Alla Bottega Creativa. I bambini artigiani della narrazione e della creatività
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Alla Bottega Creativa. I bambini artigiani della narrazione e della creatività

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Informazioni sul libro

Un libro da esplorare rivolto agli insegnanti che cercano spunti didattici operativi per la classe, agli educatori e ai pedagogisti per le loro attività con i bambini, a tutti coloro che a vario titolo hanno a cuore la cura del potenziale creativo e narrativo dei bambini. Nel testo, altamente pratico ma nello stesso tempo di piacevole lettura, l'autrice accompagna il lettore a visitare la sua "Bottega" e l'indice si trasforma in un "Inventario" tutto da scoprire. Dopo un approfondimento teorico e un'indagine per comprendere che idea abbiano i bambini della creatività, vengono presentati racconti e filastrocche per potenziare la narrazione, storie brevi che possono trasformarsi in dettati, riflessioni in ambito didattico-educativo e, non ultime, una serie di attività da realizzare per sostenere il pensiero creativo e narrativo.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788831661461
Argomento
Didattica
TRE­DI­CI AT­TI­VI­TÀ DA FA­RE CON I BAM­BI­NI
Tut­ti i bam­bi­ni na­sco­no ar­ti­sti, il pro­ble­ma è ri­ma­ner­lo da adul­ti.
Pa­blo Pi­cas­so
Qual­che pa­ro­la di spie­ga­zio­ne
Tro­va­te in que­sta par­te del­la Bot­te­ga una se­rie di at­ti­vi­tà da pro­por­re ai bam­bi­ni per so­ste­ne­re, ri­co­no­sce­re, po­ten­zia­re il pen­sie­ro nar­ra­ti­vo e la crea­ti­vi­tà.
So­no pro­dot­ti di cam­pio­na­rio, po­trà suc­ce­de­re che dob­bia­te adat­ta­re la ta­glia af­fin­ché cal­zi a pen­nel­lo al­la vo­stra clas­se o al vo­stro bam­bi­no, ma so­no cer­ta che sie­te abi­li nel­la sar­to­ria.
Esi­sto­no pe­rò al­cu­ni pre­sup­por­ti che iden­ti­fi­ca­no i pro­dot­ti del­la Bot­te­ga Crea­ti­va, che vi chie­do con il cuo­re di non mo­di­fi­ca­re.
Cia­scu­na at­ti­vi­tà è stu­dia­ta e pro­po­sta in mo­da­li­tà im­pron­ta­te a dia­lo­go e con­di­vi­sio­ne. In una si­tua­zio­ne di con­fron­to co­strut­ti­vo e pro­po­si­ti­vo, non giu­di­can­te, i bam­bi­ni so­no por­ta­ti a com­pren­de­re che han­no la pos­si­bi­li­tà sia di com­pen­sa­re le pro­prie fra­gi­li­tà sia di ren­der­si uti­li ai com­pa­gni tra­mi­te i pro­pri pun­ti di for­za.
Si crea co­sì una co­mu­ni­tà di ap­pren­di­men­to dav­ve­ro ef­fi­ca­ce.
In un buon grup­po l’in­te­ro è in­fat­ti ben mag­gio­re del­la som­ma del­le sue par­ti.
Il tut­to sem­pre cu­ran­do che i bam­bi­ni non sia­no fre­na­ti dal­la pau­ra di sba­glia­re, per­ché fin­ché si re­sta in que­sta Bot­te­ga non ci so­no va­lu­ta­zio­ni nè vo­ti e l’er­ro­re vie­ne con­si­de­ra­to co­me par­te co­strut­ti­va.
Que­sto è fon­da­men­ta­le in con­te­sto crea­ti­vo, per­ché “al­cu­ne ri­cer­che in­di­ca­no che le per­so­ne al­ta­men­te crea­ti­ve com­pio­no più er­ro­ri del­le con­tro­par­ti me­no do­ta­te di im­ma­gi­na­zio­ne, e non per­ché sia­no me­no abi­li, ma so­lo per­ché fan­no più ten­ta­ti­vi de­gli al­tri.
