Chiaroscuro (Novelle)
eBook - ePub

Chiaroscuro (Novelle)

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Chiaroscuro (Novelle)

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Grazia Deledda (Nuoro 1871 – Roma 1936) è stata una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926. « Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano. »
(Motivazione del Premio Nobel per la letteratura) INDICE
-------------------------
Chiaroscuro
Le tredici uova
Un grido nella notte
Il cinghialetto
La porta aperta
La porta chiusa
Il Natale del consigliere
Padrona e servi
Le scarpe
Al servizio del re
La scomunica
L'uomo nuovo
Lasciare o prendere?
La volpe
La cerbiatta
La festa del Cristo
Un po' a tutti
Libeccio
La moglie
I tre fratelli
L'ultima
La vigna nuova

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Chiaroscuro (Novelle) di Grazia Deledda in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Classici. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831643436
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

CHIAROSCURO


Grazia Deledda


CHIAROSCURO

L’uomo era bello, - alto, agile, con un viso bruno e rapace di arabo adolescente, - e sembrava sincero quanto il suo passato era brutto e torbido. Ma a sentirle raccontare da lui le sue vicende avevano un sapore quasi romantico. Seduto sullo sgabello che la sua piccola padrona di casa s’era affrettata a metter fuori della porta appena la figura di lui era apparsa in fondo alla piazza illuminata dalla luna, con le braccia nervose incrociate sul petto, la gamba destra attorcigliata intorno alla sinistra, ogni tanto egli si voltava contro il muro per sputare, sollevava il viso scuro ove il bianco dei denti e dei grandi occhi neri brillava anche nella penombra, e raccontava. La sua voce era sprezzante. Egli si rivolgeva alla donna accoccolata sullo scalino della porta e che lo ascoltava religiosamente, ma alzava la voce per farsi sentire anche dai vicini di casa appoggiati qua e là ai carri vuoti bianchi di calce, o aggruppati in mezzo alla piazza, in fondo alla quale sorgeva una montagna che sembrava di marmo.
Ma i vicini non badavano più a lui (avevano sentito tante volte la sua storia), e preferivano aggrupparsi intorno a Sidòre, un piccolo maestro di muri(1 ) che era anche padrone di una fornace di calce e dava loro da trasportare la sua merce.
- Che cosa credi, Sabé, - diceva lo straniero, - che la mia famiglia sia una famiglia qualunque? È forse la prima del mio paese: va e domanda se non credi. Mio padre ha beni e denari, e se vuole può far a meno di salutare il vescovo, tanto egli è ricco e indipendente. E mia madre? È bianca, bella, non alza mai la voce, e tutte le donne ricorrono a lei per consigli. Ella sa anche scrivere, sebbene sia una donna all’antica. I miei fratelli han tutti sposato donne ricche: noi abbiamo un cortile grande come questa piazza, ricoperto tutto da un pergolato che sembra il cielo di maggio quando c’è qualche nuvola, tanto è bello e fresco. Non ti dico la roba che c’è dentro casa: a mio avviso è più la roba che dà mia madre ai poveri che quella che possiede il vostro sindaco…
Sabéra, nonostante tutta la sua ammirazione per il suo pigionale, tentava di difendere le ricchezze indiscusse del sindaco.
- Cosa dici, Càralu? In verità mia, neanche nelle altre parti del mondo c’è gente così ricca da dar la roba di don Giame per elemosina!
Ma Càralu era stato anche nelle altre parti del mondo.
