Arpa terapia. Suoni che curano l'anima
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Arpa terapia. Suoni che curano l'anima

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Arpa terapia. Suoni che curano l'anima

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Informazioni sul libro

Questo lavoro nasce dall'esperienza dell'autrice in ambito musicale, storico, medico e psicologico. I capitoli conducono il lettore a comprendere il valore e la scientificità di una materia, l'arpaterapia, meno nota della musicoterapia.
L'arpaterapia è l'uso di musica di arpa dal vivo da parte di un arpista certificato per generare cambiamento a livello emotivo, fisico, mentale e spirituale. Arpaterapia è fare musica con il cuore. Non è quanto si suona, ma come si suona a produrre effetto. La bravura dell'arpaterapeuta sta nel creare una culla del suono in cui l'ascoltatore possa lasciarsi andare e rigenerarsi.
Il suono dell'arpa crea emozioni, rilassamento, mediante un massaggio sonoro compiuto dalle avvolgenti vibrazioni che prendono vita sotto la guida sapiente dell'arpista quando crea uno spazio sacro per il paziente.
È qui che si tocca la psiche profonda delle persone; è qui anche il luogo in cui avviene la guarigione.
Imparare ad ascoltarsi, ad ascoltare, ritrovare sé stessi, riscoprire il senso della propria vita, riequilibrare le forze, aprirsi all'infinito, accogliere l'Amore… questo può fare la dolce musica dell'arpa quando accompagna e accoglie ogni persona che incontra.

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Informazioni

Capitolo 1
Arpa terapia e concertismo: due mondi a confronto

 
 
Quella bambina sembra in gabbia dietro la sua grandiosa arpa ondulata,
e continua a grattare con le dita le sbarre della sua gabbia”.
(Jules Renard scrittore e aforista francese 1864 – 1910)
 
“Mio Dio, ti canterò un canto nuovo, suonerò per te sull’arpa a dieci corde;
a te, che dai vittoria al tuo consacrato, che liberi Davide tuo servo”.
(Salmo 143, 9-10)
 
 
Sono curiosa per natura e ho il dono di inventare giochi (da tavola, di movimento, di gruppo…) fin da quando ero piccola.
Curiosità e creatività sono sfociate naturalmente nella mia professione di musicoterapeuta.
La musica è vita. Inventare, da in-venio, significa “trovare dentro”. Non c’è cosa più bella che farlo con i suoni a dar gioia a tanti bambini e ragazzi che incontro nel mio lavoro. Gioia che diventa superamento di ostacoli, coraggio, autostima, mettersi in gioco, recuperare fiducia, guardare la vita con occhi nuovi, rasserenarsi, sperare, amare….
La musica è vita, ma non è questo ciò che ho imparato e sperimentato quando frequentavo il Conservatorio.
Oggi mi stupisco di non aver mai osato improvvisare sul mio strumento, quando ero una studentessa di arpa.
Non era vietato, …. era inconcepibile.
Suonavo solo studi e pezzi d’autore, suonate, ballate, concerti in una rigida consequenzialità imposta dai programmi ministeriali.
Comporre? Impossibile, lo faceva solo chi studiava composizione.
Quando scrivevo i bassi di armonia2 per prepararmi all’omonimo esame, non mi sfiorava neanche l’idea di eseguirli al pianoforte o all’arpa per verificarne l’esattezza tecnica e l’armonicità musicale. Era compito dell’insegnante. Il mio lavoro era puramente teorico. Limite mio? No, eravamo tutti così, studenti ligi al dovere e ai propri limiti.
Quante rigidità mentali! Quante ristrettezze intellettuali ho vissuto e “incarnato”!
Non sapevo che quella rigidità, dovuta anche a una prima insegnante molto, molto rigida, avrebbe preso forma in me, avrebbe bloccato il mio collo e la mia schiena…ahimè!
 
