GRECIA Una storia vera
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Questo libro è stato da me fortemente voluto perché ritengo che sia opportuno che si facesse luce ma soprattutto che non si dimenticasse o sottovalutasse, quella che io definisco la tragedia ellenica del XXI secolo. Una Storia Vera che ha visto quale protagonista un intero popolo, sottoposto alle angherie di una Troika, che incurante, indifferente, con matematica perfidia, ha imposto brutalmente, senza alcuna alternativa, delle alchimie finanziarie con ferocia determinazione, poi risultate sbagliate. La mia finalità è porre in evidenza, con dati e numeri effettivi, quanto vigliacca e sciagurata è stata la ferrea determinazione di applicare al Popolo Greco "l'Austerity". Un Popolo è stato strangolato. Un Popolo partner dell'Europa Unita, nata sotto gli auspici dell'Art.1 dell'atto costitutivo, che prevedeva al primo punto la solidarietà e il benessere tra i popoli, al di sopra degli interessi economici. Il prezzo pagato da una intera popolazione di undici milioni di persone è stato mostruosamente alto. Simili restrizioni e privazioni, vi rammento, non sono state applicate nemmeno al popolo tedesco reo del più abominevole reato, quale quello della premeditata e scientifica persecuzione razziale contro gli ebrei e non solo.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9791220311199
Argomento
Business
Categoria
Finanza
Premessa storica
Le vicissitudini economiche della Grecia, alcune delle quali saranno approfondite in questo testo, possiamo iniziare a datarle dal 14 aprile del 1832 quando a Londra fu deciso di proclamare re della Grecia, Ottone, figlio del re di Baviera e quando Gran Bretagna e Francia stanziarono ben sessanta milioni di franchi da destinarsi alla ricostruzione del paese. Una somma significativa che avrebbe dovuto consentire un serio processo di ammodernamento del paese. Bene, di quei soldi in Grecia ne arrivarono solo trentatré milioni, che in parte servirono per mantenere la burocrazia bavarese. Incominciò così la sottomissione della Grecia ai cosiddetti stati protettori che pretesero, imposero ed ottennero, sin d'allora, d'inserirsi pesantemente nelle scelte politiche, economiche e sociali, condizionandone, di conseguenza, il suo sviluppo.
Una parentesi storica questa, giusto per poi meglio capire il processo evolutivo dell'economia ellenica, sfociata nel primo decennio del XXI secolo nella sua più pesante crisi, divenendo così, il capro espiatorio di un nuovo indirizzo economico, quello dell'austerità e del contenimento dei conti pubblici ad ogni costo, anche al di sopra della dignità dell'uomo.
Spesso, rileggendo i dati statistici andamentali dell'economia greca, riferiti agli anni presi in considerazione in questo mio lavoro, scatenano delle domande: come mai a fronte di un trend di crescita del 7 - 8% annuo, la Grecia sia rimasta economicamente, strutturalmente e socialmente arretrata? In effetti il disastroso stato economico e finanziario post bellico (seconda guerra mondiale, al quale vanno aggiunti ben quattro anni di guerra civile) a livello dello zero, ha consentito in proporzione, un vistoso trend positivo, proprio perché si partiva da basi veramente di tragica povertà.
La manipolazione della politica interna greca da parte di alcuni Stati occidentali, che non si fecero certo scrupolo di affondare il coltello nella piaga, ha invece rallentato il processo di crescita, favorendo alcuni settori, peraltro non strategici per il paese, ma funzionali agli interessi occidentali. La drastica politica economica adottata per la Grecia, sin dai primi anni Cinquanta, stride con quella posta in essere un po' in tutto il mondo occidentale, cioè la delocalizzazione delle produzioni manifatturiere laddove il costo della mano d'opera e la tassazione era inferiore. Oppure favorire quegli Stati per la loro posizione strategica, soprattutto durante la guerra fredda. In Grecia, quanto detto prima non avvenne. Gli investimenti rivenienti dall'estero e in particolare il piano Marshall, furono utilizzati per favorire interessi diversi di quelli di cui la Grecia aveva bisogno. Si ha la sensazione, nell'esaminare in particolare gli anni 50, come se avessero tirato il freno a mano allo sviluppo economico.
