El delirio habanero
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El delirio habanero

Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro

  1. 65 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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El delirio habanero

Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro

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«Splendido! Al tempo stesso un diario, un manuale di filosofia, una guida turistica e, specialmente, un inno ai sigari. Non ho mai letto niente che spiegasse così bene le meraviglie e il piacere che io stesso provo fumando un cubano.»-Renato Mannheimer

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788898475025

Ristorante dell’Hotel Park View, La Habana
Venerdì 1° febbraio 2003, h 20.00

La settimana sta volgendo al termine e i due gentiluomini, ormai in preda a sintomi evidenti di affumicazione, decidono di invitare a colazione i torcedores con cui hanno chiacchierato in questa lunga e fumosa settimana.
Il locale è abbastanza anonimo ma vivacizzato da una colazione nuziale di stranieri, forse messicani. Per onorare i nubendi, gli immancabili musici rifuggono da un banale Mendelssohn per attingere a piene mani dal repertorio locale. Quest'ultimo è notoriamente ampio e variegato, ma la loro scelta ricade, come una ciliegina sulla torta (nuziale), sull'inno a una delle icone più celebrate sulle t-shirt di tutto il mondo. È innegabile che l'entusiasmo dei due gentiluomini per questo splendido campione della musica caraibica stia iniziando a scemare pericolosamente.
«Sai Andrea, un altro tema caratteristico del sigaro cubano è quello della sua conservazione. Qui il problema non esiste perché il tasso di umidità naturale è così elevato che in alcuni periodi dell'anno bisogna addirittura togliere umidità ai sigari; da noi, specialmente in inverno, quando il riscaldamento secca l'aria, diventa un problema non da poco. Nel caso dei sigari secchi, come il Toscano, il problema non esiste. Il toscano è un sigaro che pone pochi problemi al fumatore, perché se anche viene dimenticato in fondo a un cassetto per mesi, può essere fumato ugualmente. Anche se alcuni umidificano persino i Toscani, questo, tendenzialmente, viene fumato secco. Al contrario il grande problema del fumatore di sigari caraibici, e in particolare di quelli cubani, è il mantenimento delle condizioni di umidità e di temperatura. Infatti, se un sigaro cubano viene dimenticato in fondo a un cassetto per mesi, non ne rimane alla fine che un mucchietto di foglie secche, spesso sbriciolate. Il grande vantaggio di questa terra è l'avere condizioni climatiche ideali, almeno dal punto di vista dell'umidità; per quanto riguarda la temperatura, questa risulta invece troppo alta e appare lo spettro del bicho, il terribile tarlo che si mangia piccole fortune di sigari quando il malcapitato proprietario permette alle uova di schiudersi, lasciando che la temperatura salga oltre i 18-20 gradi.»
«Un paio di anni fa mi sono fatto mandare tramite un'amica dei sigari, erano giunti secchissimi, già morti di morte propria. Forse la morte del sigaro è proprio questa, un sigaro non secco si secca per via dei maltrattamenti, della disattenzione generata nei suoi confronti. Di un sigaro bisogna occuparsene comunque. Essendo così vitale, il sigaro richiede attenzioni. Il sigaro è come l'amore, deve essere continuamente rinnovato: se si è innamorati perdutamente di una persona che a sua volta ti ama, non è sufficiente mettersi insieme e pensare di aver fatto tutto, perché l'attenzione deve essere continua. Valerio raccontava di un sigaro pregiatissimo lasciato in una vetrina con il sole a picco che filtra attraverso il vetro. Il negoziante sarà orgoglioso del suo importantissimo sigaro posto in vetrina, ma lo starà condannando a morte certa.»
«Sì lo conosco, è un sigaro che sta in un negozio in Calle Mercaderes. È un pezzo, credo, unico perché è stato nello Spazio, portato dal cosmonauta cubano Arnaldo Tamayo Méndez. Ci sono collezionisti che sarebbero disposti a uccidere pur di metterci le mani sopra. Affermavi inoltre che il torcedor è l'unico artista, oltre al cuoco, che gode nel vedere la propria opera andare in fumo. Questo perché è un'opera che è per definizione molto temporanea, ovvero è un'opera caduca. Sei d'accordo su questo?»
«Sì, sono perfettamente d'accordo. In riferimento al discorso del musicista, il torcedor può essere considerato allo stesso tempo sia il compositore sia l'esecutore del brano che ha composto. Nel caso si tratti di un brano musicale, potrà essere ascoltato da altri, nel caso di un sigaro questo potrà essere fumato da altri. Nel momento della creazione si realizza qualcosa da cui ci si deve in seguito liberare. È simile al rapporto esistente fra la madre e il proprio figlio: alla fine il figlio spezza il cordone ombelicale e va libero per il mondo. La figura del torcedor non solo è paterna, ma è anche molto materna. Il sigaro proviene dalla "madre terra" (e non dal "padre terra"), non a caso Cuba è una società a forte impronta matriarcale.»
