I mondi invisibili
eBook - ePub

I mondi invisibili

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

I mondi invisibili

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

INDICE
SULLO STUDIO DELLA PSICOLOGIA ANIMALE
PREFAZIONE DELL'AUTORE
PREMESSA
L'AMBITO DELLA SFERA INDIVIDUALE
IL CAMPO DI AZIONE
IL CAMPO TATTILE
IL CAMPO VISIVO
IL PIANO REMOTO
LA VELOCITÀ SENSORIALE
SFERE O MONDI INDIVIDUALI SEMPLICI
FORMA E MOVIMENTO COME CARATTERI PERCEPITI
FINALITÀ E DISEGNO
FIGURA PERCEPITA E FIGURA EFFETTUALE
LA VIA NOTA
DIMORA E DOMINIO
IL CAMERATA
FIGURA DI CERCA E TONALITÀ DI CERCA
MONDI INDIVIDUALI MAGICI
UN UNICO SUBIETTO COME OBIETTO DI DIFFERENTI MONDI INDIVIDUAL
CONCLUSIONE
NOTA BIOGRAFICA

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a I mondi invisibili di J. Von Uexküll E G. Kriszat in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Filosofia e Storia e teoria della filosofia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831636742
I MONDI INVISIBILI
J. VON UEXKÜLL E G. KRISZAT
Prima edizione digitale 2019 a cura di Maria Ruggieri

