I mesi dell'anno ebraico con brevi nozioni di archeologia biblica
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I mesi dell'anno ebraico con brevi nozioni di archeologia biblica

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I mesi dell'anno ebraico con brevi nozioni di archeologia biblica

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A differenza degli Europei che divisero l'anno in quattro stagioni, gli Orientali usavano dividerlo in sei parti che noi distingueremo col titolo di epoche, poichè pare che tale divisione fosse stata addottata anche presso gli antichi ebrei. Probabilmente essi la fondavano sopra un versetto del Pentateuco che ora noi andremo a citare. Dopo il diluvio, quando Dio strinse l'alleanza con Noè e gli promise che non avrebbe più mandato il diluvio a distruggere la terra, perchè la tentazione del cuore umano è cattiva dalla sua gioventù; soggiunse: «Per tutta la durata della terra la seminagione (I) e la mietitura (II), l'inverno (III), e l'estate (IV), la primavera (V) e l'autunno (VI), il giorno e la notte non cesseranno».
Esaminiamo dunque brevemente queste sei epoche dell'anno ebraico.
L'epoca prima, quella della mietitura, comincia alla metà di aprile per finire alla metà di giugno (secondo e terzo mese dell'anno ebraico). Per tutto questo tempo il cielo ordinariamente è sereno; ma ai primi giorni d'aprile l'aria comincia a farsi calda.
L'epoca seconda è la stagione dei frutti e dura dalla metà di giugno alla metà di agosto (quarto e quinto mese). Il calore comincia ad ingagliardire tanto che gli abitanti dormono spesso sui terrazzi a cielo scoperto...

