ESCURSIONI
Tappe che non rientrano in un classico itinerario paolino, ma che rappresentano mete irrinunciabili dal punto di vista storico, spirituale e della ricchezza di capolavori d’arte o architettonici.
Monte Athos
Monte Athos (Aghion Oros) significa “monte santo”. È il cuore di una tradizione spirituale e mistica che dura da più di mille anni e che ha attraversato periodi di splendore e decadenza, ma che continua a vivere ed esercitare un grande fascino in quanti hanno modo di avvicinarvisi.
Si trova nella parte orientale della penisola calcidica e con i suoi 2033 m rappresenta una visione decisamente imponente. Ospita un vasto insediamento monastico, costituito oggi da venti monasteri maggiori e da numerose comunità minori ed eremi, tutti di rito ortodosso. Alcuni monasteri si trovano in posizioni spettacolari, in cima a scogliere e abbarbicati sulle rocce. Tipiche sono le cupole “a cipolla” delle chiese, che sovrastano gli edifici dai tetti rossi. I monaci conducono un severo regime di vita, scandito da funzioni che iniziano intorno alle 3 o alle 4 del mattino. Nei tempi non dedicati alla preghiera, lavorano nei campi o si prendono cura del proprio monastero.
Il Monte Athos costituisce un’entità autonoma all’interno dello Stato greco. La Grecia infatti, con uno statuto del 1926, riconobbe l’autonomia della Repubblica atonitica nell’ambito dello Stato, i cui poteri sono esercitati da un governatore. Una visita a questo luogo di notevole interesse, in cui per tradizione da secoli è vietato l’accesso alle donne, richiede un permesso speciale e una rigida procedura da seguire. Tutti, però, hanno la possibilità di compiere un giro in barca della penisola e di ammirare così i monasteri che punteggiano il paesaggio lungo la costa. Alle barche non è permesso attraccare per non disturbare la quiete dei monaci. La maggioranza delle barche parte dalla cittadina di Ouranopolis, a nord-ovest della penisola.
Tutti i monasteri della “santa montagna” custodiscono tesori d’arte e opere pregevoli. Di seguito si presentano i due principali.
Grande Lavra. Questo enorme monastero (noto come “Megali Lavra”, o semplicemente “Lavra”), sulla costa sud-orientale della penisola, è il più antico e più grande dell’Athos. Vi si accede, dal suo piccolo porto, attraverso una strada in salita fiancheggiata da oleandri. L’ingresso è una sorta di pronao, coperto da una cupola e protetto in alto da grandi vetrate. Circondato da mura e da un’alta torre merlata dalla parte della montagna, il monastero ricorda un castello medievale, con numerosi edifici di varie dimensioni. Gli affreschi della chiesa furono dipinti nel 1535 dal rinomato pittore cretese Teofanes. Sono degni di nota il refettorio comune, con notevoli affreschi di pittori cretesi, la ricchissima biblioteca e la sacrestia. Questa conserva la corona e il manto imperiale ornato di pietre preziose di Niceforo Foca. Una curiosità: agli angoli del cortile davanti al refettorio ci sono due cipressi altissimi, secondo la tradizione piantati mille anni fa da sant’Atanasio. Nel corso della storia, la Grande Lavra ha attraversato periodi di grande splendore e di declino. Grazie al sostegno economico dei patriarchi di Costantinopoli, dei principi dei Paesi danubiani e di alcuni zar russi ha mantenuto però la sua posizione di spicco tra i monasteri dell’Athos.
