Armenia
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Armenia

Arte, storia e itinerari della più antica nazione cristiana

  1. 433 pagine
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Arte, storia e itinerari della più antica nazione cristiana

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Un viaggio sull'altopiano armeno per comprendere la sua identità cristiana.Ponte tra Asia ed Europa, l'Armenia è ancora oggi un Paese immeritatamente poco conosciuto. Solo negli ultimi anni il turismo ha cominciato a considerare anche questa nazione, le cui vicende hanno molto da insegnarci: in particolare l'ostinazione a rimanere legati alle proprie radici, linguistiche e religiose, ritenute indispensabili a mantenere un'identità di popolo, sfuggendo al pericolo dell'assimilazione.Questa guida vuole essere un aiuto a quanti decidono di compiere un viaggio sull'altopiano armeno, portandoli a comprendere un aspetto fondamentale di questa cultura: l'identità cristiana, coraggiosamente difesa in un ambiente in cui la pratica religiosa non è molta diffusa, soprattutto dopo la dominazione sovietica. Si sono pertanto volute privilegiare quelle informazioni che permettono al turista interessato di "capire" il popolo armeno e il suo patrimonio.A una parte introduttiva contenente elementi fondamentali di storia (con la triste pagina del genocidio), religione (la millenaria Chiesa armena e il monachesimo) e cultura (arte, architettura e lingua), fa seguito la descrizione dettagliata di oltre quaranta siti scelti oculatamente tra le decine che la piccolissima Armenia offre.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788862406628
Categoria
Travel

PARTE II

I luoghi di interesse. Guida storico-archeologica

p102-01

NOTA PER IL LETTORE

L’Armenia è organizzata in undici divisioni amministrative. Di queste, dieci sono province, o regioni (marzer, plurale di marz); in ordine alfabetico, sono: Aragatzotn, Ararat, Armavir, Gegharkunik, Kotayk, Lori, Shirak, Syunik, Tavush, Vayots Dzor. Yerevan è trattata separatamente: in quanto capitale del Paese le è attribuito uno speciale status amministrativo.
Moltissimi turisti – mi piacerebbe poterli chiamare pellegrini – compiono la visita ai monasteri armeni facendo capo a Yerevan, dove ritornano ogni sera. Altri invece, soprattutto per quelli che compiono un viaggio un po’ più “pregnante”, preferiscono far sosta anche fuori della capitale, in particolare nel sud del Paese, nel Syunik, e nel nord, ossia nel Tavush, nel Lori e nello Shirak. Si è scelto, pertanto, di non presentare itinerari particolari, lasciando ai singoli la scelta di concatenare nel modo da loro ritenuto migliore i monasteri dei quali desiderano compiere la visita. Si è optato per presentare i luoghi di visita in ordine geografico, ossia provincia per provincia, da ovest a est e da nord a sud. All’interno di ogni provincia, poi, i siti sono descritti in ordine alfabetico. Per la sua eccezionalità, anche amministrativa, si è comunque deciso di anteporre i siti della città di Yerevan.