Han­no più idee, tro­va­no più pos­si­bi­li­tà e fan­no più pro­get­ti. A vol­te va be­ne, a vol­te no”35.
Con l’uti­liz­zo del pen­sie­ro crea­ti­vo i bam­bi­ni com­pren­do­no che l’er­ro­re può es­se­re an­che no­stro al­lea­to, un se­gna­le che esi­ste un am­bi­to da po­ten­zia­re e, in­ve­ce di ri­fug­gir­lo acri­ti­ca­men­te, ci ri­flet­to­no e lo uti­liz­za­no per la­vo­rar­ci su.
E an­che in que­sto si di­mo­stra­no ot­ti­mi ar­ti­gia­ni.
Le do­man­de che ven­go­no po­ste ai bam­bi­ni nel­le va­rie at­ti­vi­tà so­no tut­te do­man­de le­git­ti­me, non si trat­ta quin­di, co­me già espres­so, di do­man­de per le qua­li esi­sta una so­la ri­spo­sta giu­sta, già co­no­sciu­ta dal do­cen­te che ne va­lu­ta la co­no­scen­za.
Vi­sta la dif­fi­den­za di­mo­stra­ta dai bam­bi­ni nei con­fron­ti del­le mie do­man­de le­git­ti­me in fa­se di ri­cer­ca mi è sem­bra­to op­por­tu­no sof­fer­mar­mi nel­le va­rie at­ti­vi­tà, e in quel­le che pro­pon­go nei miei pro­get­ti, sull’uso di que­sto ti­po di do­man­de sti­mo­lo, che so­no dav­ve­ro mol­to im­por­tan­ti per lo svi­lup­po di un pen­sie­ro cri­ti­co e ar­go­men­ta­ti­vo, ol­tre che crea­ti­vo.
Co­me ci ri­cor­da­no Go­le­man, Kau­f­man e Ray “una vi­ta crea­ti­va è una con­ti­nua ri­cer­ca, e le buo­ne do­man­de so­no gui­de uti­lis­si­me. Le do­man­de più uti­li so­no quel­le aper­te; es­se con­sen­to­no il ma­ni­fe­star­si di una ri­spo­sta nuo­va e ina­spet­ta­ta. Que­sto è il ge­ne­re di do­man­de che i bam­bi­ni non han­no pau­ra di fa­re. A pri­ma vi­sta sem­bra­no in­ge­nue, ma pen­sa­te quan­to sa­reb­be­ro di­ver­se le no­stre vi­te se cer­te do­man­de non fos­se­ro mai sta­te po­ste”36.
Se Co­lom­bo, ad esem­pio, non si fos­se mai chie­sto se esi­stes­se una via al­ter­na­ti­va per rag­giun­ge­re le In­die.
O se Fle­ming si fos­se li­mi­ta­to a get­ta­re via le col­tu­re bat­te­ri­che di­men­ti­ca­te in la­bo­ra­to­rio sen­za chie­der­si co­me mai in al­cu­ne di es­se ci fos­se­ro zo­ne in cui bat­te­ri non si era­no mol­ti­pli­ca­ti.
Pen­sia­mo in­fi­ne al­la cu­rio­si­tà epi­ste­mi­ca a cui fa­ce­va ri­fe­ri­men­to Ein­stein quan­do dis­se a uno dei suoi bio­gra­fi: “Non ho ta­len­ti par­ti­co­la­ri. So­no so­lo ap­pas­sio­na­ta­men­te cu­rio­so”. 37
Al­cu­ne at­ti­vi­tà e al­cun pro­po­ste ri­guar­da­no spe­ci­fi­ca­ta­men­te la nar­ra­zio­ne, an­che se, co­me ave­te avu­to mo­do già di ca­pi­re, in real­tà que­sto fat­to­re per­va­de tut­ta l’of­fer­ta del­la Bot­te­ga.
E’ im­por­tan­te qui fer­mar­si un at­ti­mo dal no­stro gi­ro­va­ga­re tra gli scaf­fa­li e fa­re una ri­fles­sio­ne sul­la nar­ra­zio­ne.
