggire all’assalto, ma avendo la visuale limitata andò a sbattere contro un palo della luce. I soggetti mascherati imbracciavano un fucile d’assalto AK-47 (abbreviazione di Automat Kalasnikova obrazca 1947 dal nome dal suo inventore russo). Arma di facile uso e manutenzione. Ha ottenuto successo per la sua particolarità: difficilmente si inceppa. Si avvicinarono alla macchina minacciosi obbligandolo a scendere. Barricandosi dentro tentò di difendersi. I due banditi per stanarlo esplosero un colpo di fucile in aria. Respinse il primo assalto coprendosi le orecchie con le mani per non udire e chiudendo gli occhi per non vedere. Decisero di usare le maniere forti. Con il calcio dell’arma spaccarono il finestrino, aprirono lo sportello e senza tanti riguardi lo scaraventarono fuori. Terrorizzato e tremante, per non subire danni peggiori, si rassegnò e alzò le mani in segno di resa.
Tergiversava, ma uno strattone deciso lo costrinse a muoversi e camminare verso il SUV.
«Cosa volete?» urlava. Confidando di attrarre lo sguardo di un passante o di qualche altro automobilista. La strada quella sera era deserta. «Non ho commesso azioni riprovevoli. Ho lavorato fin da giovane con onestà e tanta volontà per difendere l’attività dai concorrenti, e ho alle mie dipendenze venti tecnici che necessitano dello stipendio per provvedere al sostentamento delle loro famiglie. Non ho soldi da darvi! Prendetevi l’auto e lasciatemi andare!»
Non gli diedero retta. Lo spinsero sul sedile posteriore dell’auto e a tutta velocità partirono verso una destinazione ignota.
Con le mani legate e il viso coperto si rese conto in quale contesto era inaspettatamente precipitato e decise di rassegnarsi senza combattere, considerando che fosse l’unico modo per sfuggire alla morte e non peggiorare la sua posizione.
Prestò attenzione a ciò che dicevano per scoprire i responsabili di un’operazione così efferata. Lungo il tragitto finse di dormire per non essere disturbato e rievocare con nostalgia i suoi parenti stretti e a come potrebbe reagire il personale quando i notiziari avrebbero divulgato la notizia della scomparsa. Come avrebbe reagito la moglie che si vedeva mancare un appoggio vitale nella conduzione della ditta?
La figlia! Se pur brava, non aveva ancora acquisito quell’esperienza e quella grinta basilare per dirigere un’azienda. Un contributo lo poteva dare il nuovo impiegato, ragazzo preparato e volenteroso. Sarebbero stati capaci di amministrarla e guidarla fino al suo ritorno?
Questi assilli lo tormentavano e gli tenevano impegnata la mente. Venne scosso bruscamente. La strada sbarrata dalle forze dell’ordine con il mitra spianato ispezionavano le macchine sospette. Gli intimarono di stare buono, non muoversi e non urlare. Lo coprirono con una coperta e, riducendo la velocità, oltrepassarono il blocco con facilità. Ridevano e parlavano in un dialetto di cui non riusciva né a comprendere né a intuire la provenienza dall’accento. Comunque, si convinse che fossero uomini nostrani legati a qualche associazione mafiosa. Si focalizzò sul viaggio per capire, almeno dalla percezione dei rumori, dove lo stavano conducendo. Udiva solo il rombo delle vetture che sfrecciavano. Con molta probabilità percorrevano una strada a scorrimento veloce. Si trattava for...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. L’Euro
  3. Commento alla crisi economica del 2008
  4. I disastri e le macerie provocate dalla crisi economica
  5. Agosto 2013
  6. I terremoti
  7. Il presidente Donald Trump
  8. Italia Paese statico
  9. I migranti
  10. Disoccupazione giovanile
  11. La prima casa
  12. L’ambiente
  13. Il declino del ceto medio
  14. L’Italia del 2010
  15. La corruzione
  16. La luce in fondo al tunnel
  17. La globalizzazione
  18. Conclusioni
  19. Ringraziamenti
  20. Vocabolario