Il profumo della carta del pane
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Il profumo della carta del pane

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Il profumo della carta del pane

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Informazioni sul libro


Un uomo comune vede la sua vita improvvisamente stravolta dalla fine del suo matrimonio. Da lavoratore e marito devoto, nonché padre fortemente legato al suo unico figlio, si ritrova a non avere più uno scopo da dare ai suoi giorni. Sconvolto e smarrito, senza nessuna persona intorno a lui che provi più stima nei suoi confronti, decide di gettarsi nell'abbraccio della grande città. Questo romanzo contemporaneo sviluppa le vicende del protagonista intorno ad una domanda: Milano lo accoglierà, restituendogli un presente degno di essere vissuto, oppure confermerà che per lui non c'è futuro?

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220334327
Argomento
Literature

La necessità interiore

«Che diamine ci faccio a casa dei miei genitori?»
Massimo si sentiva smarrito dopo una notte di sonno profondo che aveva sopito pietosamente i ricordi delle sventure degli ultimi giorni. Aprì gli occhi nel letto sbagliato, sentendosi piacevolmente strano e decisamente fuori posto.
Era infatti certo di doversi trovare ancora in cella, qualora non fosse stato tutto un incubo. In quest’ultimo caso, avrebbe dovuto percepire il suo solito cuscino sotto la testa, nonché il calore ed il respiro di sua moglie accanto a sé. Tra l’altro, si sentiva curiosamente riposato e fisicamente in forma, anche se un potente cerchio alla testa cercava di minare il suo benessere.
Cercò disperatamente di capire cosa fosse successo e quali ricordi il suo cervello avesse rimosso.
«Mamma, papà, io e Veronica ci separiamo.»
Nessun commento. Solo uno sguardo duro a sottolineare l’ennesima, cocente delusione.
«Da anni il nostro matrimonio era arrivato al capolinea. Crescendo, ci siamo allontanati parecchio. Capita in fondo a molte coppie. Abbiamo resistito il più possibile per Simone. Evidentemente, però, il carattere di mia moglie ad un certo punto è andato oltre questo bisogno di proteggere nostro figlio. È arrivata al punto di denunciarmi per violenza domestica, pur di avermi fuori dalla sua vita, nonostante i sacrifici che ho fatto in questi anni per permetterle di fare carriera.»
Suo padre era solito considerare la realtà in modo molto razionale, consapevole che normalmente non ci sono verità né persone completamente buone o cattive.
«Cosa c’è di vero?»
«Nelle accuse? L’altra sera Simone si è fatto male, quando era in casa con me. Stava cadendo mentre faceva lo sciocchino sul divano, io l’ho afferrato al volo per un braccio ma lo strattone gli ha provocato molto dolore. Siamo andati al pronto soccorso per sicurezza.»
Monica impallidì.
«Il mio nipotino! Perché non ne sapevo nulla?»
«Mamma, sta benissimo, non ti preoccupare. Ha solo una piccola infiammazione alla spalla, ma è già tornato a scuola. Non ti ho detto nulla prima d’ora per il semplice fatto che Veronica è piombata in ospedale urlando e vomitando così tante accuse, che qualcuno si è sentito in dovere di chiamare i Carabinieri. Da allora sono rimasto in cella fino a quando vi ho telefonato per venire a prendermi.»
Carlo voleva rendersi conto di quali problemi avrebbe dovuto affrontare da quel momento in poi per colpa del figlio.
«Immagino che dovrai affrontare un processo.»
«No, assolutamente no. A proposito, se dopo mi lasci un secondo il tuo pc, devo firmare le carte per la separazione. A fronte di queste, Veronica ritirerà la denuncia, che comunque i Carabinieri già avevano detto che non avrebbe portato a nulla, perché le prove sono del tutto inconsistenti.»
«Quindi, cosa ci fai qui?»
«Non volevo esaurire tutta la liquidazione in affitti e spese varie. Vorrei prima cercarmi un nuovo lavoro, ma mi accontenterò di quello che riuscirò a trovare, perciò spero di disturbarvi per il minor tempo possibile.»
Ora fu il padre ad impallidire: «Come, scusa?»
«Giusto: sono stato licenziato. Saputo della denuncia direttamente da mia moglie, il responsabile delle risorse umane è venuto fino in caserma per minacciarmi di licenziarmi per giusta causa. Abbiamo trovato un accordo.»
La conversazione era iniziata con tutti e tre gli elementi in piedi, di fianco al tavolo della cucina. Si stava concludendo con i due genitori seduti ed appoggiati al tavolo, sfiancati dalla consapevolezza di doversi preparare ad affrontare il prossimo futuro con un figlio disoccupato ed in condizioni emotive probabilmente delicate.
Al contrario, Massimo si sentiva sollevato. Aveva temuto quel momento fin dal viaggio verso la caserma dei Carabinieri. Era certo che, più che per la delusione per il suo avvenire compromesso, i suoi genitori avrebbero sofferto per le scarse occasioni che avrebbero avuto in futuro di trascorrere del tempo con il loro adorato nipote. Aver tolto quel peso della coscienza lo fece perciò sentire improvvisamente sollevato.
