Sabbia d'anime

Francesca Nicosia

• Editore: Youcanprint
• Anno: 2020
• ISBN:
  9788831679343
• Argomento: Literature
• Categoria: Poetry

Sabbia d'anime è una raccolta di poesie ispirate dall'esperienza della quarantena dovuta alla pandemia mondiale da Covid-19.
Colto all'improvviso dal Male, individuale e collettivo, l'Uomo sperimenta la sua fragilità, la restrizione alla sua libertà, il non sense, il valore dell'Essenziale.
E sperimenta anche la necessità della primavera che nonostante tutto puntualmente si schiude al Tempo e al divenire.
Le quaranta liriche sono impressioni aperte sulle faglie dell'animo umano, sulle relazioni nella società contemporanea, sul mistero della vita. Nel flusso vario dei versi la contingenza storica sembra così sfumare ed espandersi verso una dimensione esistenziale: la quarantena, vissuta come luogo dell'anima, diventa metafora della condizione umana e assume la forma spirituale della profondità e del silenzio, dell'assenza di certezze, della necessità, del deserto, così come pure della rigenerazione e dell'opportunità.
La ricerca di un orizzonte di senso che dia dignità alla resilienza e al coraggio di vivere e a quello, non meno eroico, di sopravvivere conferisce a questi frammenti personali e intimi un afflato collettivo e universale.

Introduzione

L'antro, la caverna, l'utero, la prigionia, il rifugio. Il buio, il silenzio, il deserto...

La quarantena.

Regressum ad uterum. Momento sacro di discesa agli Inferi da vivi e di mistica autogestazione.

Le pareti: la protezione e il divieto.

L'uscio: varco di riflessione sulla libertà e sulla responsabilità. Fauci di potenziale rinascita.

Almeno una volta nella vita, che tu sia Ulisse o Enea, Dante o Giobbe, farai i conti con il ventre della terra, regno di istinti indistinti, del primordiale rigetto dell'Io, di paure ancestrali. E ne risalirai come un magma di nuova vita e di ri-generazione.

Ma a differenza degli eroi mitici, leggendari o reali del passato, l'Uomo di oggi sembra avere minore familiarità con il concepimento e con l'interiorizzazione dell'idea della morte, soprattutto come dimensione collettiva e come presenza connaturata all'esistenza.

Il benessere, la speranza di vita, l'hic et nunc da idolatrare con riti di edonismo e il delirio di onnipotenza: ecco che il silenzio della morte è divenuto un tabù nella liquida società contemporanea, in cui l'uomo occidentale è incatenato ad una finta eterna adolescenza, che non sembra sospinta verso la naturale maturazione dell'età adulta, ma ristagna come incanto surreale, come illusione di immortalità fra slogan e hasthag, fra consumismo e autoconsumismo.

E all'improvviso, o quasi, il virus sconosciuto, imprevedibile, contagiosissimo e complice di lutti: Covid-19 (...o qualsiasi altro nome, la sostanza non cambia).

Il 5 Marzo 2020 in Italia per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri inizia la quarantena.

Non è la guerra, no, ma per molti, soprattutto per le giovani generazioni, è la prima esperienza di sacrifici e di paure individuali e collettive, amplificate, forse, dai media.

Mancano la libertà, la socialità quotidiana, gli affetti, i punti di riferimento, le certezze di sempre.

Spaventano la malattia, la morte, anche il sopravvivere. Si teme il futuro.

Ci confonde l'infodemia.

Si cercano untori e si organizzano flashmob. Si attendono i decreti, si attiva la Didattica a Distanza.

Sgomentano le ingiustizie collaterali: non si può rendere l'ultimo omaggio ai cari con il conforto della collettività, alcune patologie sembrano passare in secondo piano (...non ci si ammala solo di Covid), molti perdono il posto di lavoro e vi è aria fumosa di crisi...

Eppure per mezzo della catabasi Ulisse conoscerà il suo futuro¹ ed Enea quello di Roma². Eppure afferma Giona: “...dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce”³. Eppure “uscimmo a riveder le stelle”⁴ ...Come se si potesse avere una visione d'insieme dell'esistenza solo dopo aver attraversato il microcosmo particolare in cui siamo aggrovigliati, legati, macchiati di dolore e di paura, così come impregnati di attese e di speranze. Aggrovigliati nella vita.

Ma cos'è l'esperienza degli Inferi da vivi? L'attraversamento dell'Ade, della balena, del deserto, del Getsemani attraverso cui la nostra vita imbratta la sua edenica fiducia nell'esistenza è l'esperire l'intuizione del nulla, del non-senso, della percezione della non-percezione; è, oggi più che mai, una forma esistenziale di horror vacui .

Fare esperienza degli “Inferi da vivi” è un'ipotesi di interrogativi a spirale: non esiste una risposta univoca, non esiste un'esperienza univoca: crogiuolo di istin...

Indice dei contenuti

• Cover
• Indice
• Frontespizio
• Introduzione
• Sabbia d'anime
• Gli Altri e il vuoto
• Caos e parole
• Salvezza
• Deserti interdipendenti
• Ci eravamo perduti nell'etere
• Untori
• Millimetri e abnegazione
• Antigone
• Mistero e dolore
• Mistero e dolore (2)
• Simmetrie
• Come ci si guarda in tempi di pandemia
• Siamo un deserto che ascolta le stelle
• #flashmob
• Tenebre
• Io sono
• Lo sguardo sul display
• Note impigliate
• Primavera
• Gried View III D
• Ti conosco, mascherina?
• Palcoscenico
• Babele
• La finestra di fronte
• Il lavoro
• Alba di una insolita primavera
• Il tempo ritrovato
• Dov'è l'umano?
• L'essenziale
• Gli “affetti stabili”
• Eros e Thanatos
• Tanto la morte è dei vecchi
• Racconteremo
• Solitudine
• Innocenti e colpevoli
• Dopo
• Rinascita
• Nostos
• Il dono
• Cenni biografici dell'autrice