Tomo 1
LA TRADIZIONE CRISTIANA (1961-1977)
BG | Bhagavad-gītā |
BU | Bṛhadāraṇyaka-upaniṣad |
CU | Chāndogya-upaniṣad |
BU | Jaiminīya-upaniṣad-brāhmaṇa |
Manu | Mānava-dharmaśāstra |
MB | Mahābhārata |
RV | Ṛg-veda |
SU | Śvetāśvatara-upaniṣad |
TB | Taittirīya-brāhmaṇa |
TU | Taittirīya-upaniṣad |
1 Cor | Prima lettera ai Corinti |
1 Cr | Primo libro delle Cronache |
1 Gv | Prima lettera di Giovanni |
1 Pt | Prima lettera di Pietro |
1 Re | Primo libro dei Re |
1 Sam | Primo libro di Samuele |
1 Tm | Prima lettera a Timoteo |
1 Ts | Prima lettera ai Tessalonicesi |
2 Cor | Seconda lettera ai Corinti |
2 Macc | Secondo libro dei Maccabei |
2 Pt | Seconda lettera di Pietro |
2 Tm | Seconda lettera a Timoteo |
2 Ts | Seconda lettera ai Tessalonicesi |
Ag | Libro di Aggeo |
Ap | Apocalisse |
At | Atti degli Apostoli |
Col | Lettera ai Colossesi |
Dn | Libro di Daniele |
Dt | Deuteronomio |
Eb | Lettera agli Ebrei |
Ef | Lettera agli Efesini |
Es | Libro dell’Esodo |
Ez | Libro di Ezechiele |
Fil | Lettera ai Filippesi |
Gal | Lettera ai Galati |
Gb | Libro di Giobbe |
Gc | Lettera di Giacomo |
Gdc | Libro dei Giudici |
Ger | Libro di Geremia |
Gio | Libro di Giona |
Gn | Genesi |
Gs | Libro di Giosuè |
Gv | Vangelo di Giovanni |
Is | Libro di Isaia |
Lc | Vangelo di Luca |
Lv | Levitico |
Mc | Vangelo di Marco |
Mt | Vangelo di Matteo |
Nm | Numeri |
Os | Libro di Osea |
Prv | Libro dei Proverbi |
Qo | Qoèlet |
Rm | Lettera ai Romani |
Sal | Libro dei Salmi |
Sap | Libro della Sapienza |
Sir | Libro del Siracide |
Tt | Lettera a Tito |
Adv. haer. | Ireneo di Lione, Adversus haereses |
C. Gent. | Tommaso d’Aquino, Summa contra Gentiles |
Conf. | Agostino d’Ippona, Confessioni |
Denz.-Schön. | H.J.D. Denzinger, Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, a cura di A. Schönmetzer, Herder, Barcinone 1973 (ed. it. bilingue sulla 43ª ed. a cura di P. Hünermann, edb, Bologna 2012). |
PG | Patrologiae Cursus Completus. Series Graeca, J.-P. Migne (a cura di), Paris 1857-1866 |
PL | Patrologiae Cursus Completus. Series Latina, J.-P. Migne (a cura di), Paris 1844-1855 |
Strom. | Clemente Alessandrino, Stromata |
Summa theol. | Tommaso d’Aquino, Summa theologiae |
Littera enim occidit
Spiritus autem vivificat1
2 Cor 3,6
Tutte le grandi religioni hanno i loro libri sacri. Questa è una caratteristica comune, benché non si possa dire che tutte le religioni condividano la stessa concezione di «sacro» riguardo alle proprie Scritture. Il pensiero cristiano su questo punto è riassunto in un concetto complesso e pieno di significato: quello di «ispirazione»2. La parola, intesa nel senso più profondo, indica che si riconosce in Dio l’autore della Bibbia3, anche se allo stesso tempo è perfettamente lecito chiamare autore l’agiografo, per il fatto che ha composto liberamente il testo, conformemente al suo temperamento e alle sue conoscenze4.
La sacra Scrittura contiene dunque la rivelazione5 di Dio all’umanità – ciò vale, naturalmente, se ci poniamo entro la prospettiva cristiana –, ma la Bibbia come tale non è «la» Rivelazione6 né d’altronde contiene la rivelazione nella sua compiutezza7. Non è nostra intenzione affrontare questi problemi, bensì ritornare a un problema anteriore: la relazione che esiste tra la Bibbia e il cristianesimo. In che senso il cristianesimo è religione «del Libro», della Bibbia? Il cristianesimo può essere conosciuto e dedotto solo dalla Bibbia? Che cos’è, alla fine, il cristianesimo e che cosa trae dalla Scrittura?
1. Che cos’è il cristianesimo. Cristianesimo è un termine semplice, con un significato ben definito. Tale significato è appunto il «concetto» di cristianesimo: molti si fermano qui, e confondono il «cristianesimo» con il «concetto» di cristianesimo. Per quanto possano avere un concetto giusto, corretto e, almeno in certa misura, anche vero del cristianesimo, quest’ultimo resta tuttavia per loro sempre e soltanto un concetto, un’idea – o, se si vuole, anche un ideale –, un’essenza. Non arrivano comunque mai a penetrare il concetto fino a raggiungere il cuore stesso della cosa, della res significata (come fa notare san Tommaso d’Aquino). Così sfugge loro quella realtà vitale e misteriosa – una realtà che è sempre trascendente e che, di conseguenza, è mistero – che sta alla base del concetto stesso. Per costoro il cristianesimo è una dottrina, un Credo, concepito appunto come una serie di formulazioni cui di solito danno il nome di dogmi, e che interpretano come affermazioni di tipo intellettuale, relative ad aspetti determinati8.