Qualche ora più tardi, avrebbe anche beneficiato della buona e generosa cucina di sua madre e di un sonno finalmente confortevole e ristoratore.
Queste ultime erano le ragioni per le quali si era sentito meglio, al momento del risveglio, pur nella momentanea perplessità dovuta al luogo in cui si era ritrovato.
Si cambiò e si spostò in cucina. La madre gli suggerì di andare a farsi una doccia prima della colazione, perché evidentemente i due giorni di prigionia erano stati sufficienti a guastare le sue condizioni igieniche.
Lui fu molto attento a non consumare troppa acqua, un difetto su cui il padre aveva inutilmente cercato per anni di correggerlo. Era certo che la madre sarebbe passata davanti al bagno per tenerlo d’occhio, chiedendogli di non far arrabbiare l’uomo di casa per una mancanza così facilmente evitabile.
Uscì dal bagno sentendosi ancora meglio. Passò in camera per recuperare lo smartphone, dove trovò un messaggio di Serena: “Ho saputo che sei stato licenziato, cosa è successo? Perché sei sparito senza dirmi nulla? Ho capito che non mi vuoi più vedere, ma possiamo almeno parlarne un secondo? Mi chiami appena puoi?”
Povera Serena. Massimo in quel momento si sentiva una nullità, altrimenti sarebbe corso da lei e le avrebbe promesso che, non appena trovato un nuovo lavoro, avrebbero iniziato una nuova vita insieme. Sempre che a lei interessasse, beninteso.
Una fitta molto forte gli attraversò il cranio, prima che decidesse cosa rispondere.
Si mise a sorridere, pensando che forse a quella povera ragazza avrebbe fatto bene distrarsi un po’: “Cara Serenella, ti mando per e-mail un bel racconto, sperando che ti piaccia. Il tuo cavalier dell’ordine pezzente.”
Si rese infatti conto di aver trascritto sul cellulare la storia di Maximilian e Serenella, ma quando? In carcere non aveva lo smartphone con sé. L’unico momento sensato era stato quella notte, tuttavia non ricordava di averlo fatto.
Pazienza, sperava solo che a Serena piacesse.
O quantomeno, che la distraesse per un po’ di tempo dall’idea di avere qualcosa a che fare con tutto quello che era capitato a lui.
Non ci pensò più, lasciando nuovamente il telefono in camera.
Poi tornò a prenderlo, qualora suo figlio avesse avuto intenzione di chiamarlo.
Aveva ancora un sorriso stampato in viso, quando arrivò in cucina dove lo aspettava sua madre.
«Perché sei così felice?»
«Cosa te lo fa pensare?»
Monica assunse un’espressione perplessa.
«Un attimo fa stavi sorridendo.»
«Davvero? Non me ne sono reso conto. Sai, ho scritto un racconto questa notte, ci stavo ripensando ora e probabilmente mi ha fatto ridere qualcosa che… No, non è vero, non c’è nulla che faccia ridere in quella storia.»
Massimo capì una volta di più di avere bisogno di aiuto, ma non diede particolarmente peso a quel pensiero.
«Siediti, fai colazione.»
La madre gli portò una tazza di latte caldo. A parte, gli mise sul tavolo anche del caffè.
“Non mi piace mischiare le cose, io ve le presento così come vanno preparate e poi decidete voi”, aveva sempre detto.
L’uomo che stava combattendo i fantasmi del fallimento, si concesse di assaggiare prima di tutto il latte senza mischiarlo con altro.
Ripensò a quando aveva dieci anni. Allora aveva smesso di utilizzare il cacao in polvere a colazione, non essendo tuttavia ancora pronto per iniziare con il caffè.
Il sapore che si ritrovò in bocca, in quella stessa stanza e con sua madre lì vicino, lo riportò indietro di ventisei anni.
Nell’immagine di sé che si materializzò nella sua mente, vide un ragazzino curioso ed attivo. Teneva la tazza con la mano sinistra ed una matita con la destra, riuscendo anche a seguire i cartoni animati del mattino. Certo, questo solo nel fine settimana, perché durante i giorni di scuola non c’era tempo per la televisione.
Non era bravo nel disegno, tuttavia si dilettava con qualche bozza di fumetto, perché adorava inventare storie in parte ispirate a ci...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Una casa in fiamme
  3. Una tregua illusoria
  4. L’amore non corrisposto
  5. L’uragano
  6. La fine
  7. Verso il baratro
  8. Max e il drago
  9. Colpevole, fino a prova contraria
  10. Hollywood
  11. Il ritorno alle origini
  12. La necessità interiore
  13. I momenti tra padre e figlio
  14. I tormenti nell’oscurità
  15. La fuga verso il nulla
  16. Milano
  17. Un tetto sopra la testa
  18. Mal comune, mezzo gaudio
  19. Il delirio
  20. Una nuova casa
  21. Le diverse forme di umanità
  22. Il dono di un’amicizia
  23. La ricerca di un abbraccio
  24. “Solitudine”
  25. Il privilegio della compagnia
  26. Il dono ricambiato
  27. Due angeli nella notte
  28. La sofferenza di un amico
  29. Un’idea contro l’oblio
  30. Una serata tra uomini
  31. L’altra metà del cielo
  32. La nuova moda cittadina
  33. La celebrità
  34. Il crollo
  35. La fine della seconda vita
  36. L’inizio di un sogno
  37. Le nuove certezze
  38. Sui propri passi
  39. Il vero premio
  40. La purezza dei sentimenti
  41. Riflessioni dell’autore