xi. “Il figlio che non voleva comandare” (Genitori anziani)
Maria S. Egido e Ainara Núñez
1. Introduzione
Illustreremo in questo capitolo un altro caso di NVFP. Famiglie standard, con una violenza che si manifesta nell’ambito domestico e che non è solita estendersi in altri contesti: una delle cause scatenanti di questa violenza sta nella scarsa tolleranza alla frustrazione di questi ragazzi o ragazze che, generalmente, sono stati iper-protetti nell’infanzia e sono arrivati all’adolescenza senza che gli sia stato negato nulla e senza che si sia preteso da loro alcun tipo di responsabilità. Tutto ciò favorisce il fatto che i minori ostentino “potere” in casa, arrivando a occupare, nella gerarchia familiare, una posizione superiore a quella dei loro genitori.
Abbiamo già riferito come questa situazione, che in apparenza potrebbe risultare vantaggiosa per i figli, alla fine risulti una trappola per loro, dato che renderà difficile il loro processo di svincolo e individualizzazione, mancando loro gli strumenti adeguati a cavarsela nel mondo extra familiare. Da questa prospettiva, la violenza si può intendere come un tentativo di presa di distanza da un “amore genitoriale” eccessivo.
Se aggiungiamo il fatto che “uno dei pochi dati su cui concordano la maggior parte degli studi effettuati sulla VFP è quello secondo cui l’età media dei genitori che soffrono la violenza, è più alta della media”, ci ritroviamo esattamente nel caso che presenteremo di seguito, nel quale i genitori hanno un figlio in età avanzata con le difficoltà, che già abbiamo evidenziato, che ciò può comportare al momento di sviluppare la genitorialità.
Tuttavia, quando i figli sono viziati in questo modo, li si priva della possibilità di poter utilizzare il loro potenziale per crescere ed evolvere, e li si espone al rischio di arrivare a diventare piccoli tiranni che cercano di imporsi sugli adulti che li circondano, adulti che li amano in maniera incondizionata qualsiasi cosa facciano. Boris Cyrulnik definisce questo eccesso di amore come una “malformazione affettiva” che impedisce un adeguato sviluppo.
2. Esposizione del caso
Descrizione generale del caso
invio
Il caso di cui ci occuperemo è quello di una famiglia nella quale non si erano ancora verificate aggressioni fisiche, ma insulti e rottura di mobili e oggetti. Giungono inviati dallo psicologo di un centro di salute mentale infantile, che portava avanti da tre o quattro anni una terapia individuale con il figlio.
motivi dell’invio
Lo psicologo che si occupa di Iñaki considera che sarebbe adeguato un approccio di tipo familiare, dato che considera che a livello individuale non si stanno facendo progressi significativi e vede necessario aprire il focus dell’intervento.
La famiglia è d’accordo e chiede un appuntamento al nostro servizio.
I motivi della richiesta sono le continue mancanze di rispetto e gli insulti di Iñaki verso i suoi genitori che si verificano nel domicilio familiare, ogni volta e con maggiore frequenza.
dati familiari e genogramma
La famiglia è formata dal padre, José, di 62 anni; da Rosa, la madre, di 51; e da Iñaki, il figlio, di 13.
Rosa, attualmente, è casalinga. Prima di sposarsi lavorava in un mercato e come baby-sitter. È la maggiore di quattro sorelle e la sua famiglia viene dalla Castiglia, dove passano le loro vacanze. I suoi genitori sono defunti.
Josè è pensionato (a causa di alcuni problemi di salute è andato in pensione prima del normale). Era saldatore in una impresa nella quale ha lavorato da quando aveva 14 anni. È il piccolo di una famiglia di quattro fratelli. Suo padre morì quando lui era ancora un bambino e sua madre alcuni anni dopo. Dopo la morte di sua madre visse con una delle sue sorelle.
Iñaki frequenta la terza media ed è un buonissimo studente.
José e Rosa si conobbero in età avanzata e dopo due anni di fidanzamento si sposarono (lui aveva 48 anni e lei 37). Un anno dopo nacque Iñaki.
3. Sviluppo della terapia
Fase iniziale (Sedute da 1 a 5)
Alla prima seduta pa...