In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull'arte di partire
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In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull'arte di partire

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In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull'arte di partire

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Uomo di contraddizioni (il viaggio è contraddizione), ogni volta che si apprestava a partire Kapu?ci?ski si lasciava guidare dal caso; ed era, allo stesso tempo, un uomo meticoloso. I suoi viaggi erano preparati con cura maniacale. Le sue letture, prima di ogni partenza, erano enciclopediche: se il caso era lo strumento, il sapere era la bussola. Entrambi utili per raggiungere il fine ultimo: l'incontro con l'altro. Andrea Semplici è giornalista, fotografo, viaggiatore. Ha in comune con Kapu?ci?ski il talento dell'ascolto; oltre all'idea che il viaggio, come il racconto, ha come regola la condivisione

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788861899872
Categoria
Viaggi

Ismaele non smetterà di navigare…

Il primo gesto di ogni vero viaggio ha qualcosa di lento. Non credete a chi si mostra deciso, privo di dubbi e incertezze. Nasconde sensazioni incomprensibili e contraddittorie. Lui stesso non vuole crederci: ha sognato e desiderato per mesi questo momento e ora come è possibile che non voglia più partire? È qualcosa di inspiegabile. Nasconde, dietro il sorriso, una stanchezza improvvisa, un indefinibile senso di solitudine. Nella sua testa stanno passando, come cavalli al galoppo, mille sagge ragioni che suggeriscono di non andare.
La partenza è un momento di fine e di inizio. È necessario, credetemi, trovare coraggio. Occorre coraggio nel cancellare ogni dubbio e affrontare quel “momento di fare spazio al proprio sogno-bisogno”. E ne occorre tanto per sciogliere gli ormeggi e mollare la cima che ci tiene legati alla banchina. “Fa’ salpare il tuo sogno, ficcaci dentro la tua scarpa”, dice il poeta romeno Paul Celan. Non sempre è facile. Non tutti ci riescono. E io provo una malinconica comprensione (ma al contempo briciole di invidia) per chi non ce la fa.
Ho dovuto farmi forza per cominciare questo viaggio. Il perché lo capirete meglio alla fine. Se ci sarà una fine. Mentre scrivo non so per chi lo sto facendo. Non so chi leggerà queste parole. Non so che età avete, ignoro tutto della vostra storia. Quando una barca salpa le emozioni si mescolano l’una all’altra fino a essere inseparabili. Partire è doloroso. Partire è straordinario. È malinconia, è felicità pura.
Cerco qualche chiarezza. E vi invito alla diffidenza. Ho cinquantasei anni. Sono molti. O, almeno, io li avverto come molti. Ve lo dico perché capiate, almeno in parte, qual è la mia storia. Da ragazzo avevo letto che bisognava sospettare di chiunque avesse più di trent’anni. Ora, mi è stato chiesto di parlare di un uomo vecchio quanto me, che oggi non c’è più. Di uno scrittore-reporter che ha avuto la sorprendente ventura (col suo cognome impossibile e la sua anonima occupazione di giornalista in un’agenzia di stampa) di diventare, per molti che volevano seguire il suo cammino, una leggenda.
Ryszard Kapuściński ha cominciato a essere amato quando aveva già raggiunto i cinquant’anni. Eppure i suoi lettori, i ragazzi che lo hanno adorato, hanno sempre fatto finta di non conoscere la sua età. Appariva come uno di loro e non si sono mai interrogati troppo di fronte a quest’uomo dall’aria un po’ spaesata, più simile a un “curato di campagna” che a un giornalista che aveva affrontato ventisette rivoluzioni. Si rimaneva incantati di fronte alle sue avventure di scrittore e viaggiatore, ammaliati dalle sue parole semplici. Pensate: Ryszard aveva già cinquantotto anni quando ha cominciato il suo lungo viaggio attraverso l’impero di quella che allora era ancora conosciuta come Unione Sovietica. Un mondo si stava sgretolando, e lui, che era cresciuto al suo interno, capì che non poteva che mettersi in viaggio. Viaggiare è stata la sua meravigliosa condanna: “Questo mestiere logora”, raccontò una volta. Ma non gli era possibile smetterlo. Non si smette di essere nomadi quando lo si è nell’anima. Ryszard doveva esserci, doveva essere là dove accadevano le cose. Sperimentare tutto di persona, vedere, capire, toccare. Nel 1990 si mise in cammino per le strade più solitarie di quell’Imperium, “senza sapere se sarei riuscito a farcela”, ricordò qualche anno dopo. Ma questa è la vera essenza del viaggio, anche di quello più programmato, quello di cui si è fatto un itinerario dettagliato: ha una piccola falla da cui può entrare l’ignoto. E Kapuściński voleva conoscere quell’ignoto che sta oltre la linea dell’orizzonte. Attenzione però, dobbiamo sgombrare il campo da molto romanticismo.
La vita di Kapuściński è stata faticosa, dura, a volte contraddittoria, sicuramente affollata di compromessi. Intensa di amicizie preziose e importanti, e, allo stesso tempo, è stata una vita solitaria.
Chi parte sa che non vedrà maturare quei pomodori che ha appena piantato. Che non vedrà le foglie delle sue betulle arrossare il ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Ismaele non smetterà di navigare…
  5. La prova del tempo
  6. Il più vicino possibile
  7. Sparire fra la gente
  8. L’altro
  9. Uniendo casualidades
  10. Andrea Semplici
  11. Dello stesso autore