A Baghdad e Bassora, alla fine del II/VIII e agli inizi del III/IX secolo, fiorĂŹ la Muâtazila, la piĂš importante e, in certo senso, come si vedrĂ , la piĂš ârazionalistaâ delle scuole teologiche dellâIslam classico. Veramente, definire il Muâtazilismo una âscuolaâ può forse risultare improprio. Sotto quel nome infatti si comprendono un insieme di âscuoleâ e di correnti di pensiero, spesso autonome le une rispetto alle altre, che condividevano alcuni princĂŹpi comuni.
Questi princĂŹpi comuni sono noti come i âcinqueâ princĂŹpi: a) lâUnicitĂ di Dio, b) la Giustizia di Dio, cui si connette la problematica del libero arbitrio umano; c) la âpromessa e la minacciaâ; d) lo âstato intermedioâ; e) il dovere, come recita il Corano, di âordinare il bene e di proibire il maleâ. Vedremo tra poco nel dettaglio il significato di queste formule. Al momento aggiungiamo altre tre precisazioni. La prima è che può senza troppa tema di smentite essere considerato come sesto pilastro fondamentale della dottrina muâtazilita la dottrina della creazione del Corano, che è una conseguenza della tesi sullâUnicitĂ di Dio. La seconda precisazione consiste nel fatto che la piĂš chiara e conclusiva definizione dei âcinqueâ princĂŹpi e la loro sistematizzazione avvenne con il qÄdÄŤ âAbd al-JabbÄr, nellâXI secolo, quando cioè il Muâtazilismo era ormai in decadenza, sconfitto sul piano del consenso dei dotti e soprattutto del consenso popolare da parte dellâAshâarismo-Hanbalismo. Di fatto il Muâtazilismo, sconfitto presso i sunniti, sopravvisse soprattutto nella teologia sciita tarda. La terza precisazione è che, della fase piĂš antica e teoreticamente piĂš produttiva del pensiero muâtazilita, in pratica non ci sono pervenute opere originali, ma soprattutto testimonianze indirette, di opere dossografiche qualche volta scritte da autori anti-muâtaziliti e perciò pregiudizialmente ostili. La gran parte delle notizie che sappiamo sui primi muâtaziliti provengono da tre opere dosso-eresiografiche fondamentali, le MaqÄlÄt al-islÄmiyyin di al-AshâarÄŤ, che era un transfuga del Muâtazilismo; il KitÄb al-milal wa al-nihal di âAbd al-KarÄŤm al-ShahrastÄnÄŤ, di inclinazioni sciite; e il KitÄb al-farq bayna al-firaq di âAbd al-QÄhir al-BaghdÄdÄŤ, uno stretto sunnita. Fa in parte eccezione il KitÄb al-intisÄr opera autografa del muâtazilita al-KhayyÄt. Altre notizie si possono trarre anche dal Fisal fÄŤâl-milal waâl-ahwÄ wa al-nihal di Ibn Hazm. E naturalmente, dalle due grandi opere di âAbd al-JabbÄr, il Sharh al-usĹŤl al-khamsa pervenutoci nella redazione di Manakdim, e dai venti grossi volumi del MughnÄŤ fÄŤ abwÄb al-tawhÄŤd wa al-âadl2. Esistono altre fonti cui attingere, naturalmente, ma queste sono senzâaltro sufficienti per il nostro discorso.
Lâanalisi del significato del nome âMuâtazilaâ consentirĂ di aprire una finestra sulla situazione culturale e politica dellâepoca. Ă noto lâaneddoto, tramandato, tra gli altri, da al-ShahrastÄnÄŤ, per cui uno dei primi muâtaziliti, WÄsil Ibn âAtÄ (m. 131/748) si sarebbe âallontanatoâ (iâtazala) dal suo maestro Hasan al-BasrÄŤ non condividendone lâopinione sullo statuto religioso del peccatore (cioè se un peccatore può essere ancora considerato un musulmano o no)3. Si tratta probabilmente di una leggenda, e ad ogni modo questa spiegazione del nome âMuâtazilismoâ non gode piĂš di molto credito. Josef Van Ess, per esempio, ha sostenuto che WÄsil Ibn âAtÄ si sarebbe âallontanatoâ da Hasan al-BasrÄŤ e da âAmr Ibn âUbayd piĂš per ragioni terminologiche e di metodo che per la questione dello statuto del peccatore4.
