20 destini straordinari del XX secolo
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20 destini straordinari del XX secolo

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20 destini straordinari del XX secolo

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Da Winston Churchill a Nelson Mandela, da Ernest Hemingway a Saint-Exupéry ecc., i "ritratti" di venti destini straordinari del XX secolo. Personaggi che hanno marcato il loro tempo o hanno influenzato il corso della Storia o hanno lasciato tracce indelebili nel cuore degli uomini.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788831665957
Argomento
Storia

Evita Perón, il sogno incompiuto

Image
Alle 20,25 del 26 luglio 1952 muore a soli 33 anni, stroncata da un cancro all’utero, Maria Eva Duarte, la moglie del presidente argentino Juan Domingo Perón. Scompare la giovane e popolarissima first lady, ma il suo cuore continua a vivere in quello degli argentini: nasce il mito di Evita!
Su tutte le reti radiofoniche del paese viene letto e incessantemente ripetuto, con voce grave e commossa, il comunicato ufficiale della Presidenza: “Il Segretariato per l’Informazione della Presidenza della Repubblica ha il triste dovere di informare il popolo argentino che Eva Perón, Capo spirituale della nazione, è entrata nella immortalità oggi alle 20,25”.
Il culto di Evita si trasforma rapidamente in isteria collettiva. I cinema spengono le luci, i bar abbassano le saracinesche, le scuole chiudono, tutti gli avvenimenti sportivi vengono annullati, il governo decreta che per due giorni qualsiasi attività amministrativa dovrà cessare affinché la gente possa pregare per l’anima della Protettrice degli umili. Il Congresso approva una legge che rende obbligatorio nelle scuole lo studio della Razón de mi vida, lo struggente testamento spirituale di Evita. I bambini oramai la sera recitano una nuova preghiera: “Ave Evita, madre nostra che sei nei cieli…fata buona che ridi tra gli angeli…Evita, ti prometto di essere buono come tu lo desideri, rispettando Dio, amando la patria e volendo bene al generale Perón…”.
In quasi tutte le case popolari si improvvisa una sorta di piccolo altare, dove tra candele sempre accesi e fiori sempre freschi, troneggia una fotografia multicolore di “Santa Evita”. Il corpo della Madonna dei descamisados viene sapientemente imbalsamato e messo in bella esposizione nella sede del sindacato CGT. Trasfigurata e magicamente distante, con in mano il rosario donatole da Pio XII, la señora accoglie il popolo degli umili venuti a venerale in un’ultima rappresentazione che sembra non dover mai finire.
Ma chi era esattamente Maria Eva Duarte? Come ha potuto una sguattera di estancia diventare in pochi anni il Capo spirituale della nazione?
Maria Eva nasce il 7 maggio 1919 in una casa colonica della estancia La Unión, a Los Toldos, un borgo sperduto e polveroso della pampa, a circa 300 km a ovest di Buenos Aires. E’ il frutto della relazione adulterina che la madre, Juana Ibarguren, un’umile aiuto-cuoca, intrattiene con il proprietario della fattoria, Juan Duarte, al quale ha già dato altri quattro figli. Maria Eva sarà la più giovane.
All’età di 7 anni, la piccola Eva scopre con sofferta stupefazione la prima grande umiliazione della sua vita quando, morto improvvisamente il padre, la famiglia legittima impedirà agli adulterini di vegliare il cadavere. Sarà infine loro concesso di seguire il corteo funebre, ma sempre a debita distanza dei parenti ufficiali e rimanendo confusi tra i domestici. Eva non dimenticherà mai la vergogna e la rabbia provate in quel giorno, quando viene considerata colpevole di un peccato che non ha commesso.
A scuola, dopo aver recitato per la prima volta in pubblico, Eva sente arrivare l’ispirazione definitiva: sarà attrice di teatro! Unica professione del resto che potrà soddisfare la sua ansia di affermazione in un ambiente tradizionalista e fortemente maschilista, dove alla donna si aprono ben poche strade di affermazione personale e di emancipazione sociale.
Agli inizi del 1935 va alla conquista di Buenos Aires, dove sono attive numerose sale di teatro e dove vibrano intense attività artistiche, culturali e cinematografiche. Un città in permanente contraddizione con se stessa, dove l’opulenza e la miseria si sfiorano continuamente, dove si consacrano gli idoli o si distruggono le speranze. Una trappola per molti, un’opportunità per pochi.
