Un borgo sibillino
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Un borgo sibillino

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Una storia di vita vissuta in un piccolo borgo medievale nei monti Sibillini, luogo dove l'autore aveva deciso di stabilirsi, proveniente dal Sudafrica, sua terra di adozione e dalla quale fu costretto a separarsi. L'Autore, nel momento in cui si è adattato con tante difficoltà alla vita del borgo, viene 'cacciato' dal terremoto del 2016 nelle Marche. Durante questo periodo di sbandamento, descrive il suo peregrinare per oltre un anno vissuto anche nella terra sarda, incontrando ulteriori problemi di convivenza e di salute che lo porterà in ultimo ad Urbino, dove sarà finalmente accolto nella città Ducale e dove potrà riprendere la sua attività artistica.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788831671705
Argomento
Letteratura
Categoria
Teatro

CAPITOLO XII - SCOLPIRE DI NUOVO 2015

Dopo alcuni anni di indecisione su come avessi trascorso il mio futuro a ‘Croce’, avendo avuto sempre la tentazione di ritornare a vivere in Sudafrica, decisi che era meglio riprendessi il mio lavoro nello scolpire il marmo, interrotto per problemi fisici nel 2005. La scultura monumentale terminata nel 2004 e quella dopo, anch’essa di grandi dimensioni, dove avevo impiegato circa un anno di lavoro per terminarle, mi costrinse al riposo, dopo un primo intervento chirurgico alla spalla sinistra: un problema tipico degli scultori del marmo. Nel periodo successivo mi reinventai, producendo una serie di fauna della savana selvaggia africana in miniatura, che eseguivo in cera, facendola poi fondere in bronzo; erano tutti pezzi unici. Fino al mio rientro in Italia, compensai le mie entrate con questi bronzetti, che una volta a ‘Croce’, tentai di proseguire producendo invece la serie di ‘Equus’ in miniatura, sempre con la stessa tecnica. L’idea sviluppata in Sudafrica mi aveva permesso di viverci dignitosamente, ma in Italia trovai uno scarso interesse. Non mi rimaneva che tentare di mettere su di nuovo un laboratorio per scolpire il marmo. Il posto c’era già, la cantina di sotto che dava sulla corte, nell’arco d’ingresso al castello. Una volta riordinata dal casino che aveva lasciato l’inquilino che non pagava l’affitto, diventò il mio nuovo laboratorio, a fianco di quello che già usavo per vari lavori in legno, fresco d’estate e mite d’inverno. Acquistai un compressore d’aria usato da un mio conoscente. Gli attrezzi erano in una cassa fatta venire dal Sudafrica, perciò mancava solo il marmo. A metà Agosto del 2015, mi recai a Pietrasanta nel laboratorio della bottega Versiliese, dove avevo lavorato per anni nel periodo estivo. Caricai sulla mia auto i blocchi di marmo statuario, acquistati a buon prezzo dagli operai non andati in ferie, e feci ritorno a ‘Croce’, stracarico e felice di poter ricominciare a scolpire quel nobile materiale, tanto desiderato! Da dove ricominciare? Negli ultimi anni non avevo fatto nemmeno uno schizzo di idee per quello che una volta era il mio lavoro quotidiano. Troppe distrazioni nel tentare di produrre un’idea artistica! I fatti quotidiani, vivendo in Europa erano molteplici, che potevano influire sul mio pensiero. Il telegiornale ti riempiva la testa con problemi della crisi in Europa durante la recessione economica. Sciami di gente disperata continuava ad approdare con barconi fatiscenti nelle coste Italiane dall’Africa, creando disagi e malcontenti da tutti i fronti. Politici corrotti, abusi di potere, malgoverno, disoccupazione e tanto altro. Ce n’era per tutti i gusti.