«Infatti nella fabbrica vi sono anche torcedores donne, ma principalmente vi lavorano gli uomini, e sicuramente nessuno pensa ad arrotolarsi i sigari sulle cosce. Non trovi che vi sia qualcosa di particolare nel fumare i sigari cubani qui a Cuba? A parte il fatto che tutti lo accettano e nessuno risulta infastidito dal fumo, ritieni che il sigaro sia profeta in patria?»
«È più corretto affermare che il sigaro è profeta per la patria e non profeta in patria. Questo perché il cubano medio non è solito fumare sigari. Appartiene all'iconografia l'idea del cubano con il sigaro, al contrario è più facile vedere a Cuba fumatori di sigaro che non siano cubani. Escludendo ovviamente coloro che hanno a che fare con il mondo del tabacco, come i torcedores. Per assurdo il sigaro a Cuba è cosmopolita, pur essendo un prodotto nazionale. La stessa parola sigaro è nazionale. Mi ha inquietato molto l'idea del ragazzino "acchiappa turisti" che cerca in ogni modo di vendere sigari perché sa che rappresentano un'esca. Però non credo che lui li fumi, penso che non sappia neppure cosa siano. Diventa una sorta di pedina del gioco, come i soldi del Monopoli o le armate del Risiko. Al contrario il sigaro può essere considerato anarchico perché, pur appartenendo a un Paese preciso, detiene comunque un'identità propria. È il passaporto di se stesso, ma non riconosce un'identità che gli viene imposta tramite la forza. Il sigaro è agnostico, le nuvole che crea sono quelle che produce per proprio conto, è creativo senza essere creatore.»
«Questa sua caratteristica si trasmette anche al fumatore o resta nell'oggetto?»
«Secondo me si trasferisce, poiché scegliersi il sigaro è quasi un atto di forza, e si trasmette assolutamente.»
«Quindi anche il fumatore diviene anarchico?»
«È nella natura del sigaro la capacità di permettere di riflettere, di pensare, e ovviamente maggior tempo hai per pensare, più diventi tollerante e comprendi la caducità di tutte le cose che ti vengono imposte.»
«Inoltre si può diventare più tolleranti verso gli uomini e verso certe creazioni degli uomini come le regole.»
«Tanto è vero quello che stai dicendo, che ci sono delle regole di cui abbiamo diffusamente parlato - per esempio l'abbinare il vino bianco al pesce, o l'accendere il sigaro unicamente con dei fiammiferi piuttosto che con altri - che in realtà il fumatore di sigaro ignora bellamente.»
«In merito a questo sono perfettamente d'accordo con te. Ho scritto anche un articolo contro gli abbinamenti, io la chiamavo una specie di frenesia da piccolo chimico. Prendiamo l'abbinamento classico del prosciutto e melone: a me piace il prosciutto, mi piace anche il melone, però non li gradisco insieme nello stesso piatto. Ho preso spunto dal fatto che, in un ristorante, volevano a tutti i costi propormi insieme al sigaro del cioccolato e del rhum. Mentre il rhum lo bevo molto volentieri insieme al sigaro, lo stesso non avviene con il cioccolato, che non mi piace e poi qui ce n'è ben poco. Nelle fabbriche de La Habana, quando degustano i sigari per fare il controllo di qualità, bevono the non zuccherato per non alterare il palato. In generale ciò che non tollero - e forse qui sta la mia natura anarchica di fumatore - è che qualcuno mi voglia imporre i propri gusti. Come quando vai in un ristorante e ti vogliono far bere un determinato vino con quel tipo di pietanza, o vai in un negozio e c'è un commesso di vent'anni che vuole che tu comperi una cravatta piuttosto che un'altra, sono quelle forme di imposizione per le quali vale la pena di ribellarsi.»
«Proprio per quella caratteristica propositiva del sigaro, ci si nega a regole codificate da chi sa chi.»
«Mi torna in mente un episodio che non credo di averti raccontato. Più di vent'anni fa ho seguito un corso da sommelier insieme a un amico e siamo stati praticamente espulsi dal locale in cui si teneva, perché il relatore, degustando un certo tipo di vino, ha detto: "Questo vino s...

Indice dei contenuti

  1. Ristorante Vecchio Scoffone, Milano – Martedì, 22 gennaio 2003, h 23.45
  2. Aeroporto la Malpensa, Milano – Sabato 26 gennaio 2003, h 10.00
  3. Bar dell’Hotel Ambos Mundos, La Habana Vieja – Domenica 27 gennaio 2003, h 11.00
  4. Ristorante Prado y Neptuno, La Habana Vieja – Domenica 27 gennaio 2003, h 13.00
  5. Casa di Valerio Cornale, Vedado, La Habana – Lunedì 28 gennaio 2003, h 20.00
  6. Bar La Floridita, La Habana Vieja – Martedì 29 gennaio 2003, h 18.00
  7. Paladar La Cotorra, Barrio Chino, La Habana – Mercoledì 30 gennaio 2003, h 13.00
  8. Paladar La Guarida, La Habana Vieja – Giovedì 31 gennaio 2003, h 13.00
  9. Ristorante dell’Hotel Park View, La Habana – Venerdì 1° febbraio 2003, h 20.00
  10. Terminal 1, Aeropuerto José Martí, La Habana – Sabato 2 febbraio 2003, h 18.00