Gender. La silenziosa "peste" che si sta diffondendo nel XXI secolo. Solo se la conosci ti puoi difendere
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Gender. La silenziosa "peste" che si sta diffondendo nel XXI secolo. Solo se la conosci ti puoi difendere

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Gender. La silenziosa "peste" che si sta diffondendo nel XXI secolo. Solo se la conosci ti puoi difendere

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Alla maggioranza delle persone è oscuro cos'è il "gender" o "'ideologia di genere", e di conseguenza le modifiche agli orientamenti antropologici e sessuali che questa dottrina intende apportare, estinguendo la plurimillenaria "concezione personalista di uomo" reputata demodé e la "famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna", giudicata obsoleta.
Il testo vuole far conoscere questa "peste" del XXI secolo e mostrare le "tragiche ricadute" che potrebbe avere sulle società, sulle famiglie, sugli adolescenti e sui giovani.
Di fronte a un "tsunami" ormai mondiale che si manifesta con modalità aggressive, pilotato da selezionate e ristette élites politiche e accademiche e da potenti e influenti lobbies LGBT, abbiamo il dovere di "destarci" per affermare e salvaguardare quello che la ragione ci suggerisce, cioè l'assurdità di questa ideologia.
Una "missione" sempre più ostica, poiché chi "difende l'evidenza", rischia di essere additato come "omofobo", essendo in disaccordo con il pensiero dominante. Ciò è già accaduto nel passato con le dittature politiche ed ideologiche; non permettiamo che si ripeti.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831616256
Categoria
Sociology

