Le teste di Cozzo
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Le teste di Cozzo

  1. 79 pagine
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Le teste di Cozzo

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Le teste di Cozzo è il terzo romanzo di una trilogia che ripercorre la nascita dell'agenzia investigativa "XXI Mistero", dal nome del primo caso che ha fatto incontrare i protagonisti di queste storie.La storia di delitti passati e quella di chi ha tutta l'aria di essere un serial killer del presente viaggiano a capitoli alterni nella nuova vicenda di Nicola Sammartano, Peppe Rallo, Ciccio Bellezza ed Elsa Fachìn. Il racconto dell'indagine s'intreccia infatti con lu cuntu del brigante marsalese Pietro Marino, detto Pietro Cozzo, un brigante realmente esistito, nonché tagliatore di teste, ghigliottinato (sic!) all'alba dell'unità d'Italia. Ma ecco che un moderno emulatore delle gesta di Pietro Cozzo mette sulla graticola Nicola Sammartano e i suoi aiutanti. Vengono ritrovati dei cadaveri, decapitati e con i genitali attaccati al posto della testa. Non sono cadaveri sconosciuti per quella che ormai è diventata una vera e propria agenzia investigativa, la XXI Mistero. Il killer entra in contatto diretto con i quattro amici, e questa volta Ciccio rischia di "perdere la testa", non solo per amore.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788868991142

