nel cuore della magnesia
No, le interviste non sono ancora finite, così come non lo sono i protagonisti di Boris che abbiamo coinvolto in questo progetto. Quelli che troverete qui di seguito però non sarebbero rientrati tecnicamente nelle categorie precedenti, così abbiamo deciso di creare questa sorta di impepata di cozze in cui c’è un po’ di tutto. Non solo chiacchierate, ma anche dei contenuti extra (bonus, appunto). Non c’è altro da aggiungere, scriveremo abbondantemente nei capitoli successivi approfondendo molti temi, dalle colonne sonore alla locura originale. Ma effettivamente questa introduzione è un po’ troppo corta per essere chiusa in questo modo. Sarà che siamo stanchi, boh. O magari siamo anche un po’ distratti. Ma non ce fate caso perché, come se dice no, non ce va de fa un cazzo.
Arianna dell’Arti
La vera Arianna
Aiuto regista di Boris
Questa intervista l’abbiamo un po’ temuta, un pizzico di ansia ci è salita. Sia chiaro, mai come quella provata per Valerio Aprea, lì faticavamo proprio a respirare. Però in questo caso ci siamo immaginati di ricevere lo stesso trattamento scontroso che Caterina Guzzanti assumeva nei confronti di Alessandro Tiberi durante le riprese de “Gli Occhi del Cuore”, ovvero il classico sergente di ferro che prova a formare il soldato novello.
In più c’è da dire che la vera Arianna Dell’Arti (dopo Boris la parola “vera” ormai fa parte a tutti gli effetti del suo nome) ce l’hanno presentata così: «Attenti, è un mastino, una che quando urla fa tremare i muri». «E che cazzo», abbiamo pensato entrambi in totale sintonia. Poi però, ragionandoci un attimo a mente fredda, siamo arrivati a una conclusione: «Ma per quale motivo dovrebbe sbraitarci contro?». Ci siamo fatti coraggio e l’abbiamo contattata per capire quando incontrarla virtualmente.
La pratica siamo riusciti a chiuderla in meno di un giorno, Arianna si è dimostrata subito disponibile e anche abbastanza contenta di ricordare quel periodo. Che ha vissuto in un certo senso in un modo doppio, sia dietro le quinte (da reale aiuto regia del trio Ciarrapico, Torre e Vendruscolo), che davanti alle telecamere (con il suo alter ego, ma pure da comparsa). A differenza di tutti gli altri personaggi, infatti, di cui non possiamo conoscere con certezza quali siano state le vere fonti di ispirazione, grazie a lei siamo potuti andare sul sicuro almeno con quello interpretato da Caterina Guzzanti. Che sul set rappresenta proprio Arianna Dell’Arti.
Nata a Roma il 4 aprile del 1977, non è sposata e non ha figli, gravita nel mondo del cinema da 20 anni. Appena uscita dal liceo ha cominciato a lavorare in teatro come tecnico delle luci, si è improvvisata per aiutare la compagnia della sorella (all’epoca aspirante attrice), ha imparato il mestiere montando riflettori nelle piccole strutture off e guadagnando trentamila lire al giorno.
All’inizio tanta gavetta, poi il crocevia che aspettava da una vita: «Ciarrapico, Torre e Vendruscolo li conosco da tantissimo tempo, molto prima rispetto a quando poi li ho incontrati di persona. Andavo a vedere i loro spettacoli al Teatro Colosseo, mi innamorai subito e dentro di me dissi: “Io voglio lavorare con questi”. Poi è successo che Gianluca Arcopinto, produttore cinematografico, mi chiamò per Piovono mucche, come aiuto regista di Luca Vendruscolo. Da lì è partita la nostra collaborazione: ci perdemmo per qualche anno, ma poi ci ritrovammo per Buttafuori e Boris».
Arianna Dell’Arti avrebbe dovuto auto-interpretarsi, all’inizio era lei la scelta principale per affiancare René Ferretti nella costruzione de “Gli Occhi del Cuore”. Poi però i programmi cambiarono all’improvviso: «Mi provinarono Luca Vendruscolo e Massimo De Lorenzo, mi telefonarono per dirmi che avrei dovuto fare me stessa. In seguito valutarono per quella parte Caterina Guzzanti e optarono per lei. I primi tempi non rosicai, poi con il passare degli anni un po’ sì (ride, nda). Chissà, forse la mia carriera avrebbe preso un’altra piega. Però, scherzi a parte, va benissimo così, sono molto contenta di quello che ho fatto e che sto facendo in questo periodo».
Arianna, oltre a essere un animale da set, una che conosce a memoria tutti i segreti del mestiere e che in ogni singola esperienza forma tantissimi ragazzi che si avvicinano a questo mondo, da qualche anno è anche una performer. Monologhi, spettacoli teatrali e un documentario, realizzato nel 2009, sul terremoto a L’Aquila (Sangue e cemento, candidato ai Nastri d’Argento nel 2010), uscito prima in DVD e poi al cinema. La Dell’Arti ha un temperamento fortissimo, necessario per sopravvivere all’interno di un set, dove le gerarchie vanno rispettate e la parola d’ordine è rispetto: «Quando ho iniziato questo mestiere non è stato semplice. Il mio superiore, Alessio Maria Federici, era tremendo. Lui mi ha insegnato tutto. Per cui sono stata abituata così, quello che vedete in Boris è anche meno rispetto a quanto accade realmente. Non vi parlo di atteggiamenti violenti, ma comunque di situazioni molto toste. Ho trattato male tanti stagisti, ho usato l’autorevolezza necessaria affinché le cose funzionassero. Poi con il tempo si cambia, oggi non sono più così, ma all’inizio ogni reparto è piramidale e va rispettato».
Caterina Guzzanti ha interpretato in modo magistrale il ruolo di Arianna, senza chiedere consigli e osservando soltanto dall’esterno i segreti del mestiere (specialmente sul set di Buttafuori): «Io strillo molto di più, ma lei nei panni dell’assistente di regia non ne aveva bisogno. Da questo personaggio gli autori hanno tolto la mia ironia, non era funzionale in un ruolo del genere, ci sono parecchie cose diverse. Hanno tenuto qualche lato del mio carattere, sicuramente la dedizione e la grinta che metto quando decido di portare a termine un qualsiasi lavoro. Dovete sapere che ai tempi in cui abbiamo girato la prima stagione di Boris, lo abbiamo fatto senza una lira. Spesso e volentieri, come avrete visto, la troupe vera ha ricoperto il ruolo di quella finta, proprio perché i soldi non c’erano».
A differenza di quella interpretata da Caterina Guzzanti, l’Arianna Dell’Arti vera non ha mai votato Berlusconi, né tantomeno ha avuto una relazione, se così si può definire, con uno stagista schiavo: «No, non mi è mai capitato, ma mai dire mai, buttalo via (ride, nda). Il fatto di Berlusconi invece è stata una rogna, spesso e volentieri mi sono dovuta giustificare su chi votassi o meno. Intendiamoci, non è per Berlusconi, è proprio il fastidio che si prova nel ricevere certe domande».
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