L'Ungheria tra l'Ammiraglio Horthy e Protocolli di Roma
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L'Ungheria tra l'Ammiraglio Horthy e Protocolli di Roma

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L'Ungheria tra l'Ammiraglio Horthy e Protocolli di Roma

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Nelle prime luci dell'alba del 4 novembre 1918 sul fronte italiano, i cannoni smisero di sparare dopo anni di guerra lunghi ed estenuanti, in seguito all'armistizio firmato tra l'Austria-Ungheria e l'Italia, a Villa Giusti. Il millenario Impero Asburgico sarebbe di lì a poco crollato, in seguito a molte ragioni, fra cui le crisi e gli scioperi che si stavano susseguendo in tutte le città, mentre le fortissime spinte secessionistiche interne e la volontà dei paesi dell'Intesa di punire duramente gli Imperi Centrali fecero il resto. Il colpo di grazia infine fu dato dall'Epidemia Spagnola, che mentre reclamava decine di milioni di vitenell'interoecumene, decise anche di prendersi un ulteriore tributo di sangue dall'Impero che si quantificherà successivamente in 250.000 anime (135.000 in Austria e 115.000 in Ungheria). Ma cos'ha significato la Prima Guerra Mondiale per l'Ungheria?

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220352802
Argomento
History

Capitolo 1
L’UNGHERIA A CAVALLO DELLE DUE GUERRE MONDIALI

1.1 Un paese devastato

Nell’autunno del 1918 la Guerra Mondiale è appena terminata, ma la situazione all’interno dell’Ungheria ha già raggiunto da tempo il punto di rottura. L’epidemia Spagnola, le carestie e le enormi difficoltà economiche, accomunate ad una situazione politica confusa, contribuiscono difatti ad indebolire il già precario equilibrio di potere, messo ulteriormente a rischio dalle aggressive rivendicazioni territoriali sulla morente Transleitania da parte di Serbi, Cecoslovacchi e Romeni.
Il Governo presieduto dal Conte Károlyi, formatosi pochi giorni prima del termine del conflitto, si ritrova incapace di affrontare le molteplici minacce che in quei convulsi giorni arrivano da ogni parte. Nonostante la sua intenzione di difendere gli interessi magiari attraverso la diplomazia, tale proposito crolla ben presto, di fronte alla rigida opposizione francese di mantenere in piedi una potenza ungherese di spicco nell'Europa centro-orientale.
La campagna dei Balcani della Prima Guerra Mondiale si conclude con la sottoscrizione dell'armistizio di Belgrado (Serbia), il 13 novembre 1918 alla quale partecipano il Generale francese Franchet d'Espèrey, capo delle forze alleate nei Balcani e MihályKárolyi, capo del governo ungherese.
La coalizione stabilisce e delimita, in via provvisoria, i confini tra Ungheria, Serbia e Romania, concedendo la Regione del Banato al paese serbo, malgrado il trattato segreto di Bucarest del 1916.
Le regioni di Crisana, Maramures e le città di Satu Mare, Oradea, Beius e Arad, insieme all'interno della Transilvania fino al fiume Mureș, rimangono sotto l'egemonia dell'Ungheria che viene, però, costretta a concedere l'attraversamento, sul proprio suolo, delle truppe rumene dirette nei territori transilvani orientali al confine localizzato presso il fiume Mureș.
Le potenze alleate dell’Intesa avevano opinioni discordanti, cercando e cercavano, ognuna, di trarre ulteriore giovamento dalla caotica situazione creatasi nel bacino danubiano. La Romania avanza in Transilvania, mentre la Serbia sotto ordine diretto del reggente Karađorđević marcia in Bosnia e Croazia, proclamando ufficialmente la nascita del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (SHS).
Ciò viene guardato con estrema apprensione da parte dell'Ungheria e dall'Italia stessa, dove molti temono il sorgere di un rivale sulla costa orientale dell’Adriatico, una zona che Roma ritiene di sua unica competenza.
Il Patto di Londra, che ancora rappresenta la Magna Charta della politica italiana in quella convulsa fase diplomatica, prevedeva infatti l’annessione dell’Istria e di gran parte della Dalmazia. Tale prospettiva è però in forte disaccordo con le richieste jugoslave, le cui aspirazioni vorrebbero addirittura allargare il proprio confine fino al fiume Tagliamento. L’Italia, temendo l’isolamento internazionale si ritira dalle pretese dalmatiche, e soltanto il 12 novembre 1920 la situazione verrà chiarita definitivamente con il Trattato di Rapallo grazie a una soluzione di compromesso con la Jugoslavia.
Tutto questo avviene mentre l'Ungheria si trova di fatto priva di una forza militare in grado di difenderne gli interessi, vista la smobilitazione ordinata dal Primo Ministro Károlyi. Nonostante i tentativi di ricostituire rapidamente un esercito, vengono raccolti "soltanto 38.000 uomini, sparpagliati per giunta su tutto il territorio a cui si aggiungono quasi 100.000 uomini inquadrati in una milizia con compiti essenzialmente di ordine pubblico".2
