Dizionario degli dei. Mediterraneo, Eurasia, Estremo Oriente
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Comincia la straordinaria avventura nel sacro che questo libro ci invita a percorrere attraverso sentieri spesso poco conosciuti ma in cui riusciamo, malgrado le differenze, a riconoscerci. Quando nascono gli dei? Nel Vicino Oriente l'Homo sapiens sapiens ha compiuto un notevole e subitaneo progresso, assicurando il passaggio decisivo verso l'umanità moderna. Tale avvenimento si articola in tre livelli: sedentarizzazione, cultura, religiosità. La sedentarizzazione è un processo progressivo di stanziamento sul suolo in agglomerati di abitazioni, costruite da comunità umane che vivono delle risorse di un ambiente naturale favorevole, dando origine così al villaggio agricolo, base della futura civiltà urbana. I primi villaggi natufiani del IX millennio a.C. ne sono un esempio, sebbene non conoscessero ancora l'agricoltura. A partire dall'8000 a.C. l'umidificazione del clima rende le steppe circostanti molto ricche di graminacee e favorisce la proliferazione naturale di cereali selvatici. L'agricoltura non doveva perciò rispondere direttamente a una necessità alimentare, ma all'interno della società preneolitica, in continua espansione a causa dell'aumento della popolazione, si poneva ormai un problema di equilibrio. La comparsa dell'agricoltura sembra essere la soluzione a tale problema, perché i campi coltivati costituiscono un luogo di lavoro collettivo e simultaneo.
È alla fine del Natufiano, all'antivigilia dell'invenzione dell'agricoltura, che assistiamo alla «nascita degli dei». Intorno all'8000 a.C., nella regione dell'Eufrate, figure antropomorfe femminili affiancano sempre più spesso le espressioni artistiche che raffigurano principalmente forme animali proprie del Paleolitico recente. Dopo averne compiuto uno studio sistematico, Cauvin non esita a scrivere che all'inizio dell'VIII millennio, in un ambiente paesano sedentarizzato ma che ancora non conosce l'agricoltura, vediamo ritrarre la figura che sarà la «Grande Dea orientale». La sua comparsa non simboleggia perciò un'idea di fecondità agricola – che si preciserà più tardi – ma un nuovo senso del divino. Intorno al 7000 a.C. una seconda figura umana maschile accompagna talvolta la dea, ma occorrerà attendere fino al vi millennio per trovare questo dio nel pantheon neolitico.

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Informazioni

Editore
Jaca Book
Anno
2020
ISBN
9788816800427

AMERICHE

La religione sta al centro della vita dei nativi americani. Non una «religione» separata, isolata dagli altri ambiti della vita, ma piuttosto una religione forte, che nella cultura nativa americana è un vero e proprio stile di vita che riguarda ogni elemento essenziale dell’esistenza e lo mette in relazione con ogni singolo individuo.
La lunga serie di trattati disattesi, le decimazioni delle popolazioni mediante le armi e le malattie e la disintegrazione delle culture causata dall’odio, dall’ignoranza e dal proselitismo hanno provocato malessere spirituale e distruzione economica e culturale. Il coraggio spirituale e la forza culturale dei popoli nativi americani, che hanno perseverato nella loro vita religiosa, è quindi veramente impressionante. La risoluta attenzione all’eredità spirituale non si è solo mantenuta nel corso della tradizione, ma ha prodotto notevoli innovazioni religiose, elevazioni dello spirito che hanno preso la forma di nuovi movimenti così come di creative riaffermazioni di tradizioni da tempo soppresse.
Per chi tra noi vive in questo continente, è essenziale comprendere le molte spiritualità che caratterizzano in modo così distintivo il Nordamerica. La terra fornisce non solo un’abbondanza materiale, ma anche un’eredità spirituale, formatasi nel corso dei millenni mediante interazioni religiose con essa. Le pratiche religiose dei nativi hanno consacrato i paesaggi del Nordamerica, dando vita nel tempo a un lascito spirituale dal quale ci allontaniamo a nostro rischio e pericolo. Tale allontanamento è un atteggiamento comune in America settentrionale, dove gli insegnamenti delle religioni native americane raramente fanno parte di un corso di studi, a ogni livello scolastico. Questa ostinata miopia ha prodotto una storia di relazioni violente con i popoli nativi, nonché le scandalose condizioni in cui genti di raffinata cultura sono state gettate dai tempi della Conquista. In funzione della pace e del benessere, che derivano solo da una profonda comprensione e dal rispetto per l’altro, tutti noi abitanti del continente dobbiamo acquisire una migliore conoscenza delle aspirazioni spirituali e delle realizzazioni religiose di quanti vi vivono, in particolare delle genti delle Prime Nazioni.
Non vi è nulla di automatico o di meccanico nella recitazione dei miti e nella celebrazione delle cerimonie. Sono esercizi della mente, del cuore e del corpo che possono richiedere duri sforzi, sia interiori sia esteriori, che agiscono a molti livelli: psiche individuale, forma fisica, condizione sociale e rinnovamento cosmico. Se vissuti in modo appropriato, il mito e il rito uniscono i devoti con gli esseri potenti che li officiarono per la prima volta nel momento in cui dettero forma alla vita come noi la conosciamo. Il rito e il mito uniscono inoltre gli attori religiosi contemporanei con tutti gli antenati che li hanno officiati sin dal principio. L’apprendimento religioso e le azioni di generazioni legate tra loro passano lungo il corso del tempo, e spiegano perché ancora oggi sussistano la conoscenza e la pratica religiose.
Lawrence E. Sullivan
A

