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La storia di Saax Maria e della sua mamma
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Indice dei contenuti
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Informazioni sul libro
Cosa succede se anziché prendere il metrò, come tutte le mattine, incontri un bambino con cui vivi avventure incredibili che ti faranno capire cosa veramente vuoi dalla vita? Il libretto è pensato per adolescenti ed adulti. Una avventura per narrare la fantasia, i timori, i sogni, le paure, la famiglia e l'amore.
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Informazioni
Argomento
LiteratureCategoria
Literary Criticism History & TheoryCapitolo primo
Quando tutte le mattine del mondo
Quando tutte le mattine del mondo si prende la metropolitana, si acquisiscono delle abilità particolari, quali, ad esempio, individuare dove posizionarsi nella banchina d'attesa in modo da salire esattamente sul vagone che si desidera, cioè quello che, una volta arrivati, si fermerà proprio dove comincia il corridoio che porta alla scala mobile che sale allo svincolo. Ohmamma aveva acquisito in modo mirabile queste skills, come le chiamano gli americani, e quando ci pensava ne usciva depressa ed entrava in una pasticceria e mangiava una pasta al cioccolato. Allora cercava di svuotarsi la mente da queste emozioni negative aggrappandosi ad altri pensieri. Per fare ciò c'erano degli schemi ricorrenti. Per esempio, immaginare come avrebbe speso una vincita di milioni di euro oppure cosa le sarebbe piaciuto fare se una fatina le fosse apparsa e le avesse fatto la fatidica richiesta: "Esprimi tre desideri!"
Ohmamma era una mamma. Questa caratteristica qualifica coloro che, in un certo momento della vita hanno avuto almeno un bambino/a. Ohmamma ne aveva avute due. Femmine. Il terzo, un maschietto, lo aveva solo incontrato una volta, poi era sparito. Ma lei lo considerava comunque figlio suo. Ma su questo tornerò in seguito più avanti, dopo aver raccontato cosa le successe quella mattina.
Nulla, in quella giornata iniziata come tante altre, lasciava prevedere che sarebbe potuto accadere qualcosa di speciale. Sveglia alle sette, colazione per cinque (per l'appunto, le due figlie, il marito ed il cane), ognuna diversa (per la precisione, il cane aveva la pappa, cioè una carne di scatoletta riscaldata, una volta messa la dose nella ciotola di plastica, nel microonde), una figlia latte e biscotti, l'altra yogourt e corn flakes, il marito caffè. Dopo, un riassetto veloce della casa, lavaggio di sé stessa altrettanto veloce, vestizione da ufficio, camicetta bianca, pantaloni di flanella grigia e giacca blu, e poi via, fuori, ad aggredire la giornata. Come sempre aveva acquistato il giornale all'edicola prima di scendere in metrò. Sentendosi una formichina nel formicaio, aveva fatto lo stesso percorso e gli stessi gesti che cinque giorni su sette contraddistinguevano le sue giornate.
Alt! In effetti, ad un certo punto le era successa una cosa diversa dal solito: le era scivolato a terra il giornale. Per cui aveva dovuto rallentare per raccoglierlo, rimpaginarlo (nel cadere le pagine si erano scompaginate), e questo aveva fatto sì che finisse distaccata dal flusso compatto dei viaggiatori e si fosse trovata in uno spazio completamente vuoto.
Proprio in quel momento si era aperta una di quelle porticine di metallo che spesso si vedono lungo le pareti dei corridoi del metrò, ed era sgusciato fuori Saax Maria. Che fosse lui non ne aveva avuto il minimo dubbio, anche se era la prima volta che lo incontrava. Adesso aveva dieci anni e notò con compiacimento che si era fatto proprio un bel ragazzino. I capelli erano fini ma folti e ricci, di un biondo caramellato, gli occhi verdi e grandi, la pelle chiara e qua e là punteggiata da lentiggini. Indossava una maglietta troppo grande per lui, dei jeans che si arrotolavano sulle scarpe da ginnastica che un tempo dovevano essere bianche.
"Ciao" le fece.
"Ciao" rispose lei.
"Finalmente" le fece eco lui.
Abbracciarsi e baciarsi, dopo dieci anni che non ci si vede, diventa contemporaneamente troppo facile e troppo difficile. Avevano tutti e due gli occhi lucidi.
"Perché sei tornato proprio adesso?" le chiese lei.
"Perché ne avevamo entrambi bisogno, rispose Sax Maria. Io sto per entrare nell'adolescenza e voglio la mia mamma accanto, ecco. Poi tu sei arrivata al limite ed io ti posso aiutare.”
Così parlando la prese per mano e si avviarono, e non si sa chi conduceva chi.
Salirono sulla scala mobile. Alla fine della salita non c'era la solita pensilina ma una spiaggia larga di sabbia fine che il sole di sbieco del mattino ed un leggero vento rendeva piena di piccole ombre blu.
Si misero a camminare lungo la riva. Il mare arrivava in molli onde sfatte e trasparenti. Si tolsero entrambi le scarpe e sciacquettando i piedi sulla ...
Indice dei contenuti
- Quando tutte le mattine del mondo
- Dobbiamo rifornire la dispensa
- Non c’era altro da fare
- E non venirmi a dire
- Nostalgia di casa
- E adesso?