Distorica
C’è solo un frutto che una cultura che vogli dirsi tale deve saper produrre. Tanto più in un tempo come il nostro: il tempo delle risposte a tutte le domande, il tempo delle certezze granitiche e incontestabili.
E questo frutto, così prezioso, è il Dubbio.
Ecco. Questa collana non vuole ottenere null’altro che questo. Dal dubbio scaturisce e al dubbio, inesorabile, conduce. Nella convinzione secondo cui l’uomo sia davvero tale soltanto se sa porsi domande, se sa e ama mettersi in ricerca. Se non smette mai di accontentarsi. Perché la cultura, diciamolo, sta nel tormentato e scomodo mettersi in discussione. Sta nella domanda, appunto. Nel cercar sempre, e nel possedere mai, la verità.
Il libro in questione è un esempio di quello che intendo. Di ciò che avevo in mente quando ho proposto l’idea di questa collana a Bibliotheka Edizioni. Mette in discussione una verità per molti sacra e indiscutibile. La vaglia in modo intelligente, aperto. La accosta a una serie di domande, di ragionamenti, che ha il coraggio di elaborare solo chi ama il viaggio e non la meta. Chi, appunto, non si accontenta mai.
Chi di gran lunga preferisce l’avventuroso rischio del dubitare al comodo accontentarsi della solita, rassicurante risposta.
Pietro Ratto
Come sono nati, davvero, i vaccini?
In che modo le più grandi società farmaceutiche sono riuscite a costruire i loro imperi economici sui relativi brevetti?
Qual è il sottile filo che le lega a grandi banche d’investimento, a importanti compagnie petrolifere, alla politica internazionale e alle potenti dinastie che controllano l’economia mondiale?
E soprattutto, alla luce dei molteplici scandali, dei conflitti di interesse e delle gigantesche cause legali in cui sono state coinvolte e di cui Pietro Ratto ci parla in questo suo coraggioso libro, come possiamo ancora fidarci di queste multinazionali del farmaco?
L’autore ripercorre la ben poco trasparente Storia della vaccinazione dalle sue origini ad oggi, seguendo l’esile filo che collega le prime – e piuttosto confuse – tecniche di contrasto al vaiolo, al rapido processo di diffusione e commercializzazione dei sieri.
Una ricerca capace di svelare, parallelamente allo studio della crescita esponenziale delle grandi multinazionali del farmaco, le loro forti alleanze con banche, compagnie petrolifere e mondo della politica, ricucendo genealogie dimenticate di famiglie che, anche sulla cura delle malattie, hanno edificato la loro grande fortuna.
Il tutto con un occhio di riguardo a quella moltitudine di scandali, truffe e conflitti di interesse che non può che pesare parecchio sulla scarsa fiducia che molti ormai ripongono, nei confronti dell’industria farmaceutica.
Un ago da calza
Te l’avevo detto, Ben. Ti dovevi cambiare! Non ci si presenta così, davanti a degli illustri signori!”.
Il vecchio Benjamin, incurante dei rimbrotti della moglie, avanzava circospetto e accigliato addentrandosi lento, il naso all’insù, nella lussuosa e scintillante sala dell’Original Vaccine Pock Institute, l’associazione inaugurata pochi anni prima in un lussuoso palazzo all’angolo tra Poland e Broadwick street, nel vivace quartiere londinese di Soho. Decine di sguardi increduli lo fissavano, senza perderlo un solo secondo. Era questo maleodorante contadinotto, dunque, il “genio”? Colui che il dottor Pearson aveva ad ogni costo voluto invitar lì, al cospetto di studiosi e medici di chiara fama?
Dal canto suo, George Pearson era raggiante. Era lui, in fin dei conti, l’architetto di tutto. Medico di fama, forte sostenitore del metodo Jenner sin dalle origini, il dottor Pearson quella Società se l’era letteralmente inventata. Tutto era iniziato il 2 dicembre del 1799, con l’elegante invito a casa sua di svariati benefattori e filantropi. Era suo il merito della fortunata sottoscrizione che ne era scaturita, no? Un’autentica montagna di soldi, da destinare alla nobile causa!
Il primo passo era stato l’acquisto di una sede prestigiosa. E la scelta era caduta subito sulla lussuosa abitazione, sita nella Golden square, di tal dottor Lewis, ostetrico e speziale, tra i primi contagiati dal progetto di Pearson. Un imponente Istituto per la vaccinazione, ecco cosa aveva concepito il dottore! Un’idea sensazionale, particolarmente ispirata a quel An inquiry into the causes and effects of the variole vaccine pubblicato dal grande Edward Jenner poco più che un anno prima, nel giugno del 1798.
L’impacciato Benjamin Jesty venne fatto sedere al centro della grande sala. Di fronte a lui dodici dottori lo fissavano sconcertati. A preoccuparlo di più, però, era quella affettuosa disapprovazione che leggeva negli occhi della moglie Elizabeth. Perché mai, si chiese, per l’occasione avrebbe dovuto vestirsi diversamente da come usava fare ogni giorno, passeggiando tra i suoi amati pascoli nel Dorset?
George Pearson osservava orgoglioso quel sessantottenne agronomo, improvvisamente trasformato in un portentoso strumento di vendetta. Davvero Jenner credeva di poterlo umiliare così? Per quanto tempo lo aveva sostenuto, divulgando con entusiasmo il suo vaccino? E adesso, solo perché l’Original Vaccine era nato senza che ne fosse stato informato, si sentiva autorizzato a trattare in questo modo chi lo aveva aiutato a diventare quel che era diventato?
Sì, d’accordo. L’Istituto per il vaccino, lì per lì, era nato senza di lui. Senza colui che, per tutto il mondo, era l’inventore dei vaccini! Al dottor Jenner, Pearson non aveva fatto parola per qualche giorno. Aveva creato tutto da zero, nel giro di una settimana: raccolti i fondi, acquistata la sede, ottenuto il patrocinio di Sua Altezza Reale il Duca di York, tutto da solo. E tutto senza avvisarlo, appunto. Poi, però, Pearson se n’era avveduto: la notizia, infatti, aveva preso a girare rapidamente. E non era certo bello che Jenner lo venisse a sapere dai giornali. Così, il 10 dicembre 1799 gli aveva scritto una bella lettera, con cui lo invitava a divenir “membro corrispondente” della nuova società. Jenner, però, era montato su tutte le furie. Piombato a Londra aveva subito fatto ricorso alle sue altolocate conoscenze per far giungere alle orecchie del duca le sue rimostranze. E il duca non ci aveva pensato un istante, ordinando di rimuovere immediatamente il suo nome dalla società. Quel nome che fino a quel momento campeggiava trionfale sul portone di ingresso del nobile edificio.
Un danno enorme, per Pearson. M...