Capitolo 1
IL
Gender

1.1.Una premessa

All’inizio di questo testo ricordiamo un episodio avvenuto presso le Nazioni Unite nel novembre 2008, quando l’ Osservatore Permanente della Santa Sede monsignor Celestino Migliore, bocciò il Progetto che la Francia presentò a nome dell'Unione Europea per la “Depenalizzazione Universale dell'Omosessualità”. La proposta era ottima, ma purtroppo anche le idee migliori quando sono strumentalizzate e ideologizzate si trasformano in negative.
Per comprendere la posizione della Santa Sede, dobbiamo evidenziare il “secondo atto” preventivato dal governo francese. Unificare in un testo unico, la depenalizzazione dell’omosessualità e alcuni capisaldi “sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” da inserire nei “Diritti Umani”. Monsignor Migliore, intervistato dall'agenzia di stampa francese “I Media” affermò: “Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale (…). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione. Ma qui la questione è un'altra”.
Si tentò la strategia di introdurre in Convenzioni, Direttive o Sentenze di Corti di Giustizia Sopranazionali formule che vincolassero i singoli Stati a legiferare sull’argomento. In questo caso per abrogare la naturale distinzione del sesso “maschile” e “femminile”, sostituendolo con gli orientamenti sessuali, cioè “i generi”.
Questa, non fu la prima volta che alcuni organismi internazionali, “azzardavano il colpo”2.
Riportiamo alcuni episodi che miravano a modificare questo principio naturale.
Nella “III° Conferenza internazionale dell’ ONU sulla donna” tenutasi al Cairo dal titolo “Sviluppo sociale” (1994), si discusse di libertà sessuale e dei diritti sessuali e riproduttivi, reputandoli fondamentali per la donna, e si identificò nella contraccezione e nella sterilizzazione, metodologie idonee per il controllo demografico. Si bloccò, invece, il tentativo di riconoscere l’aborto come “Diritto Umano Universale”.
24 marzo 1994, il Parlamento Europeo, varò la “Risoluzione per la parità di diritti per gli omosessuali” (A3-0028/1194).
Alla “IV° Conferenza internazionale dell’ ONU sulla donna” tenutasi a Pechino dal titolo: “Habitat” (1995) fu dichiarato che “il genere è un concetto che si riferisce a un sistema di ruoli e di relazioni determinate non dalla biologia ma dal contesto economico, politico e sociale. Il sesso biologico di una persona è dato dalla natura; il genere è costituito. Il genere può essere visto come il processo mediante il quale gli individui che nascono nelle categorie biologiche di maschio e femmina divengano le categorie sociali di uomo e donna attraverso l’acquisizione localmente definita di mascolinità e di femminilità”3. In altre parole, i rapporti tra donne e uomini sono basati su ruoli definiti socialmente e quindi modificabili, mentre il sesso riguarda “unicamente” la differenza biologica tra maschile e femminile. Si propose anche una “ri-biologazione” delle differenze sessuali riconoscendo cinque generi: maschile, femminile, maschile omosessuale, femminile omosessuale e transessuale.
Interessante per comprendere “il clima” presente in queste sedi è la testimonianza della giornalista statunitense Dale O’ Leary che partecipò alle due Conferenze. “Quello che è successo in queste sedi è importante perché la guerra culturale è una battaglia di idee, e l’ONU ha prestigio e risorse economiche tali da consentire di imporre la sua agenda a tutti, a partire dai leader del mondo per arrivare ai bambini delle scuole passando per i mass media”4.
1997 nel “Trattato di Amsterdam” (il primo tentativo di riformare le Istituzioni Europee) e nel 2000 nella “Carta Fondamentale dei Diritti Umani dell’Unione Europea”, denominata anche Carta di Nizza, scomparve il vocabolo “sesso” sostituito da “orientamenti sessuali”. E all’articolo 9, trattando di matrimonio, non si specificarono i “due soggetti del matrimonio”, aprendo la possibilità alle persone omosessuali di contrarre un unione.
Marzo 2006, fu votata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa, una Direttiva sull’ “eliminazione degli stereotipi di genere”, in particolare contro la discriminazione delle persone che “cambiano sesso”5.
Dicembre 2008, l’ONU approvò la “Convenzione sui Diritti delle persone disabili” con un riferimento all’opportunità di incorporare “la prospettiva di genere” nel contesto dei Diritti Umani.
Marzo 2009, il Parlamento della Serbia, fu obbligato dall’Unione Europea ad approvare una legge che garantisse la libertà di “identità di genere”, come atto di “buona volontà” per una futura integrazione del Paese all’Unione.
Rilevante per la nostra disamina fu il Documento: “Principi di Yogyakarta” del 26 marzo 2007 che interpretò i Diritti Umani dalla prospettiva dell’ “identità di genere”.
Preambolo
“Intendiamo l’‘orientamento sessuale’ come riferimento alla capacità di ogni persona di profonda attrazione emotiva, affettiva e sessuale verso individui di un genere diverso, o del medesimo genere, o di più di un genere. Intendiamo con ‘identità di genere’ il riferimento all’esperienza del genere profondamente sentita, interna e individuale, che può o non può corrispondere con il sesso assegnato alla nascita, compreso il personale senso corporeo (che può implicare, se liberamente scelte, modificazioni dell’aspetto o delle funzioni del corpo con mezzi medici, chirurgici o altri) e altre espressioni del genere, compreso l’abbigliamento, l’eloquio e il linguaggio del corpo”.
Diritto educativo
“Assicurare che l’istruzione sia diretta allo sviluppo del rispetto per i diritti umani e del rispetto per i genitori e i membri della famiglia, l’identità culturale, la lingua e i valori di ogni bambino, in uno spirito di comprensione, pace, tolleranza ed eguaglianza, tenendo in conto e rispettando i diversi orientamenti sessuali e identità di genere” (Principio 16 C).
Diritto a formare una famiglia
“Prendere tutte le necessarie misure legislative, amministrative e di altro genere per assicurare al matrimonio omosessuale o all’unione civile omosessuale, ogni diritto, privilegio, obbligo o beneficio disponibili per i coniugi o partner di diverso sesso” (Principio 24 E).
E’ interessante notare che nella prima versione si fece esplicito riferimento alla mozione francese presentata precedentemente.
Luglio 2009, il Consiglio d’Europa acquisì nel Documento: “Diritti Umani e identità di genere” i “Principi di Yogyakarta”.
Febbraio 2014, il Parlamento Europeo approvò il “Rapporto Lunacek (“Relazione sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”). Si caldeggiò una particolare protezione delle persone LGBT.
Febbraio 2014, la Commissione Onu per i Diritti dei Minori recepì in toto il “Rapporto Lunacek” e, contemporaneamente, ammonì la Santa Sede per il rifiuto dell’aborto, per l’abuso sui minori e per il rigetto dell’ideologia gender. “La Santa Sede continua a porre enfasi sulla promozione della complementarietà e dell’uguaglianza in dignità, due concetti che differiscono dall’uguaglianza per legge e per pratica delineata nell’articolo 2 della Convenzione e che sono spesso usati per giustificare legislazioni e politiche discriminatorie (…). Chiediamo alla Santa Sede di prendere misure attive per rimuovere dai libri di testo delle scuole cattoliche tutti gli stereotipi sul gender che possono limitare lo sviluppo dei talenti e delle abilità di ragazzi e di ragazze e minano le loro opportunità educative e di vita”.
Infine, per ingarbugliare maggiormente la matassa, dal 2014 gli utenti di Facebook degli Stati Uniti e del Regno Unito, e inseguito anche di altri Paesi, nel momento della registrazione del proprio profilo possono optare per settanta generi diversi (asessuato, intersessuato, cis-gender, pan-gender…).
La Santa Sede, bocciando la Dichiarazione francese riguardante la depenalizzazione universale dell’omosessualità citata all’inizio del paragrafo, avvertì che
la proposta era il primo passo per imporre a tutti i Paesi la ratifica dei “Principi di Yogyakarta”.