I governi greci, pur legiferando per favorire l'ingresso di nuovi capitali, si son visti recapitare solo l'industria petrolifera, come se Inghilterra e Stati Uniti avessero paura che in un futuro non troppo lontano, la Grecia avrebbe potuto rappresentare un competitore dispettoso sul palcoscenico della politica estera. Il timore di vedersi aumentare le richieste da parte dei governi ellenici, quale contropartita all'utilizzo del territorio ellenico e del Mare Egeo, hanno frenato le commesse estere. Se pur non allora giustificata, questa politica restrittiva nei confronti dell'amico alleato, trova una labile giustificazione a posteriori, quando Papandreu, dopo la caduta del regime dei colonnelli, intraprende, attraverso la costituzione del Pasok3 (Partito Socialista Panellenico) una idiota apertura agli Stati del blocco sovietico, ventilando anche l'ipotesi di una uscita dalla NATO. Solo che ipotizzare una simile strategia politica, vent'anni prima, significava avere la capacità di vedere nel futuro.
Comunque una cosa allora era certa e non può essere sottovalutata. L'orientamento politico del popolo greco si stava da tempo spostando a sinistra e questo timore, secondo me, ha fatto sì che USA ed Europa ne contenessero la crescita, creando quel persistente bisogno di dover accettare di sottostare a qualcuno per poter quanto meno sbarcare il lunario. Le potenzialità intellettive ed economiche di base negli anni 50 e 60, pur essendo scarse, se ben utilizzate e indirizzate in quei settori più emergenti, avrebbero consentito alla Grecia uno sviluppo economico che in quegli anni era determinato più dalle rimesse di coloro che erano emigrati all'estero. Come avremo modo di approfondire in seguito, la politica economica ellenica, sino ai giorni nostri, è stata gestita come se la Grecia fosse la colonia dell'impero britannico e statunitense.
Quindi parlare oggi di vera e propria premeditazione posta in essere per frenare e limitare la crescita economica del paese, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, è cosa più che veritiera. E' anche giusto e doveroso per una imparziale e rigorosa ricostruzione di quei primi decenni post bellici, evidenziare lo scarso spessore della classe politica ellenica, rea di premeditato collaborazionismo filo monarchico, il quale, quest'ultimo, non ha mai avuto seriamente e affettivamente a cuore le sorti del popolo greco.
Da non dimenticare che nel 1967 e sino al 1974 il potere del governo fu preso, attraverso un golpe, dai colonnelli. Fu imposta una ferrea dittatura, dove tutto il mondo occidentale al mattino manifestava disprezzo verso questo sistema, e di notte invece faceva lauti affari. Un golpe militare che fu realizzato (per fortuna senza spargimento di sangue) da alcuni colonnelli, non dei generali, i quali, quest'ultimi, restarono fedeli alla corona. Questi colonnelli avevano lavorato e si erano formati negli USA. Ma aldilà di questa particolare ma non indifferente circostanza, sta di fatto che dietro il golpe c'era lo zampino americano. Negli anni 60 in particolare, la politica ellenica era molto disordinata, litigiosa e frazionata. Scioperi e manifestazioni di ogni tipo rallentavano il processo economico, al punto che quando il potere fu preso con la forza dai colonnelli, non poche persone da me intervistate videro di buon occhio la dittatura. Ovviamente non si poteva scioperare ne manifestare. Quindi tutti zitti e a lavorare. I mezzi di comunicazione iniziarono ad essere puntuali, tutto funzionava quasi come un orologio. Comportamenti avversi erano ritenuti contro l'interesse del paese e severamente puniti. La Grecia ebbe così la sua calma piatta. Le feroci persecuzioni degli oppositori di sinistra consentirono di favorire quella parte del paese legata alla destra reazionaria. Gli antipatici al regime furono cacciati dalla pubblica amministrazione, molti di loro deportati sulle isole. La reazione del mondo non si fece attendere, ma a guardarla oggi, dopo 50 anni, non fu altro che una miserabile messa in scena, ovvero fu l'apoteosi dell'ipocrisia.