YEREVAN

p105-01

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STORIA

Maggiore città e capitale dell’Armenia, Yerevan è situata in un anfiteatro naturale posto tra la pianura dell’Ararat, il cui profilo maestoso domina la metropoli, e i contrafforti montagnosi delle catene del Vokhtchaberd (2092 m) e dello Yeranos (1823 m), a un’altezza variante tra i 900 m dei suoi quartieri meridionali e i 1300 di quelli settentrionali. È attraversata dal fiume Hrazdan, uno dei più importanti corsi d’acqua del Paese, che nasce dal lago Sevan e va a sfociare, dopo un tragitto di 141 km, nell’Arax (o Arasse), che segna il confine con la Turchia.
La storia della città è molto antica ed essa si vanta di essere stata fondata ancor prima della stessa Roma. Le testimonianze archeologiche, documentate dalle numerose campagne di scavo ad Arin-berd e a Karmir-blur, hanno permesso di attestare l’antichità della fortezza di Erebuni, fondata nel 782 a.C. da Arghishti I (786-756) di Urartu, alla quale Yerevan è ormai associata. La toponimia storica sembra confermare la convinzione che il nome di Yerevan derivi proprio da quello di Erebuni; nonostante la carenza di fonti scritte, il centro abitato sarebbe stato chiamato Yerevan a partire dalla fine del VI secolo a.C., quando il Paese era sotto la dominazione persiana.
Nel XIII secolo d.C. Yerevan non superava i 15 mila abitanti. A differenza di altre città, come Dvin, Ani, Sis, Aghtamar, per non citarne che alcune, Yerevan non è mai stata un centro di irraggiamento della cultura armena. Avvenimento essenziale dal punto di vista della sua funzione quale capitale è stata la decisione, presa nel 1441, di riportare la sede del katholikosato da Sis a Ejmiatzin, luogo dell’antica residenza reale di Vagharshapat e teatro della conversione dell’Armenia al cristianesimo all’inizio del IV secolo. L’istituzionalizzazione di questo importantissimo luogo spirituale, a una ventina di km di distanza da Yerevan, sarà il fattore determinante che, all’epoca sovietica, nonostante il contesto di ateismo militante, porterà alla sua scelta per il ruolo di capitale. Effettuata questa scelta, la strutturazione del territorio urbano sarà affidata, nel 1925, ad Alexander Tamanian.
Nel 1604 Abas I il Grande (1587-1629), quinto e più grande – donde il nome – shah safavide di Persia, fondò il khanato di Yerevan, e una delle sue prime azioni fu quello di deportare migliaia di famiglie armene verso la regione di Isfahan, nell’Iran centrale (dove i deportati fondarono il quartiere di Nuova Julfa, ben presto diventato uno dei più rinomati centri culturali e mercantili della diaspora armena), poi verso il Khorasan, nella parte orientale del Paese, sostituendole con elementi tatari, persiani o turchi, ciò che contribuì a modificare, a vantaggio di questi ultimi, la composizione etnica della cittadina. Yerevan, governata da un sardar nominato dallo shah, era allora una città a prevalente vocazione commerciale, come testimoniano i suoi mercati e i suoi caravanserragli. Nel 1679 un terribile terremoto rase quasi completamente al suolo la città, che non tardò però a riprendersi.
Nel 1722, con lo zar Pietro I il Grande (1721-1725), la Russia, che si presentava come protettrice degli ortodossi, cominciò una sempre più incisiva espansione territoriale verso sud, nel Caucaso e nell’altopiano armeno. Nel 1804, dopo che nel 1801 la Georgia orientale era stata inglobata nell’impero zarista, il governatore georgiano, il principe Pavel Dmitriyevich Tsitsianov (1754-1806), mosse verso sud, invadendo il territorio sotto il domino persiano e cingendo d’assedio la stessa Yerevan per ben due mesi (2 luglio – 3 settembre), ma fu costretto a ritirarsi. Un nuovo tentativo russo nel 1808 terminò anch’esso con un insuccesso militare. Fu solo nel 1827 che il generale Ivan Paskevic (1782-1856) riuscì ad entrare vittorioso in Yerevan (2 ottobre). Sotto il dominio russo la città avrebbe subito modifiche fondamentali, diventando, tra il 1828 e il 1878, il centro di tre entità territoriali e amministrative successive: l’oblast1 d’Armenia, il distretto (ouezd) di Yerevan, il governatorato (gubernia) di Yerevan, anche se nei primi anni dell’occupazione il principale centro della presenza russa in Armenia sarebbe stata Alexandropol (poi Leninakan, odierna Gyumri).
Al tempo dell’oblast, Yerevan era un tipico centro orientale; possedeva sette caravanserragli, otto bagni pubblici, sette chiese e otto moschee (di esse rimane oggi solo la “moschea blu”), collegate da vie strette e polverose, senza un’arteria maggiore, e la popolazione musulmana era numericamente superiore a quella armena. Nel 1856 vede la luce un primo piano di occidentalizzazione urbanistica, con la realizzazione di una prima grande arteria, la via Astafiev (odierna Abovian), fiancheggiata da case a due o tre piani, una prima piazza, un “giardino all’inglese”. Alla fine del XIX secolo Yerevan ha quasi ormai perso la sua connotazione orientale e comincia a presentarsi come una cittadina russa. Le due comunità religiose vivono separate: la parte orientale è occupata dai musulmani, mentre il quartiere armeno, dove si trovano anche i russi, è posto a ovest. Questa divisione geografica esprime anche il contrasto sociale e culturale che separa le due popolazioni, percettibile soprattutto nel campo dell’istruzione. L’elemento armeno riesce a imporsi anche nel campo del commercio e alla fine del XIX secolo comincia a emergere una classe di “capitalisti” armeni fondata in particolare sul commercio del vino. Si distingue in questo campo l’impresa creata da Karapet Afrikian (1890-1949), iniziatore di una vera “dinastia” che fornirà tantissimi notabili urbani e giocherà un ruolo importante nello sviluppo urbano di Yerevan nei primi decenni del XX secolo.
