CAPITOLO TERZO
Bullismo online - Cyberbullismo
Il concetto di bullismo è purtroppo conosciuto da tanto tempo, ma oggi il fenomeno è favorito anche dalle nuove tecnologie. Se prima un atto di bullismo accadeva nell’ambito del proprio quartiere, della propria scuola o della propria città, con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale più sofisticata, le distanze si sono incredibilmente ridotte in modo tale da propagare al livello planetario le azioni dell’aggressore e danneggiare così ancora di più l’esistenza della vittima.
Se qualcuno, in passato era vittima di un atto persecutorio, poteva a malincuore lasciare la scuola e la città per andare in un posto nuovo, sconosciuto, per iniziare la propria vita da zero. Oggi, con i telefonini e con i social network capaci di divulgare in tempo reale il materiale con dei contenuti intimi e/o messaggi offensivi, è diventato ancora più difficile fuggire via per curarsi le ferite e ricominciare. Insomma, affrontare gli atti di cyberbullismo da parte della vittima è diventato ancora più complesso e tormentato. Non basta più andarsene dal proprio quartiere o dalla città di origine per nascondersi di fronte a umiliazioni e soprusi.
Il concetto di bullismo rappresenta il fenomeno tipico di aggressione e di abuso di potere nei confronti della vittima. Il persecutore mette in atto dei comportamenti di vero e proprio atto persecutorio verso la vittima, condizionando la sua vita personale e sociale.
Sono comportamenti che si ripetono nel tempo coinvolgendo le stesse persone. Il bullo tende ad assumere una posizione di autorità e di controllo sulla vittima. Il soggetto bullizzato tende invece a sottomettersi ai soprusi dell’aggressore. Inoltre, succede spesso che il bullo viene sostenuto dai propri compagni, che restano spesso inermi a guardare, oppure riprendono ciò che accade con i telefonini.
Negli ultimi anni la comunicazione interpersonale si è plasmata su quella virtuale, mettendo i ragazzi in una condizione di dipendenza. Consultano i social e le pagine web per qualsiasi cosa e in qualsiasi momento, come se avessero paura di perdere qualcosa.
L’attenzione di vivere il quotidiano si è spostata prepotentemente sui social network, soprattutto tra i nativi digitali, mettendo la loro privacy in grande pericolo (Prensky M., 2001). Lo testimoniano la facilità e la leggerezza con cui i ragazzi pubblicano e diffondono le informazioni private e personali.
Inoltre, gli spazi virtuali offerti dalla rete rendono i ragazzi più liberi e poco disponibili verso gli altri “naviganti”, attraverso l’offline, consentendo loro di avere rapporti senza impegno, senza coinvolgimento emotivo e doveri.
Nella dinamica relazionale prendono forma l’identità fluida, l’analfabetismo emotivo e la perdita del concetto di privacy, che conduce a un totale disimpegno verso l’altro8.
3.1 Definizione di cyberbullismo
Il termine cyberbullismo è stato coniato da Belsey (2002) e successivamente ripreso da Peter (2006), che propose insieme ai colleghi di dare una definizione legata al concetto tradizionale del bullismo. Egli descrive il cyberbullismo come un atto aggressivo e volontario, provocato da un singolo individuo o da un gruppo di persone, utilizzando gli strumenti digitali per vittimizzare e prevaricare la vittima, la quale non riesce a difendersi (Castiglione, Coppola, Batù & Palma, 2018).
Il termine cyber si riferisce a tutto quello che è legato alla tecnologia, mentre con il termine bullismo s’intendono atti di persecuzione e di violenza verso una persona e l’impossibilità della vittima a difendersi da sola.
Il bullismo tradizionale e il cyberbullismo sono accomunati da elementi come l’abuso del potere, la ripetizione della violenza, l’intenzionalità e il comportamento aggressivo, ma questi aspetti vanno comunque ridefiniti considerando le dinamiche specifiche del cyberbullismo (Langos, 2012).
