Castoriadis
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L'autonomia radicale

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L'autonomia radicale

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Cornélius Castoriadis è una figura estremamente ricca e complessa: filosofo, psicanalista, professore a l'École Des Hautes Études di Parigi e rivoluzionario membro della IV Internazionale Trozkista. Suoi temi fondamentali sono l'autonomia, la democrazia diretta e la crescita, percepita come un immaginario sociale che obbliga alla corsa verso un progetto impossibile. Castoriadis afferma con forza come occorra decolonizzare l'immaginario e realizzare una società frugale che restituisca il senso di una nuova abbondanza. L'ecologia mostra l'impatto catastrofico della logica capitalista sull'ambiente e sulla vita degli esseri umani. "Solo così, cambiando il mondo, eviteremo che il mondo ci costringa a un cambiamento nel dolore". ll pensiero di Castoriadis, come scrive Serge Latouche introducendo il suo pensiero, anche se va ben oltre la problematica dell'obiezione di crescita, entra in stretta risonanza con il progetto di una società di decrescita, sia a livello della sua concezione, l'utopia concreta della democrazia diretta, sia a livello della sua attuazione e realizzazione, che ha come perno la «de- colonizzazione dell'immaginario» e la fuoriuscita dall'economia capitalista.

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Informazioni

Editore
Jaca Book
Anno
2020
ISBN
9788816802575
Categoria
Sociologia

Parte prima
CORNELIUS CASTORIADIS
L’AUTONOMIA RADICALE

di Serge Latouche

L’UTOPIA CONCRETA
DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA

Diversamente da quanto avviene in Ivan Illich, Jacques Ellul o André Gorz, i grandi precursori diretti della decrescita, i testi nei quali Cornelius Castoriadis affronta di petto i temi che rappresentano il nodo centrale di questo paradigma alternativo sono una parte assai limitata di un’opera vastissima. Ciò dipende per lo più dal vissuto dell’autore, contemporaneamente o successivamente rivoluzionario, militante politico, economista all’OCSE, psicoanalista, professore all’École des hautes études en sciences sociales e, prima di tutto, filosofo1.
Castoriadis nasce nel 1922 a Costantinopoli (Istanbul), ma trascorre la sua infanzia ad Atene, dove i genitori si sono rifugiati dopo l’espulsione dei Greci di Turchia da parte di Atatürk. Aderisce alla gioventù comunista nel 1937, poi, a partire dal 1942, al gruppo trotzkista di Agis Stinas (nome di battaglia di Spyros Priphtis), fondatore del partito comunista greco e membro attivo della Quarta Internazionale. Castoriadis non ha mai nascosto la sua ammirazione per questo fratello maggiore che gli resterà sempre amico, anche se in realtà non ha seguito, come lui, la via di una militanza sacrificale2. Preso tra l’incudine del fascismo e il martello dello stalinismo, Castoriadis raggiunge la Francia nel dicembre 1945 e si iscrive alla Sorbona, per conseguire il dottorato. Dal punto di vista professionale, lavora come economista presso l’OCSE dal 1948 al 1970. Membro del Partito comunista internazionalista (Quarta Internazionale), forma nell’agosto del 1946, insieme a Claude Lefort (detto Montal), una corrente minoritaria, che si separa nel 1949 dal PCI per dar vita a un gruppo autonomo chiamato «Socialisme ou Barbarie». Il gruppo pubblica una rivista che porta lo stesso nome: il primo numero esce nel marzo 1949 e l’ultimo nel giugno del 1965 (quaranta numeri in tutto). Castoriadis vi scrive sotto lo pseudonimo di Chaulieu. Nel novembre 1956, in seguito ai fatti di Ungheria, partecipa insieme ad alcuni esponenti di Socialisme ou Barbarie (tra cui Lefort) a un Circolo internazionale degli intellettuali rivoluzionari, in cui si ritrovano