Una parola autorevole fu pronunciata da Carlo Nallino nel celebre articolo Sullâorigine del nome di âMuâtazilitiâ5. Secondo Nallino, il nome avrebbe originariamente indicato coloro che, in occasione dello scisma tra âAlÄŤ, genero del Profeta e quarto califfo âben guidatoâ, e MuâÄwiya Ibn AbÄŤ SufyÄn, governatore di Damasco e parente del califfo âUthmÄn, morto assassinato, avrebbero tenuto una posizione âseparataâ rispetto sia agli âortodossiâ, cioè quelli che, in quanto seguaci di MuâÄwiya, diventeranno i âsunnitiâ, sia rispetto ai KhÄrijiti che rifiutavano entrambi i partiti6. Il vocabolo âmuâtazilitaâ, da unâoriginaria valenza politica, si sarebbe poi esteso a indicare una particolare scuola dogmatica.
Lâinterpretazione di Nallino venne sostanzialmente discussa da Montgomery Watt nel suo The Formative Period of Islamic Thought. Anche Watt infatti riteneva le motivazioni politiche dominanti nella nascita del Muâtazilismo. Facendo esplicito riferimento ad al-NawbakhtÄŤ, però, lâislamologo scozzese sosteneva che la posizione muâtazilita di neutralitĂ fra âAlÄŤ e MuâÄwiya non corrispondeva a una contrapposizione tra âortodossiâ e KhÄrijiti, ma piĂš nettamente tra âortodossiâ, cioè sunniti, e âalidi. ÂŤSu questa baseÂť, scrive Watt, ÂŤsi può sostenere con una certa sicurezza che il nome di Muâtazila era applicato originariamente a coloro che erano neutrali rispetto ad âAlÄŤ, e che anzi venne riferito ai muâtaziliti dai proto-sciitiÂť7. Il problema delle relazioni del Muâtazilismo con la shÄŤâa è, come vedremo tra poco, delicato.
Lâinsistenza sul carattere originariamente politico della Muâtazila portava naturalmente Watt a rifiutare lâipotesi, risalente a Goldziher8, ma ripresa anche da Van Ess9, di una radice etica e âmisticaâ del movimento. Watt avanza due critiche che a me appaiono abbastanza conclusive: a) lâipotesi Goldziher/Van Ess non tiene conto delle circostanze storiche e dellâambiente in cui nacque il Muâtazilismo; b) lâelemento âmisticoâ non appare nei âcinque princĂŹpiâ che costituiscono le basi del credo muâtazilita (nĂŠ, del resto, al-ShahrastÄnÄŤ parla mai di un atteggiamento misticheggiante dei muâtaziliti, a meno che non si voglia considerare tale lâascetismo di un al-MurdÄr10; e lo stesso vale per al-AshâarÄŤ).
Una tesi assai interessante fu avanzata da H.S. Nyberg nellâarticolo Muâtazila della prima edizione dellâEncyclopedie de lâIslam11. Nyberg riteneva che i muâtaziliti avessero costituito la sovrastruttura teologica, per cosĂŹ dire, della struttura politica del regime âabbaside che, come noto, sostituĂŹ nel 749-750 il califfato Umayyade, a sua volta vincitore degli âalidi. Prove indirette a sostegno di questa tesi sarebbero, da una parte, il fatto che gli âabbasidi si giovarono contro gli umayyadi dellâostilitĂ degli âalidi12; dallâaltra, il fatto che numerosi muâtaziliti nutrirono simpatie âalidi, senza per questo poter essere considerati sciiti. IbrÄhÄŤm al-NazzÄm, per esempio, uno dei maggiori teorici della Muâtazila, riprese taluni argomenti della propaganda sciita, e collazionò moltissime accuse contro i califfi âben guidatiâ, in specie contro âUmar13.
