Capitolo 10
LE CHIESE ORIENTALI DI RITO BIZANTINO
Oltre alla Chiesa greco-melchita cattolica, sviluppatasi in ambiente bizantino-arabo e le cui vicende già abbiamo analizzato, altre Chiese cattoliche si sono formate in seno alla Chiesa ortodossa greca, in particolare dopo lo scisma del 1054 tra Costantinopoli e Roma, in ambiente prevalentemente slavo. Grazie, infatti, a un’intensa e fortunata attività missionaria, tra la fine del IX secolo e il X secolo gli slavi della penisola balcanica meridionale, dei bulgari e dei russi si sarebbero convertiti al cristianesimo ortodosso, estendendo i confini del patriacato ecumenico smisuratamente oltre quelli dell’Impero, in territori che, con la terminologia dei padri di Calcedonia, si potevano definire “terre di barbari” e, come tali, in base al Canone XXVIII di quel concilio, dipendenti giuridicamente dalla capitale dell’impero. Ma le vicende storiche, in particolare la conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani nel 1453 e le spinte nazionaliste avrebbero portato alla frammentazione di questo crogiuolo di etnie e di lingue, vero e proprio Commonwealth bizantino, secondo la felice definizione di Dimitri Obolensky, che la comune fede ortodossa non sarebbe riuscita a mantenere unificate a lungo.
10.1 La Chiesa greco-cattolica ucraina
La Chiesa greco-cattolica ucraina è una Chiesa di rito orientale e di lingua liturgica ucraina, presente in Ucraina e in altri Paesi del mondo, per seguire la diaspora degli ucraini, che mantiene la comunione con la Chiesa di Roma, ed è considerata una Chiesa sui iuris nell’ambito della Chiesa cattolica. Il suo primate porta il titolo di “Arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč”.
Questa Chiesa si è sviluppata nel territorio dell’antica Rus’, termine alto-medievale, di origine scandinava e significante “uomini che remano”, utilizzato per indicare le popolazioni dell’Europa orientale che vivevano nelle regioni attualmente comprese in Ucraina e Russia.
Secondo la tradizione antica, già l’apostolo Andrea aveva predicato il vangelo nelle terre a nord del Mar Nero; giunto sulle sponde del fiume Dnepr, egli avrebbe benedetto la futura città di Kiev come culla della Santa Rus’. Quando l’imperatore Traiano esiliò papa Clemente I (88-97) in Crimea, nella regione già si contavano circa duemila cristiani. La presenza cristiana continuò, anche se in maniera sporadica, pure nei secoli seguenti. Già nel IX secolo, durante un’ambasceria di Cirillo e Metodio presso i cazari dell’860, fu fondata a Kiev un Chiesa e istituito un vescovado, presto soppresso. Ma è nel X secolo che il cristianesimo riuscì a imporsi. Figura fondamentale fu Olga di Kiev (879-969), che nel 903 andò sposa al principe Igor, divenuto poi Gran Principe di Kiev (913-945). Alla morte del marito, nel 945, Olga divenne reggente (945-964), in nome del figlio Svjatoslav, ancora bambino. Nei primi anni di reggenza dette prova di determinazione e ferocia, vendicando in modo spietato la morte del marito, ucciso da membri della tribù slava dei drevljani: gli ambasciatori e la nobiltà drevljania furono sterminati, la capitale Iskorosten fu rasa al suolo e gli altri villaggi furono distrutti. Ma in seguito alla conversione al cristianesimo, il suo atteggiamento mutò, distinguendosi in seguito per la misericordia e le opere caritatevoli verso gli indigenti. Nel 957 Olga si recò a Costantinopoli, dove venne battezzata dal patriarca Polieucte (956-970) e assunse il nome di Elena. La tradizione ricorda la profezia che il patriarca avrebbe proferito nei riguardi della prima sovrana cristiana della Rus’ di Kiev: “Benedetta tu tra le donne russe! Grazie al tuo desiderato battesimo la luce scaccerà le tenebre; i figli della Russia ti benediranno fino all’ultima generazione”. Rientrata in patria, Olga-Elena si adoperò per diffondere il cristianesimo nella Rus’, ma con ben scarso successo. Nel 959 si rivolse all’imperatore Ottone I di Sassonia (936-973) perché inviasse un missionario con il compito di evangelizzare la Rus’; nel 961 arrivò così a Kiev il monaco Adalberto di Treviri, che l’anno successivo dovette però tornare in patria a seguito dei forti dissidi sorti con la popolazione locale. Neppure il figlio Svjatoslav, ormai Gran Principe di Kiev (964-972), decise di convertirsi al nuovo credo, rimanendo un fedele pagano per tutta la sua vita.
