Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele
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Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele

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Una notte di settembre del 1985, Mordechai Vanunu, un giovane tecnico che lavora nei sotterranei del reattore nucleare di Dimona, in Israele, con una fotocamera documenta il segreto della fabbricazione di bombe atomiche. Un anno dopo, molte delle foto scattate compaiono nelle prime pagine del giornale Sunday Times di Londra, insieme ai dettagli sulla costruzione degli ordigni. La storia rivela che Israele è in possesso di alcune testate nucleari, e si trova nella posizione di poter costruire le armi più sofisticate e micidiali. Una volta scoperto il traditore, il governo israeliano invia un'agente di nazionalità statunitense allo scopo di sedurre, rapire e riportare in patria il fuggitivo per processarlo. Il piano riesce, e Vanunu viene condannato a diciotto anni di prigione. Dopo aver scontato la sua pena, per la maggior parte in regime d'isolamento, oggi non può considerarsi un uomo libero poiché è sottoposto a dure restrizioni che non gli permettono di viaggiare fuori dal paese o avere contatti col mondo esterno a quello ebraico.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788831648271

Una nuova vita

Dopo cinque giorni di visite turistiche in Grecia, Vanunu parte per la Thailandia via Mosca, violando l’impegno che aveva firmato a Dimona: i dipendenti che lasciavano il lavoro non potevano visitare un paese arabo o comunista per cinque anni5. Arriva a Bangkok il 29 gennaio, e vi rimane per sei settimane, passando un periodo in un ashram6 buddista, viaggiando verso sud fino al confine cambogiano e poi nel “Triangolo d’oro”, la lussureggiante regione di coltivazione dell’oppio che si trova a cavallo tra Birmania, Laos e Thailandia. Il 12 marzo vola in Birmania, dove conosce la figlia di un giornalista televisivo britannico e, con lei, fa prima il giro del paese e poi il 19 marzo si trasferisce in Nepal. Alla disperata ricerca di qualche consiglio sul suo dilemma, cosa fare con le foto scattate, racconta alla donna la storia di Dimona, chiedendole di organizzare un incontro con suo padre, ma lei non è per nulla interessata, e continua il viaggio per conto proprio. Vanunu decide quindi di visitare l’Himalaya, dopodiché torna da solo a Kathmandu, e il 5 maggio ritorna in Thailandia, dove ottiene un visto turistico per Australia e Nuova Zelanda. Quindici giorni dopo arriva a Sidney. Aveva programmato di volare negli Stati Uniti all’inizio dell’estate, dopo brevi visite in Nuova Zelanda e Tahiti, ma una settimana passata in Australia lo convince a prolungare la sua permanenza di alcuni mesi. Prende in affitto una stanza in un ostello della gioventù, e trova un lavoro temporaneo come lavapiatti. Viene assunto in un ristorante greco, e inoltre comincia a studiare per diventare tassista, però si sente molto solo e col peso dei suoi segreti.
Un giorno, verso la fine di maggio, si reca in una chiesa cattolica del quartiere dove risiede, e lì conosce il reverendo John McKnight, al quale dice di essere un israeliano in vacanza. Col passare del tempo nasce una bella amicizia tra i due e, su suggerimento di McKnight, Vanunu si trasferisce in un appartamento situato di fronte alla chiesa. Trascorre praticamente tutto il suo tempo libero nella parrocchia di St. John o con i fedeli. Sempre tormentato dalla questione delle foto scattate a Dimona, è certo che la maggior parte dei suoi nuovi amici cattolici sia sensibile al tema delle armi nucleari. La questione nucleare è un argomento delicato in Australia, poiché il paese si trova non lontano dal sito nel Pacifico meridionale dove i francesi compiono test atomici7. I giacimenti di uranio e la presenza a Sidney di diversi impianti di energia atomica hanno reso le polemiche molto accese da quelle parti.
Vanunu arriva gradualmente alla conclusione di dover far conoscere la storia del suo coinvolgimento nel nucleare israeliano. Parla così al reverendo dell’idea di istituire una conferenza sulla pace e il disarmo per i fedeli, includendo la proiezione di diapositive. Il sacerdote accetta entusiasta ma Mordechai, sconvolto dal dubbio, accantona il progetto di condividere le sue foto con la congregazione di St. John.