AMERICA MERIDIONALE, INDIOS DELL’

Divinità della sussistenza. Le divinità andine governavano tutte insieme tanto l’esistenza della collettività quanto quella degli individui, fornendo a questi ultimi i mezzi di sussistenza. La fertilità del suolo riveste un ruolo fondamentale nella religione delle popolazioni delle Ande, come dimostra la venerazione di cui sono oggetto gli dei che incarnano e controllano le forze della natura. Tali divinità, benché individualizzate, formano un’unità sacra tramite la condivisione del medesimo interesse: la condizione economica del popolo. L’immagine che il popolo ha di esse è quella della natura che contemporaneamente unisce e separa le forze creatrici maschili e femminili. La prima e basilare divisione appare dunque quella che pone la triade maschile costituita da Inti, Viracocha e Pachacamac in antitesi alla coppia femminile Quilla e Pachamama. Queste associazioni di divinità rappresentano altrettante forze creatrici ma, in conformità ai princìpi sociali riferiti ai sessi, l’elemento maschile prevale. Anche il potente Illapa («tuono» o «tempo meteorologico») è integrato nella sfera di cui fanno parte Inti, Viracocha e Pachacamac, ma la sua funzione principale è quella di fornire la pioggia vivificante.
[Vedi anche INCA, RELIGIONE DEGLI e QUECHUA, RELIGIONE DEI].

BIBLIOGRAFIA

C. Araníbar, Los sacrificios humanos entre los Incas, a través de las crónicas de los siglos XVI y XVII, Diss. Lima 1961.
Rebeca Carrion Cachot de Girard, La religión en el antiguo Perú, Lima 1959.
M. Curatola, Mito y milenarismo en los Andes. Del Taqui Oncoy a Incarrí. La vision de un pueblo invicto, in «Allpanchis Phuturinqa», 10 (1977), pp. 65-92.
J. Jijón y Caamaño, La religion del imperio de los Incas, Quito 1919.
F. Kauffmann Doig, El Perù arqueológico. Tratado breve sobre el Perù preincaico, Lima 1976.
F. Kauffmann Doig, Los dioses andinos. Hacia una caraterización de la religiosidad andina fundamentada en testimonios arqueológicos y en mitos, in «Vida y espiritualidad», 3 (1986), pp. 1-16.
Ana Maria Mariscotti de Görlitz, Pachamama Santa Tiena. Contribución al estudio de la religión autoctona en los Andes centro-meridionales, Berlin 1978.
A. Métraux, Religions et magies indiennes d’Amériques du Sud, Paris 1967 (trad. it. Religioni e riti magici indiani nell’America meridionale, Milano 1971).
A. Mishkin, The Contemporary Quechua, in J.H. Steward (cur.), Handbook of South American Indians, II, The Andean Civilizations, Washington/D.C. (1946) 1963, rist., pp. 411-470.
Maria Rostworowski de Diez Canseco, Estructuras andinas del poder. Ideología religiosa y política, Lima 1983.
H. Trimborn, Die Religionen der Völkerschaften des südlichen Mittelamerika und des nördlichen und mittleren Andenraumes, in W. Krickeberg et al. [curr.], Die Religionen des alten Amerika, Stuttgart 1961, pp. 91-170 (trad. it. Le religioni dei popoli del Centroamerica meridionale e dell’area andina settentrionale e centrale, in W. Krickeberg et al. (curr.), Religioni dell’America precolombiana, Milano 1966).
N. Wachtel, La Vision des vaincus. Les Indiens du Pérou devant la conquête espagnole, 1530-1570, Paris 1971 (trad. it. La visione dei vinti. Gli Indios del Perù di fronte alla conquista spagnola, Torino 1977).
[Aggiornamenti bibliografici:
W.H. Isbell e Helaine Silverman, Andean Archaeology, New York 2002.
Rebecca Stone-Miller, Art of the Andes. From Chavín to Inca, London 2002.
In italiano segnaliamo:
M. Curatola, Il giardino d’oro del dio Sole. Dei, culti e messia delle Ande, Napoli 1997.
R. Cipriani, Paula Eleta e A. Nesti (curr.), Identità e mutamento nel religioso latinoamericano. Teorie e ricerche, Milano 1997].
FEDERICO KAUFFMANN DOIG

