Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma
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Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma

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Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma

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Agli inizi del Novecento, scrive Zanazzo nell'introduzione:
"La presente raccolta di rimedi simpatichi, come suole chiamarli il popolo, ed anche delle altre tradizioni che ho pubblicato o che sono in corso di pubblicazione in questa raccolta di «tradizioni popolari romane», sono il frutto di parecchi anni di assidue ricerche da me fatte vivendo in mezzo al popolo; e questi rimedi particolarmente io devo alle donne: poiché la scienza di curare qualsiasi malanno è generalmente riservata ad esse".
Oggi, queste divertenti pagine, in cui si trova un rimedio per ogni malanno, ma anche consigli su come fare fortuna o trovare marito e tantissimi altri, hanno il sapore di un tuffo nel folklore romanesco, ma non solo. Esse acquistano un valore antropologico ed etnografico, facendoci conoscere antiche tradizioni popolari ormai perdute

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831627009

Avvertenza

__________

Il raccoglitore delle presenti tradizioni patrie, dettate nel dialetto più prossimo al latino di quanti se ne parlano in Italia, avendo vissuto quegli anni durante i quali si ricevono le più forti impressioni, sotto il regime dei Papi, rammenta, come se vi assistesse ancora, le pompose feste, forse le più strepitose, che da oltre un secolo la Roma papale ricordasse. Egli ha infatti assistito all’apertura dell’ultimo Concilio ecumenico vaticano, alle feste per il XVIII° centenario del martirio dei Ss. Pietro e Paolo, con l’intervento dei Vescovi di tutto il mondo; alla messa novella di Pio IX, alla santificazione dei martiri del Giappone, a centinaia di processioni, compresa quella del Corpus Domini, uno spettacolo di tal grandiosità teatrale, raro ad imaginarsi non che a descriversi. Ricorda le benedizioni papali sulle loggie valicane e lateranensi, l’illuminazione della cupola di San Pietro, le magnifiche feste del 12 aprile, anniversario del ritorno di Pio IX da Gaeta, il caffè del Veneziano in piazza Sciarra al Corso, le visite alle sette Basiliche, gli ebrei perseguitati, i ladri alla berlina, il barbero vincitore portalo in trionfo, il Senatore romano in abito di gala, il Carnevale, il saltarello, le serenate, le ottobrate, le bbisboccie a Testaccio, le sfide fra poeti estemporanei, gli scatti terribili d’odio degeneranti in vere, tremende battaglie, le rappresentazioni sacre; nell’ottavario de’ morti, i riffaroli, i mannatari, le prefiche, le monacazioni, i forzati in catene girare per la città, i missionari predicanti sulle piazze; e poi il lago a piazza Navona, i roghi, che non potendo più bruciare gli eretici, bruciavano libri ed altri oggetti proibiti; le streghe, i gatti mammóni, l’imperatore della dottrina cristiana, le Madonne che aprivano gli occhi, i maghi, le monache e i frati viventi e già in odore di santità, i quali predicevano l’avvenire; i pifferari, i frati cercatori che medicavano tutti i mali e davano i numeri per il lotto; le donne che spiegavano i sogni, gli spiriti, i tesori nascosti e la Befana, ed i racconti più strani e terribili che turbavano gli allora innocenti sonni dello scrivente. Al quale sembra ancora vedere la biancheria sciorinata al sole ingombrare finestre e strade, l’immondezza accumulata arrivare fin sotto le finestre, le vie male illuminate e… cento altre cose.
Poi… poi ricorda i Francesi dell’ultima occupazione con le loro prepotenze, i loro disordini e la loro iattanza straniera; la battaglia di Mentana, l’eccidio della casa Ajani, il crollo della caserma Serristori e le conseguenti decapitazioni di Monti e Tognetti, con tutto lo spaventoso apparato de’ fratelloni, delle tavolozze appese sui canti delle strade e del lugubre suono di tutte le campane di Roma… Ed ancora le inverosimili leggende che udiva bisbigliare sul conto di Garibaldi. L’Eroe di quando in quando compariva (ora vestito da mendicante, ora da frate o in altra foggia, un giorno sulle barricate di porta Pia, talvolta alla basilica di San Paolo, vi diceva la messa e partendo rivelava il suo nome!… Ricorda poi l’aurora boreale del 1870 sulla quale si ricamarono dal popolo le più strane predizioni; la guerra franco prussiana, gli ultimi giorni del dominio Papale con i relativi caccialepri (guardia urbana) e gli zampitti…
Egli vide Pio IX il 19 settembre benedire le barricate… e vide anche la breccia di porta Pia, il sincero entusiasmo dei romani, l’ingresso delle truppe italiane, lo sfogo contro i soldati del Papa; la Guardia nazionale, l’alluvione del Tevere, l’ingresso di Vittorio Emanuele II. Conseguentemente le inevitabili disillusioni e la estrema miseria per l’inevitabile rivolgimento nelle condizioni in ogni ceto della popolazione, dovute in tutto modificarsi. Modificazioni sopportate senza mormorare, anzi con una docilità e una pazienza che non ha esempio.
Ecco quanto il raccoglitore ha visto ed ha in parte modestamente descritto con la convinzione di essersi riservata qualche piccolissima scoperta, di questa grande Roma, mille e mille volte ricorsa e frugata per ciò che ha riguardo all’arte, all’antichità ed alla storia, per le quali il Mondo a Lei si prostra.
I° marzo 1907.

I. — Contro er malocchio.

Contro er malocchio o occhiaticcio che sii, bbisogna portà’ addosso la mollica der pane, er sale, er pelo der tasso, l’acqua de le sette Bbasiliche e’ llumencristi, o li cornétti de corallo, speciarmente de quelli trovati pe’ strada o cche vve so’ stati arigalati.
E quanno quarchiduno ve fa er malocchio bbisogna dije: «Malocchio nun ce possi, e ttaràntola t’entri in cu…», — e in der medemo tempo faje tanto de corna.
Bbisogna puro fa’ li consuveti scongiuri quanno quarcuno ve dice: «Come ve séte rimésso bbene! Come state bbianco e rosso che Ddio ve bbenedichi! Come state in salute e eccetra eccetra», perchè ppó èsse’ che vve lo dichi per invidia.

2. — Furtuna, sfurtuna o jettatura.

Ammalappena uscite da casa la mmatina, che vvedete, pe’ pprima cosa, un prete, e un cavallo bbianco è ssegno de bbôn’ugurio, e ttutti l’affari de la giornata v’anneranno a ffaciòlo.
Si ppoi incontrate un gobbo, speciarmente a ddu’ bbotte72 , allora state alegri; ché la giornata incomincia bbene; ma s’incontrate ’na gobba è ssegno de sfurtuna o dde jettatura che ssia.
Ar gobbo cercate de strufinàvvece addosso; a la gobba sputàtejece appresso.
Sibbè’ cche dda noi pe’ scongiurà’ la jettatura ciavemo u’ rimedio che ffa mmejo de le corna: un’attastatina ar… vivo!
P’avé’ ffurtuna bbisogna portasse sempr...

Indice dei contenuti

  1. USI, COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA
  2. Giggi Zanazzo
  3. GIGGI ZANAZZO
  4. Parte I.
  5. Medicina popolare
  6. Parte II.
  7. Avvertenza
  8. Parte III.
  9. Parte IV.
  10. Indovinarelli, bisticci scioglilingua.
  11. Parte V.
  12. Voci scomparse.
  13. PARTE VI.
  14. Note