1. Premessa sulla definizione e l'importanza della scuola
"Istituzione anticamente di carattere privato, poi curata dall'autorità ecclesiastica e infine organizzata e finanziata dallo Stato.
La scuola ha lo scopo di diffondere la cultura e di curare l'educazione, l'istruzione e la socializzazione per mezzo di corsi regolari d'insegnamento. Per educazione s'intende il mezzo della continuità delle esperienze sociali.
L'educazione è comune a tutte le società, indipendentemente dal grado e dal tipo del loro incivilimento."
[Tratto dall'Enciclopedia UTET]
Purtroppo, per molti anni, la scuola non ha avuto l'importanza che invece ha assunto nei nostri giorni.
Sarebbe molto lungo parlare delle varie riforme che si sono succedute nel corso degli anni, fino all'ultima varata poco tempo fa, accolta bene da alcuni, criticata da altri.
Tutte le riforme hanno cercato di migliorare le condizioni della scuola e adeguarle allo scorrere del tempo. Ogni uomo è figlio del periodo in cui vive. La verità è una sola: se gli insegnanti sono preparati, laboriosi e onesti, la scuola, in qualunque tempo e in ogni luogo, darà ottimi frutti per la formazione dei giovani.
2. Cenni storici sul funzionamento della scuola in cui ho insegnato
Negli anni Quaranta, in piena guerra, le condizioni socio-economiche del mio paese erano molto precarie.
Mancava la luce e l'acqua, quasi tutte le strade erano sterrate e fangose. Le famiglie erano numerose, la povertà dilagava. Purtroppo la scuola era poco frequentata.
Negli archivi della scuola elementare sui registi scolastici, risulta che nella prima classe venivano iscritti ottanta/novanta bambini. Nelle classi successive diminuivano sempre più, in quinta ne arrivavano solo pochi. La maggior parte doveva recarsi in campagna per lavorare e aiutare la famiglia.
Figura 1 -
Una classe di bambini negli anni Quaranta
Proprio per la mancanza d'acqua, si diffuse il tracoma, specialmente tra i bambini. Alcune classi erano formate proprio da bambini tracomatosi; tutte le mattine passava un infermiere dell'ufficio sanitario e faceva loro la medicazione. I maestri che insegnavano in quelle classi ricevevano un'indennità di rischio. Col passare degli anni le cose cominciarono a migliorare, specialmente da quando fu introdotto l'obbligo scolastico. I genitori che non mandavano i figli a scuola venivano multati, ancora oggi lo sono, con sanzioni anche penali.
Nel mio paese funzionava un solo circolo didattico. I dirigenti, che in ordine di tempo, hanno gestito il primo circolo, hanno collaborato con i maestri e sono stati bravi e accorti a far sì che la scuola funzionasse bene. Negli anni Cinquanta erano in funzione soltanto due edifici scolastici; erano costruzioni molto vecchie, si trovavano nel centro storico del paese. Si faceva scuola anche in aule sparse. Le aule dei due vecchi plessi avevano il pavimento di legno su cui erano appoggiati lunghi e scomodi banchi.
Sopra i banchi c'erano i calamai, che, tutte le mattine, il bidello riempiva d'inchiostro e dove i bambini intingevano le penne. In una stanza di uno di questi edifici, grazie alla buona volontà di alcuni maestri, funzionava una tipografia che stampava materiale utile per la scuola. In seguito fu costruito un altro plesso scolastico abbastanza grande e furono ristrutturati gli altri due esistenti.
3. Turni
Malgrado ciò, le aule disponibili erano sempre poche, di conseguenza si facevano i turni. Le classi si alternavano, un mese facevano orario antimeridiano, un mese orario pomeridiano.
Naturalmente era un disagio enorme, gli alunni che venivano in orario pomeridiano erano già stanchi per aver trascorso una mattinata in strada a giocare. Ne risentiva l'attenzione e il profitto. Le cose migliorarono notevolmente quando fu istituito il secondo circolo. Molti insegnanti preferirono trasferirsi.