Tanto per cominciare, provai a riprodurre un bassorilievo in marmo di Giacomo Braccialarghe, un mio antenato, orafo e incisore, resosi famoso a Recanati nel 1800. Per rievocare questa figura, assieme a quella di Comunardo Braccialarghe, fratello di mio nonno e suo figlio Giorgio, presi accordi con il curatore del Museo di Recanati, per proporre una mostra intitolata ‘ I Braccialarghe, Artisti e paladini di libertà’ dove mi chiesero di partecipare anche con alcune mie opere. Non fu cosa facile da portare avanti! L’impatto con la burocrazia procedurale di un ente pubblico mi creò alcune difficoltà, a cominciare dal curatore del Museo, fino all’Assessore alla cultura del comune di Recanati di quel tempo. In pratica, non mi fu dato nessun contributo sia finanziario che organizzativo per portare avanti questo progetto come mi aspettavo. Apparentemente, non avrei seguito i canali ufficiali nella tipologia di richiesta. Mio cugino Aldo si curò, come grafico, delle varie pubblicazioni, del design e stampa di tutti i pannelli descrittivi per allestire le quattro sale espositive e la stampa dei manifesti e volantini. Io avrei allestito gli spazi, curato l’illuminazione, provveduto ai piedistalli e le sculture. Con l’occasione, feci anche un bassorilievo di Comunardo in gesso. Gran parte delle spese sarebbero state a carico dell’amministrazione, ma il curatore, non indicando chiaramente le giuste procedure da seguire, avrebbe inavvertitamente ostacolato il mio lavoro. Ma questo non fu tutto il male! Capitò che il presidente della ‘Società operaia’, alla quale apparteneva a suo tempo Giacomo Braccialarghe, ed al quale si dedicava la Mostra, era in disaccordo con l’amministrazione, creando un problema di comunicazione e di organizzazione. Infatti, all’apertura ufficiale presenziata dal Sindaco che aprì la conferenza sui ‘Braccialarghe’, il suddetto Presidente prese la parola per ultimo, quando oramai il Sindaco aveva lasciato l’aula. La presentazione della Mostra, fu fatta in pompa magna: prima i politici, poi gli Accademici che, al seguito delle varie relazioni, presentarono un libro per ogni personaggio come al seguito:
Giacomo, con una completa biografia del suo operato nei suoi 97 anni di vita, dove spiccava un ritratto in bronzo incorniciato in oro decorato di Giacomo Leopardi, assieme ai lavori rimasti in Pinacoteca: (la maggior parte della donazione che fece Giacomo è scomparsa negli anni).
Comunardo, con il libro che rievocava la sua vita da Anarchico, tratto da una tesi di Roberto Sagripanti, ed il suo operato di poeta, scrittore, giornalista e commediografo, emigrato in Argentina nel 1920, dove portò avanti i suoi ideali da irredentista anche fuori dal suo paese di origine.
Giorgio, comandante della brigata Garibaldi nella guerra di Spagna, incarcerato a Ventotene assieme a Pertini, Spinelli ed altri, dove firmò la ‘Carta Europea’, Ambasciatore poi in Brasile, Console in Argentina e scrittore, giornalista e commediografo.
Severino, me medesimo, con un libro, in parte autobiografico ed alcune opere. Questa mostra servì a rievocare un passato non molto remoto che servì ad illustrare l’operato della mia famiglia in circa due secoli, che mi rese anche responsabile, in un certo modo, essendo uno degli ultimi membri ancora coinvolti nelle arti e nella creatività: queste premesse mi motivavano ancora di più nel portare avanti il mio lavoro.
Sempre a Recanati nello stesso periodo, mi capitò di partecipare come comparsa per un film su Giacomo leopardi, di Mario Martone, intitolato ‘IL GIOVANE FAVOLOSO’, fu un esperienza interessante. Si svolgeva nella stessa casa del Leopardi e fui coinvolto per circa 24 ore. Mi vestirono con abiti dell’epoca, ed assieme a diverse altre comparse, dovemmo stare a disposizione del regista. Le scene si ripetevano più volte a causa magari di qualche personaggio non a suo posto oppure per difetti alla recitazione o fotografia luce ecc. Gli attori ripetevano le battute all’infinito se era necessario con alta professionalità. Tutto il personale addetto era molto preso dal suo lavoro con molta serietà e dedizione. A me avevano chiesto di lasciare che i capelli lunghi e brizzolati cadessero sulle spalle, bene sbarbato e molto serio. Quando il regista Martone venne ad ispezionare i vari figuranti, si fermò con ammirazione davanti a me e mi disse: tu sei il tipico personaggio marchigiano! Non so se mi fece piacere o meno, anche se in un certo senso mi sentivo a mio agio in quelle vesti da ‘borghesotto’ dell’ottocento.