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831639019

Note

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In Oriente, come diremo altrove, le case erano ordinariamente e sono tuttavia in gran parte di un sol piano oltre il piano terreno; e sono coperte non da tetti a tegole come da noi, ma bensì da terrazzi di cui spiegheremo l’uso a suo tempo.
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Le parole saà e sanhtà interpretate nei libri rabbinici per ora, probabilmente non furono in principio adoperate se non nel senso di momento, istante, derivando esse dal verbo saà che vale: gettare uno sguardo.
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Prima della schiavitù babilonese non si trova nei libri santi veruna menzione di nomi speciali dati ad angeli, ma bensì il nome generico di malach adoperato indistintamente per significare: angelo, messaggiere, inviato. Difatti con questo vocabolo troviamo designati i messaggieri che Giacobbe inviò ad incontrare il fratello Esaù; l’angelo che impedì ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco; l’uomo apparso a Gedeone per consigliarlo ed incoraggiarlo a prendere le armi per liberare la sua patria gemente sotto l’oppressione straniera; Mosè redentore d’Israele; gli uomini mandati da Mosè al re di Edom ecc. Invece in Daniele, che scrisse all’epoca della schiavitù Babilonese, gli angeli assumono nomi proprii: Michæl che sta alla destra dell’Eterno, Gabriele che sta alla sinistra di lui, Raffaele, Uriele ecc.; e Schammaele, e Sàtana quali angeli cattivi.
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Questo vocabolo viene dai commentatori diversamente interpretato, perchè, come vedremo in seguito, ricorrono in tale mese gli anniversarii di parecchi fatti importantissimi: quali quello della creazione del mondo, quello della nascita dei patriarchi, quello della nascita di Samuele ecc. Però il suo significato più probabile e letterale è la sua derivazione dalla radice adà venire, essendo il mese in cui si raccoglievano nei granai tutte le specie dei prodotti campestri. (Lib. vocabolo Edan).
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Nelle sue antichità giudaiche, Giuseppe Flavio racconta alcune curiose particolarità su Mosè, che noi crediamo utile di riportare compendiandole; poichè nel Pentateuco si riscontrano effettivamente nella vita di Mosè certe lacune o allusioni a fatti che non vennero in esso registrati, perchè onninamente personali al suo autore e non richiesti da nissun vero interesse storico.
Dopo di avere quindi descritto le doti fisiche di cui Mosè era ornato e dettolo di una bellezza mirabile e divina, nota che la sua intelligenza era talmente sviluppata e superiore alla sua età, che la sua madre addottiva Thermutis, che i nostri dottori cambiarono in Bitià, presa perlui di un’affezione talmente viva, all’età di tre anni lo presentò al proprio padre onde volesse dichiararlo suo erede presuntivo qualora non fosse favorito di prole maschile. Espone in seguito come gli Egiziani atterriti da un’invasione di Etiopi furono costretti a nominare Mosè loro capitano, malgrado le vivissime opposizioni di molti suoi nemici e particolarmente di quelle che gli venivano fatte dai Sacerdoti; i quali invidiosi della sua straordinaria sapienza paventavano che la corona dei Faraoni dovesse veramente cingere la fronte di uno straniero. Mosè preso dunque il comando diede battaglia ai nemici del suo re, li ruppe completamente: anzi assediò e prese Saba (Méroé) loro capitale, e sposò Tharbis (forse la donna mora, Cussid, accennata nel Pentateuco e che diede motivo a mormorazioni contro Mosè per parte di Aronne e Marianna?) figlia del re che erasi perdutamente invaghita di lui.
Racconta poscia un breve episodio il quale quantunque concordi nel fondo coll’esposizione fattane pure dai nostri dottori, ciò non pertanto diversificando nei particolari, noi crediamo bene di attenerci a questa seconda: e tanto maggiormente perchè essa serve a dare una ragione plausibile di un difetto organico di Mosè. Ecco il fatto:
Un giorno che Faraone teneva nelle sue ginocchia il bambino Mosè, questi gli tolse la corona dal capo e se la cinse egli stesso. I maghi di Faraone, che avevano già in lui pronosticato un futuro salvatore d’Israele, dissero a Faraone: «Bada che costui non abbia ad essere il tuo nemico e rivale: mandalo a morte».
Ietro, presente a quel barbaro consiglio, s’interpose a favore del bambino, dimostrando che il solo lucicare delle pietre preziose lo avevano allettato ad afferrare la corona; e per meglio persuadere i suoi opponenti propose la seguente prova: «Si presenti, disse egli, a questo bambino un bacile con sopravi la corona e una brace ardente; e si esperimenti se è la vivacità della luce o un interno presentimento di futura grandezza che lo abbia spinto a quell’atto.»—La prova è accettata: il bambino ha davanti agli occhi una brace lucidissima e una corona. Senza esitare egli stende la mano alla corona; ma un angelo scende dal cielo gli sospinge la mano a dar di piglio alla brace.
Il bambino mette un grido, porta alla bocca la mano e il fuoco, la lingua ne fu scottata, rimase balbuziente, ma fu salvo.
[←6 ]
Nelle riluttanze spiegate da Mosè nell’Oreb, quando a più riprese cercò di sottrarsi a tale missione altissima, giustificando il suo rifiuto colla tardità di sua favella, dice a Dio: «anche da quando tu parlasti al tuo servo». In tali parole i nostri Dottori trovarono una prova che già precedentemente a quell’avvenimento Iddio aveva parlato a Mosè su tale proposito.
[←7 ]
