Cosa resta del papato
eBook - ePub

Cosa resta del papato

Il futuro della Chiesa dopo Bergoglio

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Cosa resta del papato

Il futuro della Chiesa dopo Bergoglio

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Un'inchiesta che si addentra nelle stanze vaticane in cerca di risposte sul futuro della Chiesa.Il papato è ancora un'istituzione valida o è ormai percepita come del tutto anacronistica? E soprattutto: esso è ancora riconosciuto a livello planetario, e non solo all'interno della stretta geografia cattolica, come indiscussa autorità morale? È ancora necessario che il Papa sia un capo di Stato con un regno di appena 44 ettari? E il papato non ha forse più che mai bisogno di una riforma che lo adegui alle necessità del tempo presente?Con questo saggio, acuto e documentatissimo, il vaticanista Francesco Antonio Grana entra nelle pieghe di una matassa intricata: la coesistenza fra due pontefici – uno emerito e uno regnante – ha aperto voragini nelle norme canoniche, evidenziando lacune rituali e formali che hanno dato libero sfogo a sgarbi istituzionali, scandali e opposte tifoserie.È evidente che le fazioni, quella progressista delusa per le mancate aperture del pontificato di Francesco, quella conservatrice che vuole un ritorno al regno ratzingeriano e quella bergogliana che, invece, vuole proseguire l'opera riformatrice del Papa latinoamericano, si stanno già organizzando per non farsi trovare impreparate nel momento in cui inizierà la Sede Vacante.Un futuro imprevedibile su cui si gioca la stessa sopravvivenza della cattolicità.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Cosa resta del papato di Francesco Antonio Grana in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Theology & Religion e Christian Denominations. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788862409711
A mio padre,
che ha sempre creduto nel suo
piccolo-grande uomo
«60 o 70 anni fa il vescovo emerito non esisteva.
Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione.
La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito.
Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri».
Francesco
«Se un Papa ricevesse solo gli applausi dovrebbe chiedersi
se non stia facendo qualcosa di sbagliato. In questo, infatti,
il messaggio di Cristo è uno scandalo iniziato con Cristo stesso.
Ci sarà sempre contraddizione, e il Papa sarà sempre segno
di contraddizione. È una sua caratteristica distintiva,
ma ciò non significa che deve morire sotto la mannaia».
Benedetto XVI
Introduzione
Un errore fatale
13 ottobre 1978. Meno di 24 ore all’apertura del secondo conclave di un anno che resterà nella storia per l’avvicendamento di ben tre papi. Il 6 agosto, a Castel Gandolfo, si spense san Paolo VI. Secondo Pontefice della storia recente, dopo Pio XII nel 1958, a morire nella residenza estiva dei vescovi di Roma. Il 12 agosto una semideserta piazza San Pietro fece da sfondo al suo funerale.
Il 25 e il 26 agosto si svolse il conclave che elesse il patriarca di Venezia, il cardinale Albino Luciani, che scelse il nome di Giovanni Paolo I. Ma, dopo appena 33 giorni, all’alba del 28 settembre, il suo corpo fu trovato senza vita nel letto del suo appartamento, nella terza loggia del Palazzo Apostolico, a causa di un infarto acuto al miocardio1. I cardinali elettori, ovvero con meno di 80 anni di età, come aveva deciso san Paolo VI, nel 1970, con il motu proprio Ingravescentem aetatem, dovevano tornare per la seconda volta nello stesso anno in conclave.
Il cardinale Giuseppe Siri, all’epoca arcivescovo di Genova, aveva da poco compiuto 72 anni. La sua carriera ecclesiastica era stata velocissima. Nato nel capoluogo ligure il 20 maggio 1906, era stato ordinato sacerdote nel 1928, poi vescovo nel 1944 per svolgere il ruolo di ausiliare di Genova e diventarne, appena due anni dopo, nel 1946, arcivescovo. Un episcopato che durerà 41 anni, fino al 1987. Nel concistoro del 1953 Pio XII lo nominò cardinale benché gli fosse stato fatto notare dai più stretti collaboratori della Curia romana che Siri aveva solo 46 anni. Per questo motivo, il porporato entrò nei conclavi del 1958, che elesse san Giovanni XXIII, del 1963, che elesse san Paolo VI, dell’agosto 1978, da cui uscì Giovanni Paolo I, e dell’ottobre 1978, che nominò san Giovanni Paolo II.
