L'Amante Gelosa
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L'arte è un'amante gelosa, che come lei vuole tutto, si prende tutto e
ti divora, non ti lascia tempo per niente altro. Un libro sull'arte,
dalla fine dell'800 alle soglie del XXI secolo. Dalla fine
dell'Impressionismo alla Transavanguardia. Nuovi concetti, forme, idee,
scuole: Il Cubismo, il Primo Futurismo, il Secondo Futurismo, il
Dadaismo, il Cavaliere Azzurro, il Bauhaus, l'Astrattismo, l'Informale e
così via fino al Postmoderno. Un viaggio in un'arte raffinata e
complessa, ricca di richiami ideologici, di speranze e di delusioni, di
denunce e di grande libertà creativa. È il momento del "possibile"
purché sia arte.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220337588
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale
L’ARTE DAL 1940 IN POI: L'INFORMALE
DA PARIGI A NEW YORK
Il periodo bellico e più ancora la vittoria finale americana, determinò lo spostamento della capitale internazionale dell'arte da Parigi a New York, rappresentando un importante momento di incubazione di esperienze nel periodo immediatamente successivo, come la grande internazionale dell'Informale.
Si potrebbe iniziare da una serie di fotografie dei primi anni quaranta in cui si vedono gruppi di artisti "in esilio" a New York, dove si erano rifugiati per sfuggire alla guerra che insanguinava l'Europa: la maggioranza di questi artisti, anche se non tutti di nazionalità francese, proveniva da Parigi.
Oltre al capo storico del Surrealismo, André Breton, gli artisti Masson, Tanguy, Ernst, Duchamp e Matta testimoniano la presenza in territorio americano, durante la guerra, di una forte componente surreal-dada, che del resto, era già stata accolta con successo negli anni trenta. Lipchitz, Zadkine e Léger invece rappresentano la continuazione dell'eredità post-cubista.
Tra loro è sempre quasi presente Piet Mondrian, che avrebbe vissuto i suoi ultimi anni a New York, lasciandovi l'eredità della sua complessa speculazione sullo spazio e sulla superficie pittorica. Inoltre erano tornati o emigrati in america altri esponenti della cultura surreal-dada, oppure astratta e costruttivista come, come Man Ray, Moholy-Nagy o Hans Hofmann, un artista tedesco spesso sottovalutato ma la cui influenza, sulla più giovane generazione americana, fattore di trasmissione di una certa cultura astratta, fu invece grande.
Altri artisti, di fatto considerati americani, erano invece emigrati in giovane età, come l'armeno Gorky e l'olandese De Kooning. Proprio a loro spettò in gran parte la "traduzione in termini americani" di molti elementi della tradizione europea.
Durante la guerra il linguaggio eclettico di Gorky (1905-1948) rappresentò la punta più avanzata del tentativo americano di costruire un mondo espressivo autonomo, partendo da certe indicazioni che costituivano le punte più avanzate dell'arte europea. Non è difficile riconoscere nelle sue opere l'influenza dominante di Picasso, quella di Mirò e Masson o echi di Kandinskij. Ma quello che veniva considerato dagli americani un garbato eclettismo di origine europea, era invece la base necessaria di partenza per un tipo di operazione pittorica radicalmente nuova. I giovani americani tendevano infatti a un'interpretazione formale pragmatica, non ideologica dell'arte europea e potevano quindi approfittare dell'estrema libertà raggiunta dalla figurazione di Picasso, che deformava ai limiti della riconoscibilità i resti della grande tradizione pittorica europea, della "scrittura automatica" e liberatoria di Masson, degli "psicogrammi" e delle grandi articolazioni su spazi piani di Mirò, fino a usare questi elementi come materiali di costruzione di un nuovo linguaggio.
L'automatismo surrealista si trasformava così in una improvvisazione che si liberava sempre più della sua partenza figurativa per far emergere con evidenza i valori del gesto, del segno e, successivamente della materia.
Esperimenti con la materia e determinati procedimenti inventati in ambito surrealista come il dripping di Max Ernst (il colore lasciato gocciolare da un barattolo bucato fatto oscillare sulla tela con uno spago) assumono in ambito americano un altro aspetto.
Sembra che Hofmann abbia eseguito fin dal 1940 tele su cui il colore veniva gettato con violenza o sgocciolato e almeno una tela di Pollock del 1943 è eseguita con lo stesso procedimento. In quel periodo era ancora impegnato con una figurazione di origine surreale. Bisognerà attendere il 1947 prima che questo procedimento diventi per lui abituale con le dirompenti conseguenze che lo resero celebre.
In Europa, dove la matrice dell'arte è molto più ideologica e programmatica e dove il Surrealismo aveva inciso anche più profondamente, queste ricerche erano un naturale punto di partenza. Forse proprio il peso della tradizione di un'arte astratta che contiene ancora "figure", cioè di un'arte profondamente formale, si farà sentire di più in Europa, dove anche l'Informale avrà caratteristiche più armoniche e meno violente che negli Stati Uniti. Oltre al formalismo europeo, si dovrà tener conto di un formalismo americano che avrà tutt'altre conseguenze. Questo appare soprattutto sottoforma di grandi monocromi, a partire dall'astrazione postpittorica che ripropone una certa geometria, fino all'astrattismo radicale.
