OṀ AUM Oṃkāra Praṇava Udgītha Ekākṣara traduzioni e note a cura di Fabio Milioni e Liliana Bordoni
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OṀ AUM Oṃkāra Praṇava Udgītha Ekākṣara traduzioni e note a cura di Fabio Milioni e Liliana Bordoni

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OṀ AUM Oṃkāra Praṇava Udgītha Ekākṣara traduzioni e note a cura di Fabio Milioni e Liliana Bordoni

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La sacra sillaba ?, conosciuta come O?, AUM, O?k?ra, Pra?ava, Udg?ta Ek?k?ara, che appare per la prima volta nelle Upani?ad come monosillabo mistico, è considerato oggetto della più profonda meditazione spirituale. Tutti i mantra iniziano con il suono 'O?'. È la forma unificata di tutti i suoni. Ovunque ci siano vibrazioni c'è suono, ogni azione è vibrazione. È composto da tre lettere o quarti; la lettera A è Vai?v?nara, lo spirito di veglia; U è Taijasa, lo spirito del sonno con sogno; M è Prajñ?, lo spirito del sonno senza sogno. È una combinazione delle tre lettere-A, U e M. Il suono A significa Vi??u, il suono U indica ?iva e il suono M significa Brahm?. Nella sua completezza è inconoscibile, indicibile. La sillaba viene talvolta definita Udg?ta o Pra?ava mantra (mantra primordiale); non solo perché è considerato il suono originario, ma anche perché la maggior parte dei mantra inizia con essa.
Ormai conosciuta a livello planetario, il suo simbolo è utilizzato per gli scopi più disparati. Come spesso accade nella società globalizzata, viene anche strumentalizzata per scopi commerciali. Ognuno pensa di poterla utilizzare come meglio crede, anche nella sua recitazione. Separandola dalle radici in cui è radicata, adattandola e modificandola a piacimento. Siamo nell'era del Kaliyuga. Ciò non esime i sinceri ricercatori della Tradizione UNA, coloro che hanno intrapreso la S?dhana, il San?tana Dharma, di persistere nella ri-trasmissione dell'insegnamento ricevuto, basandosi sulle fonti originarie, riproposte nella loro cristallina purezza. Nel contributo che offriamo, frutto della pratica quotidiana, ci siamo limitati a raccogliere le fonti, che riportiamo, per quanto possibile, nell'originale sanscrito, corredato di traslitterazione secondo lo standard IAST e traduzione in lingua italiana. Il lavoro, che non ha la pretesa di essere esaustivo, è ritenuto comunque sufficiente a ristabilire una solida base di partenza per riflessioni e meditazioni. Sia come Sv?dhy?ya (lo studio dei testi Sacri e di sé stessi) sia come pratica di Sa?yama (il flusso che dalla concentrazione -Dh?ra??- conduce alla meditazione -Dhy?na - e all'Illuminazione – Sam?dhi).

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831649957

OṀ nei testi della Tradizione

Yogasūtra योगसूत्र

Gli Yogasūtra 9 di Patañjali costituiscono il riferimento fondante della Darśana Yoga, ‘il punto di vista dello Yoga’.
Sūtra 25:
तत्र निरतिशयं सर्वज्ञबीजम् ॥२५॥
tatra niratiśayaṃ sarva-jña-bījam ||25||
Lì, in Lui, si trova l'origine insuperabile di tutta la Sapienza.
Lì, [in Īśvara] il seme dell’onniscienza è insuperabile e insorpassato.
Lì, in Lui, il limite supremo dell’onniscienza.
Nell’Essere Supremo risiede il supremo principio dell’onniscienza senza limiti.
Sūtra 26:
स एष पूर्वेषामपि गुरुः कालेनानवच्छेदात् ॥२६॥
sa eṣa pūrveṣām-api guruḥ kālena-anavacchedāt ||26||
‘Quello’, che è al di là del tempo [‘l’Anziano’], è altresì il Maestro dei predecessori.
Lui, ‘Quello’, essendo incondizionato dal tempo è anche il Guru degli antichi Maestri, i primi Adepti.
L’Essere Supremo, non essendo condizionato dal tempo, è altresì il supremo Maestro persino degli antichi.
Sūtra 27:
तस्य वाचकः प्रणवः ॥२७॥
tasya vācakaḥ praṇavaḥ ||27||
La sua espressione è la sacra AUM (OṀ)
Di Lui, la sacra sillaba AUM (OṀ) è la designazione.
AUM (OṀ) è la parola sacra che indica l’Essere Supremo.
Sūtra 28:
तज्जपः तदर्थभावनम् ॥२८॥
tat-japaḥ tat-artha-bhāvanam ||28|
Quel suono [OṀ] è ripetuto, sussurrandolo costantemente, per acquisire consapevolezza del suo Significato.
Questa ripetizione [meditazione costante della sacra sillaba OṀ] è la pratica necessaria per coltivare il suo scopo.
Questa ripetizione della parola sacra OṀ deve essere continua, meditando sul suo Significato.
Sūtra 29:
ततः प्रत्यक्चेतनाधिगमोऽप्यन्तरायाभवश्च ॥२९॥
tataḥ pratyak-cetanā-adhigamaḥ-api-antarāya-abhāvaḥ ca ||29||
Da ciò scaturiscono l'interiorizzazione della coscienza e la rimozione degli ostacoli al progresso.
Con tale introspezione si perviene alla coscienza interiorizzata e alla non apparizione degli ostacoli.
In tal modo la coscienza si rivolge all’interno e sono superati gli ostacoli.