tra gli altri Georges Bataille, André Breton, Michel Leiris, Edgar Morin e Maurice Nadeau. Nel 1958 Socialisme ou Barbarie conosce una scissione: Claude Lefort rompe con Castoriadis sulla questione della costituzione di un’organizzazione rivoluzionaria e lascia il gruppo che deciderà di sciogliersi nel 1967. Nel frattempo Castoriadis è diventato, nel 1964, membro dell’École freudienne di Parigi (EFP), fondata da Jacques Lacan, che contesterà fin dal 1967. Lascerà la Scuola freudiana nel 1969, dopo il suo matrimonio, nel 1968, con Piera Aulagnier. Partecipa quindi alla formazione del «Quatrième groupe» (Organizzazione psicoanalitica di lingua francese) ed esercita come analista a partire dal 1973. Nel 1980 viene nominato direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales (EHESS). Muore a Parigi il 26 dicembre 1997.
Per quanto Castoriadis abbia sempre rifiutato l’idea di una rottura nel suo percorso, si possono tuttavia distinguere nella sua opera due grandi momenti. Abbiamo anzitutto l’insieme degli scritti del periodo di Socialisme ou Barbarie, che comprende analisi politiche e teoriche, esegesi e polemiche del «compagno Chaulieu» sul socialismo, il marxismo, il trotzkismo e il movimento operaio, e che, perciò, si colloca a fianco delle attuali preoccupazioni degli obiettori di crescita. Al di là della grande quantità di annotazioni suggestive che si possono trovare in questi testi, è proprio l’itinerario intellettuale, se non di vita, di vari teorici della decrescita e di «maussiani»3, a essere, in effetti, molto vicino a quello del nostro autore, con un passaggio obbligato attraverso Marx e Freud4… Questo primo insieme di testi segna le tappe preparatorie all’emergere del Castoradis de L’institution imaginaire de la société, che rappresenta la maturità del suo pensiero e dà inizio al secondo blocco di saggi, riuniti per la maggior parte nella serie dei Carefours du labyrinthe. Siamo perciò di fronte a una costruzione grandiosa che eccede, in tutti i sensi, il progetto della decrescita. Si tratta, infatti, di una filosofia completa fondata su un’ontologia originale che, pur del tutto coerente con il nostro obiettivo, è comunque decisamente estranea alla maggior parte degli obiettori di decrescita, e persino opposta alla concezione di numerose fonti della decrescita, in particolare a quelle d’ispirazione religiosa o mistica. Tuttavia, per non equivocare sul senso delle sue posizioni politiche riguardo all’autonomia e alla democrazia, non possiamo non richiamare qui, per quanto a grandi linee, la filosofia generale di Castoriadis.
Il progetto di una società che viva in un regime di democrazia diretta costituisce, benché l’espressione sia stata da lui rifiutata, l’utopia concreta, ossia l’orizzonte di senso del percorso del nostro autore. Secondo le sue dichiarazioni, «l’autonomia non è semplicemente un progetto, ma una possibilità effettiva dell’essere umano»5; ma non per questo non abbiamo a che fare con un’utopia6. In Castoriadis, l’ontologia, la concezione dell’essere, naturale e sociale, costituisce il substrato filosofico del progetto7, mentre la decrescita è un progetto di società da cui deriva un programma politico. Il progetto è quindi, per Castoriadis, immediatamente politico, con conseguenze economiche e sociali come l’autogestione; anche se egli pensa, e molto giustamente, che non si possa fondare, di per sé, un progetto politico su un’ontologia.
L’ontologia
Quando affronta l’ontologia, Castoriadis ripete in tutti i modi che: «Essere significa da-essere». L’essere non è mai rinchiuso nell’ente. L’essere è trasformazione permanente e creazione continua.
Non ci sarebbe, non c’è per noi niente se non ci fosse la potenza (dunamis) di porre per sé e davanti a sé qualche cosa, indipendentemente da quello che la cosa può essere in sé8.
