Capitolo primo
I Fondi strutturali nell’Unione Europea
Introduzione
La prima parte della tesi analizza la politica di coesione in Europa dal 2007 al 2020 e il relativo impatto nella società.
L’Unione Europea è una delle regioni al mondo più ricche; malgrado ciò è caratterizzata dalla presenza di forti disparità in termini di prodotto interno lordo, in termini di reddito e di occupazione. Tali differenze emergono tra gli Stati membri e, in ognuno di essi, tra le regioni che li compongono. L’allargamento dell’Unione ha accentuato ancora il più questa problematica. La politica adottata dall’Unione Europea mette al centro della propria strategia la riduzione di queste forti differenze nei livelli di sviluppo economico e sociale tra le diverse regioni che ne fanno parte. Gli strumenti attraverso i quali le istituzioni dell’Unione Europea perseguono la coesione europea sono i Fondi strutturali europei, che consistono in risorse finanziarie ingenti, messe soprattutto a disposizione delle regioni meno avanzate in modo da accelerare la loro convergenza verso quelle più ricche.
Le disuguaglianze tra le diverse regioni sono causate da molteplici fattori; ne possono essere esempi gli svantaggi già esistenti dovuti all’isolamento per la posizione geografica isolata rispetto alle linee di comunicazione come regioni ultra periferiche, isole e arcipelaghi, regioni difficilmente raggiungibili e modestamente popolate o causati da ex sistemi economici a pianificazione centralizzata in tutti i Paesi dell’Europa dell’Est. Il mancato sviluppo genera arretratezza, esclusione sociale, insufficiente qualità dell’istruzione, livello più elevato di disoccupazione, infrastrutture carenti e servizi pubblici inadatti.
Viene prevista la creazione di un nuovo strumento finanziario, il Fondo di coesione, e di due nuovi organi consultivi di Commissione e Consiglio europeo, il Comitato Economico e Sociale e il Comitato delle Regioni, nonché l’introduzione del principio di sussidiarietà.
Il Comitato Economico e Sociale è composto dai rappresentanti delle forze economiche e sociali: produttori, operai, commercianti e artigiani, liberi professionisti, agricoltori, ecc.; il Comitato delle Regioni è, invece, composto da rappresentanti delle collettività regionali e locali. Nel 1995, in seguito all’adesione di Austria, Finlandia e Svezia, entra in vigore un nuovo regolamento che definisce un sesto obiettivo della politica regionale europea a favore delle regioni a bassissima densità di popolazione della Svezia e della Finlandia. Nel 1999 vengono accorpati i precedenti obiettivi dei Fondi strutturali, riducendosi così da sei a tre.
I tre nuovi obiettivi sono:
1. Promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni che presentano ritardi nello sviluppo;
2. Favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali;
3. Favorire l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione e occupazione. Nel 2004 ci fu l’adesione di altri dieci nuovi Stati membri all’ Unione nel 2004, con un aumento della popolazione del 20%, mentre il PIL sale solo del 5%, accrescendo le differenze già esistenti tra le regioni europee.
Nel 2006 l’approvazione di una serie di regolamenti da parte di Consigli e Parlamento, riforma nuovamente la politica regionale europea. Viene prevista la fusione degli Obiettivi secondo e terzo, con la definizione di un nuovo terzo obiettivo. Gli obiettivi prioritari diventano:
• Convergenza; che ha come finalità di accelerare la convergenza degli Stati membri e delle regioni meno sviluppate, cioè con un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’ UE.
• Competitività regionale e occupazione è invece, indirizzato alle restanti regioni dell’Unione, con lo scopo di rafforzare l’occupazione e la competitività.
• Cooperazione territoriale europea, il cui fine è quello di sostenere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale, interregionale e la creazione di reti.
I fondi strutturali sono strumenti finanziari gestiti dalla Commissione europea per riequilibrare e ridistribuire le risorse all’ interno del territorio dell’ Unione Europa.
Il regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, definisce i tipi di azioni che possono beneficiare di un finanziamento da parte del FESR, al fine di ridurre la differenza esistente fra i vari livelli di sviluppo delle regioni europee e per consentire di recuperare il ritardo accumulato dalle regione meno favorite.
Il Fondo finanzia: investimenti nelle infrastrutture correlate ai settori della ricerca e dell’innovazione, delle telecomunicazioni, dell’ambiente, dell’energia e dei trasporti; investimenti nelle imprese (in particolare le PMI) volti a creare o salvaguardare posti di lavoro durevoli; strumenti finanziari (fondi di capitale di rischio, fondi di sviluppo locale ecc.) per sostenere lo sviluppo regionale e locale ed incentivare la cooperazione fra città e regioni; misure di assistenza tecnica.
Il FESR concentra inoltre un’attenzione particolare sulle specificità territoriali, intervenendo nelle aree urbane per ridurre i problemi economici, ambientali e sociali.
Le zone caratterizzate da condizioni geografiche sfavorevoli ovvero regioni insulari, aree montuose con bassa densità di popolazione, godono di un trattamento speciale.
Nell'ambito del FESR è inoltre previsto un aiuto specifico per le zone ultra periferiche per affrontare i possibili svantaggi dovuti al loro isolamento.
Nel febbraio 2004 la Commissione europea ha pubblicato un documento sul futuro dell'Unione allargata, includendovi una proposta per il bilancio settennale 2007-2013.