Manusmṛti मनुस्मृति

Il Manusmṛti (Il “ricordo” di Manu), conosciuto anche come Mānavadharmaśāstra मानवधर्मशास्त्र, redatto presumibilmente introno al II secolo a.C., ha rappresentato e tuttora rappresenta uno dei testi fondamentali dell’induismo, insieme all’altrettanto presunta coeva Mahābhārata. E’ un Codice di condotta, scritto da Manu 10 [Mānavācārya] grande legislatore e Adepto, per una vita sociale in Armonia con l’ordine dell’universo (Dharma).
Riportiamo alcune citazioni dal testo, dalle quali é possibile verificare non solo la sacralità della OṀ, ma anche il contesto (luogo, tempo e modalità) nel quale era calata. Approfondire l’insegnamento contenuto nei testi sacri, in modo diretto e senza il ‘filtro’ delle re-interpretazioni di comodo tanto in voga in quest’epoca del Kaliyuga é un dovere per ogni sincero ricercatore che desidera abbeverarsi alla fonte cristallina della Tradizione. In tal modo sarà possibile acquisire la necessaria consapevolezza del distacco esistente tra la Via come dovrebbe essere affrontata in armonia con l’insegnamento tradizionale e la sua pallida controfigura costituita dagli adattamenti di comodo del nostro tempo. L’affievolimento dell’aspetto relativo ai Doveri, coniugato alla compiacente apertura indiscriminata a coloro che non possiedono le necessarie qualificazioni, snatura l’essenza dell’insegnamento. La Tradizione una era ed una rimane, al di là del tempo e dello spazio. Affermare il contrario, oltre a generare le premesse per un sicuro fallimento, comporta anche il rischio di alimentare, coscientemente o meno, la cultura riduzionista e, ancor più grave, la contro-iniziazione. Per questo ci asteniamo da commenti, lasciando che sia il testo a ‘parlare’: al lettore la responsabilità dello studio, della riflessione, traendone le conseguenze. Oltre al testo originale, proponiamo la traduzione in italiano.
उपनीयं गुरुः शिष्यं शिक्षयेत्शौचमादितः ।
आचारमग्निकार्यं च सन्ध्यौपासनमेव च ॥ ६९ ॥
upanīyaṃ guruḥ śiṣyaṃ śikṣayetśaucamāditaḥ |
ācāramagnikāryaṃ ca sandhyaupāsanameva ca || 69 ||
69. Dopo aver iniziato un allievo, il Maestro dovrebbe innanzitutto impartirgli l’istruzione sulla purificazione, sulla condotta corretta, sui rituali del fuoco e sull’adorazione del crepuscolo.
अध्येष्यमाणस्त्वाचान्तो यथाशास्त्रमुदङ्मुखः ।
ब्रह्माञ्जलिकृतोऽध्याप्यो लघुवासा जितैन्द्रियः ॥ ७० ॥
adhyeṣyamāṇastvācānto yathāśāstramudaṅmukhaḥ |
brahmāñjalikṛto'dhyāpyo laghuvāsā jitaindriyaḥ || 70 ||
70. Quando l'allievo è pronto per la recitazione vedica, dovrebbe volgersi verso settentrione, sorseggiare l'acqua nel modo prescritto, vestirsi con abiti leggeri, tenere sotto controllo i suoi organi, unire i palmi nel Brahmāñjali; dopodiché dovrebbe essergli impartito l’insegnamento.
ब्रह्मारम्भेऽवसाने च पादौ ग्राह्यौ गुरोः सदा ।
संहत्य हस्तावध्येयं स हि ब्रह्माञ्जलिः स्मृतः ॥ ७१ ॥
brahmārambhe'vasāne ca pādau grāhyau guroḥ sadā |
saṃhatya hastāvadhyeyaṃ sa hi brahmāñjaliḥ smṛtaḥ || 71 ||
71. All'inizio e alla fine dello studio dei Veda, [l’allievo] dovrebbe sempre afferrare i piedi del suo insegnante e recitare il Veda con le palme unite: la tradizione chiama questo Brahmāñjali la giunzione vedica dei palmi delle mani.
व्यत्यस्तपाणिना कार्यमुपसङ्ग्रहणं गुरोः ।
सव्येन सव्यः स्प्रष्टव्यो दक्षिणेन च दक्षिणः ॥ ७२ ॥
vyatyastapāṇinā kāryamupasaṅgrahaṇaṃ guroḥ |
savyena savyaḥ spraṣṭavyo dakṣiṇena ca dakṣiṇaḥ || 72 ||
72. Dovrebbe afferrare i piedi del suo Maestro, incrociando le mani, toccando il piede destro dell'insegnante con la mano destra, il piede sinistro con la sinistra.
अध्येष्यमाणं तु गुरुर्नित्यकालमतन्द्रित...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. Definizioni e sinonimi di ॐ
  3. OṀ nei testi della Tradizione
  4. Ascolto dell’ॐ
  5. Bibliografia
  6. APPENDICE LETTURE DAI MAESTRI
  7. Dall’Uno della Tradizione ai Sistemi Aperti