4. Alfabetizzazione
Nel periodo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, in Italia si parlava di alfabetizzazione. Molte persone, specialmente anziane, non sapevano scrivere nemmeno il loro nome. In televisione il maestro Manzi insegnava a leggere e scrivere. Anche la mia scuola si mobilitò in tal senso. Furono istituite le scuole popolari. I maestri che non erano di ruolo, cominciarono a radunare persone analfabete, che avevano il desiderio di imparare a leggere e scrivere, ma anche di poter uscire dalle loro case per conoscere altre persone e socializzare.
Stavano attente alle lezioni, ogni passo avanti era per loro una conquista importante. Trattandosi di persone di una certa età, trasmettevano agli insegnanti la loro preziosa esperienza, i loro consigli, il loro modo di vivere in seno alla famiglia. Molti di quelli che frequentavano assiduamente, riuscirono a conseguire il diploma di scuola elementare. Furono istituite anche le scuole sussidiarie. Funzionavano in case situate fuori del paese, in modo che i bambini che abitavano in campagna potessero frequentarle.
Furono aperti anche dei corsi di doposcuola per giovani maestri disoccupati. Si trattava di corsi di recupero scolastico, ma si effettuavano anche attività ricreative.
Era in funzione anche il patronato scolastico, che era un ente di assistenza.
Un maestro incaricato gestiva la mensa scolastica per gli alunni bisognosi e provvedeva all'acquisto di materiale di consumo e dei libri di testo per gli alunni che non potevano comprarli. Allora lo Stato non li dava gratis. Intorno agli anni Settanta si cominciò a parlare di scuola attiva e di metodo globale. La mia scuola cominciò ad attuare metodi innovativi d'insegnamento. Sempre in riferimento alle materie di studio, gli alunni eseguivano lavori manuali, con materiale vario: compensato, stoffa, cotone, carta colorata e altro. Si creavano cartelloni illustrativi con disegni, mosaici o con figure ritagliate da giornali, riviste, libri riciclati.
A questo proposito desidero citare un episodio piacevole. Da molti anni ero abbonata alla rivista Grazia che trattava molteplici argomenti seri ed interessanti.
Cominciai a portarlo a scuola fin dalla prima elementare. Le alunne, allora avevo soltanto classi femminili, si divertivano a guardare le figurine che poi ritagliavano per comporre cartelloni o mosaici riguardanti gli argomenti di studio. Un'alunna di una quinta classe propose alle compagne di scrivere una lettera alla redazione della rivista per chiedere chiarimenti su come si realizzano i cartoni animati, come nasce un servizio giornalistico e come viene stampata la rivista. Le compagne aderirono entusiaste alla proposta. Dopo alcuni giorni ricevetti la telefonata di un redattore, il quale mi chiedeva se una troupe della rivista poteva venire a trovarci. Naturalmente chiesi il permesso al direttore didattico, il quale diede il suo consenso. Alla mia risposta affermativa un redattore ed un fotografo vennero a Niscemi. Le alunne furono felici dell'incontro. Loro rimasero meravigliati nel sentirle parlare di tutto quanto avevano appreso anche attraverso la rivista, che aveva fatto entrare il mondo nella nostra classe ed aveva arricchito ulteriormente quanto appreso nei cinque anni di scuola. La settimana successiva fu pubblicato nella rivista un articolo corredato di fotografie, che rese felici le alunne, la maestra e tutta la scuola del primo circolo didattico di Niscemi. Era il 4 Aprile 1974.
Allego parte degli articoli ed alcune fotografie.
Figura 2 -
La maestra legge "Grazia" alle sue alunne
Figura 3 - Una bambina che legge "Grazia"
Figura 4 -
Articolo pubblicato nella rivista "Grazia"
5. Mostra di lavori a Roma
In merito a questo un gr...