Tutto per te, Signore
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Si giunge con questa pubblicazione al quinto volume della traduzione in lingua italiana del Commento ai Salmi di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (485 ca. - 580 ca.). Per i precedenti sono stati scelti salmi che potevano raggrupparsi sotto un unico tema; questo, invece, contiene i commenti a ventitré componimenti piuttosto slegati fra loro. Il titolo è senz'altro appropriato, in quanto tiene conto di una verità molto cara a Cassiodoro: la lode al Signore è davvero l'opus Dei, ed è, in un certo senso, quasi un'anticipazione del paradiso; essa, però, va cantata soprattutto «con la cetra della vita». Cassiodoro scopre con disarmante facilità il senso cristologico dei Salmi: secondo lui, anzi, è il Signore stesso che parla in molti di essi. Ed è di pari evidenza per Cassiodoro la lettura del senso ecclesiologico, anche perché la Chiesa è un tutt'uno con il suo Sposo.

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Informazioni

Editore
Jaca Book
Anno
2020
ISBN
9788816800755
Categoria
Religion

SALMI

Salmo 4

LA LUCE NELLA NOTTE

1. In finem psalmus David canticum.
Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide.
2. Cum invocarem te, exaudisti me, Deus iustitiae meae, in tribulatione dilatasti mihi.
Miserere mei, Domine, et exaudi orationem meam.
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera.
3. Filii hominum, usquequo gravi corde, utquid diligitis vanitatem et quaeritis mendacium?
Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore, amerete cose vane e cercherete la menzogna?
4. Scitote quoniam magnificavit Dominus sanctum suum,
Dominus exaudiet me dum clamavero ad eum.
Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco.
5. Irascimini et nolite peccare, quae dicitis in cordibus vestris et in cubilibus vestris compungimini.
Tremate e più non peccate, nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.
6. Sacrificate sacrificium iustitiae et sperate in Domino.
Offrite sacrifici legittimi e confidate nel Signore.
7. Multi dicunt: Quis ostendit nobis bona?
Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine.
Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?”.
8. Dedisti laetitiam in corde meo: a tempore frumenti, vini et olei sui multiplicati sunt.
Hai messo più gioia nel mio cuore di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.
9.10. In pace in idipsum dormiam et requiescam.
Quoniam tu, Domine, singulariter in spe constituisti me.
In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

SALMO 4

1. In fine1. Per strumenti a corde. Salmo. Di Davide.

Esaminiamo accuratamente cosa vogliono dirci ad una ad una queste parole, che, come abbiamo già detto, sono indizi oltremodo veritieri di quanto [si canterà] nei salmi. Fine qui non significa consumazione di qualche cosa, ma perfezione delle realtà spirituali. Infatti, come dice l’apostolo: Ora il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede (Rm 10,4): è lui la gloriosa perfezione di ogni bene. E, pertanto, l’espressione qui usata: in fine, avverte che bisogna far riferimento a Cristo Signore, oppure, come piace ad alcuni, bisogna credere che sia stata detta per tutti noi; per i quali, secondo il medesimo apostolo, è arrivata la fine dei tempi (1 Cor 10,4). Tuttavia, bisogna sapere che quella parola non può esser riferita alla conclusione dell’opera, dato che si è solo agli inizi. D’altra parte, come abbiamo detto, il salmo è uno strumento musicale che dà il tono iniziale con cui venivano cantati gli elogi divini, un cantico che celebrava le lodi celesti attraverso le voci umane. Ma queste cose sembrano siano state unite proprio per questo motivo, per il fatto cioè che, sia con gli strumenti musicali sia con i cori di coloro che cantavano, si elevavano all’unisono voci degne dei sacrifici divini. Così da tutte queste parole ci vien ricordato che questo cantico parlerà di Cristo Signore.