Nonostante questi punti di convergenza, non bisogna dimenticare che molti tra i primi muâtaziliti furono nettamente anti-sciiti; o per lo meno si opposero alla fondamentale dottrina sciita dellâimamato. CosĂŹ, di AbĹŤ Bakr al-Asamm leggiamo che dicesse: ÂŤlâimamato può venir conferito solo per consenso unanime di tutti i componenti della ComunitĂ . Egli intendeva cosĂŹ contestare lâattribuzione dellâimamato ad âAlÄŤ, poichĂŠ la sua investitura era avvenuta non in un periodo di concordia, ma di contrasto tra i CompagniÂť14. Ancor piĂš netta fu la posizione anti-sciita di âAmr Ibn âUbayd, uno dei primissimi muâtaziliti, insieme a WÄsil Ibn âAtÄ, il quale anzi lottò energicamente contro i RÄfiditi, cioè gli sciiti imamiti.
Anche dal punto di vista teologico, lâadozione del kalÄm muâtazilita da parte di alcuni imamiti fu tarda, collocandosi non prima del III-IV/IX-X secolo, mentre nel II/VIII le opinioni divergevano, sia per quanto riguarda lâimamato, sia per quanto riguarda gli attributi di Dio e gli atti umani15. Il collegamento sciismo-Muâtazilismo si fa piĂš chiaro in seguito, dopo che la dottrina muâtazilita si fu impiantata e consolidata. CosĂŹ faceva rilevare giĂ molti anni fa Henri Laoust nel suo saggio sul Farq di al-BaghdÄdÄŤ16; che lo sciismo seriore si appropriò della teoÂlogia muâtazilita è ormai cosa nota. Secondo Dominique Sourdel, in ogni caso, è senzâaltro possibile collegare shÄŤâa e Muâtazilismo, il quale non sarebbe altro che Zaydismo, una forma di sciismo moderato, e sarebbe venuto in auge a causa della politica filo-sciita dei primi âabbasidi, e segnatamente del califfo al-MaâmĹŤn17.
Ă chiaro però che in questo modo, anche se non esplicitamente, si torna alla tesi di Nyberg, che vede nel Muâtazilismo lâideologia di stato degli âabbasidi.
Claude Cahen, dal canto suo, ha suggerito molta cautela nel legare troppo strettamente Muâtazilismo e ascesa del potere âabbaside. Dal suo punto di vista, il movimento âabbaside ebbe il sopravvento soprattutto perchĂŠ riuscĂŹ a dimostrare allâopinione pubblica musulmana che un rovesciamento di dinastia non avrebbe implicato un rovesciamento di ortodossia religiosa, come sarebbe accaduto se il trionfo sugli umayyadi fosse spettato agli âalidi. Oggi la critica è consapevole dei profondi intrecci tra movimenti âalidi anti-umayyadi e ascesa degli âabbasidi. Questi ultimi âsfruttaronoâ gli âalidi per combattere gli umayyadi e consolidarsi al potere; e poi li abbandonarono al proprio destino o addirittura li perseguitarono. Lâopinione di Cahen non risulta perciò soddisfacente. In ogni caso è vero che gli âabbasidi rivendicarono la dimensione internazionale e inter-etnica dellâIslam, pronto ad assorbire anche le popolazioni non arabe, in specie iraniche; un Islam, insomma, svincolato dallâorgoglio di razza arabo e dalle ambizioni di una famiglia, fosse pure diretta discendente, come quella di âAlÄŤ, dal P...