Non intendiamo certo affermare che il cristianesimo non «abbia» una sua dottrina e, tanto meno, negare che possieda una sua Weltanschauung. Vogliamo solo sottolineare il fatto che esso «è» molto di più di tutto questo, molto di più di un concetto, di un’essenza o di una serie di formule o di dogmi.
Se il cristianesimo è la verità – ed è proprio ciò che pretende essere – allora non potrà che essere la stessa Realtà, dal momento che la verità è molto di più della semplice conformità tra l’intelletto e la cosa9, ed è molto di più anche della pura esattezza nel nostro modo di apprendere la realtà.
La verità, infatti, non è in primo luogo un’essenza, bensì un’esistenza10 e, «in ultima analisi», esiste solo là dove l’essenza è pienamente e interamente esistenza, vale a dire in Dio11.
Il Messaggio cristiano è disceso fino a noi (synkatabasis) non solo affinché potessimo conoscere meglio la vera natura della realtà o perché apprendessimo la struttura reale e definitiva dell’universo, ma anche e soprattutto per salvarci, per aiutarci a «divenire» ciò che realmente «saremo»12. In altre parole il cristianesimo, o meglio, lo status cristiano è la condizione di pellegrinaggio, la situazione reale dell’universo itinerante nel suo cammino di ritorno a Dio (plērōma)13. È la struttura integrale degli esseri, che sono in moto verso la loro restaurazione (apokatastasis)14; è la crescita ontica di tutte le scintille dell’Essere – delle membra del Cristo mistico15 – verso la pienezza della Luce che è l’intero Cristo16. È la vita temporale di Cristo sulla terra, nell’intimo di ogni essere, nei cuori di tutti gli uomini di buona volontà17.
2. La dottrina cristiana. Poiché l’uomo è un essere intellettuale, dotato di conoscenza e di libera volontà, il cristianesimo possiede anche un aspetto intellettuale – sebbene quest’ultimo sia solo una parte di esso – con due dimensioni, l’una teoretica, il dogma, e l’altra pratica, la morale. Ambedue costituiscono quella che viene chiamata «dottrina» cristiana.
Questa dottrina è la locuzione divino-umana, cioè l’espressione rivelata dell’ineffabile verità, e riposa nella stessa «comunità cristiana» (ekklēsia). La dottrina cristiana non è tuttavia l’affermazione rigidamente razionale di qualche verità, e nemmeno una «formulazione» definitiva e peculiare di determinati fatti. Tutte le formulazioni utilizzano sempre concetti definiti; tutti i concetti sono frutto di una determinata cultura, e sono validi solo entro il particolare orizzonte in cui sono stati concepiti e usati, proprio come la semplice e fondamentale legge matematica degli intervalli18.
È innegabile, comunque, che esista una dottrina cristiana, per quanto sia qualcosa di diverso dal dispiegarsi dialettico e logico di un sistema razionale derivante da un assioma centrale19. Ecco perché possiamo affermare che la dottrina cristiana, benché sufficiente a preservare l’uomo da errori sostanziali, non è né completa, né finita, né conclusa20, né tanto meno statica, pietrificata e cristallizzata una volta per tutte.
La verità è sempre la stessa, e il significato profondo dei dogmi cristiani – quello che sta al di là dei concetti e che costituisce la realtà cristiana – permane sempre unico e immutabile. Ma la struttura concettuale, la cornice sistematica in cui le diverse parti di questa realtà ineffabile sono inserite, sono tanto contingenti quanto lo sono le culture storiche che l’umanità attraversa21. E si può dire anche di più: che lo stesso cristianesimo, come Gesù22 e ogni cristiano23, non è solo un pellegrino e un viandante, ma anche un essere in divenire, che cresce fino a raggiungere la Chiesa nei cieli, dove Dio sarà tutto in tutti24.
3. Le fonti della dottrina cristiana. Da dove ha origine, dunque, la dottrina cristiana? La comunità cristiana – vale a dire la Chiesa –, in quanto continuazione di Cristo stesso, è sulla terra la fonte definitiva di tale dottrina25. E dal momento che essa è realtà ontica che vive di una vita propria, che cresce e si muove per ritornare all’Origine suprema di tutto, non può avere nessun altro criterio di verità al di fuori di se stessa26.
Questo significa che la fonte della dottrina cristiana è lontanissima da qualunque forma di interpretazione individuale o da qualunque affermazione capricciosa di qualsiasi autorità. È pertanto solo la mente cristiana che, riflettendo sulla realtà della Chiesa, cerca di esprimere in forme concettuali la sua natura reale. La «gnosi» cristiana – secondo l’accezione ortodossa del termine, come veniva usato in età patristica – non è priva, naturalmente, di una certa gerarchia interna; ma quello che ora ci interessa non è tanto il dispiegarsi della «gnosi» cristiana (princìpi di gerarchia, Spirito Santo, ortodossia, ecc.) quanto piuttosto il materiale, per così dire, da cui lo spirito cristia...