L’IMPORTANZA DI LAVORARE SULLE CAUSE
Abbiamo visto l’importanza di individuare e lavorare sugli aspetti specifici che stanno a lato uno dell’altro e insieme descrivono il nostro problema generale.
Un altro punto molto importante riguarda il piano verticale. Cioè: cosa c’è sotto il nostro problema? Quali sono le sue radici? Dove e quando si è generato?
Gary Craig, padre dell’EFT, ha proposto un’eccellente metafora. Possiamo immaginare il nostro problema come un tavolo. Il piano del tavolo costituisce il segno più esteriore, cioè quello che noi percepiamo come il problema che vogliamo risolvere: la mia tristezza, la mia malattia, la mia ansia sociale, i miei scatti di rabbia, la mia mancanza di autostima, il senso di colpa, ecc.
Ciò che tiene in piedi il tavolo sono le gambe del tavolo. Se io voglio buttar giù con un pugno un massiccio tavolo di quercia non ci riuscirò, perché il piano del tavolo è sorretto dalle sue robustissime gambe.
Il piano del tavolo è il mio problema percepito (il problema generale), le gambe del tavolo sono le cause specifiche del mio problema.
Per buttare giù il tavolo devo prima spezzare le gambe, una dopo l’altra.
A quel punto il tavolo collasserà.
Abbiamo detto nei capitoli precedenti che la caratteristica dell’EFT è che efficacissima ma va utilizzata su singole e specifiche porzioni di problema. Questa metafora ci aiuta a capire perché fare EFT sul piano del tavolo, cioè sul problema in generale, è di solito poco efficace, specie quando il problema è complesso.
E se pensiamo alle cose che più ci fanno soffrire, ci renderemo conto facilmente che probabilmente si tratta di tavoli con molte gambe, a volte moltissime.
Di cosa sono composte queste gambe? Potrebbe venirci da rispondere: “di emozioni e pensieri negativi”. Questo è vero.
Ma un concetto chiave in EFT è che gli eventi causano le emozioni, quindi risalire alla gamba del tavolo che vogliamo segare ci chiede di risalire nel tempo alle singole esperienze che hanno contribuito, a livello emotivo, a creare e alimentare il nostro problema generale.
Si tratta quindi di cercare eventi veri e propri. L’evento perfetto inizia con: “Quella volta che…”
Prendiamo per esempio il caso del senso di colpa. É un problema che affligge molte persone. Ci sentiamo in colpa di continuo, in un modo non commisurato alle nostre effettive responsabilità. In colpa verso il partner, in colpa verso gli amici, in colpa verso i figli, verso mamma, verso papà.
Ora, sappiamo che quasi invariabilmente il senso di colpa si origina nell’infanzia, e quasi sempre a causa di dinamiche disfunzionali messe in atto dai nostri genitori.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, il pensiero corre veloce a situazioni specifiche, a tutte le occasioni nelle quali nostra madre o nostro padre non mancavano di evidenziare le nostre responsabilità, magari anche ingiustamente, magari anche quando non c’erano.
Quella volta che non resistei ad assaggiare di nascosto una fetta di torta fatta dalla mamma e fui messo in punizione… ma ero solo un bambino e facevo il bambino!
Quella volta che anche se mi ero tanto impegnato nel compito in classe non riuscii a prendere il voto che papà si aspettava e nel suo sguardo lessi tutta la sua delusione.
E così via.
Fa male vero doversi soffermare su queste esperienze? Fa male, sì, ma spesso è necessario se vogliamo raggiungere scioglimenti importanti con l’EFT. (Tuttavia, non è sempre strettamente necessario, e nel prossimo capitolo vedremo insieme un metodo meraviglioso – che spesso funziona – per abbattere le gambe del tavolo senza attraversare tormenti emozionali.)
Proviamo allora a fare un primo elenco di eventi del nostro passato, recente e soprattutto remoto, che sentiamo essere cause portanti della nostra sofferenza attuale.
Cosa facciamo a quel punto? La tua prima risposta probabilmente sarà: “facciamo EFT su quelli, uno per uno!”.
Sì… e no.
La differenza rispetto al continuum orizzontale di cui abbiamo parlato nelle lezioni precedenti è che qui non si tratta di aspetti diversi di uno stesso disagio, ma di singole situazioni che a loro volta sono composte da diversi aspetti.