Guardandomi attorno, avevo la necessità di idee e riferimenti per il mio nuovo lavoro. Abituato com’ero, fuori da questo contesto, ora si presentava un clima infuocato dei problemi Europei, non trovando uno scorcio di bellezza da rappresentare, come avrei cercato di solito. Decisi quindi di abbandonare il tema africano, che attirò da sempre la mia attenzione nei tanti anni vissuti in Africa. Avevo, nel contesto, anche assorbito quella cultura africana che ammiravo, ma che non ero consapevole di farne parte. Scelsi così di ricominciare daccapo con un nuovo periodo, cioè di richiamare il passato, il periodo Egizio, quando producevano i ‘Kouros’ che avevo ammirato molto al Museo Egizio di Torino. Avrei abbandonato i temi Africani affrontati per anni e introdurmi di nuovo nella civiltà e cultura Europea: questo era il mio punto di partenza! Martellati giornalmente dai telegiornali, dalla stampa, sui social’s ed altri sistemi di comunicazione moderna con la cronaca nera, i problemi nell’Europa, la guerra nel medio oriente, i migranti, e tanti altri argomenti della vita quotidiana, non potei fare a meno di essere in un certo senso coinvolto anch’io con questi fatti. E quale migliore occasione per esprimere lo stato delle cose attraverso la mia interpretazione artistico/satirica delle cose. Cominciai perciò a produrre lavori che richiamavano la civiltà classica antica come ispirazione, ma che si adattavano a temi nella contemporaneità della cronaca internazionale. Posso citare:
• ‘ATHENA A.D. MMXV’ con riferimento alla Merkel,’ l’Athena d’Europa’ che voleva cacciare la Grecia dalla Comunità Economica Europea, durante la loro crisi finanziaria.
‘SARCOFAGO ROMANO XXI SEC. ’ Che raffigura una vestale romana sdraiata con in mano una corona d’alloro nell’atto di lasciarla cadere in terra, per evidenziare la decadenza e lo scandalo di ‘Roma capitale’.
• ’ COLPITO MA NON SCONFITTO’ ispirato alla statua antica del guerriero Gallico ferito accasciato in terra, per richiamare le stragi di Parigi e Nizza del 2015.
• ‘PALMIRA, ERA LA SPOSA DEL DESERTO’ riferita alla distruzione della città dell’antica Roma in Siria da parte dell’ISIS, e così via...”
Le giornate passavano ora con grande gioia, e quando alla sera, stanco del lavoro, mi sedevo fuori la porta di casa con la mia birra ed il mio sigaro per rilassarmi, mi rammentava di quando ero solito fare, al tramonto, in Sudafrica nelle stesse circostanze. Finalmente ero soddisfatto di quello che facevo: serviva, oltre che allo spirito, anche la ragione di essere, e l’affrontare quei temi attuali di vita con interpretazione personale, creava un interesse anche all’osservatore. La distrazione dell’inserimento alla vita del borgo era finita: avevo superato la fase iniziale ed ora stavo andando per la mia strada, indipendentemente da chi poteva osservare e criticare la mia vita ed mio modo di fare. Croce era diventata la mia residenza permanente e qui dovevo vivere liberamente. ‘Croce’ non mi aveva mai ispirato, forse distratto dalle sue bellezze naturali e dalle Sibille misteriose: avevo perciò cercato interesse nelle origini della cultura Europea.
Naturalmente, ogni tanto qualcuno faceva capolino nel mio studio: qualche turista curioso o il vicino di casa per far due chiacchiere. L’amico fotografo invece, l’unico che poteva in un certo modo apprezzare quello che facevo, senza farsi notare, si metteva sull’arco della porta ad osservare mentre lavoravo e scattava delle foto. Ne approfittai così per fargli fare le foto dei miei lavori quando ebbi bisogno di stampare un catalogo. Un giorno venne anche il ‘laureato’ del borgo, un tipo calmo, educato e di poche parole. Era curioso di vedere cosa avessi messo su negli ultimi due anni! Si perché, essendo io considerato un tipo poco abbordabile e strano, nessuno dei borgaioli si permetteva di avvicinarsi, come se avessi avuto la rabbia, a buon ragione. Era meglio così! “D’altronde gli artisti sono generalmente considerati gente strana o dei pazzi, perciò non vale la pena atteggiarsi diversamente no?” Vennero anche degli amici da Milano a trovarmi e l’aver ripreso il mio lavoro era anche un’occasione per poter vendere le opere, come quando ne portai alcune a Milano, il che mi permise anche di ricominciare a vendere, cosa non facile di questi tempi!