SULLO STUDIO DELLA PSICOLOGIA ANIMALE

SAGGIO
del Prof. Dott. FILIPPO USUELLI
DELL’ISTITUTO DI FISIOLOGIA E ZOOTECNIA DELL’UNIVERSITÀ DI CAMERINO
Queste pagine non possono e non vogliono essere una vera e propria introduzione al libro dell’Uexküll. L’opera di questo Autore potrà anche essere discussa, ma nessuno vorrà negarne l’originalità; ora se si considera che egli ha condensato le sue idee, le sue esperienze, le sue teorie, appena in un centinaio di pagine bisogna concludere che il volumetto dell’Uexküll ha esso stesso il carattere di una “Introduzione” all’opera del suo autore. D’altra parte nelle Scienze, come del resto in Arte ed in Politica, la piena comprensione di un movimento innovatore, sia pur ardito, sia pur rivoluzionario, presuppone la conoscenza, almeno elementare, delle condizioni che l’hanno preceduto. Giustamente la Casa Mondadori ha ritenuto che il lettore meglio apprezzerà l’opera dell’Uexküll se sarà a conoscenza delle nozioni essenziali di Psicologia animale. Nel dettare queste pagine sono risolutamente disceso dalla cattedra non avendo altra pretesa che quella di non riuscire noioso. Ho perciò evitato, nei limiti del possibile, l’uso di una nomenclatura troppo specializzata, mi son tenuto lontano dalle posizioni aprioristiche, ho cercato di esporre fatti ed idee senza teorizzare, ho talvolta sacrificato all’aneddoto la pura cognizione scientifica. Confido che il lettore non me lo rimprovererà. La Psicologia suol essere divisa in Psicologia razionale e Psicologia sperimentale; la Psicologia razionale ha scopi puramente filosofici, è scienza speculativa, è metafisica; la Psicologia sperimentale è invece la scienza positiva dei fenomeni psichici. La Psicologia sperimentale può apparire come una branca della Fisiologia, e lo è in ultima analisi; pur tuttavia nella Storia delle Scienze non la troviamo mai come facente parte integrante della Fisiologia; ché presso gli antichi filosofi era strettamente unita, anzi subordinata alla Psicologia razionale, e come tale alla Filosofia; e quando, nel secolo XIX, da questa si distaccò, assurse ben presto a tale sviluppo che più non poteva rientrare nell’ambito della Fisiologia; ma rimase, come sorse, scienza indipendente, con scopi e metodi ben definiti. Quanto ho detto vale, però, piuttosto per la Psicologia umana che per la Psicologia animale; questa, in confronto di quella, è rimasta bambina. In parte ciò può essere attribuito al minor interesse che ha suscitato; ma in gran parte anche alle difficoltà straordinariamente maggiori che occorre superare per poter arrivare a risultati concreti, veramente degni di una scienza sperimentale. Uno dei più validi metodi della Psicologia sperimentale umana è l’osservazione soggettiva o per “introspezione” con la quale i fatti dell’io cosciente sono studiati ed analizzati dal soggetto stesso che li prova; naturalmente questo metodo è assolutamente inapplicabile in Psicologia animale, per la quale non è possibile applicare altri metodi che quelli dell’osservazione e della sperimentazione oggettiva. Già in Psicologia umana il metodo dell’osservazione oggettiva è fondato su un criterio di “analogia”, giacché “nessun altro criterio pub percepire la psiche in una coscienza diversa da quella dell’osservatore” (De La Vaissière). A più forte ragione, il ragionamento per analogia è l’unico fondamento logico su cui può fondarsi la Psicologia animale; il termine di paragone è evidentemente l’atto psichico umano. La Psicologia animale è dunque essenzialmente una psicologia “comparata” nella quale lo studio di una singola azione dell’animale in osservazione va sempre fatto non solo in relazione alle altre azioni dell’animale stesso, ma anche alle manifestazioni delle altre specie animali più vicine nella scala zoologica. In quasi tutti gli altri campi della Fisiologia si può, molte volte si deve, passare dal più semplice al più complesso; nel campo psicologico è invece spesso obbligatoria la via opposta: siccome il termine di paragone è l’atto psichico umano, così da questo si passerà, applicando i criteri di analogia, a quelli degli animali superiori più vicini all’uomo, poi a quelli più lontani e così via; sotto questo punto i metodi della Psicologia animale sono dunque metodi discendenti. Alcuni autori (Claparède, Pieron, ecc.), infirmando il valore del criterio di analogia nelle scienze positive vollero, se non negare l’esistenza di una psiche animale, escludere che alcuni suoi problemi fondamentali possono essere presi in considerazione dalla Psicologia sperimentale. Questa, di fronte al problema: “Gli animali sono coscienti” dovrebbe rispondere non solo “Ignoro”, ma “Non me ne importa”. È però evidente che tali posizioni di intransigenza non possono avere altro valore che quello di pure e semplici affermazioni di principio.