Egli concepisce il mondo (l’Essere, la totalità di ciò che è) non semplicemente come cosmos – un mondo cioè interamente ordinato, «completamente determinato» –, ma come «caos, senza-fondo, abisso»9. La dimensione caotica dell’Essere è ineliminabile ed è ciò che ci impedisce di coglierlo come un ordine cosmologico, strettamente matematizzabile o attraverso quella che egli chiama la logica insiemistica-identitaria o «insidica». C’è quindi sempre una creazione in senso forte. La cosa è ancora più problematica per l’uomo che «si pensa come creatore, in un circolo la cui logica apparentemente viziosa svela il primato ontologico»10.
Conseguentemente a tale ontologia, la realtà sociale e storica si costruisce attraverso l’azione umana. La creazione continua si elabora sotto l’impulso della psiche. «Lo psichico e il sociale sono radicalmente irriducibili l’uno all’altro e al contempo assolutamente indissociabili, impossibili l’uno senza l’altro»11.
Radicalmente inadatta alla vita, la specie umana sopravvive creando la società, e l’istituzione. L’istituzione permette alla psiche di sopravvivere imponendole la forma sociale dell’individuo, proponendole e imponendole un’altra fonte e un’altra modalità del senso: la significazione immaginaria sociale, l’identificazione mediata da essa (dalle sue articolazioni), la possibilità di ricondurvi tutto12.
Facoltà riconosciuta da Aristotele e Kant, l’immaginazione, forza creatrice della psiche, è sempre stata ridotta nella filosofia tradizionale dalla chiusura della logica insiemistico-identitaria. Di conseguenza:
L’istituzione della società è istituzione di significazioni immaginarie sociali che deve, per principio, conferire senso a tutto ciò che può presentarsi, «nella» società così come «fuori» da essa […]. Tra le significazioni immaginarie sociali ci sono, ad esempio, spiriti, dei, Dio; polis, cittadino, Stato nazione, partito; merce, denaro, capitale, tassi d’interesse; tabù, virtù, peccato, ecc. Ma anche: uomo/donna/bambino, come vengono definiti in una data società13.
Tuttavia, la società autonoma si caratterizza non solo per la capacità di generare forme nuove – anche le società eteronome lo fanno –, ma «per la capacità di riconoscersi come fonte di forme nuove».
L’autonomia
Sappiamo che, all’interno del progetto di una società della decrescita, l’autonomia è da intendersi in senso forte, nel senso etimologico (autos-nomos, che si dà le sue proprie leggi), in opposizione all’eteronomia della mano invisibile della concorrenza, della dittatura dei mercati finanziari e dei diktat della tecnoscienza nella società (ultra)moderna. Questa concezione s’ispira esplicitamente a Castoriadis, nel quale raggiunge un’ampiezza insuperabile: «L’autonomia della società presuppone, con tutta evidenza, il riconoscimento esplicito del fatto che l’istituzione della società è un’auto-istituzione»14.
L’autonomia è però, prima di tutto, una significazione immaginaria sociale propria alla cultura occidentale; è questo che ci permette di darci l’istituzione di una società autonoma come orizzonte di senso. Castoriadis non fa altro che ripetere: «Il socialismo è un progetto politico e storico, il progetto dell’istituzione di una società autonoma»15.
Nelle condizioni storiche attuali, la società autonoma non può che essere un ecosocialismo, altra denominazione del progetto per una società di decrescita16.
Tuttavia, l’autonomia è un termine che è stato utilizzato da molti autori in sensi differenti e che dà or...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I PRECURSORI DELLA DECRESCITA
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. INDICE
  6. Parte prima: CORNELIUS CASTORIADIS L’AUTONOMIA RADICALE
  7. Parte seconda: CORNELIUS CASTORIADIS TESTI SCELTI DA SERGE LATOUCHE
  8. Bibliografia essenziale