Perché l'Europa ci salverà
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Dialoghi al tempo della pandemia

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Perché l'Europa ci salverà

Dialoghi al tempo della pandemia

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Informazioni sul libro

Una sorta di "testamento civile" di padre Bartolomeo Sorge che dialoga con Chiara Tintori sui temi scottanti dell'attualità socio-politica che si sono intrecciati con l'emergenza sanitaria mondiale.La pandemia ha smascherato l'inganno dell'individualismo e ha clamorosamente smentito le diverse forme di populismo e di sovranismo. Allo stesso tempo, nei mesi dell'emergenza, l'Unione Europea ha fatto passi da gigante sulla strada di una visione comune del continente fondata sui valori di un nuovo umanesimo.Nessuno può salvarsi da solo: ecco perché sarà l'Europa a salvarci. Per ricostruire un'Italia che abbia a cuore il bene comune – e non solo il benessere o la salute di molti – non possiamo che guardare a una Unione Europea dove l'ispirazione etica, la solidarietà e la fraternità divengano fondamenta del nostro vivere insieme.In questo libro – una sorta di "testamento civile" di padre Bartolomeo Sorge –, il noto sacerdote gesuita dialoga con Chiara Tintori sui temi scottanti dell'attualità socio-politica che si sono intrecciati con l'emergenza sanitaria mondiale: il rapporto con la pandemia e le restrizioni della vita quotidiana; le diverse forme di razzismo che "inquinano" il vivere civile; gli enigmi di una malconcia politica italiana, messa alla prova dagli stringenti bisogni dettati dalla crisi; la Chiesa di papa Francesco, con la sua ultima enciclica sociale pubblicata il 4 ottobre 2020.Sullo sfondo di questi lucidi ragionamenti si staglia l'Unione Europea, nostra casa comune, riferimento imprescindibile per il nostro Paese: il futuro dell'Unione – gli autori ne sono convinti – sarà salvifico per tutti, a patto di saper trasformare la solidarietà in fraternità, seguendo proprio le linee tracciate dal Papa nella Fratelli tutti.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788862408691
Matri Divinae Gratiae
Al mio sposo Stefano
«La morte di padre Bartolomeo Sorge
lascia un vuoto nella società italiana,
in cui si è impegnato con tutta la sua grande cultura
e passione fino agli ultimi giorni.
Non ha esitato a schierarsi in prima fila per combattere
le diseguaglianze, le ingiustizie, la mafia
e lascia ai giovani una ricca eredità di pensiero,
di valori, di esperienze.
Mi unisco al cordoglio dei suoi confratelli
e dei tanti che lo hanno incontrato nella vita,
apprezzandone con riconoscenza
insegnamenti e testimonianza.»
Sergio Mattarella
Roma, 2 novembre 2020

Prima di andare in stampa...

È stata come una doccia fredda.
Ti ho chiamato al telefono chiedendoti se, prima della consegna alleditore, volessi rileggere «tutto dun fiato» il testo che segue. Tu mi liquidi con un «non ho tempo». «In che senso?» ribatto io. «Quello che abbiamo fatto va bene. Devo ancora rispondere a tutti i messaggi ricevuti per il mio compleanno».
Tre giorni dopo, la notizia della tua morte improvvisa. E per l’ennesima volta sei riuscito a spiazzarmi.
Quel «non ho tempo» continua a risuonare in me, ripensando a tutto il tempo che ci siamo dedicati in questi mesi di pandemia, e non solo. Ho avuto il privilegio di provare, in punta di piedi, a camminarti accanto. Ho avuto lonore di diventarti un pizzico familiare. Ho osato, con tutta la delicatezza assorbita al tuo fianco, farti tante domande e ho avuto la Grazia di risposte sapienti che hanno superato ogni attesa, aprendo orizzonti di autentica libertà.
La tua vivacità mentale e la tua giovinezza interiore mi hanno depistato. Lo ammetto. Ti vedevo così a tuo agio in questa vita, ti osservavo passeggiare con leggerezza sulla storia, che non ho fatto in tempo ad attrezzarmi. È sempre questione di tempo!
La tua morte ci ricorda che ogni vita è parte di un disegno più grande, che continua. E la tua vita proseguirà anche grazie a queste pagine, le tue ultime parole.
Chiara
2 novembre 2020
P.S. Il tuo numero di telefono era salvato nella mia rubrica con il nome “keine Sorge”, in tedesco “non ti preoccupare, nessun problema”. Proprio così, per te non c’era mai alcun problema, perché straconvinto che tutto, ma proprio tutto, «accade come a Lui piace, per la Sua maggior gloria!».
NOTA DELL’EDITORE
La scomparsa improvvisa di padre Sorge durante la lavorazione del libro (2 novembre 2020) ha reso impossibile laggiornamento di alcune informazioni legate a eventi di stringente attualità. Nel rispetto di quello che, a conti fatti, è ormai un testo postumo, si è scelto di non intervenire in alcun modo sulle sue parole che, sebbene prive di importanti elementi dell’“ultim’ora”, conservano tutto il loro valore di lucida lettura dei nostri tempi.