Le antiche dottrine caldee ed egizie riconoscevano senz’altro agli animali una intelligenza analoga a quella dell’uomo; concetto che era ad un tempo la conseguenza, anche se non del tutto logica, e il presupposto, anche se non assolutamente necessario, della credenza nella metempsicosi, da cui quelle dottrine erano dominate. Non molto diverso era il pensiero di alcuni filosofi greci, quali Platone e Pitagora. Altri filosofi dell’Ellade, ragionando del raziocinio degli animali, se la cavavano con un motto di spirito: per Diogene l’uomo è l’animale più stupido. Anassagora è più indulgente: riconosce la superiorità dell’uomo, ma l’attribuisce esclusivamente... alle mani. La posizione del pensiero aristotelico è, come quasi sempre, equilibrata ed armonica: il grande filosofo e naturalista attribuisce all’uomo un’anima ragionante, agli animali un’anima sensitiva, alle piante un’anima nutritiva. Lucrezio nel “De rerum natura” non si pronuncia nettamente sulla intelligenza degli animali, ma ritiene che essi non ne hanno bisogno perché l’istinto è a loro di guida infallibile. Nell’Evo medio, malgrado l’influenza del Cristianesimo che esalta l’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, si esagera tanto l’intelligenza degli animali da farli ritenere esseri aventi una propria responsabilità morale. Si istituiscono veri e propri processi giuridici e si compiono esecuzioni capitali contro cani, maiali, cavalli “colpevoli” di omicidio, furto e persino di... oltraggio al pudore! Il dott. Scuffert, medico veterinario nella Somme, nel 1893 ha riesumato una sentenza del secolo XV per la quale una giumenta fu condannata al rogo per “essersi troppo umanamente lasciata sedurre” ...! Del resto la curiosa sentenza non ci può troppo meravigliare se pensiamo che cinque secoli dopo, nell’anno di grazia 1926, nella super civile America del Nord (e precisamente a Pikeville) un cane, a quanto ci fanno sapere Feytean e Bretegnier, fu sottoposto a regolare processo per essere “passato a vie di fatto contro una bambina” e condannato alla sedia elettrica... La grande maggioranza dei filosofi dell’Era moderna non è stata mai molto proclive a riconoscere agli animali vere e proprie qualità intellettive; Descartes ne è stato addirittura un feroce negatore. Per l’autore dei “Discours sur la méthode” la vita psichica degli animali, anche quella dei nostri animali domestici, è inesistente o per lo meno è dominata dal più rigido automatismo. Descartes arriva a sentenziare, senza naturalmente portare alcun fatto a prova delle sue affermazioni dogmatiche, che se gli animali eseguiscono degli atti apparentemente intelligenti questo non dimostra affatto che essi abbiano de l’esprit, ma piuttosto che essi non ne hanno affatto e “che è la natura che agisce in essi secondo la disposizione dei loro organi, allo stesso modo che un orologio che non è composto che di ruote e di molle può contare le ore e misurare il tempo pii esattamente di noi”... Questo paragone dell’orologio è davvero super-filosofico ed ultra-scientifico! La Fontaine col suo solito buon senso e con la sua bonaria ironia lo commentava scrivendo...
….… par necessité,
Sans passion, sans volonté,
L’animai se sent agité
De mouvements que le vulgaire appelle
Tristesse, joie, amour, plaisir, douleur cruelle,
Ou quelque autre de ces états,
Mais ce n’est point cela: ne vous y trompez pas.
Qu’est-ce dono? une montre. Et nous? c’est autre chose.
