I poveri
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I poveri

Incontro del vero Dio

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I poveri

Incontro del vero Dio

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Informazioni sul libro

I più poveri hanno una conoscenza di Dio unica nel suo genere, perché rivelano quotidianamente che la condizione di figlio di Dio non si lascia soffocare dalle vicissitudini dell'esistenza umana. Siamo sicuri di credere nel vero Dio, se non ci prestiamo a condividere le difficoltà degli ultimi? È questa la domanda che il fondatore di "ATD Quarto Mondo" pone in questa meditazione personale: una riflessione partecipata e vissuta in prima linea nell'incontro con la miseria della nostra società.

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Informazioni

Editore
Jaca Book
Anno
2020
ISBN
9788816800779

Parte seconda
«DOVE SONO IO, LÀ SARÀ ANCHE IL MIO SERVITORE»
1

I più poveri, fonte di conoscenza di Dio

Lungo tutto l’arco del mio sacerdozio, ho sperato di ricondurre i più poveri al cuore della Chiesa, proclamando la loro vita e quanto già vivevano del disegno di Dio. Tutte le mie preghiere, le mie omelie e le mie meditazioni erano orientate in questo senso, nutrite dall’esperienza di vita delle famiglie più bisognose.
Verso gli anni Ottanta, le famiglie mi avevano fatto fare strada. Ai miei occhi la loro esperienza e il loro pensiero non sono più soltanto una fonte di familiarità con la vita di Gesù e della sua Chiesa. Queste famiglie sono divenute, per me, delle maestre di teologia, agenti di una comprensione più rigorosa di quanto possiamo conoscere di Dio. Forse all’inizio non avevo l’ambizione di partecipare attivamente alla teologia della Chiesa dei poveri. Le famiglie mi hanno insegnato che non potevo sottrarmi, perché loro devono potervi contribuire. Posso continuare a dire di non essere un teologo, ma non posso più negare di aver partecipato alla ricerca teologica della mia Chiesa. Perché gli esclusi hanno un contributo essenziale da dare e io sono loro servitore.
Il compito di rendermi loro portavoce inevitabilmente mi spaventa, eppure è necessario che mi eserciti. Non posso considerare la possibilità di parlare e scrivere senza cercare di chiarire il messaggio sempre più elaborato che si leva dai luoghi di miseria. Le omelie quaresimali del 1985, nelle parrocchie di Saint-François-Xavier a Parigi e di Saint-Louis à Garches, sono un esempio di questi sforzi, sempre assai imperfetti, e che tuttavia devo condividere. Affinché altri vi trovino materia per spingere più lontano di me l’esperienza e la riflessione. Affinché, insieme, proclamiamo ancora i poveri “beati”.
1 Gv 12, 26.

I
GESÙ È TENTATO NEL DESERTO

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli gli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio
».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede
non inciampi in una pietra
».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto
».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano (Mt 4, 1-11).
«Gesù era stato da poco battezzato…».
Fin da prima del soggiorno di Gesù nel deserto, conosciamo il modo sorprendente in cui è entrato definitivamente nella storia del popolo d’Israele attraverso il suo battesimo.
Certo, nella storia del suo popolo Dio l’aveva fatto entrare mediante la sua nascita in una grotta, come un figlio di un pastore o di un bandito. Ma mediante il suo battesimo Gesù, per la prima volta, aderisce pubblicamente e liberamente al disegno del Padre. «Lascia fare per ora», dice a Giovanni, «perché conviene che adempiamo ogni giustizia»1. Di questa giustizia, solo un aspetto ci viene rivelato al momento del battesimo. Gesù entra nella storia del suo popolo in mezzo alla folla. Gesù si fa folla. Folla degli umili, delle persone comuni. E non viene come un profeta, ma, sorprendentemente, come un penitente.
Gesù aveva ricevuto la missione di convertire, tanto per cominciare, ricchi e poveri al Messia a venire, predicando a tutti la penitenza. La predicava con forza ai benestanti. Così, si poneva in armonia con la storia del suo popolo. Ma la rappresentazione ebraica del Messia deviò da quello che essa era per Isaia. Ricordatevi ciò che diceva: «È cresciuto come un virgulto davanti a lui. (…) Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi. (…) Disprezzato (…) uomo dei dolori (…) come agnello condotto al macello»2. La tradizione ha sorvolato su questa terribile immagine. E Giovanni, in questo, è un figlio del suo popolo. Attende un Messia grande e forte, che ama i poveri e rovescia i potenti dal loro trono. Così, quando Gesù arriva nei pressi del Giordano, non capisce: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?»3.
Gesù, venendo come un uomo in mezzo agli altri uomini tra la folla, ricorda a Giovanni la sua vera missione: rendersi solidale con il peccato di tutti, e rendersi solidale anche con coloro che soffrono di più: i poveri. Entra nella storia del suo popolo dalla porta secondaria, umile tra gli umili. Perfino Giovanni, che vive così privo di tutto e predica ai ricchi: «Dona la tua tunica… Dai da mangiare agli affamati…», non riesce a capire subito. Sarà necessaria la colomba, segno dello Spirito, e la voce dal cielo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento»4. Dio conferma: in te, io mi realizzo. Servirà tutto questo, perché Giovanni si convinca.

