La morte del Pci
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La morte del Pci

Indagine su una fine annunciata (1989-1991)

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La morte del Pci

Indagine su una fine annunciata (1989-1991)

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Il 12 novembre 1989 il segretario del Partito comunista italiano Achille Occhetto annunciò, tre giorni dopo la "caduta del Muro di Berlino", il cambio di nome del partito fondato da Gramsci nel 1921.Era l'inizio della "morte del Pci", il più grande partito comunista dell'Occidente.Da quel momento, come tessere di un domino, mutarono radicalmente la sinistra, tutti i partiti e l'intero sistema politico italiano. Questo libro ricostruisce il dibattito che si accese fra il 1989 e il 1991, le ragioni dei favorevoli e contrari allo scioglimento del Pci, delineando sinteticamente l'identità del partito, la sua peculiarità (dovuta, oltre che a Gramsci, a dirigenti della levatura di Togliatti e Berlinguer), i suoi errori, il suo declino e la sua fine, cercando di capire che cosa l'odierna "sinistra invertebrata" (Perry Anderson) debba "copiare" da quella forza politica che fu, lungo tutto il Novecento italiano, "Il Partito".

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Informazioni

Editore
Bordeaux
Anno
2020
ISBN
9788832103663
Argomento
History
Capitolo secondo – Il nuovo Pci
Occhetto segretario
Subito dopo la sua elezione a segretario, Occhetto iniziò a ridisegnare il vertice del partito, in particolare della Segreteria, l’organismo che nel Pci affiancava il segretario nella gestione politica quotidiana1. La Segreteria era stata, nella tradizione del Pci, una sorta di «esecutivo ristretto»2, ma aveva – dalla scomparsa di Berlinguer – gradualmente e parzialmente mutato funzione. Ha osservato a questo proposito Piero Ignazi: «Rispetto ai decenni precedenti, quando l’approdo alla Segreteria era il coronamento di una lunga carriera, la differenza è notevole. Più che l’inner circle della dirigenza del partito, la Segreteria della gestione Occhetto – così come, parzialmente, già quella di Natta – si profila piuttosto come una équipe di lavoro a sostegno del segretario»3. Ciò sarà ancora più vero dopo il XVIII Congresso, del marzo ’89. Ma già nel luglio 1988, rispetto alla Segreteria così autorevole eletta dopo il Congresso del 1986 (Natta, Angius, Chiarante, D’Alema, Napolitano, Occhetto, Reichlin, Tortorella, Turco) e a quella uscita dal “rimpasto” del 1987 (Natta, D’Alema, Fassino, Occhetto, Pellicani, Petruccioli, Turco), la prima Segreteria guidata da Occhetto segretario (Occhetto, Fassino, Mussi, Pellicani, Petruccioli, Turco) vedeva importanti novità. In primo luogo, due soli erano i “sopravvissuti” rispetto all’organismo uscito dal Congresso di Firenze, svoltosi appena due anni prima: Occhetto e la responsabile del settore femminile Livia Turco. In secondo luogo, Massimo D’Alema, il nuovo “numero due” del partito, veniva sostituito da Piero Fassino nel fondamentale incarico di responsabile dell’Organizzazione e “mandato” a fare il direttore dell’“Unità”, lontano dal “Palazzo” di Botteghe Oscure, sede della Direzione comunista4. Importante l’inserimento di Fabio Mussi – come Occhetto un “berlingueriano di sinistra” con trascorsi ingraiani – e di Claudio Petruccioli, amico e collaboratore di Occhetto fin dai tempi della Fgci. Petruccioli assunse il delicato ruolo di coordinatore della Segreteria e fu la figura preminente del vero inner circle di Occhetto, il gruppo dei suoi collaboratori più stretti e fidati – di cui facevano parte l’assistente e ghost writer Massimo De Angelis, il capo ufficio stampa Iginio Ariemma, il dirigente del Pci romano e membro del cenacolo politico-intellettuale della famiglia Rodano Antonello Falomi, e Walter Veltroni, collaboratore di Occhetto dai tempi della Sezione Stampa e propaganda5. Venne presto deciso di convocare per il febbraio del 1989 il XVIII Congresso: il “passaggio” congressuale indispensabile per confermare e rafforzare la leadership del nuovo segretario.
Animato da un rilevante attivismo, a volte inevitabilmente superficiale o apparentemente improvvisatore6, il nuovo segretario puntò subito sulla sua leadership personale per marcare una evidente discontinuità (innanzitutto culturale e d’immagine) coi suoi predecessori. Il primo segnale della “nuova era” fu d’immagine: il segretario del Pci si fece fotografare nella sua casa di campagna presso Capalbio mentre baciava la moglie Aureliana Alberici. Il servizio, pubblicato da “il Venerdì di Repubblica”7, fece scalpore. È difficile oggi misurare il salto simbolico rappresentato da quelle pagine, l’americanizzazione della politica che esse cercavano e producevano. Era del tutto desueta, nelle élite politiche italiane del tempo, una simile esposizione pubblica della propria intimità famigliare. Per non parlare della tradizione comunista, dove militanti e cittadini avevano parzialmente scoperto la famiglia di Berlinguer solo nei giorni drammatici della morte di un leader pure così popolare e dalla notevole esposizione mediatica, mentre mai avevano visto la moglie di Natta. Il commento più caustico fu quello di un intellettuale ex-comunista, Saverio Vertone, che scrisse sul “Corriere della sera”: «Non sembra opportuno che il nuovo segretario del Pci, come pegno di modernità, ci debba far sapere (e vedere) come bacia la moglie. È poco probabile che dopo aver osservato il suo tête a tête fotografico a colori con Aureliana Alberici, la gente dica [...] come bacia bene sua moglie! Che brava persona, che look! Perché non è ancora al governo?»8. Il “bacio di Capalbio” è certo un episodio minore. Ma è il sintomo di come andava cambiando la politica italiana e di come Occhetto si sentisse a proprio agio in quella forma di modernizzazione massmediatica, e di come tentasse di cavalcarla.
Era palese un atteggiamento di emulazione nei confronti del modo di fare politica di Craxi, della modernizzazione della politica che questi aveva impresso come segretario del Psi. Del resto, Occhetto stesso ammetteva di sentirsi investito della missione di salvare il Pci così come Craxi aveva salvato il Psi nel 1976, quando era precipitato al suo minimo ...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione alla nuova edizione
  2. Introduzione
  3. Capitolo primo – Un partito con nome e cognome
  4. Capitolo secondo – Il nuovo Pci
  5. Capitolo terzo – Il nome e la cosa
  6. Capitolo quarto – Il congresso di Bologna
  7. Capitolo quinto – La fine del Pci