Endecasillabi per un cane morto
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Endecasillabi per un cane morto

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Endecasillabi per un cane morto

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Informazioni sul libro

L' opera: *Endecasillabi per un cane morto* raccoglie una serie di poesie scritte quasi tutte fra il 2018 e il 2019. Anche se espressione di un contesto ampio, il titolo ne sottolinea la tessitura comune: il tratto ironico, ma anche drammatico. Le ho scelte fra le altre perché risultano essere la fine o morte di un sentimento, il punto finale, una inutile parentesi ormai chiusa; "storie", almeno per me finite e di cui resta solo l'eco (un cane morto). Micro storie insolute, fiabe notturne, nuvole passeggere. Quattro le ho selezionate dalla precedente raccolta e alcune le ho legate le une alle altre, creando automaticamente, oltre un paesaggio, uno *stile uniforme* e più di una prospettiva.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831638401
Argomento
Literatura
Categoria
Poesía

La talpa estrema.

Carolina la talpa, dico quel tipo, era maldestra. Non perché fosse incapace nel suo lavoro, per esempio fosse un tipo distratto, il tunnel distrugga non apponendo alle pareti un tipo di rinforzo a cozzo. La tipa, cioè la talpa, cioè Carolina, invece scavava benissimo e veloce metteva il rintuzzo.
Ribadendo l’introduzione, la giudico e aggiungo: Lei, triste e inetta (per questo tipo di talpa è il primo difetto) non sapeva orientarsi, peggio, fermarsi.
Questo tipo di talpa, il tipo che dico, non studiava il tracciato, quindi in-seguiva un percorso tipicamente casuale senza fare un abbozzo. Oltretutto, certi giorni presa dalla smania scavava e raschiava, pedalando dalla mattina fino alla sera. Tipo, iniziava perché necessario (come istinto comanda) ma continuava con sforzo compulsando allo stremo ossessiva, finendo sfinita.
Oltretutto – ecco il secondo difetto - più Carolina affondava le unghie come un’ossessa, in quel tipo di terra soffice e grassa, più provava piacere, come se fosse dopata. Fermandosi solo al sopraggiungere della tipica stanchezza per la quale la talpa stramazza o l’imprevisto, tipo trovare sulla strada una roccia dove dare un tozzo col muso o la testa, finendo svenuta. Ella continuava trascurando anche i tipici segnali d’allerta imminenti e immanenti, come l’evidente umidità piovigginante e sferzante; o sbucando arrivante, tipo ad un fiume: lo stesso raschiava, rischiando l’affogo, di restare sepolta. La tipa non si sarebbe mai fermata, neanche una volta, neanche per dormire la notte.
Carolina di solito, come altri tipi di talpa, svolge l’attività tipicamente in zone isolate, tipo in campagna, lontana, fin nella nera foresta. Quindi, se sbaglia e la galleria crolla perché il terreno è troppo molle e la fanga l’allaga e l’affoga, a chi importa? A mezzo nessuno.
E se sottoterra la terra arata dalla talpa, tipicamente, come fa qualunque della stessa razza, sia rimestata, cioè le sostanze organiche con quelle superficiali e le minerali più profonde, ossigenasse la sostanza e la trasformasse nel tipico humus fragrante, torba benefica per la flora, poi pietanza della fauna, a chi importa? A nessuno e mezzo.
E se a quella tipaccia di Carolina, come ogni talpa, piacesse prendere e far la dieta con piccoli animali cavernicoli tipicamente famelici alla lunga dannosi, antipatici per la campagna, le coltivazioni, a chi importa? Meno che meno mezzo a nessuno.
Però bisogna dirlo e non differirlo: Le altre talpe, delle tipe sue amiche, preoccupate, più e più volte la misero in guardia:
- Sei un bel tipo! Usa la testa, siediti e pensa; fai più attenzione. Tieniti a distanza. Prima o poi incontrerai una cattiva razza e ti caccerai in un bel guaio! È tipico!
Il tipo di avvertimento era chiaro.
Un giorno di fine Aprile, Carolina come suo solito scavava – non poteva farne a meno - un tipo di attraversamento sotterraneo. La talpa aveva appena iniziato l’abbozzo del tunnel, con l’intenzione di ricavarne uno lungo abbastanza da transitare facilmente e realizzare nella zona più profonda e asciutta, un tipo di sala allo scopo di farci una dispensa, una stanza per preservare ogni tipica pietanza, un riparo per la tempesta, dove dormire o far la siesta indisturbata.
La talpa scavò con la solita lena e almeno per un tratto, almeno all’inizio, la talpa sbucava ogni tanto mirando in superficie aggiustando la direzione, per scovare in tempo un riparo prima della notte; sistemare il magazzino, sotto un tipico albero senza nemici e le fitte radici e che fosse dritto, alto, pieno di foglie.
La stessa mattina, era quasi Maggio, la lumaca Giannozza era
già sbronza. Poco prima, poco saggia, s’era fermata per riempire la panza. Ignara aveva ingollato da un tipo di fiore ammollato e ganzo, una porzione zuccherata; fermentò quanto basta da formare per la tipa tappa un alto dosaggio d’una sostanza alcoolica, tanto che prese acconza una ciucca coi fiocchi. Sollazza vagava come un bonzo orbo e rozza zigzagando senza meta giuliva nel bosco, quando decise di infilarsi rotolata in una buca grezza olezza di torba, intenzionata di smaltire la sbornia. Non s’accorse, la sbadata – tàa tàa - che l’anfratto era il tipico foro fatto dalla talpa per osservare, traguardare la pista da dentro a fuori. Presto la lumaca a sue spese comprese il tipico errore: Era come se per vezzo avesse deciso di prendere il sole nel nido d’un merlo, cioè, s’abbronza mentre l’uccello incredulo lega il bavaglio, leccandosi il becco per il facile pasto.
Appena il gasteropode trovò una posizione comoda e sollazza, l’effetto del suo peso - Mazza! Due grammi! - smosse a valanga il terreno mollazzo: Rollò un misero granulo, urtò un altro briciolo e garrulo, rimbalzò e via a catena; la frana caricò quattro volte, po...

Indice dei contenuti

  1. Nervi scoperti.[Come isole di notte]
  2. Del quando.
  3. Senza sforzo.
  4. Della lattuga.
  5. Del rigo.
  6. Morte dell’astronomo.
  7. Ri-morto.
  8. Postmortem.
  9. Della fresca ombra.
  10. Dai riflessi negli occhi.
  11. Dell’invece (Selfie).
  12. Le foglie che mancano.
  13. Siderale.
  14. Il soldato forte.
  15. Delle armi.
  16. Il tesoro come perso.
  17. I ragazzi guy.
  18. Endecasillabi per un cane morto.
  19. Estranei.
  20. Il Caro Estinto.
  21. Sonetto del poliziottopiù due versi solitari.
  22. Per chi ha tempo.
  23. Stanze.
  24. Gli addii.
  25. Senza sogni.
  26. Tutto un sudore.
  27. Sogni.
  28. I pomeriggi.
  29. Bianco.
  30. Per un giuramento.
  31. Epigrafe.
  32. Imbattibile a biliardino. Con sobbalzo.
  33. La talpa estrema.
  34. Blu.
  35. La rana nei sogni.
  36. Sic 58 e gli altri.
  37. Dei bagliori e le mura.
  38. W.
  39. Il cagnetto insabbiatore è una
  40. (Senza titolo)
  41. POSTFAZIONE DELL’AUTORE.