Nella tentacolare metropoli, in effetti, gli inizi per Eva sono più duri del previsto. Settimane, mesi, anni passati alla disperata ricerca di una particina, di un’apparizione, di un ruolo qualunque. Giornate fatte di inutili attese nelle anticamere di squattrinati impresari, serate passate con sedicenti produttori che mirano in realtà solo a facili avventure. Ma Eva non vacilla. Per più di due anni vivrà sostenuta solo dalla sua straordinaria volontà di riuscire e dalla ferma determinazione di non tornare, sconfitta, nella sua città di provenienza.
Nel 1937 arrivano finalmente i primi ruoli, le prime affermazioni: la rivista glamour Sintonia le dedica la copertina, un radio locale le affida il ruolo di vedette un piccolo gruppo teatrale.
Si specializza in melodrammatici feuilletons, scritti da Hecotr Blomberg e finanziati da un industriale del sapone (è appunto il periodo delle “soap opera”). La consacrazione arriva quando Eva viene chiamata a radio Belgrano, un’importante emittente che con i suoi numerosi ripetitori riesce a coprire tutto il territorio del paese. Qui diventa popolare interpretando una serie storica dedicata alle donne più celebri della storia (sarà anche Eleonora Duse in una pièce dal singolare titolo dannunziano “Fuoco sulla città morta”). La vita di Evita sarà d’ora in poi spettacolo. La sua arte sarà la comunicazione.
Il successo si consolida definitivamente quando il direttore di radio Belgrano le affida una trasmissione di carattere “sociale”, dove non è più questione di recitazione, ma di brevi e innocui reportage per raccontare piccole e grandi miserie di povere famiglie argentine. Eva scopre improvvisamente un uditorio ben più vasto dei borghesi, più o meno colti, che seguivano le vicende, più o meno storiche, da lei declamate. Intravede la moltitudine degli umili, dei poveri,dei diseredati di cui nessuno aveva mai parlato, nessuno si era mai curato.
Eva insomma dà alla trasmissione un tono di denuncia sociale, di crescente accusa verso i ricchi e i potenti. Sarà un trionfo folgorante! Ogni giorno migliaia e migliaia di proletari argentini si riuniscono intorno a una radio per ascoltare, rapiti e affascinati, la señorita Durate raccontare le loro storie, partecipare ai loro dolori, denunciare le ingiustizie da loro subite, rappresentare le loro speranze. La trasmissione – dal titolo evocatore Verso un futuro migliore – passa così dagli iniziali cinque minuti a trenta, a cinquanta, infine a sessanta.
Questa è la giovane donna che il 22 gennaio 1944, venticinquenne, incontra un aitante colonnello dell’esercito, quarantanovenne, dal sorriso accattivante e dal fascino irresistibile: Juan Domingo Perón. Si forma una coppia che dominerà incontrastata l’Argentina nei dieci anni successivi, lasciando - nel bene e nel male - un’impronta profonda e indelebile nella storia dell’Argentina.
Juan e Eva sono spinti l’uno verso l’altra perché i loro caratteri sono così diversi che le legge dell’attrazione dei contrari finisce per prevalere? E’ probabile. In ogni caso si tratta di due forti personalità profondamente “complementari”. Juan ha un approccio scettico verso la vita, non si fa molte illusioni sulla natura degli uomini e sulla stabilità dei sentimenti. Non lascia mai trasparire il fondo dei suoi pensieri: insomma un attore consumato, ma un amico instabile e imprevedibile. Eva invece crede nella vita, forse perché indovina di averne a disposizione poca. Entusiasta, non nasconde le sue intenzioni, anzi quasi le grida in faccia ai suoi interlocutori. Con lei non ci sono i mezzi termini, le misure sfumate, i toni moderati che tanto piacciono a Juan: Eva ama o disprezza! Se agli amici si dà interamente, con i “traditori” è spietata: insomma un’attrice mediocre, ma un’amica dalla fedeltà a tutta prova!
Quando conosce Eva, Perón è già un importante membro del governo militare in carica. E’ Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, un settore strategicamente importantissimo, che gli apre un rapporto privilegiato con cinque milioni di lavoratori, da sempre in attesa di un Capo che si interessi finalmente alla loro precaria situazione. Intuita la straordinaria forza vitale presente nella giovane attrice, fulmineamente diventata sua convivente, Juan Domingo le affida la “segreteria femminile” del Ministero, con l’incarico di esaminare le vie attraverso le quali migliorare la situazione delle donne argentine.
