Capitolo IX
I primi trenta anni censurati di Gesù
Ricapitoliamo. Giuseppe e Maria, in gestazione di Gesù o con Gesù appena nato, fuggono in Egitto. Poi, alla morte di Erode il Grande, il cugino Giuseppe torna, tanto che lo troviamo a sedare una rivolta degli Ebrei, forse garantito dal fatto che era un ufficiale romano e quindi intoccabile anche per Archelao, da poco designato ad etnarca.
Dai vangeli sappiamo infatti che Maria aveva paura di Archelao, che conservò il regno fino al 6 d.C. quando Augusto, accogliendo le richieste dei Giudei che ne denunciavano il malgoverno, decise di mandarlo in Gallia, annettendo il suo territorio alla Siria, che era una provincia romana:
Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti:
«Sarà chiamato Nazareno»106.
In realtà non andarono da Antipa, ma dal figlio della sorella di Giuseppe, Cleopatra di Gerusalemme, madre del tetrarca Erode Filippo, cugino di Gesù. Il tetrarca Filippo aveva tra l’altro sposato Salomè, figlia di Erode Filippo II, figlio di Maria Boeto e del re Erode il Grande.
Ma perché dire il falso? Il motivo era semplice: doveva essere evitato il collegamento tra Maria e il tetrarca Erode Filippo I per nascondere il fatto che Maria Boeto fosse la madre di Gesù e la nonna di Salomè. Vediamo adesso come la città dove andarono non era Nazaret, ma Gamala, sotto la giurisdizione del tetrarca Filippo, riprendendo per intero il capitolo pubblicato nel libro Codex Jesus, vol. I:
In tutto il Nuovo Testamento, la città di Nazaret viene menzionata solo nei quattro vangeli e negli Atti degli apostoli, per un totale di 13 occorrenze107. Essa non viene mai menzionata né da Flavio Giuseppe, né dagli scritti rabbinici, né da nessun altro storiografo dell'epoca. Nel 1955 furono eseguiti degli scavi nei dintorni della moderna Nazaret da parte di padre Bellarmino Bagatti (1905-1990), i cui risultati sono documentati nella pubblicazione Gli scavi di Nazaret I, dalle origini al secolo XII108. Gli unici oggetti risalenti al I secolo sembrano essere soltanto alcuni epitaffi e reperti tombali:
In quest’opera è riportato che “attestazioni archeologiche di vita nel posto sono le tombe del periodo medio del Bronzo e, come resti di abitazioni, dal periodo medio del Ferro fino a noi”. Nelle tombe sono stati ritrovati vari oggetti di vita quotidiana quali ceramiche, pietre lavorate, cocci di vasi, ecc… Complessivamente sono stati individuati poco più di venti sepolcri, da certi particolari si può datare uno di questi attorno al 200 a.C. Cronologicamente è attestata la presenza di tombe della media età del bronzo (2.000-1.500 a.C.), di silos con ceramiche della media età del ferro (900-539 a.C.), dopodiché, ininterrottamente, risultano ceramiche e costruzioni del periodo ellenistico (332-63 a.C.), fino ai tempi moderni. I resti delle occupazioni più antiche sono, tuttavia, piuttosto limitati, mentre i resti del periodo ellenistico sono di gran lunga più ampi.
La distribuzione dei sepolcri può essere utilizzata per stabilire i confini della città antica, infatti la legge ebraica stabilisce che le sepolture non possono essere collocate all'interno di un centro abitato. La presenza di antiche tombe nell'attuale città potrebbe indurre a pensare che anticamente nessun villaggio o città ebraica sorgesse nelle vicinanze di queste, quindi nell'attuale zona in cui Nazaret è edificata, tuttavia il Talmud afferma che la distanza minima tra il confine di una città e le tombe più vicine deve essere pari a 50 ammot soltanto. Poiché 50 ammot corrispondono all'incirca a 50 cubiti romani, tale distanza era soltanto di 22 metri, dunque relativamente esigua. Del resto tra il muro di confine dell'insediamento di Khirbet Qumran e la tomba più vicina a esso nel cimitero principale contenente 1100 tombe intercorrono soltanto 27 metri, sebbene Khirbet Qumran fosse abitata da Ebrei osservanti109.