Al mio rientro in Italia, avevo portato con la mia attrezzatura dal Sudafrica, anche diverse sculture prodotte negli anni precedenti, pensai allora di poter essere in grado di allestire presto una mostra. Avevo nel frattempo cominciato a frequentare il paese vicino, Belforte alto, dove si era stabilito un sostenitore e praticante delle arti, proveniente dal sud Italia. Costui, presentando un progetto culturale al Comune, aveva ottenuto l’uso di una chiesetta romanica del trecento sconsacrata, fuori le mura del borgo. Questa fu trasformata in un museo permanente di arte contemporanea, dove nel periodo estivo si allestivano mostre d’arte ed altri eventi culturali. Il tizio, gestiva anche una residenza d’epoca, un palazzo del settecento trasformato in B&B con successo. Fu un’occasione questa per incontrare artisti internazionali e attendere alle varie iniziative. Un poco di cultura nelle vicinanze di ‘Croce’ serviva ad arricchire le giornate estive. Di solito, dopo l’inaugurazione di un evento artistico, ci si riuniva in un’osteria situata nella piazza del borgo; questa era una buona occasione per socializzare, trascorrere del tempo in mezzo a gente creativa dove si discuteva anche dell’arte, cosa che succedeva raramente da quelle parti! Vedendo come andavano le cose, feci allora una proposta per poter esibire alcune opere nel Museo, che fu l’inizio di una serie di mostre nel territorio. E così dopo una serie di preparativi, finalmente potevo esporre le sculture di marmo e bronzo eseguite nel periodo anni 80/90, alcune mai esposte in Italia. Lo stile delle opere si distingueva in modo particolare per il suo richiamo all’Africa. Naturalmente non mi sarei aspettato gran che nell’esporre in un paesino poco frequentato da sostenitori e collezionisti d’arte, ma sarebbe stato un bell’inizio, considerata la mie intenzione a produrre nuovi lavori, dato che nel territorio stesso le manifestazioni artistiche erano limitate ad artisti locali non sempre di chiara fama. Speravo solo di poter presentare una novità ed interesse particolare della mia espressività maturata in Africa. L’inaugurazione consisteva nel solito rito della presentazione dell’artista, il discorso dell’assessore alla cultura, ed a volte anche lo stesso Sindaco, seguito da un piccolo rinfresco. Fui ben felice nel vedere alcuni vecchi amici di gioventù, sorpresi dal mio lavoro. Una scultura in travertino trovò il suo posto: proprio sopra l’altare sconsacrato di pietra antica. Ci stava proprio bene: una statua pagana posta su un luogo sacro. Così decisi di donarla al Museo stesso. Lo stupore dei presenti era dato per scontato, perché le opere riflettevano una cultura estranea ed in netto contrasto con il presente. Fui comunque abbastanza soddisfatto per l’interesse suscitato ai nuovi spettatori. Questo mi aveva incoraggiato a proseguire con il mio nuovo progetto in corso, ed una volta raggiunto un numero considerevole di opere, sarei stato in grado di organizzare una bella mostra in qualche galleria o museo nel territorio. Ritornai a Pietrasanta a fare scorta di blocchi di marmo di Carrara.
L’eremo dei frati
UN MIO PARERE PERSONALE A PROPOSITO DELL’ARTE E DINTORNI!
Frequentando in seguito tutti gli eventi culturali al Museo locale, ebbi la sensazione di appartenere ad un circolo privato vietato agli estranei, tipico dell’individualismo Italiano, che raccoglieva i ‘quasi’ intellettuali del posto: il resto degli abitanti locali scrutava ma non entrava, forse intimiditi da quelle cose strane in mostra e dalla gente. Gli organizzatori sembravano soddisfatti del loro pubblico selezionato: non sembrava fossero interessati a racimolare un’udienza maggiore. Col tempo, ebbi l’impressione che le mostre d’arte contemporanea fossero allestite più per una soddisfazione personale di prestigio per farsi notare da amici e conoscenti, che per un pubblico colto ed intenzionato ad acquistare l’opera esposta! Le mostre si fanno e basta, con la differenza che in passato le varie amministrazioni comunali le finanziavano. Ora, con le ristrettezze economiche messe in atto dopo il disastroso ventennio Berlusconiano, il tutto grava sull’artista o l’amico di turno: di conseguenza, le attività culturali organizzate a questo livello, richiamano un piccolo pubblico, di ceto medio e qualche appassionato. Mi viene in mente quando un giorno, aspettando nella hall di un albergo sulla costa l’apertura di un evento artistico, ero vicino ad una coppia di anziani ospiti dell’albergo. La signora chiese al marito se volesse accompagnarla all’apertura dell’evento stesso di lì a poco: lui le rispose “tu vai poi mi riferisci” e continuò a leggere il giornale. Se non altro il gentil sesso mostra molto più interesse e sensibilità a questo tipo di cose, e considerato che è quasi sempre lui che paga per un’eventuale acquisto di un opera d’arte, gli affari vanno veramente male per gli artisti! “Riflettendoci su, quello che una volta era l’espressione trasgressiva della sinistra attraverso l’arte, si è ridotto ad un minimo storico insignificante e di scarsa importanza, forse perché mancante di una motivazione come l’oppressione politica. Infatti, la migliore arte di solito è quella scaturita sotto i regimi dittatoriali, dove il senso di libertà è posto in primo piano. Basta menzionare il ‘Futurismo’! Manca forse il riferimento tragico! Di fatto, come ha affermato di recente Sgarbi, dopo il movimento del Futurismo in Italia, non c'è stata più nessuna forma di arte rivoluzionaria. Forse, aggiungo io, solo una re-interpretazione del passato! Di certo non si potrebbe creare quando la noia ed il benessere predominano, oppure quando non si può inveire contro nessuno in particolare, perché la società moderna ha raggiunto la sua agiatezza, allora l’artista crea tanto per essere diverso e provocativo: infatti la provocazione va di moda! Basta menzionare un fatto recente in un'asta, dove un artista (ignoto) intelligentemente ha fatto in modo che il suo lavoro si distruggesse quando il banditore ha assegnato la vendita. Quel lavoro distrutto, ha immediatamente raddoppiato il suo valore! Penso che l’anonimo artista volesse prendere per i fondelli gli speculatori dell’Arte, tenendo conto del fatto che l’opera prodotta sarà distrutta. Naturalmente in molti si sono chiesti se questa burla fosse stata ben pianificata con il battitore dell’asta!
