L'identità in questione
eBook - ePub

L'identità in questione

Saggio di psicoanalisi ed ermeneutica

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'identità in questione

Saggio di psicoanalisi ed ermeneutica

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Chi siamo? Che cosa forma la nostra identità? Come è possibile la coesistenza, in noi, di una dimensione fluida, in divenire, con una dimensione salda, profonda? C'è differenza tra identità e personalità? E che cosa rende un individuo persona e fa sì che tale resti nel tempo, al di là dei cambiamenti? Gli autori propongono un itinerario di ricerca tra psicoanalisi e filosofia, e si inoltrano nell'esplorazione della questione dell'identità, muovendo dall'idea ricoeuriana di identità narrativa, per giungere a proporre quella di identità traduttiva e a dare rilievo, sulla scia del pensiero psicoanalitico contemporaneo di derivazione bioniana, al concetto di trasformazione, secondo un modello corrispondentista trasformazionale. La psicoanalisi e la filosofia ermeneutica sono così chiamate a collaborare a un processo di costruzione dell'identità di cui pure riconoscono il carattere inafferrabile: l'identità resiste, persiste, ma come un processo che non ha mai fine e che si svolge tanto a livello dell'inconscio, nella atemporalità e nella molteplicità identitaria, quanto della coscienza, ove il tempo torna ad esistere e il sé, pur con le sue incertezze, a riemergere.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a L'identità in questione di Vinicio Busacchi, Giuseppe Martini in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Philosophy e Philosophy History & Theory. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Jaca Book
Anno
2020
ISBN
9788816802445