DIVISIONE DEL SALMO

Per tutta la durata del salmo le parole sono della Santa Madre Chiesa, la quale non è plasmata nei nostri cuori per mezzo di un’immaginazione fantasiosa alla stregua della patria e dello stato o di qualunque altra cosa simile, dato che non possiede una precisa individualità: la Chiesa è l’assemblea di tutti i santi fedeli, un’anima sola e un cuore solo, la sposa di Cristo, la Gerusalemme del secolo futuro, riguardo alla quale il Signore Gesù nel Cantico dei Cantici dice: Mi baci con i baci della sua bocca (Ct 1,1) e, in un altro passo: Chi sta salendo dal deserto, appoggiata al suo amato (Ct 8,5)2, e ancora: Unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre (Ct 6,9)3. Per tale motivo non è lecito avanzare alcun dubbio qui, quando si vede che una così grande verità offre tante testimonianze. E perciò sotto la figura della μυθοποιΐα, potremmo dire che a parlare è la Chiesa, la quale, come è risaputo, si riconosce sempre in persone ben precise. Nella prima parte chiede che venga ascoltata la sua preghiera, rimproverando gli infedeli perché venerano falsi dei e trascurano il culto del vero Dio. Nella seconda parte, poi, esorta tutti affinché, lasciata la superstizione che inganna, si sentano in dovere di offrire un sacrificio di giustizia. E allo scopo di convertire i cuori dei pagani, facendo loro una promessa, ricorda che il Signore ha concesso numerosi benefici ai Cristiani.

COMMENTO AL SALMO

2. Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Consideriamo il fatto per cui la Madre Chiesa nello stesso versetto da una parte dice di essere stata ascoltata e dall’altra prega ancora di essere ascoltata, volendo significare che questo è lo stile della perfetta preghiera: benché ci sia stato concesso quanto desiderato e richiesto, si vuol essere ascoltati per avere eventualmente nuovi favori. Noi, intanto, domandiamo, come dice l’Apostolo: Pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie (1Ts 17,18). Dio della mia giustizia, dice poi giustamente la Chiesa, la quale professa la vera fede nell’unità e nell’onnipotenza della Trinità. E infatti apprendiamo dalla lettura della Bibbia che anche le sue membra dicono singolarmente cose simili, come si legge in Giobbe: Fino alla morte non rinuncerò alla mia integrità (cfr. Gb 27,5), e come dice l’apostolo Paolo: Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore mi consegnerà (cfr. 2 Tm 4,8), mentre il profeta dirà nel salmo 7: Se c’è ingiustizia nelle mie mani (Sal 7,4). Non perché ci siano stati [uomini] assolutamente senza peccato; ci sono, però, alcune attività in cui uomini fedeli potrebbero apparire evidentemente innocenti.
Segue: Nell’angoscia mi hai dato sollievo. L’angoscia infatti è quella che fa sempre crescere la Chiesa, perché allora ci sono i confessori e vengono incoronati i martiri: è l’intera massa dei giusti che si accresce per mezzo delle afflizioni. Aggiunge: Abbi pietà di me, ascolta la mia preghiera. La pia madre diceva che bisognava aver misericordia di lei, qualora si ascoltasse la preghiera a favore dei suoi figli: qualunque cosa, infatti, è concessa alle membra, è data a tutto il corpo.

3. Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore, amerete cose vane e cercherete la menzogna?.

Dopo che nel versetto precedente ha pregato per noi, qui [la Chiesa] dice con forza al genere umano di non perseverare nel gravissimo errore dei culti demoniaci, perché l’effusione della preghiera a suo favore possa essere ascoltata: altrimenti, chi non abbandona la compagnia dei peccatori, rende nulli i voti di quanti supplicano.
Segue: fino a quando calpesterete il mio onore?4 A ragione afferma che sono stati più a lungo sordi di cuore quelli che, dopo la predicazione della verità, hanno preferito adorare falsi idoli, com’è scritto in quel passo del Vangelo: Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto e agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse (Lc 12,47). All’inizio, infatti, il mondo fu giustamente flagellato per pochi, poiché evidentemente non conosceva il suo Signore. Ma, dopo la venuta del suo Creatore, sarà percosso in maniera più che giusta per molti, dato che andava ancora indietro agli incantesimi degli idoli.
Segue: [fino a quando] amerete cose vane e cercherete la menzogna? Vanità, certo, è il nome generico dei vizi, ma qui è detto in modo appropriato vano ciò che è lontano da Dio. Infatti, come il credere nella divinità è una certezza che dà frutti, così il deviare da essa è una caduca vanità, come dice Isaia: Adorano l’opera delle loro mani; ciò che hanno fatto le loro dita… tu non perdonare loro (cfr. Is 2,8-9). Vengono così accusati coloro che ardevano di amore davvero vergognoso per gli idoli, e ciò bisogna proclamarlo sotto forma di rimprovero, come se dicesse: Perché amate le cose vane, per le quali andate in rovina? E infatti dobbiamo amare le cose vantaggiose, non quelle dannose: quelle per le quali ci affligge la [minaccia della] pena di una dannazione eterna, occorre piuttosto detestarle. Cercherete la menzogna, che dovreste assolutamente non ricercare, ma evitare. D’altra parte, questa menzogna sta a indicare gli idoli, che peraltro hanno assunto tale nome perché sono stati eretti contro la dignità della verità.

4. Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando l’invoco.

Persiste nel suo salutare rimprovero, allo scopo di convertire all’amore della vera religione i cuori dei dissennati, svelando loro il segreto della verità, perché non rifiutino di accogliere devotamente la santa incarnazione. Il suo fedele si riferisce a Cristo Signore, così come in un altro passo la Verità afferma di se stessa: Custodiscimi perché sono fedele (Sal 85,2). Aggiunge: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Meritatamente sperava di essere ascoltato, poiché proclama che il Santo Signore doveva essere magnificato dai popoli. Quando lo invoco, quando cioè supplica la divinità con le opere buone. Questo è infatti il grido che silente giunge a Dio e fa in modo che siano ascoltati quanti si dedicano con costanza alle opere buone.

5. Tremate e più non peccate, nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.

Ciò si applica bene ai Giudei, nel senso che, se fosse capitato loro di adirarsi5, si sarebbero astenuti almeno da azioni illecite, come peraltro tutti convenientemente intendiamo. È infatti perdonabile l’ira che non giunge al compimento della sua indignazione, come è scritto: Chi domina se stesso vale più di chi conquista una città (cfr. Pr 16,32). E perciò si applica la prescrizione della cura, per cui, se pure ci adiriamo, non pecchiamo con avventata sconsideratezza. Certo, non possiamo avere in nostro potere il tumultuoso moto dell’animo a motivo dell’umana debolezza; tuttavia col favore della grazia di Dio lo conteniamo attraverso una ragionevole disciplina. E perciò, il santo profeta, ciò che, da una parte, è proprio della consuetudine, lo permette; ciò che, invece, è proprio della colpa, lo proibisce. Infatti, se ci adiriamo e non ci tratteniamo in considerazione del Signore, ma siamo ostacolati nel realizzare il nostro desiderio da qualche impedimento di necessità, allora senza dubbio ci viene imputata l’azione, anche se non siamo in grado di portare a compimento le cose che volevamo. Oppure, dobbiamo adirarci per i peccati passati allo scopo di sfuggire alla malvagità di oggi: e difatti non possiamo evitare i misfatti recenti se con un’apprezzabile esecrazione non condanniamo quelli del passato. Cos’altro è, infatti, il pentirsi se non l’adirarsi con se stesso, perché abbia orrore di ciò che ha commesso ed esiga per sé afflizioni e così non lo punisca un giudice piuttosto adirato? Aggiunge: Per le cose che dite nei vostri cuori e nei vostri giacigli pentitevi6, dimostrando che il Signore conosce i segreti pensieri del cuore. Dice infatti: Le cose che dite nel cuore, senza dubbio ciò che ritenete non venga ascoltato e perciò creduto, non essendo divulgato attraverso la parola.
Segue: nei vostri giacigli pentitevi7. Il domicilio delle fiere è detto propriamente in latino cubile da cubare (“giacere”). A ragione, dunque, chiama giacigli i pensieri di quegli arroganti, sebbene ciò talvolta e in modo improprio venga usato in senso positivo, come quando si dice dei santi: Facciano festa nei loro giacigli (Sal 149,5). Pentitevi significa fate penitenza, e difatti da una certa contrizione delle anime nasce la desiderata conversione, come se dicesse: abbandonate i vostri cattivi pensieri prima di com...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Introduzione
  6. Note per la lettura
  7. I salmi
  8. Indice delle citazioni bibliche
  9. Indice delle figure retoriche