- Tu sta zitta, bocca di chiocciola! Cosa sai tu? Perché possiedi una casupola e un pozzo senz’acqua credi di poter giudicare la roba degli altri? Neanche il primo diavolo del mondo è buono a tirar fuori i soldi che possiede mio padre. In America i soldi ci sono, è vero, ma la roba costa cara e tu spendi più di quello che hai. A che serve allora? In casa mia invece ci son tutte le provviste, a mucchi, a mucchi, e i soldi mio padre li mette da parte. Questa è la vera ricchezza. Perciò mio padre è rispettato come un re. Quando alla sera egli siede sulla panca sotto il pergolato, e mia madre accanto, e intorno le mie cognate, i bambini, le serve, provi a venir avanti la Corte Reale, se è più bella di così! Dunque, ti dicevo, la mia rovina è stata quella di voler sposare una ragazza povera. Era alta, bella, grassa, però: lì ce n’era da consolare un cristiano!
Sabéra, piccola e magra, tentava nuovamente di protestare.
- Le donne del tuo paese son tutte nere come il tormento dell’inferno.
- Tu sta zitta, spiedo di Giudeo! La mia fidanzata era bianca e bella. Viveva sola, come te, ma la sua casa era fuori di mano, con una finestra bassa senza inferriata. Una notte io stavo appoggiato a questa finestra, così, per gusto mio: a un tratto l’imposta cedette ed io precipitai dentro. La ragazza stava a letto. Essa dice che gridò: io non me ne accorsi. Del resto se avesse gridato davvero qualcuno l’avrebbe sentita. Invano le dissi: se vuoi ti sposo domani. Essa andò dal pretore, mi denunziò, disse che avevo buttato la finestra, che le avevo turato la bocca con un fazzoletto, eccetera, eccetera. Poi ritirò la querela, perché non voleva rovinarmi, disse, e pagò anche le spese, duecento lire belle come duecento angeli del cielo. Io dissi a mio padre: paghiamo noi, queste spese. Ma mio padre rispose: «Allora tutti diranno che tu sei colpevole; bella figura fai!». Mia madre mi domandò: «Sei colpevole o no? Se tu dici di sì siamo pronti a pagare». Io dissi di no, che diavolo? Perché, vedi un po’, Sabéra, se io mi fossi comportato come la ragazza diceva, avrebbe ella ritirato la querela e pagate le spese?
La padrona sospirò:
- Se ti voleva bene!… La donna è sempre donna…
- Una palla che vi trapassi la cuffia, a tutte! Sai cosa ti dico? L’uomo lavora tutta la settimana per la donna, ed è stato il Signore a cominciar così: egli ha preparato il mondo e fatto l’uomo, tutto per la donna! E così io dopo quel fatto dissi: maledette tutte le donne! E me ne andai in America. Partii senza un soldo in tasca, sai, come emigrato; perché mio padre non volle darmi un centesimo ed io piuttosto che rubare in casa mia e dare questo dispiacere a mia madre, io piuttosto mi sarei impiccato. Andai ai lavori del Panama. Che brutti tempi, sorella mia! Ero costretto a vivere in una baracca con altri tre individui del mio paese, tre disperati che buscato il soldo lo mettevano entro un sacchetto come i mendicanti. Erano tre sacchetti piccoli entro uno grande: in tutto settecento lire. Ogni tanto quei tre pezzenti contavano i loro denari, e quando andavano a lavorare lontano uno di loro rimaneva a turno per guardare quel tesoro del re di Spagna! Io ridevo, ricordando che una volta mia madre aveva un biglietto da mille lire e lo credeva da cinquanta. Un giorno io avevo la febbre, quel malanno che ancora mi tormenta; e mi lasciarono solo nella baracca. Andarono lontani, non so dove, all’inferno. Io mi sentii meglio e ritornai al lavoro: dovevo marcire là dentro per custodire il loro tesoro? Fatto sta che quel giorno litigai col caposquadra, e lì per lì, non essendo io uomo da ricevere umiliazioni, piantai tutto e me ne andai. Me ne andai nel Brasile, dove speravo di trovar lavoro. Nel frattempo quelle tre immondezze sai cosa fecero? Telegrafarono, scrissero a mio padre, dicendo che io avevo portato via il sacco! Egli promise di pagare, purché io acconsentissi. Ma figurati se io potevo acconsentire! Ero malato; altrimenti