Introduzione

La nostra quarantena non è stata lunga uguale. Una ha trascorso il lockdown nella Bassa milanese da marzo a maggio 2020, assieme a tutta l’Italia, l’altro invece è ancora pazientemente “recluso” nella residenza di Gallarate, oramai trasformata in un romitaggio! Proprio durante i mesi di isolamento i nostri colloqui telefonici si sono intensificati, un po’ per scambiarci qualche idea sulla situazione del Paese e della Chiesa, e un po’ per quel desiderio sempre vivo di poter assorbire anche solo un millesimo dell’acume di padre Sorge nell’interpretare i segni dei tempi. Durante l’estate, poi, le telefonate si sono evolute in videochiamate e ci siamo domandati se i nostri scambi sull’attualità avessero potuto giovare anche ad altri. È nato così il format 20 minuti con padre Sorge, che ci ha accompagnato per cinque “episodi” dal 30 giugno al 15 ottobre 2020 sui canali social della casa editrice, alla quale siamo debitori per la professionalità con cui ci ha sostenuto in questa nuova avventura. Proprio i 20 minuti con padre Sorge costituiscono l’ossatura del presente volume.
Durante le nostre conversazioni ci siamo ben presto accorti che ricorreva un pensiero distintivo: la pandemia ha smascherato l’inganno dell’individualismo e ha clamorosamente smentito le diverse forme di populismo e di sovranismo. Nessuno può salvarsi da solo: ecco perché sarà l’Europa a salvarci! Per ricostruire un’Italia che abbia a cuore il bene comune – e non solo il benessere o la salute di molti – non possiamo che guardare a una Unione Europea dove l’ispirazione etica, la solidarietà e la fraternità divengano fondamenta del nostro vivere insieme.
Nelle pagine che seguono dialoghiamo: sul nostro rapporto con la pandemia (cap. I); sulle diverse forme di razzismo che “inquinano” il vivere civile (cap. II); sull’Unione Europea, nostra casa comune (cap. III); sugli enigmi di una malconcia politica italiana (cap. IV); sulla Chiesa di papa Francesco e il suo tentativo di “ripararla” (cap. V); e infine sull’ultima enciclica sociale, pubblicata il 4 ottobre 2020, Fratelli tutti (cap. VI). Proprio quest’ultimo documento illumina l’intero nostro percorso, lasciando intravedere che il futuro dell’Unione Europea sarà salvifico per tutti, nessuno escluso, solo se sapremo trasformare la solidarietà in fraternità. Le nostre conversazioni, dallo stile sciolto e leggero, prendono le mosse dall’osservazione attenta, ma non asettica, della realtà; per questo schiviamo discorsi teorici astratti, preferendo la concretezza dell’esperienza e della testimonianza.
Siamo europeisti convinti, e proprio per questo desiderosi che i tempi della pandemia possano farci fare un salto di qualità. Non si tratta solo di far funzionare meglio le istituzioni europee (cosa di per sé necessaria), o di migliorare sistemi e regole già esistenti affinché l’Europa dei popoli possa animare quella dei governi, ma di cambiare radicalmente modo di pensare e di agire. L’Europa ci salverà solo se saprà essere Unione solidale e corresponsabile, anche e soprattutto a partire dalle periferie esistenziali della nostra casa comune. È tempo di fare la storia, quella di ogni giorno di questa pandemia, con realismo e tensione ideale. È tempo di sporcarsi le mani e di “contagiarsi” con stili di vita più umani e fraterni. Il distanziamento fisico e le precauzioni a cui siamo costretti per indiscussi benefici sanitari ci costringono all’isolamento, ma non ci condannano all’individualismo, un virus ben peggiore del Covid-19. A livello europeo, la mera somma degli interessi dei singoli Paesi non fa che esasperare i problemi, allontanando soluzioni che rendano il nostro continente un luogo migliore. È tempo di una vera e propria conversione culturale per «far rinascere fra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità»1. Non si tratta di coltivare un sentimento o un’emozione, ma di vivere l’«amicizia sociale», la fraternità tra tutti noi esseri umani, valorizzando le diversità di ciascuno, e con il cosmo intero.
La meta è certamente ambiziosa, ma guai a farsi prendere dallo scoraggiamento, dalla sfiducia o dall’inganno del disimpegno. Non abbiamo alternative. I tempi odierni, marcati a fuoco dalla pandemia, impongono un sussulto di responsabilità da parte di ciascuno, senza il quale l’Unione Europea rischia di essere il fantasma di se stessa.
Bartolomeo Sorge e Chiara Tintori
Gallarate (VA) – San Donato Milanese (MI)
22 ottobre 2020
1 Papa Francesco, Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale, n. 8.