Altri scavi furono condotti negli anni '50 da Bagatti (1955-62) che, risalente al I sec. d.C., rinvenne unicamente reperti tombali, epigrafi, silos e cisterne, oltre ai resti di un probabile e controverso edificio religioso, probabilmente databile al II-III sec. d.C. I silos e le cisterne apparterrebbero invece al I sec. d.C., il che potrebbe dimostrare l'esistenza di un piccolissimo villaggio rurale, stimato a meno di 500 abitanti secondo R. Horsley110. La Nazaret dei vangeli viene invece definita πόλις (pólis), “città”,111 e non villaggio. Infatti per indicare questi piccoli borghi in greco esistono termini più tecnici, come il sostantivo κώμη (kòme), impiegato all'incirca una settantina di volte nella Septuaginta e 27 volte nel Nuovo Testamento112, dove si fa spesso distinzione tra “città” (πόλις) e “villaggio” (κώμη). Tuttavia, come fa giustamente notare G. Bastia, questa corrispondenza non è sempre, rigidamente rispettata113. Quanto meno, si potrebbe considerare questo dato come un indizio del fatto che la Nazaret dei vangeli potesse essere una città, e non un villaggio. Tuttavia, nel vangelo di Giovanni viene riferita una frase che farebbe pensare che Gesù fosse nato davvero in un piccolo villaggio:
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Natanaèle esclamò: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”114.
La frase “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” sembrerebbe intendere che Nazaret fosse un villaggio troppo piccolo per poter dare alla luce qualcosa di buono. Tuttavia sarebbero possibili molte altre interpretazioni, apparentemente molto più convincenti di questa. Per es. secondo S. Barbaglia l'aggettivo “Agathòs” (“buono”, “valente”) sembra “richiamare il “tov” ebraico, che era una delle designazioni di Yahweh”115 nell'Antico Testamento. Il significato della frase sarebbe perciò: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di/da Dio?”. In effetti, questa interpretazione si addice meglio al contesto di Gv 1, 45.
La domanda non verte sulla qualità della città, bensì sull'origine del Messia, che non viene per Giovanni né da Betlemme, né da Nazaret, ma dal padre116.
Nemmeno questo brano di Giovanni sembrerebbe indicare, dunque, che la Nazaret dei vangeli fosse un piccolo villaggio. Infatti, come vedremo tra poco, mentre nella Nazaret dei vangeli era stata edificata una sinagoga, dagli scavi condotti nella Nazaret moderna questa sembra assente. In effetti, è difficile sostenere che un piccolo villaggio, composto da meno di 500 persone, potesse possedere addirittura una sinagoga.
Insomma, gli scavi archeologici condotti sulla Nazaret moderna non sono riusciti a dimostrare l'esistenza di una città, chiamata Nazaret, nel I sec. d.C. Al contrario, hanno testimoniato che in questo luogo sorgeva, al massimo, un piccolo villaggio privo di sinagoga, ma nessun indizio lascia sospettare che proprio Nazaret fosse il nome di questo villaggio.
Tuttavia nel 1962 fu ritrovata, in alcuni scavi condotti a Cesarea Marittima, una epigrafe in ebraico che sembrerebbe menzionare il nome “Nazaret”. Il ritrovamento è stato documentato da M. Avi-Yonah in A List of Priestly Courses from Cesarea117.
Nel dettaglio della seconda riga dell'iscrizione sarebbero riportate quattro lettere parzialmente danneggiate (נצרת) ma comunque abbastanza leggibili: una tsadi (suono “TS”), una resh (suono “R”) e una taw (suono “T”). Secondo Avi-Yonah, queste quattro lettere della iscrizione potrebber...