Ri­pen­sia­mo ai bam­bi­ni nel­la fa­se del pen­sie­ro ma­gi­co (su un ri­pia­no tro­ve­re­te an­che una fi­la­stroc­ca su­gli Ami­ci Im­ma­gi­na­ri): quan­ta abi­li­tà nar­ra­ti­va c’era in lo­ro? Quan­ta spon­ta­nei­tà e quan­ta crea­ti­vi­tà, che in­ve­ce di es­se­re po­ten­zia­te poi scom­pa­io­no?
Una di­dat­ti­ca che sap­pia ri­spet­ta­re quel­le che so­no le ca­pa­ci­tà in­na­te dei bam­bi­ni ot­ter­rà il du­pli­ce ri­sul­ta­to di es­se­re ef­fi­ca­ce e nel­lo stes­so tem­po di man­te­ne­re in­tat­ta la mo­ti­va­zio­ne e lo spi­ri­to crea­ti­vo che ac­com­pa­gna­no l’ap­pren­di­men­to.
Oc­cor­re in­co­rag­gia­re quin­di fin da su­bi­to l’espres­sio­ne di sta­ti d’ani­mo per­so­na­li, cu­ran­do in mo­do par­ti­co­la­re l’aspet­to nar­ra­ti­vo, che non so­lo ri­ve­ste un ruo­lo im­por­tan­te sul pia­no di­dat­ti­co, ma è an­che un mo­do di ester­na­re la pro­pria in­te­rio­ri­tà e rap­por­tar­si con il mon­do eser­ci­tan­do il pro­prio pen­sie­ro crea­ti­vo.
Co­me af­fer­ma Je­ro­me Bru­ner la nar­ra­zio­ne mo­del­la non sol­tan­to un mon­do, ma an­che le men­ti che ten­ta­no di dar­gli i suoi si­gni­fi­ca­ti: me­dian­te la nar­ra­zio­ne cia­scu­no crea e ri­crea il pro­prio .
Pro­du­cia­mo i no­stri rac­con­ti per af­fron­ta­re le si­tua­zio­ni in cui vi­via­mo, ali­men­tan­do le no­stre ir­ri­pe­ti­bi­li iden­ti­tà con le sto­rie che ci rac­con­tia­mo per met­te­re in­sie­me i fram­men­ti del­le no­stre vi­te e so­ste­ne­re il no­stro per­cor­so38.
Tut­to que­sto pre­mes­so sa­rà fa­ci­le in­ten­de­re che la nar­ra­zio­ne non deb­ba es­se­re con­fu­sa né tan­to­me­no su­bor­di­na­ta al­la gram­ma­ti­ca.
Tut­ta­via, co­me già ri­cor­da­va Gian­ni Ro­da­ri nel­la sua Gram­ma­ti­ca del­la fan­ta­sia “nel giu­di­ca­re i te­sti in­fan­ti­li, pur­trop­po, la scuo­la ri­vol­ge la sua at­ten­zio­ne pre­va­len­te­men­te al li­vel­lo or­to­gra­fi­co-gram­ma­ti­ca­le-sin­tat­ti­co, che non toc­ca nem­me­no il li­vel­lo più̀ pro­pria­men­te lin­gui­sti­co, ol­tre a tra­scu­ra­re il com­ples­so mon­do dei con­te­nu­ti.
Il fat­to è che a scuo­la si leg­go­no i te­sti per giu­di­car­li e clas­si­fi­car­li, non per ca­pir­li. Il se­tac­cio del­la cor­ret­tez­za trat­tie­ne e va­lo­riz­za i ciot­to­li, la­scian­do pas­sa­re l'oro”39.
Pro­prio per que­sto, ri­vol­go un ap­pel­lo ac­co­ra­to agli in­se­gnan­ti af­fin­ché i li­bri de­sti­na­ti al pia­ce­re del­la let­tu­ra non sia­no uti­liz­za­ti per svol­ge­re gli eser­ci­zi di gram­ma­ti­ca.
Co­me si può chie­de­re se "Ali­ce at­tra­ver­so lo spec­chio" sia mo­to per luo­go? I bam­bi­ni in quel mo­men­to so­no nel fol­le mon­do di Ali­ce e quan­do so­gna­no e viag­gia­no con la fan­ta­sia non vo­glio­no tor­na­re al­la real­tà.