1. Noi e la pandemia

Come hai vissuto i mesi di lockdown e di restrizioni dovuti al virus?
In questo lungo periodo della pandemia praticamente ho fatto vita da recluso o, più propriamente, da eremita. Infatti, il Superiore del nostro istituto Aloisianum a Gallarate, dove vivo, è stato molto rigido: nessun padre può uscire di casa e nessun estraneo vi può entrare. In pratica, ci ha messi tutti in quarantena! Tanto rigore si spiega non solo in fedeltà alle disposizioni governative, ma anche perché l’istituto Aloisianum, antica sede della nostra facoltà filosofica, è stata trasformata in infermeria per i gesuiti anziani o ammalati: se vi entrasse il virus, sarebbe una strage!
Del resto, il Covid-19 ha fermato l’intera umanità, tanto che ho avuto la sensazione di assistere alle prove generali del Giudizio Universale! Molte volte mi sono chiesto: «Come farà l’intera umanità, una popolazione di miliardi e miliardi, a prendere visione e a rendere conto della storia intera di millenni, tutti insieme e nello stesso momento?». Il fatto che un virus, minuscolo e invisibile, sia riuscito a bloccare contemporaneamente l’umanità intera, obbligando gli individui di tutte le latitudini a chiudersi in casa e a riflettere sulla gravità della situazione, mi ha fatto pensare istintivamente al Giudizio Universale. Infatti, tutti abbiamo preso consapevolezza del fatto che l’umanità è una sola grande famiglia, che c’è un destino comune di cui tutti siamo corresponsabili. Questo, appunto, sarà il Giudizio Universale! Si fermerà il mondo e ciascuno dovrà rientrare in se stesso e interrogarsi sulla propria storia e su quella dell’umanità di cui tutti siamo parte e responsabili. In altre parole, la pandemia ha smascherato l’inganno dell’individualismo, perché ci ha fatto toccare con mano che gli esseri umani sono fatti per darsi la mano tra di loro, per aiutarsi l’un l’altro in spirito di fraterna solidarietà: o ci salviamo tutti insieme o tutti insieme periamo. La pandemia, quindi, ha smentito clamorosamente le diverse forme di populismo e di sovranismo oggi dilaganti.
È vero, il sovranismo ha perso la terra sotto i suoi piedi. Ma adesso che l’individualismo è stato confutato dalla prova del contagio, quale può essere secondo te il collante per ricominciare, per ritessere relazioni sociali, ambientali, sanitarie ed economiche autenticamente umane?
Mi sono posto anch’io la domanda e non trovo altra risposta se non questa: abbiamo bisogno di restituire alla nostra società un’anima etica, occorre cioè realizzare un nuovo umanesimo che ci raccolga tutti attorno al valore fondante della convivenza civile, che è la solidarietà. Questo binario – etica e solidarietà – è l’unica direzione verso cui andare, dopo l’esperienza del coronavirus, per ricostruire un’Italia e un’Europa secondo la volontà di Dio e in vista di un effettivo bene comune. Etica, cioè rispetto dei valori comuni con al centro la dignità della persona e i suoi diritti fondamentali inalienabili (che nessuno può togliere perché nessuno glieli dà se non Dio), e al tempo stesso solidarietà. Se non accettiamo questo binomio, non abbiamo appreso la lezione venuta dalla crisi della pandemia. Pertanto, il lavoro che dobbiamo fare a livello economico, giuridico, sanitario, artistico è riscoprire la dimensione etica e trascendente delle relazioni sociali, sapendo che nessuno riesce a salvarsi da solo, né tantomeno si potrà costruire un’umanità migliore, se non tutti insieme.
Sono rimasta molto amareggiata dalle persone decedute nelle RSA (Residenze sanitarie assistenziali), che ...

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