Anche Vladimir (Volodymyr), figlio illegittimo di Svjatoslav e divenuto poi Gran Principe di Kiev (980-1015), rimase inizialmente pagano, prendendo numerose mogli ed erigendo statue e altari a divinità pagane. Maturò, tuttavia, gradualmente, la convinzione che perché il suo Stato diventasse e rimanesse forte aveva bisogno di essere unito non solo politicamente, ma anche religiosamente. Fu così che si avvicinò ancor più all’impero bizantino, sancendo questo avvicinamento con il suo matrimonio con Anna Porfirogenita (963-1011), sorella dell’imperatore Basilio II (976-1025). L’imperatore, tuttavia, impose a Vladimir la previa conversione al cristianesimo di rito bizantino; Vladimir fu così battezzato e, in onore del cognato, prese il nome cristiano di Basilio. Il sacramento fu immediatamente seguito dallo sposalizio con la principessa bizantina. Tornato a Kiev, Vladimir abbandonò le altre mogli, fece abbattere tutte le statue e gli idoli pagani, impose il battesimo ai figli e ordinò agli abitanti della capitale di recarsi sul fiume Dnepr per ricevere il battesimo. Questo sacramento di massa, celebrato da sacerdoti provenienti da Cherson, in Crimea, diventò di fatto il simbolo dell’introduzione del cristianesimo nello Stato della Rus’ di Kiev, e con esso anche della cultura cristiano-bizantina. L’evento fu commemorato con la costruzione della prima chiesa in pietra del Paese, intitolata all’Assunzione della Vergine, dove in seguito sia lui sia la moglie furono sepolti. Il battesimo di Kiev fu seguito da cerimonie analoghe in tutti i centri urbani del Paese, imposte anche con la forza. Ma la cristianizzazione fu un processo lungo e il paganesimo si dimostrò duro a scomparire; in particolare, la parte del Paese situata a nord-est, col suo centro di Rostov, fu ancora per molto tempo ostile alla nuova religione.
Si noti che la conversione di Vladimir avvenne prima dello scisma del 1054 tra la Chiesa bizantina e quella di Roma; pertanto, al suo inizio, la nuova Chiesa di Kiev era cattolica.
A seguito della conversione al cristianesimo fu istituita la metropolia di Kiev, dipendente dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il primo di questi metropoliti fu Michele I (988-992), di origini bulgare o serbe (o sire, secondo alcuni). Per il suo ruolo avuto nella conversione del Paese è noto con l’appellativo di “Iniziatore” ed è considerato santo dalla sua Chiesa. I primi metropoliti furono tutti imposti dalla Chiesa bizantina e, tranne Michele I, erano di origini greche. Durante il regno di Jaroslav I il Saggio (1019-1054), figlio di Vladimir, alla morte del metropolita Cirillo I (1049-1051) un sinodo di vescovi russi decise di stabilire una metropolia indipendente in Kiev, non soggetta a Costantinopoli, eleggendo alla carica di metropolita un russo, Ilarione (1051-1053), noto per la sua grande spiritualità, per la sua profonda conoscenza in campo teologico e per i numerosi libri da lui scritti (tra l’altro, a lui si deve la prima opera di letteratura slava conosciuta). Nominato metropolita nel 1051, fu successivamente riconosciuto anche dal patriarca di Costantinopoli. Da allora, salvo rarissime eccezioni, i metropoliti furono tutti di origine russe.
Con lo scisma tra Costantinopoli e Roma del 1054, anche la Chiesa di Kiev ruppe le sue relazioni con la Chiesa di Roma.
A seguito di ripetute devastazioni di Kiev da parte dei tatari, nel 1299 il metropolita Massimo (1283-1305) spostò la propria sede a Vladimir, nel principato di Vladimir-Sudal’, pur mantendo il titolo di “metropolita di Kiev”. Alla morte di Massimo, la sede rimase vacante per più di due anni, finché nel 1308, su proposta del principe di Galizia-Volinia Jurij I (1301-1308), il patriarca ecumenico Atanasio I (1289-1293; 1303-1309) nominò sul seggio vacante di metropolita di Kiev e di tutta la Rus’ il monaco Pietro di Vladimir (Pietro I, 1308-1326), il quale nel 1326 spostò la sede del proprio seggio episcopale da Vladimir a Mosca, dove costruì la maestosa cattedrale dedicata alla “Dormizione della Madre di Dio”. Ciò contribuì ad accrescere e rafforzare la posizione politica di Mosca, diventata di fatto la capitale spirituale di Russia.
Nel 1437, dopo ben sette anni di vacanza della sede, l’imperatore Giovanni VIII Paleologo (1425-1448) nominò metropolita di Kiev e Mosca il greco Isidoro (1437-1442). Era quello un delicato periodo politico: Costantinopoli si sentiva sempre più minacciata dall’inarrestabile avanzata dell’impero ottomano, che già, fin dal 1347, si era attestato sul suolo europeo, eleggendo nel 1390 a propria capitale la città di Adrianopoli (Edirne), nella Tracia. L’imperatore bizantino si era convinto che soltanto l’unione con la Chiesa cattolica avrebbe potuto salvare il proprio impero, in quanto il papa era l’unico che avrebbe potuto convincere le potenze occidentali a prestare il loro aiuto materiale e militare. E Isidoro era l’ecclesiastico che avrebbe dovuto portare la Rus’ nell’ambito del cattolicesimo, ...