In tutte le quattro Sedi Vacanti che si trovò a vivere da cardinale elettore, Siri fu sempre a un soffio dal papato. Nel 1958, quando aveva 52 anni, e nel 1963, quando ne aveva 57, i suoi oppositori, poiché aveva la fama di essere un grande conservatore, gli sbarrarono facilmente la strada proprio a causa della sua giovane età. «Più che un Padre Santo, sarebbe un Padre eterno», era la battuta che i porporati suoi antagonisti fecero girare in quei due conclavi. Ma nel 1978 lo scenario era decisamente cambiato.
Se nel primo dei due conclavi di quell’anno i cardinali avevano eletto l’allora patriarca di Venezia, Albino Luciani, la sua morte improvvisa poteva finalmente aprire a Siri le strade del papato. Fino ad allora, infatti, era impensabile l’elezione di un Pontefice non italiano, cosa che non avveniva da 455 anni. In quel secondo conclave del 1978 si rinnovò lo scontro iniziale che si era svolto nel precedente, un paio di mesi prima, tra Siri e Giovanni Benelli, che dal 1966 al 1977 era stato sostituto della Segreteria di Stato sotto san Paolo VI il quale, appena un anno prima di morire, lo aveva nominato arcivescovo di Firenze e cardinale.
In quel concistoro, l’ultimo di Montini, svoltosi il 27 giugno 1977, il Papa bresciano impose cinque berrette rosse. Benelli aprì la lista con un segno che da molti fu interpretato come una chiara indicazione per la successione. Terzo dell’elenco fu l’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga, Joseph Ratzinger, anche lui nominato in quello stesso anno da Montini alla guida dell’arcidiocesi bavarese.
Se quello verso Benelli fu un chiaro segno di predilezione, non bisogna dimenticare che san Paolo VI ne compì anche un altro, ugualmente molto eloquente, nei confronti dell’allora patriarca di Venezia, Luciani, che poi realmente gli subentrò. Durante la sua visita nella città lagunare, il 16 settembre 1972, in piazza San Marco il Papa bresciano si tolse la stola papale e la mise sulle spalle di Luciani. Un gesto che Giovanni Paolo I ricordò il giorno dopo la sua elezione, il 27 agosto 1978, nel suo primo Angelus domenicale.
«Ieri mattina – disse Luciani – io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini mi hanno sussurrato parole di coraggio. Uno ha detto: “Coraggio! Se il Signore dà un peso, dà anche l’aiuto per portarlo”. E l’altro collega: “Non abbia paura, in tutto il mondo c’è tanta gente che prega per il Papa nuovo”. Venuto il momento, ho accettato. Dopo si è trattato del nome, perché domandano anche che nome si vuol prendere e io ci avevo pensato poco. Ho fatto questo ragionamento: Papa Giovanni ha voluto consacrarmi con le sue mani, qui nella basilica di San Pietro, poi, benché indegnamente, a Venezia gli sono succeduto sulla cattedra di san Marco, in quella Venezia che ancora è tutta piena di Papa Giovanni. Lo ricordano i gondolieri, le suore, tutti. Poi Papa Paolo non solo mi ha fatto cardinale, ma alcuni mesi prima, sulle passerelle di piazza San Marco, m’ha fatto diventare tutto rosso davanti a 20mila persone, perché s’è levata la stola e me l’ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso! D’altra parte in 15 anni di pontificato questo Papa non solo a me, ma a tutto il mondo ha mostrato come si ama, come si serve e come si lavora e si patisce per la Chiesa di Cristo. Per questo ho detto: “Mi chiamerò Giovanni Paolo”. Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere»2.
Se lo stallo tra Siri e Benelli, rispettivamente rappresentanti degli schieramenti conservatore e progressista, nel conclave dell’agosto 1978 aveva portato all’elezione di Luciani, dopo quella morte improvvisa i cardinali erano totalmente spiazzati sul Papa da eleggere. Il secondo conclave di quell’anno avrebbe riproposto quello scontro con il risultato di portare sul soglio di Pietro il primo Pontefice polacco della bimillenaria storia della Chiesa cattolica, l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyła.
«Dio – fu il commento del cardinale arcivescovo di Madrid, Vicente Enrique y Tarancón – si è servito della malignità degli uomini e della divisione degli italiani». «La mia cattiva fama – ripeteva Siri alla vigilia di quel conclave – mi ha finora risparmiato l’elezione. Non sono né conservatore né progressista e ho spesso osservato...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione Un errore fatale
  2. Chi sapeva delle dimissioni di Benedetto XVI
  3. Benedetto XVI Papa emerito
  4. Quando Bergoglio votò Ratzinger
  5. Due papi in Vaticano
  6. Un papato condiviso?
  7. Le dimissioni dei papi da Pacelli a Wojtyła
  8. Santo ma non subito
  9. I papi che rinunciarono
  10. A ogni morte o dimissione di Papa
  11. La riforma del conclave
  12. Le dimissioni per Francesco
  13. L’agenda del papato
  14. Cosa resta del papato