O chie­de­re che tem­po sia "ar­ri­va­ro­no i Si­gno­ri in gri­gio"?
Il tem­po è una co­sa se­ria!!!” ri­spon­de­reb­be Mo­mo.
La­scia­mo che il mo­men­to del­la let­tu­ra sia li­be­ro, crea­ti­vo, leg­ge­ro, pro­fon­do, di­ver­ten­te, se­re­no, co­me ogni bam­bi­no de­si­de­ra.
La gram­ma­ti­ca può si­cu­ra­men­te es­se­re af­fron­ta­ta e ap­pro­fon­di­ta in un mo­men­to di­ver­so.
Co­me so­ste­ne­va Ro­da­ri, l'in­con­tro de­ci­si­vo tra i ra­gaz­zi e i li­bri av­vie­ne sui ban­chi di scuo­la. Se av­vie­ne in una si­tua­zio­ne crea­ti­va, do­ve con­ta la vi­ta e non l'eser­ci­zio, ne po­trà sor­ge­re quel gu­sto del­la let­tu­ra che oc­cor­re col­ti­va­re, ma se av­vie­ne in una si­tua­zio­ne bu­ro­cra­ti­ca, in cui il li­bro è mor­ti­fi­ca­to a stru­men­to di eser­ci­ta­zio­ni, sof­fo­ca­to dal mec­ca­ni­smo tra­di­zio­na­le in­ter­ro­ga­zio­ne-giu­di­zio, ne po­trà̀ na­sce­re la tec­ni­ca del­la let­tu­ra, ma non il gu­sto40.
Que­sto in­con­tro con i li­bri è be­ne av­ven­ga pri­ma pos­si­bi­le, in mo­do se­re­no e crea­ti­vo, per po­ter poi tra­spor­re ogni co­sa nel­la scrit­tu­ra, che pos­sie­de mol­tis­si­me vir­tù, tra le qua­li (a mio pa­re­re) un rea­le po­te­re te­ra­peu­ti­co.
Un se­gno su un fo­glio, poi un al­tro, un al­tro e – ma­gia – na­sce un mes­sag­gio, per gli al­tri e per se stes­si, che non ne­ces­sa­ria­men­te è lo stes­so.
E al­lo­ra quei se­gni di­ven­ta­no au­to­no­mi, por­ta­no con sé mi­lio­ni di mes­sag­gi di­ver­si, co­me ac­ca­de per la mu­si­ca, uno per cia­scun let­to­re.
E for­se un mes­sag­gio lo ab­bia­mo den­tro di noi e le pa­ro­le ci aiu­ta­no so­lo a sa­per­lo leg­ge­re: e qui sta il suo po­te­re di cu­ra, che va pre­ser­va­to.
Le at­ti­vi­tà che se­guo­no mi­ra­no a ren­de­re i bam­bi­ni pro­ta­go­ni­sti at­ti­vi del­la nar­ra­zio­ne, con sti­mo­li e spun­ti che pos­sa­no con­dur­re i bam­bi­ni al­la ri­fle...

Indice dei contenuti

  1. UN’IN­TRO­DU­ZIO­NE
  2. UNA DE­SCRI­ZIO­NE DEL­LA BOT­TE­GA E DEL MA­GAZ­ZI­NO
  3. UNA DO­MAN­DA AI BAM­BI­NI E MOL­TE RI­SPO­STE
  4. TRE­DI­CI AT­TI­VI­TÀ DA FA­RE CON I BAM­BI­NI
  5. QUIN­DI­CI FI­LA­STROC­CHE E DUE HAI­KU
  6. TRE FIA­BE
  7. TRE RAC­CON­TI BRE­VI
  8. UN­DI­CI RAC­CON­TI BRE­VIS­SI­MI (O DET­TA­TI)
  9. UN­DI­CI PEN­SIE­RI CONFUSI
  10. UNA CON­CLU­SIO­NE
  11. UNA BI­BLIO­GRA­FIA
  12. UNA SI­TO­GRA­FIA