In un secolo di dominazione russa la città ha visto una notevole trasformazione urbanistica: sono state realizzate numerose vie nuove, larghe e dal tracciato rettilineo, lungo le quali sono stati costruiti edifici amministrativi e finanziari, come il palazzo del governatore e alcune banche, ma anche hotel, ristoranti, caffè. Nel 1904 vede la luce una prima linea di omnibus; del 1907 è la costruzione di una prima centrale idroelettrica sullo Hrazdan; al 1911 risale invece la realizzazione di una rete di canalizzazione per la fornitura di acqua potabile a tutti i quartieri della città. I numerosi notabili armeni diventano non solo attori dell’edilizia urbana, ma la loro azione è ugualmente considerevole nello sviluppo delle società di beneficenza, nel dominio sanitario e scolastico. Compare anche una prima timida classe di intellettuali, in particolare attivi nel campo della stampa periodica e del teatro.
La prima Guerra Mondiale e il genocidio sono gli elementi fondamentali del processo di “etnicizzazione” di Yerevan. Tra il 1914 e il 1916 quasi 350 mila rifugiati – che saliranno a 750 mila nel 1918 – vengono accolti nella piana dell’Ararat, tra Ejmiatzin e Yerevan. L’afflusso di così tante persone farà di Yerevan in breve tempo una città a prevalente componente armena, con un’eccezionale omogeneità etnica rispetto a quella di altri centri dell’altopiano armeno, ma anche una città esangue, sull’orlo dell’asfissia, per le enormi difficoltà nel mantenere così tanti rifugiati. È questa la città che nel 1918 diventa la capitale della prima Repubblica Armena indipendente.
L’occupazione sovietica (1920) darà la svolta allo sviluppo urbanistico di Yerevan, anche se essa non sarà ufficialmente capitale che a partire dal 1936, con la dissoluzione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, che aveva riunito insieme Armenia, Georgia e Azerbaijan, e la nascita della Repubblica Socialista Sovietica d’Armenia. Questo sviluppo urbanistico è strettamente associato alla persona e all’attività del russo-armeno Alexander Tamanian (1878-1936). Eccezionale figura di architetto, Tamanian iniziò la sua carriera in Russia (dove era nato, a Yekaterinodar, ora Krasnodar), stabilendosi poi in Armenia nel 1919; rientrato in patria, tornò nuovamente in Armenia nel 1923. Divenuto Capo Architetto della Repubblica e conservatore delle rovine di Ani, si propose di ricostruire le città e i villaggi che erano stati distrutti. Nel 1924 presentò il primo progetto urbanistico moderno di Yerevan (che allora contava solo 150 mila abitanti), trasformandola da centro rurale di provincia in metropoli industriale e culturale. Yerevan fu infatti la prima, tra le città dell’Unione Sovietica, per la quale si predispose un piano urbanistico generale, le cui linee guida, che si ritroveranno poi in altri progetti di Tamanian, erano la centralità e gli assi radiali. Mischiando i principi dell’urbanismo russo e occidentale, ma filtrati attraverso la tradizione culturale armena, il piano ideato da Tamanian si adattava all’anfiteatro naturale che caratterizza la topografia della città, con la creazione di una grande piazza centrale (Piazza Lenin, odierna Piazza della Repubblica) circondata da imponenti edifici costruiti in tufo e costituenti i luoghi del potere (i palazzi del governo e del partito) e dalla quale partivano radialmente grandi viali; il tutto circondato da un anello di parchi e zone verdi. Nella parte sud e sud-est della città vi era la zona destinata agli impianti industriali, in quella a sud-ovest il quartiere commerciale, con un mercato centrale coperto, porticati e gallerie, mentre a nord-est era prevista la città universitaria, con i vari corpi destinati ai diversi dipartimenti, in particolare alla facoltà di Medicina e all’ospedale ad essa collegato. A nord della Piazza Lenin era prevista un’altra piazza, quella del Teatro, più tardi Piazza dell’Opera, con edifici a vocazione culturale, come la Casa del Popolo e il suo teatro, il conservatorio, la Scuola delle Belle Arti. Nella parte nord e nord-ovest della città, sulla zona elevata del pianoro, Tamanian prevedeva di costruire quartieri ricreativi, attorno allo stadio e al Museo Statale. Fedele ai principi teorici della “città giardino” (ossia di una città ideale a misura d’uomo) formulati dall’urbanista inglese Ebenezer Howard (1850-1928), grande importanza era dedicata agli spazi verdi. Secondo il progetto iniziale di Tamanian, il centro doveva essere circondato da una triplice cintura circolare di grandi viali alberati – Moskivian, Issahakian, Kirov – e attraversato da due prospettive “magistrali”: la prima, di asse nord-ovest / sud-est, collegata al centro architettonico di Piazza Lenin, mentre la seconda, di asse nord-sud, attraversante la città da una parte all’altra. Il progetto fu però aspramente criticato dalla burocrazia del partito: considerato come un’emanazione del sistema capitalista, che poco spazio dava ai quartieri operai, spinoso problema dell’urbanismo sovietico (per limitare il tragitto tra le abitazioni e le fabbriche si volevano concentrare i quartieri operai presso queste ultime), fu tacciato di essere “accademico” e di non considerare i dati del rilievo e della topografia locale.
Si giunse così al 1931, quando il Politburo decise di istituire una commissione d’inchiesta, composta da specialisti strettamente sottoposti al controllo staliniano, che avrebbe dovuto esaminare il piano proposto da Tamanian. Ma fu solo nel 1934 che la commissione fu nominata. Nel frattempo, la popolazione di Yerevan aveva già abbondantemente superato le 150 mila unità previste dal piano del 1924. Fu quindi affidato a Tamanian e ai suoi allievi di studiare un nuovo progetto di pianificazione urbana, che tenesse conto di questa vigorosa cresc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. SOMMARIO
  5. Prefazione di Pietro Kuciukian
  6. Introduzione
  7. PARTE I. UNO SGUARDO AL PAESE. CENNI DI STORIA, RELIGIONE E CIVILTÀ ARMENA
  8. PARTE II. I LUOGHI DI INTERESSE. GUIDA STORICO-ARCHEOLOGICA
  9. Glossario essenziale
  10. Crediti fotografici
  11. Galleria Fotografica