Il rifiuto dei tre poteri

Ma Gesù che si fa folla non rappresenta che un aspetto della giustizia di Dio. Con la tentazione nel deserto, saremo messi davanti a tutto il mistero. Lo Spirito, ormai su di lui, spinge Gesù nel deserto. In virtù della sua libera adesione alla volontà di Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo d’ora in poi formeranno un’unica persona. Eppure, spinto dallo Spirito verso quaranta giorni di faccia a faccia con Dio nella solitudine, verso che cosa viene precisamente condotto Gesù? «Fu tentato da Satana».
Gesù, come Giovanni, è figlio del popolo d’Israele. E, come Giovanni, vivrà il dilemma: «Che Messia sono?». Anche lui, come tutto il popolo che lo segue, deve scegliere tra il Messia che rovescia i potenti dai loro troni in questo mondo e il Messia di Isaia. Farà giustizia alla maniera del mondo? O sarà invece, fino alla morte, l’«uomo dei dolori» descritto dal profeta, che sopporta le offese e le malvagità degli uomini fino a essere «eliminato dalla terra dei viventi»5? «Gli si diede sepoltura con gli empi»6… Gesù, guidato dallo Spirito, sceglie «tutta la giustizia» di Dio. E questa giustizia passerà per i tre grandi rifiuti di ciò che Satana propone: ovvero, i tre poteri che farebbero di lui il Messia atteso dal mondo.
Satana offre prima di tutto il potere economico. Esiste un mezzo più efficace per governare la vita degli uomini, imponendo al tempo stesso la giustizia per i poveri? E c’è un modo migliore per far cessare lo sfruttamento, i salari bassi, la disoccupazione di alcuni e il consumo eccessivo e il lusso di altri? Secondo il mondo, gli uomini possono essere costretti alla giustizia dal potere economico. Gesù dice che questo è falso, che il potere economico in sé non può che asservire gli uomini. Gesù rifiuta ogni potere fondato sul profitto economico a danno degli aspetti sociali, culturali e spirituali, che sono «ogni parola che esce dalla bocca di Dio»7.
Allora l’avversario passa ad attaccare Gesù sul punto più sensibile, che ha più a cuore: la relazione col Padre. La tentazione di farsi lui stesso Dio, di dimenticare di fare riferimento a Lui, soprattutto quando si tratta della promozione dell’umanità: sociale, culturale, spirituale. Questa tentazione è grande per tutti gli uomini. Perché non tentare di portarlo, come altri uomini si lasciano portare, a dimenticare di essere tutto al servizio di Dio, e non Dio lui stesso? «Gettati giù, non temere niente. Vedrai che successo avrai!».
Gesù, però, rifiuta qualunque confusione tra il servire Dio e il “giocare a” Dio. «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Che significa? Tre cose, forse. Non crederai di essere Dio, non prenderai il suo posto proclamandolo morto. Non approfitterai del bisogno di credere degli uomini per imporre loro i tuoi progetti personali; non manipolerai la loro credulità. E non userai il tuo prestigio e il tuo potere religioso per favorire i tuoi interessi personali. Insomma, Gesù dice: io, Figlio di Dio, non prendo alcun potere di Dio. Mi rimetto a Lui.
Satana propone, infine, il potere politico. Il potere ideologico, di conseguenza, poiché è sull’ideologia che si fonda ogni potere politico. Potere ideologico che inevitabilmente finisce per privilegiare le idee a danno degli uomini. Potere del quale Gesù sa che non potrà fondarsi sui poveri, fin troppo e costantemente costretti a fronteggiare le insicurezze della vita quotidiana. Potere che si basa necessariamente sulla forza dei potenti, sulla forza militare, col rischio di scatenare guerre o rivoluzioni. Potere che fa, presto o tardi, piegare i poveri sotto il suo stesso giogo, anche se è stato preso a loro nome. Gesù non può falsare così il disegno di Dio. Ed è proprio questo che il diavolo gli suggerisce: «Adorami, mettiti alla mia mercé e il mondo ti apparterrà…».