É molto più semplice da capire con un esempio.
Consideriamo “quella volta che ho incontrato lo sguardo deluso di mio padre dopo un voto inadeguato nel compito”.
Se ci soffermiamo su quell’evento, scopriamo che in realtà lo sguardo deluso di mio padre è probabilmente soltanto il culmine di molte emozioni, sulla stessa lunghezza d’onda, che mi hanno attraversato.
Di quanti momenti è composto l’evento “mio padre che mi guarda deluso”?
Proviamo a scomporlo:
- Probabilmente il giorno prima del compito ero già ansioso e preoccupato. Sapevo che mio padre ci teneva molto, e avevo timore di deluderlo.
- La mattina, al momento di entrare a scuola, mi sono sentito male. Il mondo mi girava intorno e io mi dicevo che era il giorno più importante della mia vita.
- Mentre facevo il compito ho capito che non avrei raggiunto il voto sperato, e questo mi ha gettato nella tristezza e nello sconforto.
- Quando l’insegnante a fine mattina ha corretto i compiti e mi ha detto che avevo preso solo 7, mi è venuto in mente come avrebbe reagito mio padre e mi sono sentito infinitamente piccolo e inutile.
- Sono arrivato a casa con i crampi allo stomaco e con la speranza che mio padre sorridesse e dicesse “fa nulla”, ma sapevo che non sarebbe andata così.
- Mio padre ha visto il voto e mi ha guardato in un modo che non dimenticherò mai. Ho sentito che non sarei mai stato all’altezza di nulla. Volevo solo scomparire.
Facciamo un passo indietro.
Il piano del tavolo è “il mio senso di colpa”.
Riflettendo sugli eventi che lo sostengono, abbiamo steso un elenco e tra questi c’era “quella volta che non presi un buon vuoto e mio padre rimase deluso”. É una gamba del tavolo.
Abbiamo rivissuto interiormente l’esperienza di quel giorno e l’abbiamo scomposta in tutti i passaggi significativi, cioè quelli che ci hanno portato una forma di sofferenza.
Adesso siamo pronti ad applicare l’EFT a ciascuno di questi momenti (aspetti). Ecco come procedere:
a) Valutiamo l’intensità dell’intera gamba del tavolo, dell’intero evento che abbiamo scomposto.
b) Valutiamo poi l’intensità del primo aspetto che lo compone, facciamo il nostro giro di EFT una o due volte e al termine rivalutiamone l’intensità.
c) Poi ripetiamo la procedura per ciascuno dei passaggi successivi di quell’esperienza.
d) A questo punto ripetiamo a) e verifichiamo la diminuzione dell’intensità globale della gamba dell’evento.
e) Infine, verifichiamo se e quanto è diminuita l’intensità del problema generale “Il mio senso di colpa”.
Se e) dà un esito positivo (intensità 0 o quasi), significa che abbiamo buttato giù una gamba del tavolo.
Se non è diminuito ma l’intensità dell’evento (la gamba del tavolo) è drasticamente scesa, significa che ci sono altre gambe del tavolo importanti da buttare giù. La procedura sarà la medesima.
LA TECNICA DEL RACCONTO
Può accadere che dopo aver individuato i singoli aspetti che compongono una gamba del tavolo, cioè un’esperienza del passato che alimenta il tuo problema generale attuale, e averci lavorato sopra in EFT efficacemente (cioè abbassando drasticamente l’intensità di ciascun aspetto che la compone), tu nel valutare l’intensità attuale di quell’esperienza / gamba del tavolo (punto d) della procedura vista in precedenza) ti renda conto che è ancora molto alta.
Questo è anomalo, perché abbiamo visto come l’EFT dia il meglio di sé su blocchi elementari, su porzioni semplici di un problema. Ed è proprio ciò che tu hai appena fatto.
In questi casi, quasi sempre il motivo è da ricercarsi nel fatto che abbiamo lasciato fuori un aspetto, cioè un momento, un passaggio, che evidentemente ha un suo peso importante.
Per essere certi di mettere sul piatto tutti gli aspetti di un evento su cui si vuol lavorare, la cosa migliore è, anziché scomporre diret...