OUVERTURE 1
SOGGETTO E FONDAMENTO

Vinicio Busacchi

1. Problema dei termini e termini del problema

Sin dagli albori del pensiero filosofico e scientifico moderno, le nozioni di soggetto e fondamento* hanno percorso un articolato cammino di arricchimento e trasformazione semantico e teorico – da principio, marcatamente differenziato, successivamente convergente, poi nuovamente diversificato, addirittura contrapposto.
Una “itineranza” del senso e delle idee che, se da un lato ha trovato espressione e collocazione in modelli, teorie e paradigmi ben identificati/identificabili, dall’altro ha favorito un “gioco dei riflessi” (concettuali e teorici), una florescenza di usi terminologici. Una florescenza tale da costringere, trattando di soggetto e fondamento, a chiarire tanto la loro accezione concettuale quanto il loro inquadramento teoretico-scientifico. Ma proprio questo chiarimento – che vediamo ora focalizzandone i principali poli e momenti – ci condurrà a definire con esattezza contorni e termini del problema dell’identità personale* in quanto questione speculativa e scientifica.
Delle due, la nozione di ‘fondamento’ è certamente quella che ha “subìto” minor torsione mantenendo – nel passaggio dalla cultura greca a quella latina, e da qui alla modernità – l’accezione principale di ‘causa’ nel senso greco di λόγος (o αἱτία; cfr., gl. Lògos) – ovvero nel senso logico-ontologico di ‘ragion d’essere’ e ‘causa’ – e latino di ratio, ovvero nel senso di ‘ragion d’essere’. Nell’uso presocratico, la nozione di λόγος presenta già una ricca polisemia: è ‘fuoco’ o ‘legge trascendente’ e ‘principio unificatore’ di tutte le cose (Eraclito), è ‘ragionamento’ (Parmenide). Dai sofisti in poi diviene ‘argomento’ (Gorgia), ‘facoltà’ e ‘spiegazione’ (Platone), ‘causalità’, ‘necessità propria’ e logica della proposizione (Aristotele). In epoca ellenistica è intesa come ‘Legge del mondo’ e ‘Spirito’ (Stoici); e, da Plotino, Filone di Alessandria e i Padri della Chiesa, ‘Intelletto divino’, ‘ipostasi’ ecc. Il termine latino ratio riflette nel suo uso più antico (posteriore a quello greco) questi diversi usi, in forza dell’influsso esercitato dalla cultura filosofica greca e in forza di una continuità datasi con gli sviluppi dello stoicismo. Così, se Cicerone vi fa riferimento in quanto ‘ragionamento/argomento’ e in quanto ‘facoltà’ (De Legibus), Seneca, che non neglige quest’uso, evidenzia la dimensione universale e divina della Ratio (Epistolae). Entrambe le declinazioni prendono piede nella cultura cristiana e filosofica posteriore, con sviluppi in accordo ai differenti campi di indagine (metafisica/teologia, teoria della conoscenza/psicologia, logica/teoria dell’argomentazione, filosofia pratica). È, ad ogni modo, l’uso aristotelico (‘causalità’ e ‘necessità propria’) quello che ci interessa più da vicino, e che, nelle sue differenti espressioni/variazioni, prenderà piede attraverso i secoli nel campo della ricerca metafisico-epistemologica, psicologico-antropologica, gnoseologico-argomentativa. In Aristotele, il senso duale dell’impiego esprime un essenzialismo metafisico che lega la conoscenza scientifica o comprensione di una realtà al metodo dimostrativo per produrla, ovvero la realtà nel suo fondamento o causa alla conoscenza di essa nella sua necessità razionale. E conoscere/comprendere la causa o principio non si riferisce esclusivamente a fatti ultimi, alla sfera metafisica: anche la causa o principio di un contenuto della matematica o di un fatto zoologico è conoscere il suo λόγος, la sua ragion d’essere, la sua ratio (Fisica, I.1 184a; Metafisica, A.3 983a25). In generale, come si legge negli Analitici Posteriori, «noi crediamo di conoscere un oggetto singolo assolutamente, cioè non accidentalmente o in modo sofisticato, quando crediamo di conoscere la causa per la quale la cosa è, e di conoscere che essa è causa della cosa e che questa non può essere altrimenti» (Anal. Post., I.2 71b9). Dunque, il fondamento è da intendersi come l’effettività logico-ontologica (il suo principio di necessità) di una cosa nella sua evidenza conoscitiva e nella sua realtà1. Una riaffermazione di questa concezione si ha con Georg W.F. Hegel in epoca moderna; ma, prima di lui, Gottfried W. von Leibniz (al quale seguiranno Christian Wolff e la tradizione illuministica) rimodula il concetto svuotandolo della componente di necessità ontologico-metafisica, persino della categoricità del necessario in quanto tale: si può dire di conoscere una cosa nella sua causa se se ne determina la sua ragion d’essere nel senso di individuarne la connessione in forma di intendimento sufficientemente giustificato (principium rationis sufficientis), ovvero la sua possibilità2. Il ‘fondamento’ di una realtà fattuale, ovvero di una verità contingente, è qui, diversamente da Aristotele, non ciò che fa sì che una cosa necessariamente sia come è, ma ciò che ne spiega la possibilità, ciò che rende conto del suo modo d’essere in quanto tale. Dunque, fondamento come costituzione legittima, come costituzione necessaria o come possibilità: ecco le tre maggiori determinazioni di ‘fondamento’ come trasmesse dall’antichità, attraverso la modernità, all’epoca contemporanea.
Per quanto riguarda la nozione di ‘soggetto’, essa esprime correntemente la funzione duale (1) del ‘tema’ o ‘argomento’ di un discorso, del termine di referenza di attributi specifici (determinazioni o qualità) e (2) della ‘coscienza’ o ‘spirito’, della ‘soggettività umana’, dell’’io’. Se quest’ultimo uso è di derivazione moderna, il primo si ritrova già presso Platone e Aristotele (per il tramite della nozione di ύποχείμευου); e già secondo un’articolata trattazione disciplinare: in metafisica, logica, epistemologia e grammatica. In particolare, in metafisica, la teoria platonica delle forme si costruisce proprio sulla differenza di statuto ontologico dei predicati (concetti e universali, reputati immutabili) rispetto ai soggetti (concepiti come mutabili; poiché applicando diversi predicati a un soggetto, il soggetto cambia, laddove applicando un predicato a diversi soggetti, tale predicato non muta); una teoria, come è ben noto, respinta da Aristotele, il quale conferisce statuto ontologico equivalente tanto ai predicati quanto al soggetto, con un principio di antecedenza di quest’ultimo sui primi. Il soggetto – spiega, infatti – è ciò di cui si può dire ogni cosa ma che a sua volta non può essere detto di nulla («Il sostrato è ciò di cui vengono predicate tutte le altre cose, mentre esso non viene predicato di alcun’altra», Metafisica, VII.3 1028b); esso è la materia, la forma e l’unione di materia e forma di cui una cosa è composta; è la realtà oggettiva a cui sono riferiti/attribuiti predicati e determinazioni. Se ‘soggetto’ in Aristotele è uno dei modi della sostanza, l’identificazione tra ‘soggetto’ e ‘sostanza’ segna la filosofia medievale che, in linea tendenziale, utilizza le nozioni di subjectum e suppositum secondo il lignaggio aristotelico. Lo stesso presso gli empiristi e razionalisti moderni, i quali però avvicineranno maggiormente la nozione di ‘soggetto/sostanza’ a quella di ‘identità’. In René Descartes il soggetto o Cogito è ‘sostanza pensante’. John Locke intende il soggetto o anima in quanto substratum e, al tempo stesso, sviluppa una celebre critica della nozione di sostanza destinata ad aprire la strada alla critica moderna dell’identità soggettiva o identità personale intesa come un che di stabile e certo, di sostanziale, di reale in senso pieno e completo3 – David Hume parla dell’io come semplice ‘fascio