Intanto ad Alba Iulia (Gyulafehérvár) viene firmata la dichiarazione del 1° dicembre 1918 con la quale i Rumeni di Transilvania chiedono l'annessione diretta alla Romania: questo crea un presupposto di legittimità per le loro richieste territoriali, che incontrano il sostegno e il supporto di Parigi, quest'ultima alla ricerca di una soluzione politica della questione e la stessa Parigi propone una dichiarazione congiunta delle "quattro potenze" ma al tempo stesso scavalcando i propri alleati italiani e britannici.
Anche al nord della pianura pannonica, la situazione è in pieno sviluppo. Qui gli slovacchi, che già in occasione di un incontro tenutosi il 30 ottobre 1918 hanno optato per la secessione dell'Ungheria, difatti sono favorevoli all'unione con Praga per la formazione di uno Stato cecoslovacco, il quale inizia a delinearsi con la costituzione in novembre di un governo provvisorio. Budapest risponde a questa minaccia inviando qualche compagnia fedele nei territori contesi e riuscendo persino, per un breve periodo, a respingere i cechi. Questa breve pausa è utilizzata dai cecoslovacchi per perorare la propria causa a Parigi mentre delle trattative vengono avviate dall'unghereseOszkárJászi(l'allora Ministro delle Nazionalità),il quale incontra a Budapest il rappresentante slovacco Milan Hodža. Nelle stesse ore anche una parte dei ruteni, rappresentati da un consiglio nazionale con sede a Uzhhorod, stanno tentando di ottenere dal governo ungherese il riconoscimento di un regime di autonomia in cambio della propria fedeltà. I ruteni rappresentano in questo momento una seria possibilità per bilanciare il ruolo svolto dagli slovacchi a sostegno dei piani di Praga. Le loro richieste -che prevedono riforme sociali e politiche, autonomia culturale e religiosa- sono inviate a Budapest, dove trovano una buona accoglienza da parte di Jászi. La proposta ungherese di un sistema di autonomia amministrativa e politica non può però essere accettata dagli slovacchi, che ormai si muovono apertamente verso un'unione con i cechi.3
Infine il 7 gennaio del 1919, i Francesi rendono nota la propria disponibilità a riconoscere alla Romania, lo status di "Alleato dell'Intesa", aumentando la propria influenza nella Regione e fiaccando così la posizione delle altre potenze.
Nel frattempo il Governo ungherese tenta in ogni modo di stabilire i contatti diretti con le potenze alleate, anche mediante un viaggio di Kàrolyi a Parigi, dove lo statista magiaro, non d'accordo sull'uso della forza, spera di poter difendere in modo migliore gli interessi dell'Ungheria attraverso la diplomazia. In realtà non esistono margini di dialogo e le speranze dell'appena divenuto Presidente, crollano ben presto davanti al ferreo diniego francese a qualsiasi tipo di concessione: lo scopo di Parigi è chiaramente quello di giocare sulle rivalità e sulle ambizioni dei vicini dell'Ungheria per costruirsi una clientela regionale e tenere saldo così il proprio ruolo di arbitro della situazione politica.4
La situazione interna ungherese nel frattempo peggiora ulteriormente: il Primo Ministro nonché neo Presidente Károlyi (eletto l'11 gennaio 1919) perde la fiducia dei cittadini di fronte all'incapacità di gestire al meglio le trattative con i "vicini" e l'enorme numero di profughi che affluisce a Budapest; egli non è più in grado di mantenere l'ordine nel Paese r questa debolezza contribuisce a far crescere l'attività dell'estrema sinistra ispirata ai bolscevichi in Russia già particolarmente ostile nei confronti del Governo.
L'esponente di spicco di questo nuovo movimento è Bela Kun, un personaggio dotato di grande abilità oratoria e che riesce a capire rapidamente quali siano le debolezze e fragilità del Governo e degli altri partiti.
Nella situazione sempre più caotica si susseguono manifestazioni e violenze in cui l'Ungheria cerca sempre più disperatamente un supporto a livello internazionale, purtroppo con esito negativo.
Nel marzo 1919 il tenete colonnello francese Ferdinand Vyx (o Vix), delegato dell'Intesa in Ungheria, indirizza una comunicazione scritta al governo ungherese
di Károlyi, con l'intenzionedi concedere maggiore territorio ai paesi confinanti con l'Ungheria, rispetto ai territori concordati precedentemente con l'armistizio di Belgrado.5
Tale evento provoca invece l'ennesima crisi diplomatica, causa le dimissioni del governo filo-occidentale di MihályKárolyi e la nascita della Repubblica dei Consigli ungherese (MagyarorszàgiTanàcskoztarsasàg), in cui confluiscono anche i social-democratici, nominalmente guidata daSándor Garbai ma in realtà, diretta dietro le quinte, proprio da Bela Kun.