Eva accetta con entusiasmo, ma non tralascia la sua intensa attività radiofonica, dando il via ad un culto della personalità mai sperimentato prima. Il Ministro Perón è quotidianamente protagonista della cronaca radiofonica e ogni sua iniziativa viene amplificata in maniera inverosimile da una piccola donna che nessuno riesce più a controllare. Eva diventa sempre più popolare, Juan Domingo sempre più potente. Dove vuole arrivare l’ambizioso colonnello, a che cosa mira? La Giunta al potere si preoccupa e cerca di contrastarlo, di fermarlo, lo arrestano e lo rinchiudono nella prigione di Martín Garcia, in attesa di vederci più chiaro in una situazione dai contorni sempre più opachi.
Grazie anche ad Evita, che ha scosso con il suo travolgente attivismo i sostenitori di Peròn paralizzati da interminabili diatribe sul come reagire, si mette finalmente in moto una grandiosa manifestazione di protesta.
Nella calda e umida giornata del 18 ottobre 1945 (estate australe), i manifestanti sono affaticati, sudati, tesi, indeboliti e cercano refrigerio nelle fontane pubbliche. A migliaia sono arrivati da tutti i quartiere poveri di Buenos Aires e si sono ammassati proprio davanti alla Casa Rosada, il palazzo del potere. Invocano a gran voce Perón, lo vogliono vedere, vogliono essere sicuri che non gli sia stato fatto nulla di male, lo invocano rumorosamente, non hanno nessuna intenzione di abbandonare la piazza finché non lo vedranno di persona.
La manifestazione si prolunga per ore e ore. Molti rimangono in manica di camicia, qualcuno finisce addirittura per ritrovarsi a torso nudo: spunta la parola magica: DESCAMISADO! (“senza camicia” o anche “scamiciato”). Parola inizialmente usata con intenti dispregiativi dal giornale anti-peronista La Prensa. Ma Evita, intuendo il senso immaginifico e allo stesso tempo demagogico insito nella parola, se ne impossessa immediatamente, facendone - in segno di sfida all’alta borghesia - l’emblema stesso del verbo peronista. D’ora in poi inizierà immancabilmente i suoi discorsi con un caloroso“mis queridos descamisados!”.
Una tale mobilitazione di massa finisce per scoraggiare i generali al potere, i quali capiscono di aver perso la partita. Peron è troppo popolare. E decidono di fare buon viso a cattivo gioco. Sul balcone della Casa Rosada il presidente Farrel abbraccia teatralmente il suo rivale Perón, liberato in tutta fretta e condotto la palazzo presidenziale, quasi a simboleggiare una anticipato passaggio di consegne! Vengono così indette nuove elezioni presidenziali, sul cui esito orami si nutrono pochi dubbi. Perón, che per un attimo aveva temuto che fosse arrivata la fine della sua carriera politica e militare, viene invece promosso generale e si accinge con ragionevoli prospettive di successo a dare la scalata al potere.
Nel corso della campagna elettorale, Eva, diventata il 22 ottobre 1945 la señora de Perón, aiuterà non poco il marito, accompagnandolo in tutti i suoi giri per il paese. Giovane, bellissima e fragile, Eva suscita sentimenti di protezione negli uomini e di complicità nelle donne, che cominciano a considerarla dalla loro parte. Insomma sempre elegante e impeccabile, la giovane signora diventa una curiosità e un’attrazione, che si rivelerà un formidabile strumento di propaganda politica, a tutto vantaggio del candidato generale.
Su suggerimento di Eva inoltre i peronisti inseriscono nel programma un ulteriore obiettivo da realizzare in tempi brevi: l’estensione dei diritti politici alle donne, una misura che ha del rivoluzionario in una paese dove l’elemento femminile è sempre stato bandito dalla politica e dalle grandi questioni economiche e sociali.
Eva intanto prende sempre più gusto al gioco politico: ha delle idee, le esprime con semplicità, le fa valere, si fa capire dalle persone più umili, scopre di possedere un’oratoria travolgente. Gli anti-peronisti naturalmente criticano la presenza di Eva sui palchi elettorali, biasimano ferocemente la sua eleganza, i suoi gioielli, i suoi cappelli, le sue toilettes. Come si concilia tutto questo con i poveri descamisados che riescono a stento a sfamarsi?