di funzioni’, di un’idea senza fondamento, di una fiction ‘socialmente utile’ (Treatise of Human Nature [1738], I, 4). Se, da un lato, è vero che sarà Immanuel Kant a introdurre, con l’idea di Io penso (e le correlate funzioni di appercezione e auto-coscienza), l’accezione e l’uso del concetto di soggetto come ‘coscienza’ o ‘spirito’ tale quale la intendiamo e pratichiamo noi oggi, da un altro lato è fuor di dubbio che la problematica dell’entità e consistenza della soggettività umana sia entrata nel campo dell’indagine filosofica proprio attraverso la prima formulazione, nel connubio di soggetto e sostanza come espresso tramite il Cogito cartesiano e con le confutazioni di Locke e Hume. È per questa dialettica tra soggettività e sostanzialità che il problema del fondamento ha finito per identificarsi, dalla modernità in poi, quale termine implicato nella problematica della conoscenza e determinazione della soggettività umana. Entro questo solco si è mosso anche Johann G. Fichte legando la sua idea di Io alla nozione spinoziana di sostanza: l’Io è ‘Soggetto assoluto’, ossia entità sciolta da ogni determinazione naturale; tale Soggetto è Sostanza; ma sostanza in quanto ‘Soggetto’, in quanto ‘Io’ (Ueber den Begriff der Wissenschaftslehre [1794], I, § 3). E secondo il medesimo intendimento va inquadrato anche il concetto schellinghiano di ‘Autocoscienza assoluta’ (Schelling, Vom Ich als Prinzip der Philosophie, oder über das Unbedingte im menschlichen Wissen [1795]).
Ma a partire dalla metà dell’Ottocento, sia per la differenziazione e settorializzazione del discorso filosofico sia per l’avanzamento e specializzazione delle scienze e sia, ancora, per le innumerevoli forme di interazione e dialettica di filosofia e scienza, il quadro si è enormemente complessificato, diversificato e frammentato. Da un lato, ancora, possiamo trovare nel Novecento concezioni e problematizzazioni della questione del soggetto secondo la forma tradizionale. Ad esempio, il Dasein heideggeriano si profila in tal modo; per Martin Heidegger il fondamento del soggetto, dell’Esserci, è la libertà, non solo nel senso del poter essere (dell’Esserci) ma anche nel senso della realizzazione/espressione della soggettività umana attraverso il suo radicamento nel mondo. Da un altro lato, troviamo concezioni “negazioniste” della soggettività come ‘Io’, sia per posizione filosofica – ad esempio in Ludwig Wittgenstein –, sia per visione scientifica (= scientifico-naturalistica) – ad esempio in Ernst Mach; e troviamo concezioni “riduzioniste”, espressive dell’idea di soggetto come funzione rappresentazionale e conoscitiva (Nicolai Hartmann), come ‘ego’ che si costituisce storicamente in unità e, ancora, in quanto funzione (Edmund Husserl), come funzione conoscitiva ed esperienziale (John Dewey), e via discorrendo. Non c’è da meravigliarsi, dunque, dello straordinario arricchimento del vocabolario, delle varietà teorico-speculative e dei termini problematici e di problematizzazione della questione del soggetto e della soggettività; come non c’è di che meravigliarsi della peculiare formula di tensione dialettica che presso alcuni pensatori e studiosi ha assunto il problema del soggetto collegando prospettive classiche e moderne con punti di vista e modelli contemporanei. Non si tratta di amalgami d’avanguardia speculativa ma del chiaro riflesso di quella complessificazione di cui dicevamo poc’anzi, propria dell’ultimo secolo e mezzo, a cui si aggiunge anche il discorso più sottile (e fumoso) delle posizioni ideologiche, del credo personale, immancabilmente implicate in una ricerca e riflessione sulla natura dell’essere umano e dell’identità personale.
Tra i filosofi contemporanei è Paul Ricoeur ad avere più di altri affrontato, attraverso la sua ricerca fenomenologico-ermeneutica e riflessiva esercitata tra speculazione e scienza, lo straordinario complesso problematico della dialettica di soggetto e fondamento. Nella sua indagine critica vedono espressione tanto formule problematiche di marca moderna quanto dilemmi classici, tanto elementi di criticità provenienti dal lavoro delle scienze quanto punti di vista teorici provenienti dalla rielaborazione ideal-speculativa degli stessi. Così, nel Della interpretazione. Saggio su Freud, non solo troviamo una denuncia dello stato frammentato dei saperi sull’uomo, per cui la stessa «unità del parlare umano forma (…) un problema» (Ricoeur, 1965, pp. 13-14), ma la stessa questione del soggetto è inquadrata, in quanto problematica, assumendo anche l’attacco critico della scienza, in particolare della psicoanalisi di Sigmund Freud. Freud è accomunato a Karl Marx e Friedrich W. Nietzsche in quanto «se risaliamo alla loro intenzione comune, troviamo in essa la decisione di considerare innanzitutto la coscienza nel suo insieme come coscienza “falsa”» (p. 43). Questa école du soupçon ci ha non solo insegnato che la certezza della coscienza è illusoria, ma che è illusoria la stessa idea di trasparenza a sé stessa della coscienza. Gli sviluppi della ricerca ricoeuriana introdurranno altri elementi di problematizzazione quali (principalmente) la dimensione narrativa e la dimensione storico-esperienziale dell’identità personale – ma sempre mantenendo la tensione dialettica con il punto di vista moderno (problema del fondamento) e quello scientifico (vita psichica, dimensione neuro-biologica ecc.). È in tal senso che si deve inquadrare la problematizzazione che il filosofo francese sviluppa in Sé come un altro (1990), problematizzazione in risposta alla quale egli formula la concezione dell’homme capable*, una filosofia dell’uomo a metà strada tra punto di vista sostanzialista e punto di vista non sostanzialista4. Già nelle conclusioni generali di Tempo e racconto (vol. 3; 1985) Ricoeur getta le basi di questa “soluzione antropologica” facendo riferimento ai termini della problematica lockeana/humeana e della scuola del sospetto, e alla “via narrativa” di approccio al tema dell’identità personale (intesa nel senso di una categoria della pratica). Scrive infatti:
Senza il soccorso della narrazione, il problema dell’identità personale è in effetti votato ad una antinomia senza soluzione: o si pone un soggetto identico a sé stesso nella diversità dei suoi stati, oppure si ritiene, seguendo Hume e Nietzsche, che questo soggetto identico non è altro che una illusione sostanzialista, la cui eliminazione lascia apparire solo un puro diverso di cognizioni, di emozioni, di volizioni. Il dilemma scompare se, all’identità compresa nel senso di un medesimo (idem) si sostituisce l’identità compresa nel senso di un sé stesso (ipse); la differenza tra idem e ipse non è altro che la differenza tra una identità sostanziale o formale e l’identità narrativa (Ricoeur, 1985, pp. 375-376).
Più oltre si avrà modo di approfondire e analizzare questa specifica concezione.
Di fatto, con la progressiva articolazione e diversificazione dei punti di vista, degli sviluppi teorici e degli apporti disciplinari collegati al tema dell’identità personale (per esprimerci con una formula moderna), assistiamo in epoca contemporanea a un aumento esponenziale degli usi terminologici, con accezioni specifiche, con specifiche colleganze e differenziazioni, limitazioni e determinazioni, e impieghi ambigui, oscuri, contraddittori. Un quadro tale da portare non solo a parlare di “rete concettuale della soggettività” ma a ripercorrere tale rete allo scopo di chiarirne gli usi e i sensi, di indicarne la valenza in questo lavoro e di valutarne, in generale, il potenziale teorico-teoretico.