3.2 Le dinamiche di cyberbullismo e le sue caratteristiche principali
Spesso il bullo ha una maggiore consapevolezza nell’utilizzo del computer rispetto alla sua vittima, facendolo sentire ancora più vulnerabile. Inoltre, il web permette di agire in modo del tutto anonimo e per questo motivo la vittima spesso non conosce il proprio aggressore che agisce impunito e in totale anonimato.
Un altro elemento importante del cyberbullismo è la ripetizione. Un singolo episodio, un messaggio offensivo o un litigio sui social infatti non rappresenta in sé un atto di persecuzione online. La ripetizione può assumere l’aspetto di attacchi diretti (es. sms, email continui); invece nel caso di attacchi indiretti è dovuta alla diffusione e condivisione da parte di altri utenti o conoscenti che si impossessano di messaggi o immagini. In più, per essere bloccati e cancellati passa fin troppo tempo e il danno alla vittima è stato già provocato.
Gli studiosi ritengono, inoltre, che sia importante distinguere il cyberbullismo da altre forme di aggressione tecnologica come il cyber-teasting, semplici dispetti digitali che non hanno la finalità di ferire l’altro, e il cyber-arguing, litigi consumati online, offensivi ma senza la volontà di fare del male (Morelli, Bianchi, Cattelino, Nappa, Baiocco, 2017).
Inoltre, un aspetto caratterizzante del cyberbullismo è l’intenzionalità e l’aggressività dell’agire che sono in correlazione tra di loro. L’aggressore mette in atto un comportamento volontario e deliberato verso la vittima per danneggiarla e causarle sofferenza. La importuna in qualsiasi momento della giornata e in ogni dove.
Secondo Willard9 (2004), possiamo categorizzare:
- il flaming: mandare commenti volgari e aggressivi al singolo oppure al gruppo di persone, online, o tramite email e messaggistica;
- l’online barassment: inviare messaggi aggressivi in modo continuo e ripetuto;
- il cyberstalkin: perseguitare la vittima inviando messaggi ripetitivi con il contenuto violento e minaccioso;
- la denigration: inviando i messaggi con lo scopo di danneggiare la reputazione della vittima;
- il masquerade: nascondersi dietro una falsa identità creando danni alla reputazione della persona danneggiata;
- l’outing: rendere pubblici le informazioni personali e riservate della vittima;
- l’exclusion: escludere volontariamente la vittima da un gruppo online;
- il trickery: mettere in atto i comportamenti di inganno, frodare la vittima.
Il cyberbullismo può avere natura diretta e indiretta. La prima si riferisce all’utilizzo di strumenti di messaggistica istantanea per provocare la vittima con un effetto immediato ed esclusivo, tramite sms, mms e chiamate; mentre nel caso del cyberbullismo indiretto, il bullo sfrutta la rete pubblica (es. social network) dove gli altri utenti possono leggere i messaggi e/o vedere foto e video inviate da parte dell’aggressore (Langos, 2012).
Nella figura numero 1 viene descritta la differenza tra il bullismo tradizionale e il cyberbullismo.
Bullismo tradizionale | Cyberbullismo |
I bulli e le vittime generalmente si conoscono (compagni di scuola, amici o vicini di casa). | I bulli online possono agire in totale anonimato. |
Anche le persone che sono testimoni di queste azioni sono soggetti che convivono nelle vicinanze, oppure abitano lo stesso quartiere, la scuola. | Le aggressioni online possono essere viste e divulgate in tutta la rete. |
Nei gruppi che partecipano all’umiliazione della vittima, si percepisce una certa disinibizione. | Il virtuale permette di fare le cose che un bullo non avrebbe il corraggio di fare nel mondo fisico. |
Il bullo deve avere il controllo sulla vittima, serve la presenza fisica dell’aggressore. | L’invisibilità del mondo virtuale può comunque permettere al cyberbullo di controllare la sua vittima. |
Esiste un feedback immediato tra la vittima e il suo carnefice. | Il cyberbullo non può vedere la reazione della sua vittima. Anche per questo motivo, il distac... |