L’imbroglione

Per il momento è interessato solo a parlare di Dimona e delle sue angosce, ma ormai il segreto è svelato, e non passa molto tempo prima che la notizia si diffonda nei dintorni. Arriva, infatti, all’attenzione di un personaggio molto singolare, un certo Oscar Edmondo Guerrero, impegnato in quei giorni a dipingere gli esterni della chiesa. Guerrero sostiene di essere un giornalista freelance, un colombiano che lasciò il suo paese nel 1977 a causa della mancanza di libertà di stampa. A quanto pare invece si tratta di un gran chiacchierone, e soprattutto di un truffatore che aveva avuto diversi problemi con la legge durante il suo precedente soggiorno nel continente europeo. Tuttavia, Vanunu non sa nulla di tutto ciò quando conosce il colombiano nel luglio 1986. Guerrero, insieme a un uomo di nome Roland Solnitis dipinge la chiesa di St. John nell’ambito di un programma governativo.
Il loquace colombiano afferma di aver ricevuto dall’Australia lo status di rifugiato politico, a causa dei suoi scritti antigovernativi nel paese d’origine. Quando Guerrero sente parlare delle foto di Dimona e dei piani di Vanunu per discutere riguardo al suo passato con la gente della parrocchia, pensa subito di aver trovato un modo per guadagnare tanti soldi. L’israeliano non è sicuro di cosa fare delle foto, e condivide le sue perplessità con i nuovi amici. Un giorno confida a Solnitis che a volte sente di dover bruciare la pellicola per liberarsi dal problema. Ovviamente questa è una prospettiva negativa per Guerrero, che quindi cerca in tutti i modi di far sviluppare le fotografie, se non altro per vedere cosa ha tra le mani. Alla fine, dopo molte pressioni, il 29 luglio Vanunu fa stampare le immagini. Si tratta di una documentazione chiara e completa del funzionamento interno dell’impianto di lavorazione del plutonio, dove Israele costruisce il suo arsenale nucleare segreto.
Quando Guerrero vede le fotografie, pensa subito ad arricchirsi, ma Vanunu gli spiega che il suo unico interesse è di fare conoscere al mondo la vera faccia di Israele. Quella era l’unica ragione per cui avrebbe preso in considerazione la possibilità di rendere pubbliche le foto di Dimona. Ma Guerrero, che è un abile parolaio, lo convince a farsene dare alcune, e pochi giorni dopo prende contatto con Carl Robinson, corrispondente della rivista statunitense Newsweek a Sidney. Ottiene un appuntamento, e racconta al giornalista che, in cambio di denaro, può fornirgli in esclusiva la storia del programma nucleare di Israele. La prima impressione di Robinson non è positiva e, fidandosi poco del colombiano, rifiuta la proposta ma accetta di parlare con la sua fonte. Così, in seguito incontra Vanunu, con cui s’intrattiene per circa tre ore. Inizialmente dubbioso, i pochi dettagli tecnici sull’impianto di Dimona gli sembrano autentici, quindi informa il suo giornale che si mostra attratto dalla storia. Pochi giorni dopo però Vanunu telefona a Robinson per dirgli di non essere più interessato. È spaventato, pensa di essere seguito e ha ancora molti dubbi. Senza la sua collaborazione quindi il Newsweek abbandona l’idea di un articolo.
Nonostante tutto Vanunu è felice di avere nuovi amici nella comunità parrocchiale che l’ha accolto senza riserve, a differenza di quanto successo in Israele, dove si sentiva disprezzato a causa delle sue origini. Pur non avendo mai manifestato interesse per il cristianesimo, agli inizi di agosto si fa battezzare nella chiesa di St. John prendendo il nome di Giovanni. Nelle sue lettere ai membri della famiglia e a Judy Zimmet, non menziona mai di essersi convertito. Intanto Guerrero torna alla riscossa, e alcuni giorni dopo il contatto interrotto con Newsweek, convince Vanunu a riprovare. Si fa consegnare altre foto, e decide di partire per l’Europa allo scopo di trovare un giornale cui venderle. Il 14 agosto prende un volo, e come prima tappa sceglie Madrid in Spagna.