I tre poteri offerti a Gesù sono, precisamente, quelli che gli uomini si arrogano per far andare il mondo come intendono loro. Tre poteri che si risolvono sempre nell’oppressione degli altri, nello sfruttamento dei poveri, nell’esclusione dei più bisognosi tra loro. Era normale che Satana li proponesse. E Gesù sapeva che, accettandoli, era sicuro di far carriera. Li rifiuta tutti. E, la cosa più importante: non ne accetta neppure una minima parte. È questo che, di secolo in secolo, sconcerterà e disorienterà il popolo di Dio.
Assolutamente a ragione, d’altronde. Infatti, non abbiamo forse appuntato un po’ troppo lo sguardo su Gesù che rinuncia ai poteri? Abbiamo anche considerato il fatto che conservava tutta la sua potenza di Figlio di Dio? E abbiamo davvero compreso che la sofferenza è effettivamente un potere, una forza? Il Gesù che si allontana dai poteri dei ricchi di questo mondo torna a noi dal deserto forte, munito dei poteri dei poveri, che sono anche quelli di Dio. Dotato di quell’arma assoluta che è la sofferenza dei più poveri. Proviamo a levare lo sguardo su questo Gesù, forte perché abbraccia chi più soffre.
Opponendo alla tentazione il suo rifiuto, Gesù si rende il più povero, il più disprezzato secondo il mondo, perfino agli occhi della folla. Ormai il cammino della Croce è tracciato. Non sarà il cammino della moltitudine, ma quello del più rifiutato, anche da essa! Ci rendiamo conto del fatto che in tal modo il Signore dimostra, nella sua persona, che l’estremo dolore cambia il cuore degli uomini e diventa salvezza per tutti? Senza alcun aiuto in questo mondo, sarà «maltrattato» e si lascerà «umiliare»8, come dice Isaia. Sarà sottratto al mondo dei vivi come soltanto i più rifiutati possono essere. Ma in questo, fin dalla sua Passione, egli incarna già il Regno. Quel Regno in cui il più forte paga per chi più soffre e si espone a contestazioni per chi più viene disapprovato. Tutto questo non farebbe forse di questa pagina del Vangelo una pagina di gioia?
Una pagina in cui la gioia, è vero, si mescola alla paura. Perché d’ora in poi Gesù parte per servire ed evangelizzare, prima di tutto, quegli uomini che perfino la folla avrebbe voluto lasciare da parte. Uomini e donne dall’aspetto miserevole, a volte perfino ripugnante. È a loro che ha pensato, durante la fame nel deserto, in quella terra arida, nella solitudine davanti a Dio. Ha pensato alle conseguenze politiche, sociali e religiose che sarebbero derivate, per loro, dalla sua scelta. Sapeva che da lui dipendeva l’avvenire dei più sofferenti. Senza di loro come avrebbe potuto essere la salvezza di tutti? È verso di loro, innanzitutto, che lo Spirito l’ha condotto.
Riparleremo del modo in cui Gesù farà dei più vituperati i suoi primi testimoni e collaboratori, i primi sul cammino verso il Regno. Sappiamo fin da adesso, però, che il suo modo di procedere è tale da farci paura. Mentre dovremmo sentirci sicuri accanto a questo Gesù, deciso e forte, che sa dove ci condurrà, perché ama e salva tutti gli uomini, indifferentemente ricchi e poveri.