Sottoposta al sarcasmo di Voltaire (“l’idée que les animaux ont tous les organes du sentiment pour ne point sentir, est une con tradiction ridicule”) ed alla critica ponderata e serena di Condillac, la sbrigativa dottrina di Descartes sulla psicologia animale tramonta; anzi, nell’Ottocento, col Büchner, si giunge all’eccesso opposto: il darwinismo trionfante spinge le sue propaggini anche nel campo psicologico; il trasformismo, ammettendo che tutto nel regno dei viventi è evoluzione, che l’uomo altro non è che il più evoluto degli esseri della scala zoologica, doveva logicamente negare l’esistenza di facoltà intellettuali esclusive dell’uomo e doveva sostenere che la differenza tra l’intelligenza dell’uomo e quella degli animali, per quanto enorme essa sia, è una differenza di grado e non di qualità. Per il Büchner ogni manifestazione psichica degli animali è una prova della loro intelligenza. Egli nega dunque l’istinto, anzi afferma che l’istinto altro non è che una parola inventata dall’uomo per nascondere la propria pigrizia di fronte alle difficoltà dello studio dell’anima degli animali. Qui non sarà inutile osservare che la Filosofia, e la Psicologia razionale, che alla Filosofia è strettamente legata, hanno compiti altissimi da assolvere, ma non possono e non debbono sostituirsi all’indagine sperimentale. È certamente un errore credere che una pura “raccolta di fatti” possa costituire tutta la scienza; il ragionamento, la dialettica, la critica, sono e resteranno armi formidabili per la conquista del vero, e senza quei meravigliosi strumenti che sono i cervelli umani, il più grande, il meglio attrezzato laboratorio resta inutilizzabile e vano apparato. Ma è altrettanto vero che, non preceduta dall’analisi, a poco riesce la sintesi, specialmente quando, come nelle Scienze biologiche, l’intuizione è spesso un azzardo. Ed è doveroso riconoscere che solo alla Psicologia sperimentale dobbiamo le poche nozioni sicure, tenui raggi di luce, che squarciano le tenebre che avvolgono ancora oggi i problemi della psiche animale. È perciò necessario dire qualche cosa intorno ai “metodi” della Psicologia comparata sperimentale. I metodi d’indagine impiegati in Psicologia animale sono fondamentalmente tre:
a) il metodo anatomico
b) l’osservazione
c) l’esperienza.
Il metodo anatomico non può dare che qualche indicazione vaga e approssimativa. È un fatto che, almeno nei vertebrati, col crescere dell’intelligenza degli animali cresce lo sviluppo del cervello propriamente detto. Molti autori hanno assegnato grande valore al rapporto tra il peso del cervello ed il peso dell’animale; però, come giustamente osserva un nostro insigne fisiologo, il Pugliese, è evidente che “questo vale solo per gli animali molto lontani nella scala zoologica, come, per esempio, l’uomo ed i pesci, in cui il peso del cervello e quello del corpo è rispettivamente di circa 1/40 e di 1/6000”. Ma se volessimo sempre adottare questo rapporto come criterio per giudicare il grado di intelligenza cadremmo in errori grossolani, anzi giungeremmo a conclusioni... amenissime. Ad esempio per i vertebrati sono stati stabiliti i seguenti valori medi del rapporto tra il peso del cervello e quello del corpo:
Passero 1/25 Montone 1/351
Uomo 1/40 Elefante 1/500
Picchio 1/40 Porco 1/512
Pappagallo 1/45 Cavallo 1/648
Coniglio 1/140 Bue 1/750
Aquila 1/16o Struzzo 1/1200
Ora chi mai avrebbe il coraggio di affermare, in base a questi dati, che il coniglio (1/140) è più intelligente dell’elefante (1/500) e del cavallo (1/648) e che il passero (1/25) è più intelligente... dell’uomo (1/40)?
Nell’800 i fisiologi dimostrarono che le funzioni psichiche propriamente dette non hanno sede in tutta la massa cerebrale, ma nella corteccia, la cui estensione è dovuta in gran parte alla maggiore o minor ricchezza in circonvoluzioni. Si pensò perciò che il grado di intelligenza fosse valutabile con la misura della superficie del cervello anteriore. È un fatto che i rettili, gli anfibi e la maggior parte degli uccelli sono privi di circonvoluzioni cerebrali, come pure ne è privo qualche mammifero notoriamente poco intelligente, ad esempio il coniglio, mentre le circonvoluzioni sono ben sviluppate nel cavallo, nel cane, nel gatto ed ancor più nella scimmia e raggiungono il loro massimo sviluppo nell’uomo. Un particolare curioso: il delfino ha un numero straordinario di circonvoluzioni. Ed il prof. Exner si chiede: che cosa fa questo animale, colle sue magnifiche circonvoluzioni, nel fondo del mare? Non sappiamo davvero rispondere con precisione al prof. Exner, ma non possiamo non collegare questo reperto anatomico col fatto che il delfino ha suscitato l’interesse e la simpatia dei poeti e dei navigatori di ogni epoca; fu attribuita ai delfini una particolare sensibilità musicale e questa credenza è consacrata dal mito di Arione che incanta il delfino con le sue armonie. Plinio ci assicura che questi singolari mammiferi acquatici aiutano