Monastero di Vatopedi. Sorge su una baia nella parte nord-orientale della penisola, e presenta numerose caratteristiche terrazze, loggiati e balconi. Ha al centro un ampio cortile, circondato da edifici dipinti di rosso. Fu fondato nella seconda metà del X sec. da tre notabili di Adrianopoli (Atanasio, Nicola e Antonio), giunti sull’Athos per condividere la vita monastica con sant’Atanasio. Quest’ultimo li avrebbe però inviati nella zona dell’attuale monastero, dove all’epoca c’erano degli asceti, con i quali diedero vita alla comunità monastica. Nel corso dei secoli il monastero di Vatopedi ha subito diverse incursioni di pirati. La chiesa conserva alcuni mosaici, unici nel loro genere, del periodo bizantino. Si segnala in particolare un bellissimo mosaico a sfondo d’oro sul timpano del portale entro il nartece (XI sec.). Nel cortile, una cappella è dedicata ai santi Anargiri, ossia “senza denaro”: Cosma e Damiano, medici che curavano senza farsi pagare. Le pareti esterne, con un notevole effetto cromatico, presentano fasce orizzontali alternate di pietre e mattoni. Nel monastero sono inoltre raccolti arredi e paramenti sacri, cimeli rari e diverse icone. Secondo la tradizione, qui si trova inoltre la cintura di Maria (
Theotokos, Madre di Dio) e parte della canna su cui fu montata la spugna con l’aceto offerto a Cristo.
Karyès. Borgo nel quale convivono passato e presente, è la capitale amministrativa del piccolo Stato monastico. Fu fondato intorno al IX sec. ed è formato da un centinaio di celle monastiche, dagli alloggi dei monasteri e da edifici amministrativi, laboratori, negozi e semplici foresterie. In centro c’è il Protaton, la chiesa più antica dell’Athos, dedicata all’Assunzione di Maria. È una basilica a tre navate e triabsidata, che ospita una delle icone più note dell’Athos:
Axion Estì, dell’VIII sec. Nell’edificio della Sacra Comunità, lì accanto, è custodito il primo e più importante ordinamento (
Tipikón) dell’Athos, con la firma dell’imperatore Giovanni Zimisce e la sua crisobolla.
L’esicasmo
Il monachesimo dell’Athos, e il monachesimo orientale in generale, si pone come finalità il conseguimento dell’hesychìa, che significa “pace, silenzio dell’unione con Dio”. Per raggiungere l’hesychìa si è affermata, nei secoli, la pratica della cosiddetta “preghiera del cuore”, o “preghiera di Gesù”, che si esprime con la formula: «Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me», con l’aggiunta di «peccatore» nella tradizione slava. Si tratta dunque della ripetizione continua della richiesta del cieco di Gerico. Questa preghiera molto semplice, reiterata con il ritmo della respirazione, talvolta per ore, porta un appagamento fisico e spirituale, una forma di pace in Dio.
Una figura di rilievo dell’esicasmo del XIV sec. sul Monte Athos è san Gregorio il Sinaita. Il santo, in diversi scritti, sottolinea che il fine dell’asceta è il conseguire la deificazione con l’aiuto della preghiera di Gesù. San Gregorio fu poi costretto ad abbandonare il proprio eremo dalle frequenti incursioni dei pirati catalani. Si rifugiò in Bulgaria, da dove i suoi discepoli diffusero poi l’esicasmo in diversi Paesi slavi ortodossi.
Storia del monachesimo atonita
Il monachesimo sul Monte Athos ebbe origine sia dalle conseguenze dell’avanzata araba, che devastava gli antichi centri monastici orientali costringendo i monaci a fuggire, sia dagli effetti della politica iconoclasta. Nell’VIII sec., piccoli gruppi di monaci in fuga dai vari centri bizantini sconvolti dalle lotte iconoclaste cominciarono a trovare rifugio in questa regione difficilmente accessibile. Il primo monastero, la Grande Lavra, fu fatto costruire nel 963 da Atanasio l’Atonita, appoggiato dall’imperatore Niceforo Foca. Nel 970 Atanasio ottenne dall’imperatore d’Oriente Giovanni Zimisce l’approvazione della prima regola (Tipikón), che servì da modello normativo per tutti gli altri monasteri atoniti. Con il Tipikón, la comunità monastica venne sud...