2. La rete concettuale della soggettività

Con lo stesso uso che ne abbiamo fatto noi fin qui, indichiamo la str...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. INTRODUZIONE
  6. Ouverture 1: SOGGETTO E FONDAMENTO
  7. Ouverture 2: IDENTITÀ E DELIRIO
  8. Capitolo 1: IDENTIFICAZIONE E COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ
  9. Capitolo 2: LE DECOSTRUZIONI DELL’IDENTITÀ
  10. Capitolo 3: IDENTITÀ E DISSOCIAZIONE
  11. INTERMEZZO
  12. Capitolo 4: NARRAZIONE E RICOSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ: PARADIGMI CLINICI
  13. Capitolo 5: IDENTITÀ NARRATIVA E FILOSOFIA DELLA NARRAZIONE
  14. Capitolo 6: L’IDENTITÀ CORPOREA
  15. Capitolo 7: IDENTITÀ E TEMPO
  16. Capitolo 8: FILOSOFIA DELLA TRADUZIONE
  17. Capitolo 9: LA PSICOANALISI VERSO UN’IDENTITÀ TRADUTTIVA
  18. Fuga: DELLE TRASFORMAZIONI DELLA MATERIA AFFETTIVA
  19. Glossario
  20. Bibliografia
  21. Filmografia