Il colombiano però non è uno stinco di santo, e, sempre avido di denaro, decide di fare il doppio gioco. Poco prima di partire telefona al consolato israeliano di Sidney, e riesce a ottenere un appuntamento con Avi Kliman, ufficiale dell’intelligence israeliana. Durante il meeting gli riferisce, esagerando come sempre, che uno scienziato israeliano ha intenzione di disertare. Pur non credendo a una sola parola, Kliman si fa dare il nome del presunto traditore e il numero del suo passaporto, promettendo che avrebbe controllato. Guerrero pensa bene di non menzionare l’esistenza delle foto, avendo intenzione di lucrare con due accordi separati: la consegna di un traditore al governo israeliano e la vendita delle immagini di Dimona a un giornale. Nonostante lo scetticismo riguardo a tutta la storia, Kliman si mette in contatto con Tel Aviv telegrafando i dati di Vanunu e un breve resoconto. La risposta non si fa attendere molto: dopo una rapida ma accurata ricerca risulta che Mordechai Vanunu era stato un semplice tecnico nel complesso di Dimona, e quindi non poteva essere a conoscenza di alcun segreto. Quando Guerrero chiama il pomeriggio successivo, riceve un energico rimprovero dall’ufficiale israeliano, ma ha un altro asso nella manica: le foto. Il giorno dopo Kliman riceve quattro copie delle dodici fotografie in possesso di Guerrero, e queste sono sufficienti per dare l’allarme a Tel Aviv e spronare il Mossad all’azione. Una squadra di sette agenti viene dispiegata a Sidney per monitorare tutte le attività di Vanunu, e tentare di determinare se è entrato in contatto con potenze straniere.
A quel tempo Vanunu lavora come tassista, ma è seguito ovunque. I servizi segreti israeliani appurano che ha parlato del suo lavoro al reattore nucleare con diverse persone, ma non c’è nessuna indicazione che abbia avvicinato governi stranieri. L’analisi è trasmessa in Israele, dove Yeshayahu Levy, un ufficiale del Mossad, è stato incaricato di dirigere l’operazione. Il governo israeliano aveva fatto di tutto fino allora per nascondere la natura del suo programma nucleare al mondo. Le fotografie di Vanunu potevano distruggere la facciata accuratamente costruita, e, nelle mani sbagliate, avrebbero avuto un effetto devastante per lo Stato ebraico. Dopo aver lasciato Sidney, Guerrero vola a Madrid, e lì cerca di mettersi in contatto con diverse testate giornalistiche allo scopo di vendere la sua storia. Riceve innumerevoli rifiuti, ma, quando ormai sembra aver perso le speranze, il 26 agosto riesce a ottenere un incontro con il giornalista Tim Brown. Come sempre infarcisce il suo racconto con bugie eclatanti, come quella che Vanunu sia il padre del programma nucleare israeliano. Brown non crede a una sola parola, ma quando il colombiano gli mostra alcune fotografie del complesso di Dimona, decide di telefonare alla sezione esteri del giornale britannico Sunday Times.
Israele, armi nucleari, scienziati traditori: tutto questo è il genere di storia che il Sunday Times ama, abbastanza affascinante da attirare i lettori. I responsabili della testata decidono di mandare a Madrid Jon Swain, un corrispondente europeo che risiede a Parigi, per controllare la storia. Una volta viste le foto Swain contatta il suo giornale, e gli sono date istruzioni per portare Guerrero a Londra, dove arrivano la mattina del 27 agosto.

Il Sunday Times

In quel periodo la nomea del Sunday Times non è delle migliori, a causa della pubblicazione dei diari di Hitler nel 1983, poi rivelatisi un falso colossale. Non c’è nulla di meglio quindi di un’importante storia internazionale per migliorare la reputazione del giornale. Le foto di Guerrero avevano un gran potenziale, e se vere, avrebbero mandato il segnale che il Sunday Times era ancora un autorevole periodico investigativo. Per confermare l’autenticità delle fotografie, la redazione del giornale manda il reporter Peter Hounam, insieme a Guerrero, da un professore di fisica nucleare dell’Università di Londra. Lo scien...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Le origini
  3. Una nuova vita
  4. Una condanna annunciata
  5. Libertà illusoria
  6. Bibliografia e fonti
  7. Note