AVPCSA 10 anni di Protezione Civile
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AVPCSA 10 anni di Protezione Civile

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AVPCSA 10 anni di Protezione Civile

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Informazioni sul libro

Siamo nel Sud-Ovest della Sardegna, una terra di contrasti.
Paesaggi e tipicità naturalistiche senza eguali contrapposte purtroppo al triste fenomeno degli incendi e dei disastri ambientali.
AVPCSA - 10 anni di Protezione Civile descrive attentamente il territorio di competenza (comune di Sant'Anna Arresi) e accompagna il lettore in un viaggio mozzafiato di salvaguardia ambientale.
Lettura adatta a tutti, amanti della Sardegna, del Volontariato e della Natura in genere.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788831679381
Categoria
Sociologia
A.V.P.C.S.A.
nei primi dieci anni di Operatività:
Antincendio, Salvaguardia ambientale,
Volontariato
Image
Sant’Anna Arresi
2005 – 2015
Il più grande piacere che io conosca è fare una buona azione di nascosto, e in modo che venga scoperta per caso.


(Charles Lamb)
PREFAZIONE
Una tranquilla sera d’estate, mentre passavo in auto nella via principale nel paese preso dai miei impegni e dai miei pensieri, scorsi improvvisamente una colonna di fumo:
Si trattava di un incendio che, complice il vento, prese a camminare rapidamente da loc. Is Faddas alla volta dell’aria industriale di Sant’Anna Arresi.
Ai miei occhi, ma penso di qualsiasi residente, la scena si presentava drammatica. Non solo perché il fuoco si dirigeva verso il centro abitato ma anche perché la sua visibilità dal borgo (le località in questione risultano leggermente a valle rispetto al centro urbano Arresino) dava l’idea delle proporzioni di macchia mediterranea interessata dalle fiamme.
Non ci pensai due volte. Dopo aver accostato un attimo per capire dove andare di preciso, ho riacceso l’automobile e da Sant’Anna Arresi sono sceso alla stretta strada asfaltata di Is Faddas per intervenire.
Non capivo bene cosa mi stesse prendendo, perché di incendi (ainoi) in Sardegna ne vediamo parecchi, spenti e accesi, ma ora,
rielaborando dopo la scena a mente fredda potei capire che quelle fiamme rappresentarono in quello scenario per me un vero e proprio nemico, potente, temibile, in grado di polverizzare in pochi minuti enormi fette di quegli ambienti da cartolina di cui noi isolani andiamo tanto fieri.
Istinto di salvaguardia? Richiamo ancestrale? Senso del dovere? Ora non saprei come chiamarlo perché, nonostante io mi ritenga un ragazzo abbastanza patriottico, ma non ho mai indossato prima di allora una divisa militare o civile che esaltasse e personificasse questa tendenza innata.
Fatto sta che, indossata una giacca catarifrangente presa dal cofano della mia Punto, mi “lanciai” letteralmente fra le fiamme. Scarpe da ginnastica in gomma, mani nude, nessuna maschera o bandana che proteggesse le vie respiratorie, ed in mano frasche di fortuna (“de moddici”) per spegnere punti laterali di dolo (rispetto alle fiamme principali che per me erano incontrastabili).
I minuti passavano però inesorabili ed io mi sentivo sempre più stanco…. Era una lotta contro il tempo: Io mi affannavo “zacchendi a terra” (letteralmente “sbattendo a terra”) il povero ramoscello, e il fuoco insisteva nel suo cammino, per nulla intimidito dal mio intervento e quello di altri. Il respiro andava facendosi più pesante, le mani e il viso annerendosi, i piedi si facevano letteralmente bollenti per il surriscaldamento della gomma!
Ad un certo punto, quando mi resi conto che con quei ramoscelli in mano potevo fare ben poco e che la mia azione era sicuramente dettata dal cuore ma non dalla testa, spuntarono dei mezzi antincendio e degli uomini con delle tute ignifughe arancioni: Caschi, maschere, occhiali, guanti e scarponi. Insomma, “belligeranti” armati di tutto punto se consideriamo quella del fuoco una dichiarazione di guerra... Questa squadra d’intervento era l’A.V.P.C.S.A.!
Sembrava un film: uno scenario grigiastro e solfureo con il terreno cromato nero/grigio cenere, l’aria intrisa di denso fumo, e questi “astronauti” che per primi arrivano quasi a salvarti, o comunque a ristabilire l’ordine delle cose.
Via via, mi feci da parte… Anzi, me ne andai proprio. Avevo le scarpe quasi squagliate, tossivo, ero un po’ “sballato” dal mal di testa: un vero e proprio principio di intossicazione insomma.
A casa mi feci una doccia, ma rielaborando il tutto, ripeto, riuscii a capire a grandi linee la portata dell’evento ed il perché mi ci fossi lanciato a capofitto.
Certo, non era un rogo di proporzioni apocalittiche, ma grande lo era davvero e ad ogni modo lo stavo realizzando come uno preciso battesimo del fuoco, che mi doveva indurre a riflettere.
Ora mi tornava alla mente che l’offerta di adesione alla Protezione Civile Arresina mi era già stata fatta anni prima da Flavia Ledda, membro attivo dell’Associazione, mi tornava alla mente che da bambino avrei voluto fare il militare “per difendere la mia terra” e mi tornavano in mente anni di notizie di cronaca, alcune particolarmente gravi, che descrivevano in Sardegna situazioni drammatiche.
Dopo alcuni tentennamenti, capii che dovevo iscrivermi.
Non solo perché volevo servire la mia terra e la mia gente in maniera civile, con l’uniforme e non con la divisa, ma anche perché avevo identificato nelle fiamme di Is Faddas un vero e proprio diavolo, un demone che solo braccia sane e volenterose potevano contrastare, a terra e nel limite del possibile.
Non l’unico demone, fra l’altro, visti tutti i problemi che attanagliano la nostra terra, ma un avversario fra i tanti che non si poteva più sottovalutare e lasciare ad “altri”.
E poi, pensai, era anche arrivato il momento di alleggerire il mio karma… Già! Basta lamentarsi delle cose che non vanno, criticare l’associazionismo in Italia, basta puntare il dito contro enti esterni come se rappresentassero qualcosa di segreto e massonico, basta anche stare a casa con telecomando e cellulare a guardare passivamente e fatalmente cosa succede là fuori: Era giunto il momento di unirmi a questa famiglia di Volontari, di sentirmi parte di qualcosa, di dare il mio piccolo ma onesto tributo alla mia comunità.
Una scelta che, ora posso dirlo, rifarei altre mille volte.





Daniele Manca
Servizio Nazionale Protezione Civile
Nei primi anni ’90 si sente forte la necessità di creare un servizio pubblico di previsione e prevenzione, oltre che di gestione, delle calamità naturali che sempre nella storia della penisola hanno colpito strutture e popolazioni.
In realtà l’ente incaricato fino a quel momento per la loro gestione era sempre stato il Ministero dei lavori pubblic...

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