In particolare nei primi due decenni (1950/1960) il settore che più degli altri è stato particolarmente fiorente, costituendo per l'intera economia ellenica uno dei settori più significativi, fu quello relativo alle rimesse dall'estero di coloro che in quegli anni preferirono emigrare. Basti pensare che il numero degli emigranti è stato di gran lunga superiore a quello dell'aumento naturale della popolazione, che in quegli anni era alquanto elevato, rispetto ai giorni nostri.
Addirittura dal 1955 al 1964 è emigrato oltre l'8% della popolazione attiva. Aspetto quest'ultimo particolarmente negativo nell'ambito di uno Stato che avrebbe avuto bisogno di tutte le sue risorse per costruirsi un suo futuro se, soprattutto gli investimenti stranieri e la politica economica interna, fosse stata programmata nell'ottica di una seria crescita generale del paese, come peraltro è avvenuto in tutto il resto dell'Europa. Non dimentichiamo che ad espatriare sono sempre le risorse migliori, avendo avuto inizio già da allora la cosiddetta fuga dei cervelli.
Consentitemi una ulteriore personale riflessione, cosa che farò spesso nell'ambito di questo studio, desiderando fortemente esprimere il mio parere, dando un giudizio, ovviamente di parte, ma sicuramente onesto, frutto di una serena e ponderata valutazione.
In merito alla gestione della politica, ovvero della cosa pubblica in
Grecia, molti fattori hanno remato contro una vera crescita di questo paese. Prima tra tutte l'indifferenza di tanti Stati europei alle angherie platealmente subite dal popolo greco, una tra tutte: l'imposizione, senza possibilità di appello, di una famiglia reale che della Grecia e con la Grecia nulla aveva a che spartire. Una famiglia reale che ha sempre complottato proprio contro il proprio popolo, la vera anima libera di questo martoriato Paese che chiedeva, dopo immani sacrifici, un po' di democrazia. Un odioso comportamento che ha permesso ad Inghilterra prima ed USA poi, di far consolidare le proprie posizioni nel Mediterraneo.
Una famiglia regnante che dal 1832 al 1973 ha ritenuto il popolo greco un estraneo, un oggetto da utilizzare a proprio piacimento, un vero e proprio accessorio "usa e getta". Non si è mai curata, né tanto meno resa conto, che attraverso la viscida politica, atta a favorire solo ed esclusivamente interessi stranieri, ha realizzato la più abominevole, spregevole e vigliacca politica anti ellenica.
Un deprecabile comportamento quasi voluto a dispetto della volontà di un intero popolo, che per la sua fierezza e per quanto ha saputo porre in essere, con pochi mezzi ma con tanto cuore (mi riferisco alla più ferrea resistenza posta all'occupazione nazi-fascista) avrebbe meritato una maggiore considerazione e un doveroso rispetto. La monarchia, invece, per favorire il proprio prestigio nel contesto internazionale, appoggiò, proprio quelle esigue forze politiche reazionarie, che hanno spalleggiato l'invasione italiana e tedesca, facendosi peraltro vigliaccamente manipolare nell'ambito della guerra civile, ovvero favorendo così il conflitto interno. E' una delle pagine più amare, più tragiche della storia millenaria di questo popolo. Un popolo che durante il secondo conflitto mondiale è stato additato, citato ad esempio per la sua fierezza, per la sua capacità e determinazione a fronteggiare il nemico, viene poi soggiogato proprio da quegli stessi adulatori che si sono resi, per dei meschini interessi, protagonisti di atrocità.