Evidentemente non hanno ancora capito il misterioso fascino che la signora Perón esercita sul popolo. Eva viene, in effetti, sempre più spesso percepita come un simbolo, un promessa di riuscita, un speranza di felicità. Tanto più quindi l’immagine che darà di sé sarà bella ed elegante, tanto più sarà accettata dai diseredati che si lasciano andare al sogno: il successo di una della loro specie, sarà forse domani il loro successo! Il loro idolo insomma deve risplendere per meglio illuminare la loro causa.
Così le elezioni del 14 febbraio del 1946 segneranno un vero trionfo per Juan Domingo, che il 4 giugno di quell’anno diventa il ventinovesimo presidente della Repubblica Argentina. E’ il momento in cui Eva Duarte de Perón diventa Evita, cioè l’ambasciatrice degli umili e dei diseredati presso il nuovo Presidente…
Per la ragazza di Los Toldos l’impossibile sogno si è realizzato: la mediocre attrice di cabaret è diventata la prima dama del paese, la first lady di tutto il continente latino-americano. E non ha che 27 anni! Ma oscuramente intuisce che non ha molti anni davanti a sé, deve quindi fare presto, molto presto per raggiungere gli obiettivi politici e assistenziali che si è proposta, nell’ambito del grandioso progetto politico del marito basato sulla teoria del giustizialismo. Un’ideologia dai contorni forse non ben definiti, ma che tende chiaramente a coinvolgere sempre più le masse popolari nella gestione della cosa pubblica in un’Argentina, che oramai deve essere “socialmente giusta, economicamente libera, politicamente sovrana.”.
Gli obiettivi politici della giovane signora Perón riguardano innanzitutto, come abbiamo visto, l’eliminazione dell’inferiorità giuridica e sociale della donna argentina, attraverso la concessione dei diritti politici e il suo reale coinvolgimento nella vita amministrativa del paese. La condizione femminile è particolarmente penosa nella terra dei gauchos. La donna non gode dei diritti politici, non può accedere a determinate professioni, né può disporre dei prodotti del proprio lavoro, amministrare beni, costituire società o accettare donazioni senza il consenso del marito.
Eva Peron è fermamente decisa a cancellare l’inferiorità politica e giuridica della donna, restituendole però, nel contempo, maggiore “dignità femminile”, in un rinnovato ruolo nella famiglia, dove poter conciliare la necessità di essere sposa e madre con gli inalienabili diritti che ogni persona umana porta con sé. Riconoscendo appieno la funzione sociale della famiglia (“cellula sociale che sta a base della formazione dei popoli”). Una “femminista” ante litteram insomma, che però non ha molto a che vedere con il “suffragismo” della grande borghesia argentina o con le correnti radicali che si manifesteranno negli anni settanta del secolo scorso.
Così, appena due anni dopo le elezioni del 1945, Evita può annunciare alle sue sostenitrici di aver mantenuto la promessa fatta: il Parlamento, travolto dalle mille pressioni della moglie del Presidente, ha approvato la le...

Indice dei contenuti

  1. Lawrence d’Arabia ovvero delle ambizioni frustrate.
  2. Antoine de Saint-Exupéry nella Terra degli Uomini
  3. Golda Meir, la lady di ferro d’Israele
  4. NELSON MANDELA, il sogno realizzato
  5. Evita Perón, il sogno incompiuto
  6. Amedeo Guillet, un grande italiano
  7. Lenin, l’uomo di Lena
  8. Francesco de Martini, un eroe dimenticato
  9. Winston Churchill, indomito leone britannico
  10. Sir Edmund Hillary, il conquistatore dell’Everest
  11. RAOUL WALLENBERG. Salvò centomila ebrei, ma non se stesso
  12. Ernest Hemingway, genio, avventura e sregolatezza
  13. Pu Yi, l’ultimo imperatore di Cina
  14. Madre Teresa, la Santa di Calcutta
  15. Birger Dahlerus, l’ultimo tentativo di impedire la Seconda guerra mondiale
  16. Victor Kravchenko sceglie la libertà
  17. Zelda e Scott Fitzgerald, belli e dannati
  18. Emilio Salgari, la vita sognata
  19. Gandhi, l’apostolo del Satyagraha
  20. Douglas MacArthur, il generale ribelle