Anche in Europa si verificherà una riduzione a una pittura di punta superficiale, il cosiddetto "azzeramento della pittura", sia nelle anticipazioni di pittori di difficile incasellamento, come Klein e Manzoni, sia in lavori di matrice più fredda, come quelli delle superfici "strutturate".
IL CONCETTO DI INFORMALE
Possiamo definire con il termine onnicomprensivo di Informale tutta una serie di esperienze verificatesi negli Stati Uniti e in Europa tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni sessanta. Nell'arco di tempo di quindici anni, in una situazione complessa e articolata come quella intercontinentale, ha poco senso parlare di un solo movimento artistico ed è evidente che le sfaccettature del fenomeno siano molteplici e diversificate, in alcuni casi incompatibili tra loro. Pensiamo al numero di nomi e di etichette che hanno battezzato via via gli episodi che oggi comprendiamo tutti con lo stesso termine: Action painting e Abstract Expressionism in America, Pittura Materica o Gestuale in Italia, Tachisme in Francia, e così via. E' ovvio che il termine "Informale" ha un valore riassuntivo rispetto a queste esperienze diverse, ma anche il valore di una categoria, cioè di un modello interpretativo più semplice rispetto alla complessità degli avvenimenti storici. Pur sviluppandosi in maniera differente in Europa e in America, questo fenomeno presenta alcuni aspetti comuni in cui è possibile suddividerlo: la scelta fondamentale gestuale, materica o segnica. I punti di tangenza tra queste esperienze ci consentono di usare il termine "Informale" come comune denominatore:
1.
L'Informale risolve il suo approccio all'arte con la scelta apparentemente tradizionale del ritorno al quadro, alla pittura o alla scultura, al di là di ogni alternativa (assemblage, collage, ambiente) proposta dalla Avanguardie Storiche.
Il quadro viene però considerato alla stregua di superficie reale e non virtuale, cioè come territorio della finzione, ad esempio prospettica. L'operazione della pittura consiste quindi di fatto, nel coprire la superficie della tela con materie colorate liberamente accostate, impedendo quella distinzione tradizionale tra fondo e figura, tra forma e spazio, che era sopravissuta in quasi tutta l'astrazione degli anni trenta. Si potrebbe quasi dire, riguardo al senso dello spazio, che in linea di massima, mentre è negata ogni profondità prospettica, c'è quasi un'aggressione, un uscir fuori dal quadro dentro lo spazio dello spettatore. Inoltre in una pittura "veloce" come l'informale, la concezione della forma è dinamica, in movimento, non statica come nella tradizione astratta.
2.
La pittura è un'attività principalmente "autografica", quindi quasi una scrittura privata del pittore, determinata nel tempo, che coincide generalmente con il tempo veloce di esecuzione del quadro. Una pulsione interna che viene espressa dal gesto o da una sequenza di gesti tramite la materia e il colore. Il quadro diventa la registrazione di un momento della vita. E' questo il lato della poetica informale più direttamente avvicinabile al Surrealismo e al suo concetto di "scrittura automatica", anche se il gesto, soprattutto americano, è scaricato dal contenuto surrealista e si avvicina di più al concetto di "improvvisazione", come è stato formulato nella musica jazz, esperienza unica e irripetibile che il musicista fa per mezzo del suono.
3.
Poiché la superficie del dipinto si presenta come un insieme in cui non sono realmente distinguibili figura e sfondo, il disegno, quando compare, non si presenta come contorno di una campitura bel delineata, ma come una struttura di segni che innerva la superficie del dipinto, così come il colore non riempie nessuna forma ma si contrappone liberamente ad altri colori, facendosi esso stesso disegno, figura o superficie o tutte e tre le cose contemporaneamente. Dato che la superficie si presenta come un "campo" atto alla registrazione dei "gesti" del pittore, come un accumulo di pennellate, o di un sovrapporsi di materie colorate, diventa superflua la definizione di "forma", che presuppone la premeditazione, un progetto o una "finzione" simbolica, che interromperebbe l'immediatezza del flusso della comunicazione. Questa è la più grossa differenza tra l'astrazione (anche quella lirica di ascendenza espressionista) e la pittura informale.
Nonostante uno dei termini più usati negli USA per definire
questo tipo di pittura sia "Espressionismo astratto", vediamo
come Willelm De Kooning, sia in realtà in molte opere "figurativo" o indifferentemente figurativo e astratto o entrambe le cose contemporaneamente. La stessa cosa si potrebbe dire in Europa per artisti come Debuffet o Saura. Ci possono essere presenze riconoscibili o intuibili, ma non c'è più forma, profondità e disegno. Solo affioramenti indistinti, deformati fino all'irriconoscibile. Forse anche per questo si è molto parlato dell'Informale come una cultura della cancellazione, del no. Il gesto del pittore nega la superficie come superficie virtuale della rappresentazione, come su un altro piano nega la forma dei suoi residui figurativi. Di questo "no" dell'Informale si è anche parlato come di una condizione esistenziale, di una situazione di crisi, di una cattiva coscienza ereditata dalla guerra.
