La Logistica come acceleratore dello sviluppo economico
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La Logistica come acceleratore dello sviluppo economico

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La Logistica come acceleratore dello sviluppo economico

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Per parlare ad una moltitudine occorre un testo che sia in grado di filtrare e far intravedere le possibilità di crescita economica che potrebbero derivare da una buona attività logistica tout court. È soprattutto su quest'ultimo aspetto che questo volume ha deciso di porre attenzione.

Un volume che non è né un manuale di economia, né l'ennesimo prontuario di istruzioni per coloro che si occupano di import-export, ma che si preoccupa di preparare il terreno affinché economisti, politici e tecnici del settore possano in futuro avanzare proposte serie e fattibili per individuare una via di ripresa di cui l'Italia ha tremendamente necessità.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788894373356

LOGISTICA vs SVILUPPO ECONOMICO

Alcune vie per un loro incontro o una possibile loro riconciliazione

Abbiamo fin qui analizzato cosa sia, per noi, la logistica – tentando di ampliarne lo spettro argomentativo che insigni studiosi del settore hanno tracciato percorrendo, però, vie eccessivamente tecniche e specialistiche – giovandoci dell’ausilio dell’interdisciplinarietà. Ciò ha reso possibile anche tracciare le evidenze di una pluralità di funzioni logistiche – e abbiamo limitato il numero per non complicare l’attività di lettura – che hanno ben reso l’idea (così, almeno, noi crediamo) di quanto potente e produttiva per il mondo economico possa essere ciò di cui discorriamo.
Nel primo capitolo abbiamo cercato di avanzare anche una nuova idea di economia, ponendo da parte l’eccessiva prevalenza del numero e cercando di reinserire all’interno di tale contesto la figura dell’individuo, così malamente scalciata via da tutti coloro che dovrebbero occuparsi del benessere interno di una nazione (ciò che è accaduto sia sotto un profilo teorico che – aspetto di gran lunga peggiore – pratico).
Quello che dobbiamo tentare di fare ora è comprendere come riconciliare questi due mondi. Sotto un certo profilo, partiamo avvantaggiati col compito che ci siamo proposti: perché l’impostazione di tutto il nostro argomentare poggia sull’asserto che la logistica sia elemento essenziale del mondo del commercio. E sin qui, ci pare, non vi siano ragioni per nutrire alcun dubbio.
Il punto su cui riflettere è: in che modo tale relazione prende – o prenderà – piede?
Ancora una volta: non stiamo proponendo soluzioni, ma solo aprendo timidi spiragli su problemi e questioni che ad altri spetterà risolvere con la competenza di cui son dotati. Competenza della quale, noi, siamo sprovvisti. Ma questo non vuol certo costituire un alibi per dire sciocchezze prive d’ogni elemento di riflessione, che comunque deve essere posto a priori di ogni attività intellettuale.
Intanto partiamo da questa semplice domanda, che è bene esplicitare: se un paese produce ricchezza per il suo fabbisogno interno, lo si deve a qualcuno o a qualcosa?
Concentrandoci sul secondo aspetto, trattandosi di un elemento puramente oggettivo, ci sarà poco da fare se non cambiare quelle cose che rallentano una crescita economica (per loro propria inadeguatezza, per mancanza di funzionalità, per intrinseca incompatibilità con l’ambiente circostante nel quale dovranno inserirsi, e così via). È questa la situazione in cui ci troviamo, oggi, nel mentre che si parla di mondo globale?
Se intendiamo il concetto “globalizzazione” alla maniera di McLuhan, va da sé che il punto di vista adottato è distorcente, errato e pericoloso: perché indurrà a non focalizzare l’adeguata concentrazione sull’elemento che realmente detiene la responsabilità di un determinato status quo; vale a dire: l’individuo (quel famoso “qualcuno” paventato nell’interrogativo a cui stiamo tentando di dare una risposta).
Facendo attenzione, viceversa, alla persona quale reale produttrice di benessere nazionale, allora il discorso che stiamo eseguendo sarà coerente coi presupposti avanzati (di villaggio globale e di economia) da noi in principio di volume.
Il guadagno, o ciò che alcuni testi di filosofia politica chiamano “profitto”, non è la causa, bensì la conseguenza di un determinato processo. E questo processo non si mette in moto da sé. Ovvio è che nessuno lo pensa – a meno che non ci si trovi di fronte a qualcuno abituato a ragionare esclusivamente procedendo di assurdità in assurdità –, però è facile ignorarlo.
Un’industria – di qualsiasi genere – o un’azienda che produce servizi di cui poi ci si avvarrà, non sono macchine che si accendono o spengono a libero piacimento. Anche se ciò fosse vero, comunque dovrebbe esservi una persona responsabile del loro funzionamento meccanico. La trafila che vige all’interno di un polo industriale, così come tutte le attività cui un’azienda dà vita, prevedono al loro interno persone che vi lavorano.
Ecco il punto ove intendiamo giungere: i cosiddetti prodotti finiti – materiali e di concetto – sono il frutto del lavoro di individui che ogni giorno attendono alla loro opera.
Un’economia ed i suoi studi che eludono tale elemento (non di poco conto, diremmo), saranno monchi e inadeguati per produrre un reale e concreto progresso.
Oggi, crediamo, sia questa la tendenza di una certa condotta politica (leggi: attività del ben amministrare il pubblico bene). Troppa attenzione vi è su ciò che consegue il lavoro umano, scarsi si riveleranno i risultati derivanti da questa attività di studio.
Per comodità argomentativa affermiamo quanto segue: ciò che sta prima e dopo una cifra (rispettivamente: la soglia superiore e la soglia inferiore dei dati percentuale), se ignorato condurrà a visioni completamente sbagliate e a previsioni falsate su ciò che potrà essere il futuro economico di un paese.
Qualcuno controbatterà che tali soglie superiore e inferiore sono la stessa cosa (le persone). Ed è vero.
Il punto, però, sta nelle precipue funzionalità detenute da costoro nei rispettivi ruoli. Per parlare in maniera ancora più limpida: le condizioni riguardanti un lavoratore e quelle inerenti coloro che usufruiranno del prodotto scaturente dal primo, sono – e sempre saranno – differenti. E di tale differenza si dovrà comunque tener conto.
Questo è un vero discorso economico (almeno per come noi lo intendiamo).
Come collegarlo alla logistica? Ecco la questione da affrontare.
Abbiam visto la varietà della logistica sotto l’aspetto del processo. Abbiamo osservato, per dirlo in chiave di metafora, lo spettacolo, ciò che è evidente.
Ma dietro le quinte di questo immaginario palcoscenico, ancor prima che il sipario si apra, cosa succede? Quanti e quali argani muoveranno gli scenari e chi provvederà a mettere in funzione tutto siffatto marchingegno complesso che dovrà essere ben coordinato?
È su questo, ora, che bisognerà porre attenzione.
Manteniamo la metafora del palcoscenico: è di profitto perché ci consentirà di comprendere in modo ancor più esatto il discorso che stiamo conducendo.
Sulla sceneggiatura abbiamo ampiamente discorso nei due capitoli che precedono il presente. È, perciò, superfluo ripetersi.
Preoccupiamoci di delineare meglio coloro che provvederanno ad animare la nostra metaforica ribalta.
I due protagonisti li abbiamo già conosciuti: colui che vende la merce e colui che la compra. Loro reggeranno le sorti di tutta la commedia – o dramma, se così lo si vuol chiamare (purché venga rettamente e filologicamente inteso). Attorno a queste due figure ve ne sono una miriade di altre, alcune che lavorano nell’ombra e altre alla luce del sole, che dovranno essere ben raccontate e rappresentate.
Cominciamo, quindi, da colui che si occupa di predisporre un piano per inviare la merce acquistata, e che per comodità di trattazione chiameremo