Per mera curiosità ritengo opportuno riportare un breve riepilogo dei sovrani che sono succeduti sul trono del Regno di Grecia:
• Ottone I (6 febbraio 1833 - 23 ottobre 1862);
• Giorgio I (30 marzo 1863 - 18 marzo 1913);
• Costantino I (18 marzo 1913 - 11 giugno 1917) - vedi sotto;
• Alessandro (11 giugno 1917 - 25 ottobre 1920);
• Costantino I (19 dicembre 1920 - 27 settembre 1922) - vedi sopra;
• Giorgio II (27 settembre 1922 - 25 marzo 1924) - vedi sotto;
o Seconda Repubblica ellenica (25 marzo 1925 - 10 ottobre 1935, poi proclamazione del Regno di Grecia);
• 3anagīs Tsaldarīs (10 ottobre 1935 - 11 novembre 1935) - reggente;
• Giorgio II (11 novembre 1935 - 1° aprile 1947) - vedi sopra;
o Stato ellenico (1941 - 1944 uno stato fantoccio voluto dagli occupanti tedeschi e italiani);
• Paolo I (1° aprile 1947 - 6 marzo 1964);
• Costantino II (6 marzo 1964 - 1° giugno 1973);
o Repubblica Ellenica
Aggiungo solo una breve considerazione. Non poche volte il popolo si ribellò a questa monarchia pretendendo una vera carta costituzionale. Ma la voce di questo popolo è stata sempre zittita e forse quello che è ancora peggio, è il fatto che la storia greca, dettata da interessi esterni alla Grecia stessa, non venivano poi fatti conoscere all'estero.
Non conosco tutta la storia di tutti gli Stati europei, ma ritengo di non affermare cosa sbagliata se dico che la storia del popolo greco è stata e rimane tutt'ora una delle più brutte di tutta l'Europa.
Ancora oggi, a distanza di oltre settanta anni, quei fatti sono da annoverarsi quale cronaca, essendo (per fortuna) molti dei protagonisti di quel tempo ancora vivi, quindi i fatti d'allora sono inficiati dalla personale soggettività di chi li ha vissuti e soprattutto dalle personali esperienze. Fatti e documenti di quei decenni sono ancora all'esame degli storici e penso che dovrà scorrere molta acqua sotto i ponti prima che quei fatti possano essere ritenuti scevri dalla soggettività personale. Auspicando che, anche la storia non venga scritta come si suol dire dai vincitori. E' questo un ulteriore penoso quanto preoccupante problema del XXI secolo. Troppe sono le manipolazioni che vengono consentite nella determinazione del processo storico. Altrettante numerose le rivisitazioni che vorrebbero cambiare alcuni corsi, per favorire questo o quell'orientamento politico. La drammaticità che lentamente si sta estendendo in merito a tale manipolazione è un fatto a cui si deve necessariamente porre un rimedio. Si ha la sensazione che la storia la vogliano scrivere e riscrivere attraverso il potere della finanza.
Io ho passato un po' del mio tempo a cercare alcuni soggetti che siano stati direttamente coinvolti nei fatti di cui sto scrivendo. Ho ascoltato con pazienza e con certosina attenzione le loro descrizioni, i loro racconti, cercando di dare molto più spazio ai ricordi attinenti accadimenti vissuti. Ho cercato, per quanto possibile, di evitare di dar molto peso alle loro considerazioni di carattere personale. Ho cercato in qualche caso il confronto sui fatti, ma credetemi non è stata cosa facile.
La documentazione storica ellenica rappresenta certamente un suo paradosso storico, perché è carente di documentazione. Come si fosse posto in essere un premeditato azzeramento della memoria. Non penso di affermare qualcosa di eccessivo ma la storia greca, contrariamente a quella di tutti gli altri popoli, non dispone di molteplici fonti. La scarsa documentazione certamente è stata determinata dal fatto che al popolo greco erano state imposte due lingue. La Dimotikì, quella parlata dal popolo e la Kathareusa, quella parlata dai dotti ovvero il greco classico. Per meglio comprendere la situazione è come se tutti gli atti pubblici e privati, venissero da noi scritti in latino, mentre la gente comune utilizza l'italiano.
Un'angheria culturale che ha rallentato e non di poco la formazione culturale del popolo. Cosa questa che è durata sino al 1974 anno della caduta del regime dei colonnelli.
La politica ellenica degli ultimi decenni del secolo scorso, viene vista in modo molto contrapposto, in quanto le opposte fazioni, sono irremovibilmente ferme nelle loro convinzioni, lasciando molto poco spazio alla smussatura dei contrasti. Si potrebbe asserire, ovviamente in punta di piedi, che il disorientamento politico abbia contagiato anche la gente comune che riesce a trovare, paradossalmente, divergenza anche in quei fatti sui quali inizialmente sembrerebbero esser d'accordo.