AMERICA MERIDIONALE, RELIGIONI DELL’

Divinità, eroi culturali e antenati. La figura di un creatore quale causa prima e precettore dell’umanità è diffusa in maniera globale tra gli Indios dell’America meridionale (Métraux, 1949). Nella maggior parte dei casi, il personaggio mitico più spesso rappresentato non è direttamente coinvolto nelle attività quotidiane dei mortali e quindi non è oggetto di particolare venerazione. Non c’è alcuna differenza sostanziale tra questa divinità indifferente e il creatore onnipotente il cui culto è integrato in un sistema religioso: simili caratteristiche sono infatti attribuite a entrambe le figure. È possibile che una divinità oggetto di culto possa decadere alla posizione di figura mitica, come anche che un personaggio mitico acquisisca un’importanza cultuale.
In determinate condizioni, infatti, un creatore, un eroe culturale o un antenato può elevarsi al rango di divinità o Essere supremo. Un simile caso si è verificato nelle antiche culture peruviane con la figura religiosa di Viracocha: originariamente forse un eroe culturale dei Quechua o di qualche altra popolazione andina, Viracocha infine ascese al rango delle più alte divinità a causa dell’interpretazione dei sacerdoti inca. All’inizio del XVI secolo, Viracocha era rappresentato per mezzo di sculture antropomorfe poste in speciali templi e venerate con preghiere e offerte sacrificali. Inti, il dio inca del sole, è raffigurato con un volto umano all’interno di un disco d’oro; egli fu ritenuto l’incarnazione dell’imperatore inca in quanto divinità tribale della dinastia inca regnante. [Vedi INTI e VIRACOCHA].
L’istituzione di un elaborato culto in onore di un Essere supremo indigeno è un evento tipico di culture molto avanzate, ma nell’America meridionale tali culti si trovano solo raramente al di fuori della regione andina e, quando appaiono altrove, sono probabilmente il risultato dell’influenza delle civiltà più avanzate su contesti culturali e geografici compatibili.
Uno studio di Karin Hissink e Albert Hahn (1961) sulle culture dei bassopiani boliviani, vicini alle Ande, ha evidenziato il fatto che gli Indios Tacana della zona del fiume Beni credono in un Essere supremo, chiamato Caquiahuaca, che ha creato la terra, gli esseri umani, gli animali e le piante. Caquiahuaca ha l’aspetto di un vecchio con la barba bianca e vive in una caverna, su una montagna che porta il suo nome e che costituisce il centro del mondo. Nei templi è rappresentato da una piccola figura in cera d’api circondata da una serie di statue in legno più grandi, le quali rappresentano gli edutzi, divinità minori che lo assistono. Caquiahuaca è l’istruttore dei yanacona, i sacerdoti-sciamani: li assiste nello svolgimento del loro mandato e, in quanto loro signore, è responsabile della loro vocazione religiosa.
Anche Deavoavai è un creatore e un eroe culturale, Signore degli animali e dei morti. Egli governa la fauna selvatica, per questo le sue origini sono da ricercare con ogni probabilità in un contesto storico-culturale antecedente, caratterizzato dalla presenza di cacciatori, pescatori e raccoglitori. Tale divinità è presente anche tra altri popoli agricoli, incluse le popolazioni dei bassopiani amazzonici. Nonostante questi gruppi stanziati sul bacino del Rio delle Amazzoni si basino su un’economia passata ormai da tempo da una base di caccia ad una agricola, la loro religione presume ancora l’esistenza di un essere potente che governa la selvaggina e da cui dunque il popolo dipende; un aspetto, questo, su cui ci si soffermerà in seguito: basti menzionare qui che in questa regione esiste un legame, messo in evidenza inizialmente da Adolf E. Jensen (1951), tra il Signore della cacciagione e l’Essere supremo.
