Capitolo III
Aree di intervento per la sostenibilità nei processi produttivi del sistema moda
Possiamo sintetizzare in modo schematico le aree di intervento per la sostenibilità nei processi di produzione del sistema moda, tenendo principalmente in considerazione i fattori ambientali e le tre “R” appena descritte:
Tabella 2 Aree di intervento per la sostenibilità della moda nelle varie fasi di processo. Fonte:Aurora Magni, Materiali, processi, innovazione… in“Il bello e il buono: le ragioni della moda sostenibile
La valutazione del grado di sostenibilità di un prodotto richiede una valutazione del suo intero ciclo di vita e dei processi attraverso i quali viene lavorato e messo a disposizione del consumatore. Una parte fondamentale nella moda sostenibile è giocata dalla ricerca e dalle politiche volte all’eliminazione di sostanze nocive nelle fasi di coltivazione e produzione di fibre e tessuti. Per questo, quando si parla di imprese che producono fibre, filati e tessuti, l’accento sulla sostenibilità ambientale è ancora più marcato. In generale, possiamo definire “ecocompatibili” i filati e i tessuti realizzati con fibre ottenute da coltivazione biologica, prodotti di filiere equo-solidali, trattati con sostanze naturali. Diventa quindi essenziale considerare, prima ancora che le trasformazioni manifatturiere, l’origine delle materie prime provenienti dalle attività agricole delle fibre naturali, nonché i processi di produzione delle fibre chimiche
III.1. Materie prime: le fibre tessili innovative
Di seguito sono elencati alcuni esempi di fibre tessili sostenibili:
Cotone biologico
Sono diversi i fattori che definiscono l’impatto ambientale nella produzione cotoniera: 1) il cotone necessita di vastissime aree di terreno coltivo 2) i prodotti cotonieri richiedono un elevato impiego di acqua48 3) le coltivazioni di cotone richiedono un grande uso di pesticidi e fertilizzanti, con gravi conseguenze ambientali e sulla salute dei lavoratori 4) viene emessa una notevole quantità di CO2 in atmosfera a causa del trasporto della fibra agli impianti di filatura, tessitura, tintura, finissaggio e confezionamento dei capi, che spesso sitrovano in aree diverse del mondo. Molti marchi del tessile e della moda hanno rassicurato i consumatori sulla natura sostenibile dei propri prodotti in cotone utilizzando cotone biologico (organic cotton), cavalcando in un certo senso l’onda del marketing biologico nel settore food & beverage. Si tratta di una tendenza in rapido sviluppo, tra l’altro seguita da grandi marchi come Marks&Spencer, Wal-Mart, H&M, Levi’s. Spesso, però, si tratta di una autodichiarazione che informa i clienti sull’utilizzo di cotone biologico tra le fibre utilizzate, oppure di una certificazione rilasciata da enti terzi che utilizzano disciplinari di certificazione internazionali come il GOTS o l’ICEA. Ad ogni modo, va detto che il contributo dell’organic cotton è ancora assai marginale alla sostenibilità del tessile, in quanto la materia prima certificata come “biologica”non supera l’1% del totale delle materie in circolazione sul mercato 18.
Ortica
L’ortica costituisce una grande risorsa, data la sempre crescente richiesta di tessuti naturali, a basso impatto ambientale.
Le specie di questa pianta utilizzate a questo scopo sono diverse, in Europa, e in particolare in Italia, cresce l’Urtica dioica, un’erba perenne alta fino a 150 cm con fusti eretti e molto robusti. E’ una specie dioica, poiché i fiori sono unisessuati e si presentano in esemplari distinti (piante maschi e piante femmine).
Figura 5 Pianta femminile Figura 6 Pianta maschile
Tutta la parte aerea della pianta è interamente rivestita da peli urticanti che contengono acido formico ed istamina. L’urtica dioica (questo il suo nome scientifico) viene raccolta in steli, macerata e stigliata. In altre parole, le fibre vengono separate dalle parti legnose così da poter procedere alla filatura e alla tessitura. Inoltre, l’acqua di macerazione, le foglie e gli scarti della lavorazione possono essere utilizzate come antiparassitario naturale e impiegati nella farmacopea grazie alle note proprietà curative (Facciolla, 2012).