Nell’antichità, soprattutto prima dell’avvento della scrittura musicale, la musica è sempre stata fatta, improvvisata, creata sul momento per accompagnare e scandire il tempo della quotidianità, della festa, del rito, del commiato.
Qualcuno suonava, qualcuno cantava, qualcuno danzava, ma probabilmente non c’erano esecutori e spettatori, perché tutti, in qualche modo, erano coinvolti nel fare musica.
L’invenzione della scrittura musicale e la costruzione di strumenti sempre più sofisticati, ha portato una scissione tra pubblico ed esecutori.
Nel corso dell’800 è nato e si è sviluppato il virtuosismo musicale come possibilità di portare all’estremo le capacità tecniche del musicista. Si è così lentamente insinuato il pensiero comune che solo pochi talentuosi possano studiare musica, quelli con particolari doti fisiche (la forma delle mani, ad esempio) o con un eccellente orecchio musicale.
Chi ha studiato al Conservatorio come me, ha respirato quest’aria di esclusività e relativa competitività.
Il giudizio regnava e regna sovrano.
Sarebbe interessante fare una stima del numero di studenti che hanno abbandonato gli studi musicali prima di concluderli, di quelli che si sono diplomati (oggi si dice “laureati”) e poi hanno avuto un rigetto e non hanno fatto della musica la loro professione, di quelli che per sbarcare il lunario, fanno gli insegnanti di musica, ma non hanno o non sentono la vocazione in ambito educativo.
Quelli che rimangono sono musicisti doc. E tra questi ci sono coloro che suonano in gruppi, in orchestre o che hanno una brillante carriera da solisti. Ci sono musicisti che lo fanno senza passione e ci sono quelli che non farebbero altro nella vita e amano la musica, la loro musica, al di sopra di ogni cosa. Ci sono professionisti molto tecnici, virtuosi, che ad ascoltarli, quasi ti mettono in imbarazzo per la perfezione tecnica, ma comunicano poco a livello emotivo, e ci sono quelli che insieme alla tecnica hanno una musicalità e un respiro così profondo da far venire la pelle d’oca.
Recentemente mi è venuto tra le mani un vecchio cd di musiche d’arpa. Non lo avevo mai ascoltato. Presa dalla curiosità, ho pensato di farlo. Non sono riuscita ad arrivare alla fine del primo brano. Il suono era teso, freddo, quasi metallico. Mi sono chiesta: chi me lo fa fare di ascoltare una cosa del genere? Mi faceva star male. E così ho cambiato cd e sono rinata. Il tocco era completamente diverso, morbido, pastoso, fluttuante, e ciò che quelle dolci melodie d’arpa mi trasmettevano erano tenerezza e amore.
 
L’arpa terapia non è concertismo. Nemmeno quello fatto con passione. Non si tratta infatti di avere un programma da eseguire, ma di porsi in ascolto della persona che si affida alla nostra cura. Qualcuno potrà controbattere che anche il più attento dei concertisti ascolta il pubblico, ne capta l’energia ed è capace di creare una sintonia così profonda da “rapire” il pubblico e farlo rimanere con il fiato sospeso dall’emozione.
E questo è vero.
Siamo costantemente immersi nella relazione con gli altri. Anche la nostra musica lo è…. A meno che non rimaniamo a suonare chiusi nella nostra camera.
Ma ciò che contraddistingue l’arpa terapia da un concerto, è l’intenzione e la scelta individualizzata della musica, spesso fatta, creata, improvvisata al momento sulla base del bisogno della persona.
Non è musica d’atmosfera, né tanto meno musica da intrattenimento o un piccolo concerto ai piedi d’un letto d’ospedale.
Arpa terapia è qualcosa di unico, come un abito fatto su misura. Sebbene anche una buona musica ascoltata in un concerto possa far bene ed abbia sicuramente dei risvolti terapeutici, l’arpa terapia è qualcosa di altro e di più.
L’ho provato su di me.
Ho sempre avuto paura di suonare in pubblico. Il mio percorso di apprendimento costellato da severità e rigidità, mi hanno fatto sentire sempre inadeguata, mai abbastanza pronta. La paura era così tanta che al momento dell’esecuzione tremavo e tutta la mia preparazione era messa a repentaglio.
Tuttavia rimaneva, tra un tremore di mani e l’altro, una bella musicalità che riuscivo ad esprimere sempre e comunque e che veniva apprezzata da chi mi ascoltava.
Strada facendo, indipendentemente dai problemi di salute insorti più tardi, capivo che il concertismo non sarebbe stato il mio futuro ... troppa paura, troppa ansia. Non era vita per me.
L’arpa terapia mi ha guarita dalla paura del pubblico. Per me, questa cosa che ha il sapore di un miracolo, è un risultato insperato.
Suonare per un bambino, un gruppo di anziani, o per persone che stanno meditando e/o pregando, è liberante e coinvolgente. Mi metto in ascolto e lascio che le dita si muovano sulle corde, che la musica che ho dentro fluisca dolcemente all’esterno e vada a lenire ferite, ad abbracciare, a coccolare, a rincuorare.
È una sensazione bellissima sia per il dono di me attraverso la musica, sia per il senso di liberazione che ogni volta provo: liberazione dal condizionamento del virtuosismo tecnico fine a sé stesso, dall’auto-giudizio sempre severo, dall’auto-svalutazione che si insinua ogni volta che l’esecuzione non è perfetta.
Arpa terapia è allora fare musica con il cuore, con la consapevolezza che la prima a goderne i benefici sono stata e sono io che suono.
 