L’eroe culturale come Essere supremo. Konrad T. Preuss era convinto che Moma (padre) fosse, in effetti, il supremo e unico vero dio dei Witoto della zona di Putumayo nell’Amazzonia nordoccidentale, e che fosse identificato con la luna. Secondo le leggende sulla creazione di questi popoli, Moma fu creato dalla «parola»: fu cioè il prodotto di incantesimi magico-religiosi e miti dotati di poteri soprannaturali. Era, inoltre, la personificazione della «parola» che egli stesso aveva donato agli esseri umani, la dottrina che, come una forza trainante, stava alla base di tutte le cerimonie religiose introdotte da Moma. Il padre originario creò la terra e tutto ciò che è nel mondo, a partire dall’archetipo (naino, la «non sostanza») di ogni singola entità. D’altro canto, in un mito che narra la creazione del mondo organico, è detto che Moma estrasse tutte le piante e gli animali dal proprio corpo. I germogli delle piante edibili utilizzate dagli esseri umani sono la prova della sua presenza onnipotente e, quando gli alberi della terra non sono più produttivi, raggiungono Moma nel mondo sotterraneo. Infatti, oltre ad essere la luna nel cielo, Moma risiede sottoterra in quanto Signore dei morti: egli fu il primo a sperimentare la sofferenza della morte, ma la sua è una risurrezione continua, che si adempie nei frutti delle piante.
Tra i Witoto, una tale rappresentazione mostra la natura di una particolare forma di eroe culturale che è al tempo stesso un Essere supremo. Jensen ha utilizzato il termine dema per descrivere tali eroi culturali tra i Marind-anim della Nuova Guinea (Jensen, 1951). Le caratteristiche distintive di questa divinità si rivelano nella sua uccisione, avvenuta in epoca primordiale, e nella conseguente crescita di tutte le piante edibili dal suo corpo.
L’Essere supremo tra i Warikyana. Anche tra i Warikyana (Arikena), una tribù di lingua caribe della Guyana brasiliana, esiste un dio supremo: la divinità più elevata si chiama Pura (un nome che, secondo il missionario francescano Albert Kruse, significa «Dio»), Con il suo servo Mura, Pura sta sulle vette delle montagne celesti e osserva tutto ciò che accade al di sotto (Kruse, 1955). Al suo comando la pioggia scende dal cielo. Pura e Mura hanno l’aspetto di piccoli uomini dalla pelle rossa, non hanno età e sono immortali. La loro comparsa, insieme con l’acqua, il cielo e la terra, avvenne quando il mondo ebbe inizio. Inizialmente Pura e Mura scesero sulla terra e crearono l’uomo e gli animali ma, poiché l’umanità non obbediva ai precetti etici di Pura, questi si vendicò causando un grande incendio e, in seguito, un diluvio. Una parte del genere umano sopravvisse a questa catastrofe e, credono i Warikyana, nel momento in cui verrà la fine, Pura provocherà un secondo olocausto. Dunque, a Pura venivano rivolte delle preghiere e in suo onore aveva luogo una festa in cui gli venivano offerti dei dolci di manioca.
Protasius Frikel, un altro francescano, completò la descrizione di Kruse notando che i Warikyana considerano l’Essere supremo un riflesso del sole primordiale (Frickel, 1957). Pura continua a essere descritto come il sommo dio e, inoltre, a essere considerato come il mondo su cui il sole primordiale riversa la sua luce accecante. Pura rappresenta anche il potere universale; convinzione, quest’ultima, che Frikel considera relativamente recente tra i Warikyana.
In un’altra occorrenza, Pura è considerato un «uomo primordiale» o eroe culturale (Frickel, 1957). In ogni caso, Pura risiede nel cielo e regna su tutti gli elementi. Mura, il suo compagno e servitore, è in qualche modo connesso con la luna e mostra alcune caratteristiche del trickster. Tali rapporti duali (sole e luna, dio e servitore, eroe culturale e trickster – coppie costituite spesso da due gemelli) si incontrano frequentemente nella mitologia sudamericana. Secondo i Warikyana, la morte rappresenta l’inizio del viaggio dell’anima verso il cielo, luogo in cui si reincarnerà; tale viaggio è concepito secondo il ciclo eterno del sole.
Gli Esseri supremi presso gli Yanoama e i Mundurucu. Il lavoro di Kruse spinse Josef Haekel a scrivere un saggio sulle tendenze monoteistiche tra i parlanti lingua caribe e altri gruppi indigeni nelle Guyane, cos...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. AFRICA
  6. AMERICHE
  7. OCEANIA
  8. Elenco delle voci del presente volume
  9. Elenco delle voci del primo volume