Figura 7 Filato di ortica Dall’ortica si fabbricano ottimi filati sottili e flessibili che risultano anche forti e tenaci. Ci sono varie testimonianze sull’utilizzo dell’ortica a scopo tessile sin dall’Età del bronzo, nell’ antica Roma e nell’età napoleonica, una delle notizie più interessanti, infatti, è che migliaia delle uniformi usate dall'armata di Napoleone erano tessute in ortica. Tuttavia, in Europa, una produzione vera e propria inizia solo nel XIX secolo quando, durante la prima e la seconda Guerra mondiale, le ortiche vengono utilizzate per sostituire il filato di cotone divenuto introvabile. I tessuti ottenuti sono ipoallergenici ed ecosostenibili, dato che la pianta dell’ortica non necessita di trattamenti chimici per crescere e svilupparsi, e per estrarre la fibra si possono adoperare anche metodi del tutto naturali, senza l’uso sostanze nocive per l’ambiente e per l’uomo. La fibra di ortica è morbida, resistente e traspirante come il lino, brillante come la seta. E’ una fibra naturale biodegradabile al 100% che possiede anche proprietà antistatiche. Il fusto cavo conferisce proprietà termoregolatrici. La fibra può avere funzioni diverse a seconda di come la si torce: se viene molto attorcigliata su se stessa, ostruendo completamente la parte cava che trattiene l’aria, la fibra assume caratteristiche simili al cotone; mentre se attorcigliata poco, l’aria rimane all’interno della fibra e il tessuto che se ne ricava protegge dal freddo come la lana (Antonella Miotto, s.d.). Attualmente in Italia stanno tornando i tessuti di ortica o di ortica misto cotone, con i quali vengono realizzati capi di abbigliamento, tappeti, cuscini, rivestimenti interni per auto.
Banano
Le piante di banano, che appartengono alla famiglia delle Musaceae, sono ampiamente prodotte e abbondanti risorse naturali nei paesi tropicali e subtropicali nel mondo. Il banano è considerato una delle piante più utili al mondo: quasi tutte le parti di questa pianta (frutta, buccia, foglia, pseudo-gambo, gambo e infiorescenza) possono essere utilizzate. In Giappone, fin dal tredicesimo secolo, le banane vengono utilizzate per realizzare un tipo di tessuto, lo “Jusi” leggerissimo e tuttora impiegato per il confezionamento del Kimono, si tratta di un simil-cotone che viene ricavato dagli steli su cui sono attaccati i caschi di banane.
Ultimamente sono stati lanciati nuovi materiali a base di fibre di banano, come ad esempio il Bananatex® nato dalla collaborazione tra il marchio svizzero di borse QWSTION, uno specialista di filati di Taiwan ed il partner di tessitura di Qwstion. Questo tessuto è interamente realizzato con piante di banana, che vengono coltivate nelle Filippine all’interno di un ecosistema naturale di silvicoltura sostenibile: la pianta, infatti, non richiede trattamenti chimici19.
Figura 8 Ciclo di lavorazione del Bananatex. Fonte: sito internet Bananatex
Il Bananatex® è un tessuto resistente ed impermeabile, nonché leggero ed elastico; esso viene impiegato per la realizzazione di borse e di sedie.
Figura 9 Tessuti Bananatex nelle varianti bianco e nero. Fonte: sito web Bananatex
Tela del ragno
L’idea di realizzare tessuti con la seta di ragno risale al XVIII secolo, pare infatti che Francois-Xavier Bon de Saint Hilaire nel 1709 avesse realizzato un abito per Luigi XIV. Tecnicamente ciò era stato possibile grazie a un sistema di filatura ideato da un gesuita francese, Jacob Paul Camboue che aveva messo a punto una macchina in grado di raccogliere la preziosa materia prima. Si ha inoltre notizia di un tessuto di seta di ragno presentato all’esposizione internazionale di Parigi nel 1900 (Magni, 2012).
A gennaio del 2012 un abito realizzato in fil di seta di ragno è stato esposto al Victoria and Albert Museum di Londra. Il tessuto è il risultato di una ricerca durata sette anni in Madagascar, condotta dallo stilista americano ...