Capitolo 2
Arpa terapia e musicoterapia: somiglianze e differenze

“Ogni malattia è un problema musicale e ogni cura ha una soluzione musicale”
(Novalis 1772-1801)
“La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo, tu hai fatto cose grandi.
Mi hai fatto provare molte angosce e sventure: mi darai ancora vita,
accrescerai la mia grandezza e tornerai a consolarmi.
Allora ti renderò grazie sull'arpa, per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele”.
(Salmo 7,19-22)
L’arpa terapia è una disciplina nata in America intorno agli anni ‘90 dall’intuizione e dalla grande esperienza musicale di varie arpiste tra cui Christina Tourin, arpista di terza generazione e musicoterapeuta.
Il suo sogno è quello di portare un’arpista in ogni ospedale degli Stati Uniti entro il 2020, sogno che lentamente si è andato in parte realizzando grazie anche al Programma Internazionale (International Harp Therapy Program –IHTP) che Christina ha fondato e diffuso in molte parti del mondo. Nonostante i limiti della formazione online, molte sono le persone che si sono avvicinate a questa disciplina e ne hanno fatto una missione di vita.
In Italia abbiamo la fortuna di una scuola residenziale IHTP, con sede a Bologna3.
L’arpa terapia ha mosso i suoi primi passi nella musicoterapia ed è oggi riconosciuta dal National Standards Board for Therapeutic Musicians (NSBTM), organizzazione che forma e tutela i terapisti musicali. La situazione americana è complessa quanto quella italiana.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza a partire dai termini spesso utilizzati senza conoscerne il vero significato.
L’arpa terapia è l’uso di musica di arpa dal vivo da parte di un arpista certificato per effettuare cambiamenti positivi nel funzionamento emotivo, fisico, mentale e/o spirituale di individui con problemi di salute.
I professionisti certificati di IHTP sono chiamati arpa terapisti. Questi professionisti aiutano il paziente a rilassarsi, a sentirsi a proprio agio e a ripristinare il benessere.
I principi dell'arpa terapia sono diversi da quelli della musicoterapia.
La seguente tabella descrive i due approcci:
MUSICOTERAPIA4
ARPATERAPIA
Utilizza un'ampia varietà di strumenti e / o musica vocale designate a favorire il cambiamento del comportamento.
Porta suoni lenitivi, confortanti e curativi al capezzale (occasionalmente, la voce viene anche usata con l'arpa).
Assicura il benessere emotivo, la salute fisica, le abilità comunicative e le capacità cognitive.
Incorpora i principi di inclusione (l'arte di essere attenti al paziente) e entrainment (sincronizzare il corpo dei pazienti con il ritmo della musica).
Prescrittiva: le sessioni sono progettate in base al piano di trattamento individualizzato.
Non prescrittiva: l’arpa terapeuta di solito suona in uno dei seguenti tre casi: rilassamento (cullando in uno stato di riposo), dolore (raggiungendo le profondità del lutto), e / o gioia (contribuendo alla qualità della vita).
Gli obiettivi sui pazienti sono specifici e rilevanti per la diagnosi medica.
Gli obiettivi dei pazienti sono flessibili e l'arpa terapeuta suona in risposta al momento presente.
Attiva: il musicoterapista interagisce con il paziente, che può partecipare in modo attivo in tutta la sessione.
Recettiva: l'arpa terapeuta interagisce con il paziente, che ascolta assorbendo la musica come desidera o come è in grado di farlo.
Ma non è tutto. In America la musicoterapia si divide in due grandi categorie ben distinte tra di loro, q...

Indice dei contenuti

  1. Presentazione
  2. Introduzione
  3. Guida alla lettura
  4. Capitolo 1 - Arpa terapia e concertismo: due mondi a confronto
  5. Capitolo 2 - Arpa terapia e musicoterapia: somiglianze e differenze
  6. Capitolo 3 - Arpa terapia: suoni che curano l’anima
  7. Capitolo 4 - Nel cuore delle corde: fisica acustica e magia del suono d’arpa
  8. Capitolo 5 - Ambiti di intervento: dove, come, quando e perché è utile l’arpa terapia
  9. Capitolo 6 - Arpa terapia a fine vita
  10. Capitolo 7 - Cosa bolle in pentola? Emozioni e arpa terapia
  11. Capitolo 8 - Alla ricerca delle radici religiose: suono, senso e armonia come modello del fare musica per curare
  12. Capitolo 9 - L’arpa di Davide. Suono: armonia della persona
  13. Capitolo 10 - Uno sguardo al pensiero orientale
  14. Conclusioni
  15. Bibliografia
  16. Note