La rivelazione, che contiene tutta la filosofia, e più che la filosofia, così espresse la definizione di Dio: «Io sono colui che sono». Definizione stupenda, che quando fu promulgata non sarebbe potuta essere trovata dal discorso degli uomini, e che congiuntamente alle altre dottrine dei libri mosaici, non potendo aversi per un parto naturale di quei tempi, accusa un’origine divina.
Gioberti, Teorica del Sopran.
[←8 ]
Nel nostro libro di Morale pratica, pag. 89, abbiamo inserito una quistione storico-politica ricavata dal Talmud e suscitatasi tra gli Ebrei e gli Egiziani all’epoca in cui Alessandro Magno vinto Dario re di Persia aveva esteso il suo dominio in gran parte dell’Asia e dell’Egitto, e la quale serve a spiegare questo fatto che da troppi scrittori venne preso a pretesto di ignobili accuse e basse insinuazioni contro l’onestà di carattere del popolo nostro.
[←9 ]
L’Egitto fioriva da antichissimo d’una prosperità materiale, e consideravasi come il paese della ricchezza e della scienza. Colà viaggiò Abramo spintovi dalla carestia; e i libri sacri, come vanto della sapienza di Salomone, dicono che vinceva quella degli Orientali e degli Egizii.
C. Cantù, Docum. alla sua St. Un.
[←10 ]
Dissero i nostri Dottori che il sasso prodigioso che forniva acqua al popolo nel deserto era merito speciale di Marianna: per cui essa morta, cessò il prodigio.
[←11 ]
Furono gli stessi componenti le suddette tribù che trovandosi possessori di numerose greggie, e riconoscendo come quel paese presentava grassi pascoli, pregarono Mosè di concederglielo loro in eredità. Mosè aderì alla loro domanda colla condizione che tutti gli uomini atti alle armi passassero il Giordano, e aiutassero i loro fratelli a conquistare la terra che Dio aveva loro promessa.
Questa condizione fu scrupolosamente osservata. Fabbricate fortezze a difesa delle loro donne e dei loro figli, tutti gli adulti si portarono col resto del popolo al di là del Giordano; e non ritornarono in seno alle loro famiglie se non quando vennero congedati e benedetti da Giosuè stesso, dopo le vittorie da lui riportate sui 31 re che dovette combattere.
[←12 ]
Un viaggiatore così termina la sua breve descrizione delle valli del Carmelo nella Revue britannique: «Codesto quadro, malgrado la sua tristezza, non risponde all’idea che si fa della desolante sterilità della Palestina. Alla ricchezza della vegetazione si può giudicare che se questa terra fosse coltivata con cura, essa sarebbe come altra volta il giardino del Signore».
[←13 ]
Gerusalemme fu presa e saccheggiata 17 volte, dice Chateaubriand: nessun’altra città provò simile sorte…. Quella contrada divenuta preda del ferro e del fuoco, i campi inculti perdettero la fertilità ecc.
Itineraire, tom. 2.
[←14 ]
Il Celeberrimo Maimonide nel suo Morè nebohhim dimostra luminosamente come questa e tantissime altre consimili espressioni bibliche quali: il braccio dell’Eterno; odorò Iddio; discese Iddio per vedere, non intendano di materializzare Iddio in nissun modo; ma siano adoperate esclusivamente per addattarsi al nostro intendimento. La parola dell’uomo si trova impotente a esprimere convenientemente gli ineffabili attributi di Dio, e le inesplicabili vie per le quali si conduce colla umanità; per darne un’idea si è costretti a servirsi delle espressioni con cui si rappresentano le cose materiali e i loro attributi.
Non possiamo astenerci di rapportare il seguente aneddoto Talmudico relativo al soggetto di cui stiamo intrattenendoci:
Un ateo s’imbattè un giorno in un Rabbino e gli disse: «Nella vostra legge si nega la previdenza al vostro Dio: poichè nel fatto del diluvio sta scritto: «e il suo cuore ne fu addolorato» Perchè creare l’uomo per poscia pentirsene e addolorarsene?».
«Mio caro, rispose il dotto rabbino: Non fosti mai padre?»—«Si»—«Ebbene! non sapevi che tuo figlio dovrà sostenere fatiche e dolori per poscia morire? Perchè il procreasti e festeggiasti la sua nascita?»—«Penso e spero che potrà anche essere felice, darmi care soddisfazioni ed essere il sostegno e il conforto di mia vecchiaia»—«Così Iddio che creò l’uomo per la felicità, ritiene che mercè la carità e la giustizia, potrà raggiungere quella mêta assegnatagli malgrado la veemenza delle sue passioni che spesso lo fanno deviare dalla virtù e dalla rettitudine».
[←15 ]
Anche nel castigo meritato dai tristi geme la divina misericordia. Dissero i nostri Dottori che quando gli Egiziani stavano per essere sommersi nel mare Rosso gli angeli intuonarono il cantico. «Come! disse Iddio, le mie creature affogano nel mare e voi intuonate il cantico!».
[←16 ]
Si ricava dalla Bibbia che i nomi imposti in quei tempi ai bambini si riferivano o a qualche speciale incidente occorso alla madre prima o all’atto dello sgravio; o valevano a rappresentare qualcosa relativa al bambino stesso; o servivano a commemorare qualche luttuosa circostanza pubblica o privata o la speranza di vedere compiuto qualche desiderio. Egli è per questo che la nascita di quel bambino avvenuta in tempi assai tristi fu salutata dal padre, Lemehh, augurando agli uomini un più lieto e riposato vivere, epperció chiamò il suo nome Noahh (da nahhà riposare o da nahham consolare) con dire: Questi ci sarà di conforto, in mezzo al nostro lavoro, ed al travaglio delle nostre mani, proveniente dal terreno che il Signore ha maledetto».
[←17 ]
Mosè distingue gli animali in puri ed in impuri. Sono da lui dichiarati puri quelli della cui carne ci è permesso di cibarci, impuri tutti ...

Indice dei contenuti

  1. I MESI
  2. LETTERA.
  3. LETTERA.
  4. INTRODUZIONE
  5. NISSAN (Marzo-Aprile).
  6. IIAR (Aprile-Maggio).
  7. SIVAN (Maggio-Giugno)
  8. THAMUZ (giugno-luglio)
  9. AB (Luglio-Agosto).
  10. ELLUL (Agosto-Settembre).
  11. TISRI (Settembre-Ottobre).
  12. MERHHASVAN (Ottobre-Novembre).
  13. CHISLEV (Novembre-Dicembre).
  14. TEVED (Dicembre-Gennaio).
  15. SCEVATH (Gennaio-Febbraio).
  16. ADAR (Febbraio-Marzo).
  17. Note