Ma oltre come negazione, l' Informale può essere letto come "affermazione", visto che è anche registrazione di istanti-emozioni, improvvisazione, pittura in sequenza, esplosione subitanea, senza progetto, che libera lo slancio vitale.
4.
Quanto alla distinzione tra i tre tipi fondamentali di approccio all'Informale, gestuale, materico o segnico, sarà opportuno fare delle distinzioni: si può parlare di gestualità quando il valore essenziale che l'operazione pittorica mette in luce è la registrazione della foga creativa che passa attraverso il braccio e il pennello del pittore; in un certo senso, la pennellata diventa inscindibile dal gesto, dall'attimo che l'ha provocata, riportando lo spettatore fuori dal quadro, al momento dell'azione. Da qui il termine americano di Action Painting.
Nel caso di una pittura segnica, al contrario, trionfa il valore fondante del segno, più che il gesto; il segno si stampa sulla tela come scrittura, come accumulo, ma diventa anche intelaiatura, struttura portante del quadro; presuppone in genere una pittura più meditata e riflessiva di quella gestuale; originerà col tempo una vera e propria forma di scrittura-pittura e quindi un superamento dell'Informale in senso stretto.
La pittura materica cerca in genere di fondare uno spazio pittorico mediante la sovrapposizione di materie di supporto: spessi strati di colore fino a materie scelte dal pittore, come i sacchi di Burri, che vengono però usate senza l'intenzionalità dadaista del "prelievo" ma per i loro valori tattili e cromatici.
L'INFORMALE IN AMERICA
La tendenza informale negli Stati Uniti è rappresentata soprattutto dalla "New York School" che si sviluppa nell'immediato dopoguerra fino agli anni sessanta. Artisti come Jackson Pollock e Willelm De Kooning, Franz Kline, Robert Motherwell, Pliliph Guston e Sam Francis, che rappresentano la componente "gestuale" (Action painting) ed "espressionista di questa corrente; altri artisti come Arshile Gorky, non abbandonarono mai un disegno più strutturato, più debitore della tradizione europea, anche se vanno considerati precursori di questo atteggiamento.
Manca quasi completamente la componente "materica" (che potrebbe essere rappresentata dallo stesso Pollock, con l'uso inconsueto dei suoi smalti industriali color alluminio), mentre esiste una forte tendenza verso la pittura larga, di superficie, come quella di Marc Ronthko, Barnett Newman e Ad Reinhardt.
Alcune di queste esperienze partirono effettivamente da un tessuto astratto/informale, e furono considerate informali o vicine all'Informale. Ma Barnett Newman, verso la fine degli anni quaranta, aveva già abbandonato tutti quegli elementi che potevano far pensare a questo tipo di pittura, per la geometria più severa e le rigorose campiture che porteranno alla cosiddetta Astrazione Postpittorica. Rontko, per cui si è parlato anche di "impressionismo astratto" rimarrà in una posizione in bilico tra questi due mondi, benché le sue superfici piatte, la potenza architettonica del suo illusionismo spaziale, lo faranno accostare più all'Astrazione Postpittorica che all'Action Painting.
Non c'è dubbio che la prima grande novità del dopoguerra, quella di più immediata risonanza e che più ebbe largo seguito da parte dei giovani artisti, fu la pittura più emozionale e immediata, gestuale e irruente di Pollock, De Koonong e Kline.
Jackson Pollock (1912-1956), morto precocemente a 44 anni dopo aver lavorato a lungo nell'ambito di una figurazione surreale, dava avvio, tra il 1944 e il 1946, a una vera e propria pittura gestuale, con superfici ottenute da un vorticoso accumulo di pennellate dense, che ancora conservavano grumi di una figurazione esplosa.
Nel 1947 il grande salto: pur conservando un andamento e una sequenza di gesti simile, il pittore fa gocciolare dirett...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. INTRODUZIONE
  6. IL POSTIMPRESSIONISMO
  7. SIMBOLISMO E MODERNISMO
  8. IL SINTETISMO E NABIS
  9. ESPRESSIONISMO E PRIMITIVISMO
  10. IL CUBISMO
  11. IL FUTURISMO
  12. IL CAVALIERE AZZURRO
  13. L'ASTRATTISMO
  14. IL DADAISMO
  15. COSTRUTTIVISMO, NEOPLASTICISMO E BAUHAUS
  16. PITTURA METAFISICA
  17. RITORNO ALL’ORDINE
  18. IL SURREALISMO
  19. GLI ANNI TRENTA LA VOCAZIONE ECLETTICA MDELL'ARTE CONTEMPORANEA
  20. GLI ANNI TRENTA IN ITALIA
  21. IL RAZIONALISMO
  22. L’ARTE DAL 1940 IN POI: L'INFORMALE DA PARIGI A NEW YORK
  23. IL POSTMODERNO