1

«Vedo che questa notte è riuscito a dormire! Prenda il termometro e ripasso tra un po’.»
Nicola Sammartano aprì gli occhi e mise a fuoco lentamente la figura di Irene, l’infermiera di turno che gli stava accanto. Di colpo, prese coscienza del letto d’ospedale in cui era sprofondato. Salutò l’infermiera con un grugnito, prese il termometro, se lo ficcò sotto l’ascella e si rannicchiò in posizione fetale, cercando di dormire ancora un po’, ma fu sopraffatto dal ricordo lucido del pestaggio di appena una settimana prima, insieme a una marea di risentimento e rabbia che montavano non lasciandogli tregua.
Ricordando le mazzate, sentiva come se si risvegliassero tutti i dolori a uno a uno. Il primo colpo sulla spalla. Il secondo colpo sul fianco. Poi la mascella destra e, infine, il ginocchio sinistro. Un bel lavoretto fatto con cura e precisione da professionisti.
Rivide la faccia di cazzo del biondino smilzo che era sbucato da un vicolo mentre stava percorrendo via Giudecca, una stradina poco illuminata della Trapani vecchia. Sammartano non si era reso conto subito del pericolo perché pensava ai fatti suoi, come gli capitava sempre più spesso quando camminava da solo per strada. L’azione, comunque, era stata fulminea. Lo stronzo gli aveva sbarrato il passo e lo aveva conciato in quel modo con una spranga di ferro, mentre un bisteccone grande quanto un armadio lo teneva da dietro, stringendogli le mani e le braccia in una morsa d’acciaio. Dopo avere ultimato il loro lavoro, i due gli avevano pisciato addosso e poi si erano dileguati lasciandolo tramortito e fradicio di urina ai bordi della strada. Era rimasto là per due ore senza che nessuno si prendesse la briga di raccattarlo e portarlo in ospedale, o quantomeno chiamare un’ambulanza. Quando aveva ripreso conoscenza, era riuscito a stento a trovare il cellulare e schiacciare il tasto di chiamata veloce per l’amico Peppe Rallo. Aveva biascicato il nome della strada in cui era e, più o meno, cosa era successo. Poi aveva perso ancora conoscenza. Ed eccolo lì in ospedale, dopo una settimana, ancora dolorante e soprattutto incazzatissimo.
Irene era tornata a ritirare il termometro ed era pronta, accanto al letto, con la flebo quotidiana. Annotò la temperatura, predispose la flebo, attaccò il tubicino alla farfalla sul braccio sinistro di Sammartano e lo salutò con un sorriso. Era l’unica infermiera impeccabile e professionale di tutto il reparto degenze di medicina generale all’ospedale Sant’Antonio di Trapani. Persino gentile. Le altre sembravano spuntate fuori da un film di serie B, sgarbatizze e volgari, come alcuni medici con la panza e il camice sporco che, quando passavano nel loro giro mattutino, sapevano articolare solo la seguente frase:
«A posto, Sammartano?»
Ma quando, come al solito, Sammartano li mandava a fare in culo gli rispondevano:
«Che malo carattere ha! Non sia così nervoso!»
Avrebbe voluto vederli al posto suo, quei pezzi di merda incompetenti che gli avevano ammazzato il maresciallo Cammarata cinque anni prima.
Il suo ex collega si era sentito male in caserma e lo avevano accompagnato immediatamente al pronto soccorso con una pattuglia. L’elettrocardiogramma era risultato negativo.
«Tutto a posto!», avevano detto, e gli avevano dato un farmaco per la pressione.
«Lei è troppo nervoso», aveva commentato il medico panzone di turno, il dottor Mannina. Poi lo aveva dimesso senza neanche fargli un prelievo di sangue e tutti i dovuti accertamenti del caso. I colleghi lo avevano amorevolmente accompagnato a casa dove era morto dopo tre ore. Infarto secco. Nonostante le denunce, il medico era ancora lì al suo posto e continuava a dispensare le sue pillole di saggezza.
«Stia tranquillo!», aveva detto a Sammartano. «Vedrà che tra una settimana si sentirà meglio.»
Ma ogni mattina era la stessa storia. Quando finiva l’effetto degli antidolorifici, il pestaggio ricominciava. Il primo colpo sulla spalla. Il secondo sul fianco. Il terzo alla mascella destra. Il quarto al ginocchio sinistro. Poi di nuovo la flebo e un’incazzatura che non accennava a diminuire. Perché lo avevano pestato? Sammartano rimuginava tra sé e sé gli avvenimenti degli ultimi mesi.
Al ritorno da un breve soggiorno a Selinunte si era trasferito nuovamente a Trapani, dove aveva comprato una casa alla marina, contigua a quella di Peppe Rallo. La casa si sviluppava in verticale: due stanze a piano terra, primo piano con soggiorno e cucina, mansarda con camera da letto e terrazzino con vista sul porto. Nelle due stanze a piano terra aveva predisposto uno studio con sala d’aspetto, e lì aveva aperto la sua agenzia di investigazioni private con l’amico Peppe, professore in pensione, avvalendosi anche della collaborazione di Elsa Fachìn, la nipote del professore che si era trasferita da Milano a Trapani appena un anno prima, e Ciccio Bellezza, detto Africa, falegname, imbianchino, spirugghiafacenne, aspirante musicista e compagno della ragazza. Nonostante Elsa fosse riuscita a ottenere una supplenza come bidella al liceo classico Ximenes di Trapani e Ciccio lavorasse sodo ovunque ci fosse bisogno, i due si erano prestati di buon grado all’iniziativa dell’ex tenente dei carabinieri. L’amico Peppe era l’unico del gruppetto che non aveva impegni extra casalinghi. Quando la nipote era al lavoro il professore si occupava della piccola Alice, figlia di Elsa e Ciccio, ma la sua occupazione principale consisteva nel preparare, per sé e per tutti gli altri, dei deliziosi manicaretti per cena. Scrittore a tempo perso, aveva deciso di narrare le avventure precedenti del quartetto in una raccolta di racconti che stava ultimando.
Sammartano aveva voluto dare alla sua agenzia il nome “XXI Mistero” in onore del loro primo caso, in cui avevano sventato una truffa ai danni dell’Unione Maestranze a proposito di un fantomatico XXI Mistero, ovvero vuntunesima, inesistente vara della processione dei Misteri che si svolge a Trapani, con tradizione secolare, il Venerdì Santo. In quella improvvisata e fortunosa indagine aveva incontrato per la prima volta i suoi amici, quando era ancora in servizio a Trapani come tenente dei carabinieri.
Nel suo letto passava in rassegna le fasi salienti della loro amicizia. Ricordava quando era rimasto imparpagliato nel vedere per la prima volta Ciccio Bellezza, scoprendo che quel ragazzone dinoccolato, pur avendo la faccia da magrebino, era italianissimo. Ricordava il primo scontro con Elsa Fachìn, appena arrivata da Milano, impertinente e quasi insolente, ma grazie alla cui abilità nelle arti marziali avevano acciuffato il testa di minchia che voleva truffare l’Unione Maestranze. Ricordava il momento in cui erano arrivati in caserma con il professor Rallo, che aveva guidato quella prima indagine e che gli aveva offerto su un piatto d’argento i colpevoli della truffa e di un omicidio a questa collegato. Sopraggiunse anche il ricordo di quella volta che, mentre pescava con l’amico a Torre di Ligny, gli avevano sparato alle gambe per intimidirlo e non recarsi a un processo. Ma lui, il tenente Sammartano, a quel processo era andato lo stesso, con le stampelle, e ne aveva pagato le conseguenze con un ennesimo trasferimento. Adesso, questi nuovi pezzi di merda, che con quel pestaggio forse volevano impaurirlo, non avevano ancora capito con chi avevano a che fare! Nicola Sammartano non li temeva. Al massimo temeva i medici che lo avevano in cura.
«Tutto a posto?», disse un medico facendo capolino dalla porta.
«Vaffanculo!», rispose Sammartano, e gli lanciò contro un libro che era sul tavolino. Il medico si scansò e il libro andò a colpire in testa Irene, che sopraggiungeva dal corridoio, facendole un gran male. L’infermiera perse in un batter d’occhio tutta la sua professionalità e gentilezza, e si trasformò in una specie di Erinni. Povero Sammartano! Gli staccò la flebo in malo modo e gli tolse la farfallina strappando il cerotto con violenza. Una selva di peli vi rimase attaccata, con effetto ceretta.
«Domani lei va fuori dai coglioni!», disse l’infermiera, furente, all’imbarazzato e dolorante Sammartano. «I medici la dimettono. Dicono che può continuare a curarsi a casa.» Poi gli voltò le spalle e se ne uscì sculettando.
Quelle frasi e quei gesti inusualmente sgarbati lo turbarono, ma non più di tanto. La felicità di lasciare presto l’ospedale era talmente grande, che fece quasi passare in secondo piano persino i suoi dolori. Fuori da lì, finalmente avrebbe potuto fare qualcosa per scoprire chi ce l’aveva con lui.
Da quando aveva aperto la XXI Mistero, le uniche inchieste in corso erano due minchiate in via di rapida risoluzione: un misero caso di corna e un padre preoccupato per la figlia tossica. Aveva fatto degli opportuni pedinamenti e stava per preparare una relazione per i clienti. Possibile che avesse suscitato dei risentimenti nelle teste di cazzo oggetto delle indagini? Oppure si trattava di qualcosa che veniva da più lontano nel tempo? E perché proprio ora? L’unico modo per scoprirlo era, davvero, uscire dal Sant’Antonio al più presto.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Presentazione
  3. Autore
  4. Frontespizio
  5. Pagina Copyright
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  28. I personaggi fanno sapere che…
  29. Annotazioni