Responsabile del processo logistico

Poniamoci il più volte ripetuto interrogativo di manzoniana memoria: chi è costui? Prima di definirlo, tentiamo di vedere quali siano le funzioni che si trova a dover svolgere nel suo lavoro.
Innanzitutto, è una persona che deve comprendere quali siano le esigenze del cliente e quali le necessità dell’azienda per cui lavora (su quest’ultimo punto bisognerà render conto di una variante di cui discorreremo in seguito).
Immaginiamo che il “Servizio spedizioni merci” (ulteriore sinonimo di logistica) sia interno ad una determinata impresa. Una volta che l’ufficio commerciale ha ricevuto la conferma dell’ordine effettuato e il metodo di pagamento col quale il cliente ha deciso di comprare il o i prodotti, provvederà a trasmettere il tutto all’ufficio logistica, e quindi a colui che ne è il responsabile in carica (la figura di cui discorriamo).
Il “Responsabile del processo” dovrà badare a considerare: (i) il tipo di merce che dovrà recapitarsi (vedi capitolo precedente sulle varie tipologia di logistica); (ii) le tempistiche entro le quali ciò deve avvenire; (iii) il paese ove tale prodotto dovrà essere spedito.
Non è, quest’ultimo, un elemento da prendere sottogamba. Fintanto che ci si trovi ad operare sul territorio nazionale, i problemi non si pongono perché le leggi sul commercio coi rispettivi dazi sono noti per coloro che operano nel settore, e quindi vi è un problema in meno da dover affrontare.
Ma immaginando che una merce debba essere spedita in una nazione al di fuori di un mercato ove vigono regole di import-export comunemente osservate, il responsabile del processo logistico cosa dovrà fare? Innanzitutto, provvedere a conoscere la legislazione vigente nel paese di destinazione, e quindi divenire operativo (produrre, cioè, il servizio che gli viene richiesto) in maniera tale da rispettare i regolamenti locali (leggi: della nazione ove la merce dovrà essere recapitata) coi rispettivi cambi di valuta per tutto ciò che pertiene: (i) il prezzo del prodotto; (ii) i dazi doganali.
Non solo. In base a ciò che ci si troverà a dover esportare (o anche importare), bisognerà porre attenzione se non sia o meno il caso di ottenere da parte delle autorità competenti (della nazione di origine del processo logistico alla nazione destinataria del medesimo) delle autorizzazioni (leggi: licenze – ovvero: permessi che autorizzano lo scambio commerciale di dete...

Indice dei contenuti

  1. Frontespizio
  2. Introduzione
  3. Logistica ed economia
  4. Amazon
  5. Logistica o logistiche?
  6. Logistica VS sviluppo economico
  7. Logistica e mondo globale
  8. Bibliografia