Gli interventi ed i progetti finanziati dal bilancio UE rispecchiano le priorità stabilite dall'Unione. Le entrate destinate ai Fondi, sono risorse che giuridicamente spettano all'Unione ma che vengono raccolte dagli Stati membri e trasferite al bilancio comunitario. Esse si suddividono in tre grandi gruppi:
Risorse proprie tradizionali (prelievi agricoli, contributi zucchero e dazi doganali);
Risorsa IVA (si tratta di un contributo degli Stati membri commisurato all'IVA);
Risorse basate sul Reddito nazionale lordo (un'aliquota percentuale uniforme applicata al reddito nazionale lordo di ciascuno Stato membro);
A partire dal 2007, infatti, tutte le regioni europee, nessuna esclusa, sono interessate dalla politica di coesione e ne ricevono Fondi. Sul piano della struttura, la pianificazione del periodo 2007-2013, ha visto il raggiungimento di tre obiettivi. Essi sono disciplinati nel Capo III dal Regolamento (CE) n.1083/2006 del Consiglio (d'ora in avanti Regolamento generale) e sono: Convergenza, Competitività regionale ed occupazione e Cooperazione territoriale europea.
L'obiettivo Convergenza è volto a migliorare le condizioni per la crescita e l'occupazione nelle regioni NUTS 2 e degli Stati membri in ritardo di sviluppo.
L'obiettivo Competitività regionale e occupazione copre, tutte le regioni NUTS 2 dell'Unione Europea che non rientrano nell'obiettivo Convergenza. Esso mira a rafforzare la competitività e a fornire aiuti per progetti mirati ad anticipare i cambiamenti economici demografici e sociali. Rientrano nell'obiettivo "Competitività," 168 regioni in 19 Stati membri.
L'obiettivo Cooperazione territoriale europea è diretto a rafforzare la cooperazione transfrontaliera sia tra gli Stati che tra le regioni.
E' poi opportuno parlare dei PO, essi sono i documenti presentati dagli Stati membri che fissano una serie dì priorità e obiettivi specifici degli assi prioritari, nonché un piano finanziario con l'elenco dei grandi progetti. I QRSN prevedono Programmi operativi regionali (POR), nazionali (PON), o interregionali (POI). Essi sono predisposti dal Ministero o dalla Regione responsabile, entro cinque mesi dall'adozione degli orientamenti strategici. I PO coprono l'intero periodo settennale 2007-2013 e possono riguardare solo uno dei tre obiettivi ed essere finanziati da un solo Fondo. I particolari relativi alla gestione sono definiti a livello regionale e nazionale e non sono più parte della programmazione.
Per quanto riguarda i sistemi di gestione e controllo, ogni Stato membro deve designare tre o quattro autorità per ciascun PO:
Un'autorità di gestione che seleziona i beneficiari, eroga loro i pagamenti e gestisce il programma operativo;
Un’autorità di certificazione che certifica le dichiarazioni dì spesa relative al PO prima del loro invio alla Commissione;
Un’autorità di audit, indipendente dalle altre due autorità, che svolge funzioni di controllo, ossia verifica il corretto funzionamento del sistema;
Un comitato di sorveglianza, presieduto da un rappresentante statale o dell’autorità di gestione, che accerta efficacia e qualità dell'attuazione del PO.
La stessa autorità può essere designata per più di un programma operativo. Per quanto riguarda la gestione finanziaria i pagamenti vengono erogati in tre fasi: prefinanziamenti, pagamenti intermedi e saldi finali. Dapprima essi vengono impegnati annualmente per ciascun Fondo ed obiettivo, con la prima rata che viene impegnata già prima dell'adozione del PO. Per incentivare l'uso dei Fondi e scoraggiare un comportamento negligente da parte delle amministrazioni è previsto un disimpegno automatico dei Fondi stanziati per i quali non è stata trasmessa una domanda di pagamento allo scadere del secondo anno successivo all'impegno di bilancio. Secondo questa regola il termine ultimo per considerare ammissibile l'ultima parte di spese è il 31 dicembre 2015. Alla domanda "che Europa vogliamo nel 2020?" il documento ha risposto delineando una strategia incentrata su tre priorità chiave, cinque obiettivi e sette iniziative da realizzare a tutti i livelli. Le tre priorità sono: crescita intelligente con azioni sui fronti dell'innovazione, dell'istruzione e dello sviluppo della società digitale; crescita sostenibile agendo su competitività, lotta al cambiamento climatico ed energia pulita ed efficiente; crescita inclusiva agendo su occupazione e lotta alla povertà. Gli obiettivi, opportunamente stabiliti in modo da essere misurabili, rispecchiano queste tre priorità e sono validi per l’UE nel suo insieme e per gli Stati membri rispettando comunque la loro disomogeneità. Essi sono:
Raggiungimento del tasso di occupazione della popolazione pari al 75%;
Investimento di almeno il 3% del PIL in ricerca e sviluppo;
Conferma degli obiettivi 20-20-20 in materia di energia ed ambiente;
Riduzione al 10% del tasso di abbandono scolastico ed innalzamento al 40% di quello dei laureati;
20 milioni di europei in più devono essere portati sopra la soglia di povertà.
La Commissione europea ha adottato, il 16 ottobre 2011 un progetto legislativo che ha definito le linee della politica di coesione dell'UE per il periodo 2014-2020. La Commissione ha proposto numerose modifiche significative alle modalità di progettazione e attuazione della politica di coesione basandosi sulla concentrazione sulle priorità della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente,...