Perciò, nelle situazioni di provincia, dove non esistono grandi sconvolgimenti, dove la vita scorre normalmente, a parte qualche discontento, le attività artistiche sono frequentate da persone direttamente coinvolte, parenti e amici. Raramente si portano avanti progetti culturali e qualche idea nuova, che susciti l’interesse dei pochi curiosi, tenendo presente che l’Arte è sempre di sinistra! E’ divertente vedere l’espressione di certi visitatori a mostre avanguardiste, dove non capiscono proprio niente di quello che il presunto autore ha cercato di esprimere. Il messaggio non è sempre ricevuto con chiarezza, allora arriva il critico di turno, che con parole complicate, cerca di confondere ancora di più le idee di quelli che, guardandosi sbalorditi l’uno con l’altro, non riescono a darsi una ragione per quelle strane cose che vedono, sentendosi ignoranti in materia. Quando poi arriva quell’artista che definisce ‘installazione’ certe opere concettuali, cioè quelle strane cose che riempiono gli spazi, allora la cosa è ancora più complicata, perché qui ci vorrebbe un vero esperto d’arte per spiegare quella che è ritenuta un’opera d’arte! E’ come stare sui banchi di scuola, tanto c’è da imparare! Quindi, l'artista locale medio, continua a mostrare opere accademiche in modo che gli amici possano comprendere ed apprezzare, consapevole che questo non ha nessun futuro, ma fine a se stesso! Viene fuori poi la ‘sperimentazione’, cioè il tentativo di fare un mix incomprensibile, scopiazzando un po’ qua un po’ là, giustificato dal fatto che se non va, almeno ci ha provato! Oggi l'arte "concettuale" si apre a qualsiasi tipo di interpretazione, fino a quando si indovina ciò che l'artista intende veramente esprimere: in questo caso si ritiene un esperto che probabilmente farà carriera! A tal proposito di recente, un docente di storia dell’Arte alla presentazione di una mostra, ha asserito che ‘L’ARTE E’ SOLO CONCETTUALE’. Un’affermazione che lascia qualche dubbio e di cui non sono...

Indice dei contenuti

  1. BIBLIOGRAFIA DELL’AUTORE
  2. INTRODUZIONE
  3. CAPITOLO I - URBINO 16 Luglio 2018
  4. CAPITOLO II - MARCHE 2010
  5. CAPITOLO III - 2010-2011
  6. CAPITOLO IV - CROCE 2011
  7. CAPITOLO V - GLI SVAGHI A CROCE
  8. CAPITOLO VI - MARCHE 2012
  9. CAPITOLO VII - MARCHE 2013
  10. CAPITOLO VIII - CROCE 2013
  11. CAPITOLO IX - CROCE 2014
  12. CAPITOLO X - CROCE 2014
  13. CAPITOLO XI - CROCE 2015
  14. CAPITOLO XII - SCOLPIRE DI NUOVO 2015
  15. CAPITOLO XIII - CROCE 2015-2016
  16. CAPITOLO XIV - UNA GIORNATA FELICE CROCE 2016
  17. CAPITOLO XV - TERREMOTO 2016
  18. CAPITOLO XVI - SFOLLATO DA CROCE 2016
  19. CAPITOLO XVII - SARDEGNA 2017
  20. CAPITOLO XVIII - RITORNO NEL CONTINENTE 2017
  21. EPILOGO 2018
  22. URBINO MAGGIO 2019