Mi chiamo Freddie Mercury
eBook - ePub

Mi chiamo Freddie Mercury

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Mi chiamo Freddie Mercury

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro


Ero seduto da solo in un angolo del bar, tenevo tra le mani il mio viso, attorno a me, ragazzi e ragazze si divertivano tra loro. Da diverso tempo, me ne andavo in giro ripetendo a chiunque quella frase: "Diventerò una star". Quel tempo lo ricordo bene, quel giorno pure, un giorno degli anni Settanta. Un amico mi raggiunse al tavolo e vedendo il mio malumore cercò di capire: "Che ti succede Freddie?". Alzai il capo quel tanto che basta e sconsolato, risposi: "Non diventerò mai una star". E' successo tutto in un attimo, è stato così veloce che il mio amico non ha avuto nemmeno il tempo di sedersi. Ho picchiato i pugni sul tavolo, mi sono alzato e ad alta voce ho detto: "Non diventerò una Star, diventerò una leggenda". Mi chiamo Freddie Mercury, sono il cantante di una band chiamata Queen, questo è il paradiso per tutti: da questo luogo vi racconterò la mia storia.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Mi chiamo Freddie Mercury di Daniele Sacchetto in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Mezzi di comunicazione e arti performative e Biografie in ambito musicale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

DURE INSINUAZIONI
1990!
L’altro giorno è passato a trovarmi Pete Brown, ve lo ricordate? Quel caro ragazzo dislessico che mi ha convinto a scrivere tutte queste porcherie. Sì, miei cari, Pete, proprio lui! Voleva semplicemente vedere come me la passavo, farmi un saluto: la verità è che voleva sapere a che punto fossi arrivato con il libro. Per dieci minuti buoni riuscii a mentire molto bene utilizzando frasi di circostanza che evitassero l’argomento scrittura. Una volta finita la scorta di frasi arrivò dritto al punto: «Freddie, posso sapere come sei messo con il libro?»
Mi ha sempre intenerito la sua ingenuità, quando le persone sono così per bene non sono capaci di mentire. Mi è venuta la voglia di giocare con lui, così per qualche minuto mi sono divertito a guardarlo dalla testa ai piedi restando in rigoroso silenzio.
«Ho qualcosa che non va, perché continui a guardami Fred?»
«No, figurati tesoro, osservo e basta! Non darti delle arie, anche se sei carino non sei il mio tipo.»
Andai avanti così ancora per un po’. Poi, quando la noia superò il divertimento, risposi alla sua domanda: «Sono arrivato all’anno 1990, caro».
«Allora sei a un buon punto della storia» si lasciò scappare Pete.
«Dipende dai punti di vista» risposi secco io.
La sua frase poteva avere un significato ambiguo: stavo finendo il libro, ma quella fine non era un argomento piacevole da raccontare.
Fanculo tutto! Povero Pete, non intendeva certo ricordarmelo: il significato delle sue parole era riferito esclusivamente alla conclusione di un percorso letterario che ho iniziato ormai molti anni fa, tutto qui.
Preoccupato per il malinteso, corse subito ai ripari: «Scusami Fred non volevo, io intendevo…» Non lo lasciai nemmeno finire, non era necessario: «Non preoccuparti, non c’è motivo che ti scusi, non è successo niente di grave, non serve continuare a parlarne».
Tirò un sospiro di sollievo. Non avevo ancora finito: per non farlo rilassare eccessivamente, iniziai di nuovo a osservarlo come un attimo prima.
Pete Brown non ci capì più nulla; preso dall’agitazione farfugliò due parole e scappò in tutta fretta dalla mia stanza.
Mi sono messo al lavoro su questo capitolo appena è sparito dalla mia vista.
Dopo aver pubblicato l’album THE MIRACLE non facemmo nessuna pausa.
Album-tour, album-tour? Ancora una volta? No!
Per la prima volta non venne organizzato nessun tour promozionale: niente Europa, Giappone, Australia, aggiungete voi tutti i paesi che conoscete; non andammo da nessuna parte, non era mai successo nella storia dei Queen. In quelle circostanze, dopo le fatiche di un album, di solito ci prendevamo un po’ di tempo libero dallo studio e andavamo in giro per il mondo per promuovere il lavoro che avevamo appena pubblicato. Per THE MIRACLE le cose cambiarono: decidemmo che, per il momento, non avremmo fatto nessun concerto. È bastata la decisione di un singolo componente della band per stabilire che non saremmo andati in giro per il mondo a suonare la nostra musica. Quando si fa parte di un quartetto basta un solo voto contrario per mandare in fumo tutto.
Quel voto è stato il mio, sono stato io a decidere che non era il momento adatto per andare di nuovo in tour e mi presi la briga di farlo sapere al mondo, il giorno in cui tutti e quattro eravamo ospiti di una radio nazionale. Il dj che quel pomeriggio si prese cura di elaborare le domande, spaziò su tanti argomenti e alla fine ci chiese quando saremmo andati in tour.
Di solito era Brian che si occupava delle pubbliche relazioni dei Queen ma, quella volta, non diedi tempo a nessuno di parlare e risposi io: «Non ho intenzione di andare in tour per adesso, credo che una persona della mia età non debba correre su e giù per un palco con delle tutine attillate. Voglio interrompere la solita routine fatta di album-tour, album-tour. Magari in futuro faremo degli altri spettacoli dal vivo ma per il momento non ho intenzione di esibirmi».