1.2 L’effimera Repubblica dei Consigli ungherese

Il 21 marzo 1919, con la caduta del Governo MihályKárolyi , Béla Kun e il Partito Comunista fanno la loro mossa, stabilendo la Repubblica Sovietica Ungherese: il secondo governo comunista in Europa dopo la stessa Russia.
Il 22 marzo viene formato un Consiglio Rivoluzionario, presieduto dal socialdemocratico Sándor Garbai e con Béla Kun in veste di Commissario degli Esteri e capo ombra delgoverno. La personalità di Kun emerge come l'elemento dominante della nuova compagine governativa; la sua straordinaria energia permette infatti di costruire velocemente le basi del nuovo regime. Come lo stesso Kun disse a Lenin: "La mia personale influenza nel Consiglio Rivoluzionario di Governo è tale da garantire la stabilità della dittatura del proletariato, dal momento che le masse mi sostengono".6
Ma che personaggio è questo rivoluzionario, apparso improvvisamente sotto le luci della ribalta? ÁbelKohn, meglio conosciuto come Bela Kun, è un 33enne, figlio di un notaio travolto dalle disgrazie e andato in malora. E' stato sul fronte russo, come sergente dell'esercito ungherese. Una volta catturato, rimane "ispirato" dalla rivoluzione sovietica, incontra i capi del Politburo e si vede affidare la presidenza della Federazione internazionale dei prigionieri di guerra comunisti. Alla fine del conflitto, viene rimpatriato dai Russi che lo mettono alla testa del Partito Comunista Ungherese appena fondato.
Tornando alla Repubblica dei Consigli ungherese, il primo provvedimento del nuovo governo comunista è la nazionalizzazione di diverse industrie e società commerciali, oltre che la socializzazione dei trasporti, delle banche, della sanità, degli alloggi, delle istituzioni culturali e di tutte le proprietà terriere sopra i 100 acri. Contrariamente al parere di Lenin e dei Bolscevichi, il governo di Béla Kun si rifiuta di ridistribuire i terreni ai contadini, alienandosi così la maggioranza della popolazione. Invece Kun dichiara che tutti i terreni devono essere riconvertiti in cooperative agricole e, per la mancanza di personale qualificato a gestirle, mantiene gli ex proprietari e dirigenti delle tenute come dirigenti delle nuove aziende collettive.
In un tentativo di guadagnare un maggiore supporto popolare, Kun cancella tutte le imposte delle zone rurali, ma ottiene l'effetto contrario, in quanto i contadini considerano qualsiasi governo che non esiga le tasse "un governo debole". La Repubblica Sovietica inasprisce la già alta inflazione aumentando la moneta in circolazione e si dimostra anche incapace di risolvere il problema della carenza di abitazioni; per fornire cibo alle città, il governo se lo procura requisendolo nelle campagne.
Dal punto di vista militare la Repubblica Sovietica e conseguentemente anche l'Armata Rossa Ungherese erano state create per opporsi alla Nota Vyx. Dato che la disparità militare fra l'Ungheria e gli Alleati era notevole, le possibilità di vittoria magiare erano minime. Per prendere tempo, Kun cerca di negoziare con gli Alleati, incontrando il Primo Ministro sudafricano, il Generale JanSmuts, a un summit a Budapest ad aprile. Si dimostra impossibile giungere ad un accordo e l'Ungheria entra presto in guerra contro il Regno di Romania e la Cecoslovacchia, entrambe aiutate dalla Francia. L'Armata Rossa Ungherese ottiene qualche vittoria sui cecoslovacchi, conquistando la maggior parte della Slovacchia entro giugno, mentre si continua a confidare nell'imminente aiuto sovietico.
Invece sul fronte Transilvano la situazione è tutt'altro che rosea: l'esercito romeno ha ricominciato ad avanzare su pressione di Parigi, che vuole arrivare rapidamente alla definitiva sconfitta delle truppe ungheresi. Ma le poco confortanti notizie dall'Ucraina, dopo l'evacuazione (aprile 1919) da Odessa delle truppe francesi a causa di un'operazione militare mal congegnata, costringono l'alto comando di Bucarest a rafforzare le guarnigioni presenti in Bessarabia. Gli Ungheresi così possono riorganizzarsi e concentrare le scarse forze di cui dispongono contro la Cecoslovacchia r...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Capitolo 1 L’UNGHERIA A CAVALLO DELLE DUE GUERRE MONDIALI
  3. Capitolo 2 DALLACONFERENZA DI MONACO ALLE CROCI FRECCIATE
  4. Capitolo 3 DALL’INVASIONE COMUNISTA ALLA REPUBBLICA POPOLARE UNGHERESE
  5. CONCLUSIONI
  6. BIBLIOGRAFIA
  7. SITOGRAFIA
  8. Notes