RIME DEL LICEO
Lo scontro
I'l vidi pe' la prima volta al davanzale
l'infingardo professore di latino:
pelato, basso, muso di maiale.
Mi dissero poi: ha nome Lino,
da molto è represso sessualmente
ché corto di pipino.
Ma se non ragioni seriamente,
alti guai ti farà passare,
odiando egli il riso della gente.
Ordunque dei pensare,
se non vuoi essere respinto,
che è d'uopo leccare.
Questo non fia mai! Non sono finto:
piuttosto riempirlo di botte
che vedergli il gaudio in grugno dipinto.
Allora prima della maturità farai notte,
dissero costoro compiangendomi.
Ma ignoravano che non avìa palle rotte,
bensì quadrate: avanti, non lamentandomi
studiando, senza chinar la testa,
che pur per tacere stava scoppiandomi.
Ma ahimè, quella classe triste e mesta,
vigliacca non sapeva protestare;
qualcosa ci voleva, alla lesta,
che restituisse vigor per stroncare
chi molti soprusi faciia
e la voglia toglieva di lottare.
Sicchè, dopo un votaccio e una mania,
imitando assai a stento il sommo vate,
è sortita fuori questa poesia
con la quale, compagni, non crediate
si faccia una gran rivoluzione;
ma basta affinché capiate
che Alvino è soltanto un coglione,
gretto, vigliacco, meschino
e non potrà farci oltre da padrone.
24.11.1990
Il sogno
Quando stai di fronte a me seduto,
con quegli occhi da invasato,
penso: "Sei proprio un gran cornuto".
Ed è inutile che tu sia incazzato,
come oggi, ché ti s'è fatta un'accusa:
il nostro spirto non fia mai fiaccato;
non pretendere che ti si chieda scusa,
villico, ignorante, pezzo d'idiota:
con noi tal boria non s'usa.
Capito, pezzente? Testa pelata et vota,
predicator et spacciator d'ipocrisia
c'ogni lingua sincera pota.
Io non so ben dir com'è che sia,
hai alle spalle troppo potere,
ch'ancora non ti mandano via;
ma per il mio modo di vedere
è giunta l'ora della tua pensione,
o con le buone o a calci nel sedere.
Tu non potrai esser oltre cagione
di terrore, di rabbia o di paura,
ché sei finito, vecchio trombone!
Anzi, le tue spalle cura,
o sarai ghermito da noi studenti
e posto alla seguente tortura:
estrazione - con tenaglia- dei denti,
strappo delle palle, mai usate,
al cospetto dei tuoi parenti.
Pensa l'allegria di tuo patre,
nel veder la morte dello scellerato
che fece inorridir anche la matre;
e che, come corvaccio iscacciato,
fugge lontano da colpi di bastone
ed all'inferno è destinato.
E non mi dispiace, caro caprone:
per quanto afflitto tu ne sia,
hai finito di fare il padrone.
30.11.1990
L'In...