Gli altri ragazzi dei Queen rimasero perplessi dalle mie affermazioni, sapevo che non erano assolutamente d’accordo ma accettarono di buon grado senza alimentare malumori.
Avevo già accennato loro che non volevo esibirmi ma non avevo minimamente spiegato il perché. Era tutto molto semplice per me: le mie condizioni di salute non mi permettevano lunghi impegni di lavoro, non avevo più le energie per sostenere i nostri spettacoli dal vivo. Dopo aver completato l’ultimo album riflettei molto sul da farsi, la soluzione più ovvia era che non avrei fatto nessun concerto. Durante le sessioni di registrazione di THE MIRACLE avevo avuto vari problemi di salute, l’AIDS stava lentamente debilitando il mio corpo. Iniziai a mangiare di meno e a perdere peso, mi sentivo debole, ormai non potevo più nascondermi, era evidente che qualcosa non andava, non potevo più fingere con le persone che mi stavano accanto quotidianamente, non era giusto continuare a mentire a Brian, Roger e John: loro erano importanti per me, avevano il diritto di sapere.
Erano passati vent’anni da quando eravamo solo dei giovani squattrinati che avevano il sogno di formare una band di successo, avevamo lavorato sodo per raggiungere il nostro obiettivo. Il futuro del gruppo era in serio pericolo, meritavano di conoscere la verità. Decisi di convocarli a casa mia, poco prima di iniziare le registrazioni del nuovo album.
Non ci sarebbe stato un tour, ma il mio desiderio era quello di tornare subito in studio per incidere nuovi brani. Non sapevo quanto sarei durato ancora, non sapevo se sarei riuscito a registrare un album per intero: il mio scopo era quello di incidere più musica possibile.
Brian, Roger e John arrivarono puntuali e ci appartammo al primo piano nella mia camera da letto. Ero un po’ teso, era una faccenda delicata, non sapevo come affrontare l’argomento, anche se sospettavo che avessero già intuito che qualcosa non andava.
Prima di fare la mia confessione, osservai l’espressione delle loro facce per capire cosa passasse loro per la testa. Non servì a niente. Per un po’ parlammo solo di argomenti frivoli, sciocchezze, stupidaggini. Poi mi feci coraggio e dissi quello che avevo da dire. Non mi feci prendere dall’emozione, né dalla paura, non avevo tempo né per l’una né per l’altra, dovevo solo dire come stavano le cose.
Fui sincero, non provai nessuna vergogna, non ne avevo motivo, dissi loro la verità, in maniera genuina: «Ragazzi, credo sappiate cosa ho da dirvi, sono malato, ho l’AIDS». Brian, Roger John abbassarono lentamente il capo, io continuai come se niente fosse, come se quello che avevo appena detto fosse una confessione da niente: «Non ne parleremo mai più, non ne parlerete con nessuno, voglio solo continuare a fare musica, voglio solo continuare fino al giorno della mia cazzo di morte».
Non alzarono la testa, fecero solo dei piccoli movimenti con il capo per confermarmi che avevano capito.
Non avevo tempo di rattristarmi per quello che stava succedendo, bisognava guardare avanti, così dissi loro: «Le nostre abitudini non cambieranno, andranno avanti come sono sempre andate avanti, continueremo a registrare ma non deve saperlo nessuno, non voglio che la gente compri i nostri dischi per compassione». Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio surreale, nessuno disse nulla.
La mia camera all’improvviso diventò vuota, eravamo in quattro ma sembrava non ci fosse nessuno all’interno. Quel silenzio venne interrotto da Phoebe dall’altro lato della porta: «Ho portato il tè ragazzi, posso entrare?». Quella voce sussurrata da non riuscire a svegliare nessuno.
Gli risposi io: «Accomodati pure».
I ragazzi accolsero l’entrata del mio assistente con un saluto di cortesia, non una parola. In quel momento nessuno aveva la forza per parlare.
Io spesi due parole in più: «Ti ringrazio Phoebe, appoggia pure il vassoio sopra il tavolino». E Phoebe lasciò subito la stanza. Poco dopo, anche i ragazzi se ne andarono lasciandomi con la stessa cortesia con cui avevano accolto Peter.
Nessuno prese il suo tè!
Montreux e Londra, il programma era chiaro: avremmo lavorato per due settimane e poi io mi sarei preso una pausa per recuperare le forze. In quel periodo preferivo lavorare a Montreux piuttosto che a Londra perché in quel luogo la stampa non mi stava addosso come in Inghilterra. Da quando avevo fatto il mio annuncio ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Heaven for everyone
  6. Zanzibar
  7. Dagli Smile…ai Queen
  8. Il Bianco e il Nero
  9. La finestra temporale
  10. Mamma, ho ucciso un uomo!
  11. Love of my life
  12. Un giorno alle corse
  13. Noi siamo i campioni
  14. Due Queen a Corte
  15. Il Re e la Regina
  16. Mister Fahrenheit
  17. L’attacco del Dragone
  18. Sotto pressione
  19. Miami caro, portami via da qui!
  20. Una vita dura
  21. Un signore di classe
  22. Vivere da solo
  23. Continua a sorridere
  24. Knebworth, l’ultimo ruggito
  25. Ho la faccia di uno…
  26. Montsy
  27. Il miracolo
  28. Dure insinuazioni
  29. Mother love
  30. Freddie ringrazia…
  31. Daniele ringrazia
  32. ?