avrei cercato quei tre per pelarli come pulcini. Tornai mezzo morto in paese e per questa storia quanti guai dovetti passare! Mia madre, cuore di miele, diceva: «Quei poveretti hanno ragione di prendersela con te, figlio mio; se tu non lasciavi la baracca i malfattori non prendevano il sacco. Diamo dunque i denari!». Ma mio padre diceva: «Se noi diamo i denari è come confessare che Càralu è colpevole. Lo sei o no?». Io dicevo: «No e no!». Finalmente, non potendone più, me ne andai via di nuovo. Non tornerò più al mio paese: è un luogo d’inferno. Adesso son qui, ci sto bene, son tranquillo, rispettato, ho un buon impiego, se volessi sposerei la prima ragazza del paese… Che voglio di più?
La donna ascoltava pallida immobile, fissandolo coi suoi melanconici occhioni da schiava. No, egli non mentiva… Solo, ella non sapeva ancora precisamente quale fosse il buon impiego di lui. Egli usciva alla mattina di buon’ora, ritornava a mezzogiorno, usciva ancora, ritornava la sera tardi e spesso passava la notte fuori di casa. Mangiava una sola volta al giorno, era parco, non beveva. Sabéra, che era stata lunghi anni serva d’un vecchio ex-maresciallo e da lui aveva ereditato la casetta e i mobili, procurava di rendere meno triste il volontario esilio del suo giovane pigionale. Gli stirava le camicie e i vestiti, ogni sera lo aspettava seduta sullo scalino della porta, senza degnarsi di rispondere agli scherzi e alle grossolane allusioni dei suoi vicini di casa. Tre di questi, il maestro di legno(2 ), il maestro di ferro(3 ) e il maestro di muri, da parecchi anni la corteggiavano. Ai primi due, molto poveri, nella cui assiduità poteva entrare un po’ di calcolo (il povero è sempre sospettato!) Sabéra aveva tolto ogni speranza; per il terzo era incerta: egli era brutto ma quasi ricco.
Quando il pigionale tardava a rientrare, il piccolo Sidòre, bianco di calce fin sui capelli, con la giacca sull’òmero, s’appoggiava al muro accanto alla donna e le diceva sottovoce:
- È inutile che tu lo aspetti! È dal Milese e gioca alle carte con don Giame. Da’ retta a me, donnina; alzati e chiudiamo la porta… Al resto penserà poi il parroco.
E tirava fuor dalla saccoccia un pugno di noci, o una melagrana, e gliele dava. Ella prendeva il regalo, ma non esaudiva i desideri di lui.
Una sera egli si avvicinò mentre Càralu si dondolava sul suo sgabello.
- Sono stato al tuo paese, sai! Ho venduto a tua madre due carri di calce. Un sacco indovina a chi l’ho venduto? A quella ragazza alta che doveva sposarsi con te. Essa deve intonacare la sua casa perché si sposa con un altro, un certo Muschineddu che è tornato dall’America, uno basso, nero…
Càralu balzò in piedi, rigido, livido; ma a un tratto si rimise a sedere e cominciò a ridere: un riso nervoso, a singulti, che non finiva mai.
- E dire che essa ha fatto il salto! - gridò finalmente. - L’ha fatto con me, posso dirlo, adesso! Ma gli uomini che vanno in America diventano come i forestieri; non badano più se la donna che sposano è onesta o no!
I due non risposero, lì per lì, ma dopo un momento, il muratore, per vendicarsi, disse con malizia:
- Muschineddu è uno dei tuoi compagni d’America?
- Quali? - domandò Càralu con disprezzo. - Io non ho mai avuto per compagni i braccianti e i contadini.
- Quelli del sacco!
- Oh, vadano al diavolo tutti; gentaglia! - egli disse, e si alzò e andò nella sua cameretta, ove rimase a scrivere fino a tarda ora della notte.
Nei giorni seguenti tornava ogni momento a casa e domandava se c’erano lettere per lui. Era agitato, febbricitante, e siccome la lettera non arrivava, egli finì con l...

Indice dei contenuti

  1. CHIAROSCURO
  2. Grazia Deledda
  3. CHIAROSCURO
  4. Note