Perché come avrebbe potuto Gesù, che nel deserto già soffriva con i più poveri, non pensare anche ai ricchi, con tutta la forza del suo amore? Dicendo: «Vattene, Satana!», non condannò i detentori di potere che si sarebbero lasciati tentare. Non giudicò i responsabili del destino politico o economico degli uomini. È in loro nome che fa arretrare Satana. Gesù ha optato contro alcuni poteri, ma non contro gli uomini. Tutta la sua vita lo dimostrerà. S’impegnerà per convincere i sadducei, i farisei, gli scribi e i sacerdoti delle loro responsabilità nei confronti dei poveri. Non li trascura né li disprezza, al contrario! Cerca incessantemente di portarli a schierarsi anch’essi dalla parte dei più bisognosi. Non chiede loro di spogliarsi di ogni forza, ma di cercare la propria forza in altro modo, di trasformare il loro potere oppressivo in potere liberatorio. Di mettersi al servizio dei poveri per liberare tutti gli uomini da ogni oppressione e sfruttamento. È tanto per i ricchi quanto per i poveri che Gesù esce vincitore dal deserto. «Disfatevi del peccato del potere del possesso; io l’ho già fatto per voi».
Povero lui stesso, risoluto a scegliere la miseria della Croce, Gesù vuole essere un punto di riferimento per i ricchi, un modello di come dovranno usare il proprio potere. Non smetterà di ricordare che quello che hanno ricevuto si giustifica solo nella misura in cui adempiono alla missione che Dio affida loro: servire i poveri in modo che possano liberare se stessi, liberare il loro ambiente, procedere per primi verso il Regno. Ricorderà sempre loro l’obbligo di pagare il prezzo della propria potenza e di abbandonarla, se non saranno in grado di esercitarla a vantaggio degli umili.
Si potrà dire: «Questa parola è dura». Lo sarebbe, se non l’avesse vissuta Gesù stesso. Ma, con i rifiuti da lui opposti a Satana, si è fatto nel contempo uguale agli esclusi e fratello di coloro che escludono e che, grazie a Lui, non vorranno più escludere. Possiamo affermare, con piena fiducia, che Gesù Cristo non ci impone l’impossibile, perché lui stesso ci ha aperto la strada: «Io sono la Via…»9. Se tu la imbocchi, anche procedendo a tentoni, io sono là, ti amo. Come ho amato Zaccheo, infinitamente, come ho amato Nicodemo. Che hanno messo la loro situazione, il loro potere al mio servizio, quando non avevo né prestigio né potere. Fai come loro, provaci! Io sono con te, io che ti aspettavo all’uscita dal deserto. Perché ho bisogno di te per realizzare il Regno.
Gesù ci attende personalmente. Allora, quali gesti compiremo mentre, grazie a lui, cambierà il nostro sguardo sul denaro, sul potere e sul prestigio? «Ho il mio mestiere, la mia reputazione, i miei beni, la mia famiglia, il mio ambiente sociale, le mie ambizioni e i miei progetti. Sarò capace di spogliarmi di ciò che, in tutto questo, non sarebbe più al servizio dei poveri? E come ci riuscirei?».
Ci basta cominciare con gesti semplici e precisi di tutti i giorni. Con atti concreti in nome dei più screditati. Vorrei dire che il resto ci sarà dato in sovrappiù. Sarà il mondo a occuparsi di spogliarci, se cominceremo a difendere i più disprezzati. Se ci proclamiamo fratelli di tutti coloro che si nutrono delle nostre minestre dei poveri e genuinamente fratelli delle donne che passano la notte su vecchi materassi nei nostri ricoveri notturni… Se diciamo: «Ma con quale diritto questi uomini e que...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. Parte prima: PER UNA POLITICA DELLA MUNIFICENZA
  8. Parte seconda: «DOVE SONO IO, LÀ SARÀ ANCHE IL MIO SERVITORE»
  9. Parte terza: LA SETTIMANA SANTA DEI PIÙ POVERI. INCONTRO COL VERO DIO