i pescatori spingendo i pesci nelle reti ed altro non pretendono per il loro lavoro che una tenue ricompensa... in natura. Un naturalista moderno, il Pechuel-Loesche, descrive con queste parole i giochi briosi di una cosiddetta scuola, o branco di delfini. Gli allegri nuotatori, ordinati in ima fila lunga e relativamente stretta, corrono attraverso il mare leggermente mosso e seguono la loro rotta con frequenti salti, affrettandosi come se si trattasse di una gara di nuoto. Saltano con i loro corpi lucidi per qualche metro fuori acqua e vi ricascano con la testa in giù per poi emergere di nuovo, ripetendo sempre questo gioco; i più arditi fanno capitomboli in aria, muovendo la coda comicamente, altri cascano di fianco o sul dorso; altri ancora si sollevano e ballano, lanciandosi innanzi tre o quattro volte con colpi di coda, diritti oppure curvi sulla superficie. Non appena vedono passare una nave, che corre con tutte le vele spiegate, accorrono rapidamente. Ed ora comincia il divertimento: in larghi cerchi vi girano intorno saltandole innanzi o sui fianchi, poi ritornano indietro eseguendo le più eleganti evoluzioni. Tanto più rapido corre il veliero, tanto più scapestrati sono i giochi”. Si è altresì cercato di stabilire il grado di intensità di alcune facoltà psichiche e sensoriali degli animali dal maggiore o minor sviluppo di determinate parti dell’encefalo. L’Edinger ha particolarmente insistito su questo punto e come dimostrazione delle correlazioni tra il perfezionamento di alcune attività psichiche e la comparsa di nuove condizioni anatomiche, ha portato l’esempio del modo di ghermire la preda. I pesci e i batraci si comportano come gli invertebrati: essi si gettano sulla preda soltanto se questa attraversa in movimento il loro campo visivo; molti rettili fanno lo stesso; tuttavia un serpente che vede saltare una ranocchia o correre un topo, insegue per lungo tempo la preda, anche se questa è scomparsa alla sua vista, e spesso riesce a raggiungerla ed a snidarla dal suo nascondiglio; le tartarughe possono addirittura imparare a venire al pasto ad un determinato segnale acustico; gli uccelli e soprattutto i rapaci dimostrano poi un’abilità sorprendente nel cacciare la preda. Ora, dice l’Edinger, questi successivi perfezionamenti sono in relazione agli emisferi cerebrali il cui sviluppo si accentua progressivamente nei rettili, negli uccelli e nei mammiferi. Un’altra “misura anatomica” del grado di intelligenza fu escogitata dal Meynert. Questa è basata sul fatto che la parte ventrale del peduncolo cerebrale (il cosiddetto piede del peduncolo) è formata da fibre che rappresentano prevalentemente vie motorie o sensitive coscienti, mentre nella parte dorsale del peduncolo (parte che vien detta segmento o cuffia e che è nettamente separata dalla parte ventrale da uno straterello di sostanza grigia le cui cellule sono fortemente pigmentate) decorrono in prevalenza le vie che servono alla regolazione dei movimenti istintivi. Il Meynert ha perciò supposto che quanto più alto è il rapporto tra la superficie trasversa del piede del peduncolo e quella della parte dorsale del peduncolo stesso, tanto più sviluppata sia l’intelligenza. Ed effettivamente vediamo che lo sviluppo proporzionale del piede del peduncolo cerebrale aumenta nella scala animale sino all’uomo, man mano che le manifestazioni della coscienza predominano su quelle dell’istinto.
Il metodo di osservazione, senza poter pretendere di gareggiare col metodo sperimentale propriamente detto, può dare in Psicologia sperimentale, come del resto nelle altre scienze, risultati tutt’altro che trascurabili. Molto dipende dal modo di osservare, moltissimo dal modo di interpretare le osservazioni. Certamente il valore delle osservazioni di un Réaumur, o di un Huber, o di un Fabre è enormemente superiore a quello delle osservazioni dei proprietari degli animali, dei cacciatori, dei cavallerizzi, ecc., ma non è affatto detto che queste ultime debbano essere neglette; nella loro massa vi può essere sempre l’osservazione preziosa, magari casuale; ed il caso combina talvolta condizioni tanto propizie, quali neppure il più sagace esperimentatore saprebbe escogitare. Infine vi è, sullo psichismo di molte singole specie animali, un’opinione tradizionale, che è appunto il frutto delle secolar...

Indice dei contenuti

  1. SULLO STUDIO DELLA PSICOLOGIA ANIMALE
  2. LA VIA NOTA