I fatti presi in esame e discussi con i miei occasionali interlocutori, hanno riguardato il periodo dal 1949 al 2001. Se poi volessimo affacciarci sul palcoscenico della politica dei nostri giorni, tenendo conto dei molteplici pareri ed opinioni raccolte, nel corso della presente ricerca, potrei asserire, senza aver particolari remore, che le loro opinioni, consolidate e metabolizzate, sono maggiormente critiche, destando diffidenza e preoccupazione, se riferite al periodo riferito all'ultimo ventennio, mentre, il ricordare i fatti di 50 o 60 - 70 anni fa, produce in loro una irritazione contenuta.
Quando invece si trattano argomenti riguardanti la politica di questi ultimi 20/30 anni, l'irritazione si trasforma in rabbia, lasciando trasparire un profondo e radicato odio verso coloro che hanno portato la Grecia al disastro economico. Di una cosa sono certo e di questa sono fiero per loro, saranno pure arrabbiati neri, ma non sono rassegnati.
Diversamente da come scorrono le cose qui in Italia, le persone da me intervistate, hanno ancora fiducia nel domani, sperano nel futuro, convinti che la loro gente saprà superare anche questa tragedia. Una dose di forte determinazione a non voler essere vittime sacrificali, consapevoli dei loro errori e dei loro limiti, pronti a rimboccarsi le maniche. Mi ha colpito l'affermazione, peraltro ripetuta più volte, da Dimitri, un dirigente pubblico, che vede l'esperienza negativa di questi ultimi decenni, quale ulteriore rafforzamento delle difese immunitarie del popolo greco. Sarà pure una frase fatta, buttata per far bella figura, ma non dimentichiamo che il popolo greco ha nel suo DNA una forte componente nazionalistica, ma quest'orgoglio, anche se espresso in forme diverse, l'ho spesso riscontrato parlando con la gente e non solo nell'ambito di questo specifico lavoro.
E' questo che più di tutto, credetemi, mi ha colpito in questa ricerca. Un orgoglio di base diffuso, una forte convinzione che il domani esiste e che questo domani sarà certamente migliore, per loro, per i loro figli e per le generazioni future. Tassos, un...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Prefazione
  6. Una storia vera
  7. Il paradosso etico del XXI secolo
  8. Premessa storica
  9. Clientelismo, corruzione e nepotismo
  10. I default in Grecia
  11. Cos'è il default del debito pubblico
  12. A proposito di solidarietà
  13. I conti truccati, scoppia la crisi
  14. Cronistoria di come si massacra un popolo
  15. Dieci anni di austerity: la Grecia in preda alla disumanità
  16. L'errore dei moltiplicatori
  17. Tsipras e la controversa figura di Varoufakis La crisi economica greca quanto è costata? Gli articoli pubblicati
  18. LA CRISI ECONOMICA GRECA QUANTO E' COSTATA? Ne è valsa pena?
  19. Gli Articoli pubblicati
  20. L'irresponsabilità politica porta la Grecia nel caos
  21. Nel XIX secolo alla Grecia furono scippati i reperti …..
  22. Siamo alle soglie di un cataclisma finanziario
  23. Default Europa. Che sia in atto un nuovo nazismo
  24. Il Partenone e le isole a garanzia del debito pubblico
  25. Tra BCE e EU è scontro frontale
  26. La Turchia alza la voce
  27. Il ritorno della Grecia alla dracma
  28. La Grecia prossima al default
  29. Siamo oramai al masochismo finanziario
  30. Un default rimandato
  31. La perdita della sovranità nazionale
  32. Elezioni: ancora una volta la Grecia fa lezione
  33. L'Europa sta veramente scherzando con il fuoco
  34. E se fosse stato già tutto scritto ieri?
  35. Tsipras si è infilato in un angolo cieco
  36. Il ritorno alla dracma rimedio peggiore del male
  37. La nuova Ifigenia del XXI secolo
  38. Una inutile consultazione elettorale
  39. Una visita al Partenone per non dimenticare
  40. Conclusione
  41. Bibliografia