1.2. “Identità sessuale” e “Identità di genere”

La “teoria del gender”, come affermato, dissocia il “sesso biologico” dal “genere” ritenuto il prodotto di retaggi storici, convenzioni sociali o mode culturali. Per questo Dale O’ Leary definisce il gender: “Ruolo socio-psicologico intercambiabile a volontà”6 fino ad identificarsi anche in un’ “identità neutra”7. Ma, se “sesso” e “genere” non coincidono, il processo di definizione dell'identità diviene complesso e tortuoso.
Approfondiamo i due “concetti”.
L’ identità sessuale è l’appartenere al sesso biologico maschile o femminile e, questa peculiarità, è definita dalle caratteristiche sessuali e biologiche iscritte nel DNA di ogni persona nel momento del concepimento.
L’ identità di genere, locuzione coniata dallo psicologo e sessuologo neozelandese John Money (1921-2006), dalla psicologa statunitense Evelyn Hooker (1907-1996) e dallo psichiatra e psicoanalista americano Robert Stoller (1925-1992), afferma che la differenziazione uomo-donna è il risultato dei modelli educativi condizionati dall'ambiente, dal contesto societario e dalla cultura. Money parlò di “gender role” (ruolo di genere), Hooker di “gender identity” (identità di genere) e Stoller sintetizzò il tutto nel “core gender identity” che è il nucleo fondante l’ideologia di genere.
In altre parole, eliminato il fondamento naturale dell’identità sessuale, il dato corporeo smarrisce ogni significato, perciò può essere modificato a piacimento, negando, tra l’altro, l’unitotalità della persona. Separando il sesso biologico da quello psicologico e sociale non esistono più tra uomini e donne differenze iscritte nella natura, ma le ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Capitolo 1 - IL GENDER
  3. Capitolo 2 - LA “PERSONA” OMOSESSUALE
  4. Capitolo 3 - IL RISCHIO DI UNA LEGGE SULLA OMOFOBIA
  5. CONCLUSIONE